La WWE Studios continua imperterrita a sfruttare il filone “The Marine”, grazie al fatto che la grande 20th Century Fox si occupa della distribuzione in home video.
Recupera il regista William Kaufman che non sembra essersi ripreso dopo il comunque divertente One in the Chamber (2012), e per la sceneggiatura torna alle origini con l’autore del primo film: Alan B. McElroy. (Che, lo ricordiamo, è anche creatore del primo e splendido Wrong Turn oltre che della vita cine-televisiva di Spawn.)
Il risultato è The Marine 4. Moving Target, uscito in patria il 10 aprile 2015 e arrivato quasi di nascosto in Italia a noleggio: siamo in attesa di una distribuzione in vendita.
È passato un anno dagli eventi di Homefront, e Jake Carter (Mike Mizanin) ha trovato lavoro come guardia del corpo al servizio della Global Security, e il primo ingaggio che gli capita è davvero spinoso: si ritrova nel pool di agenti che dovrà proteggere la genietta ventiquattrenne Olivia Tanis (Melissa Roxburgh), informatrice informatica con tante notizie di spionaggio da consegnare al procuratore generale americano.
Ovviamente il “viaggio di tutto riposo” si trasforma in una carneficina quando l’ex soldato delle Forze Speciali Simon Vogel (Josh Blacker, malgrado l’IMDb riporti “Andrew” Vogel) e i suoi mercenari assaltano il convoglio. Per fortuna Carter è più bravo di tutti e riesce a portare la ragazza al sicuro, per il momento.
Come sempre accade agli americani, i criminali che assoldano per fare i lavori sporchi diventano dei pericoli appena non li pagano più, così esce fuori che Vogel era un valido elemento fino a poco tempo prima, mentre ora è un super-criminale pazzo.
Fra tradimenti e doppio giochi, sarà difficile per Carter proteggere quella che, con grosso sforzo di immaginazione, dovremmo credere essere una gènia informatica!
Rispetto al terzo film è sicuramente un gradino più avanti, se non altro perché è ricco di azioni di combattimento nei boschi e di scontri fisici: una gran peccato è che la bionda della copertina sia un personaggio totalmente posticcio. Summer Rae (nome di battaglia di Danielle Moinet) – prima giocatrice di football e poi wrestler… ma dal fisico efebico non si direbbe proprio! – appare ogni tanto nelle fila dei cattivi, e si impegna nel finale in un ridicolo combattimento col protagonista, che finisce in 30 secondi: a parte le tette, non c’era alcun motivo di metterla in copertina…
L.
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Mi sa che Summer è finita in locandina proprio per quelle 😉 Cheers!
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E’ l’unica spiegazione: non ha una sola battuta e si vede per non più di 30 secondi, in un corpo a corpo davvero indegno di qualsiasi disciplina di combattimento…
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Forse la tattica era quella di distrarre il protagonista prima e colpirlo poi (tette+contatto) ma, alla luce dei fatti, non ha funzionato benissimo… 😉
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Probabile 😀
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Le Pere della Rae = Le Pere della Daddario
Applicano (male) le 3 A della cinematografia
Azione
Avventura
Atette (cit.)
“it’s Business Baby”
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ahahhaa citazione mitica ^_^
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