Per un qualche inspiegabile motivo, i primi due orripilanti Shark Attack (che ho presentato qui e qui) hanno lanciato la mania degli squali, un tema in fondo che offre grandi possibilità di risparmi: basta prendere un cassone d’acqua scura in una location economica in Bulgaria e il gioco è fatto. Tanto il fondale marino è buio, perché spendere soldi in scenografie?
Mentre nel febbraio 2001 esce in video Shark Attack 2, la piccola City Heat Productions acchiappa una sceneggiatura e affida all’inesperto Matt Codd (illustratore cinematografico che ogni tanto si dedica alla regia televisiva) un film di bassissimo costo: Shark Hunter, uscito in home video il 1° ottobre 2001 e arrivato in Italia su DVD DNC (Dall’Angelo Pictures) il 14 marzo 2007.
Per capire bene questo film prima di tutto bisogna ricordare che nel 1997 Steve Alten ha venduto un bel po’ di copie del suo MEG, fanta-thriller pubblicato lo stesso anno in Italia da Mondadori. Il romanzo racconta di come il paleontologo marino Jonas Taylor si sia trovato un giorno faccia a faccia con un megalodonte, uno squalo preistorico estinto da milioni di anni. Unico superstite della missione top secret, ovviamente il suo racconto non convince nessuno e per anni viene considerato un po’ tocco, finché lo richiamano per una missione in un piccolo sottomarino, guidato da una donna. Come si può immaginare, sarà lo scontro finale con il mastodontico squalo.
Di squali “normali” è pieno il cinema, e di quelli “modificati” se ne sta occupando la serie Shark Attack: perché non facciamo un bel film dalla storia di Alten? Così gli sceneggiatori Phillip J. Roth e Sam Wells (già colpevoli di Python. Spirali di paura) scopiazzano a man bassa il romanzo MEG fino a farne praticamente una versione cinematografica non autorizzata.
Come vedremo più avanti, il tema del megalodonte sarà protagonista di questi primi anni del Duemila: Shark Hunter ne è però pioniere.
Il dottor Spencer Northcut ha un grande cruccio nella sua vita: l’essere interpretato da Antonio Sabato jr. Con espressione monocorde questo personaggio vorrebbe comunicarci il dolore morale di essere sopravvissuto, ancora ragazzino, all’attacco di uno squalo gigantesco che s’è pappato tutta la sua famiglia, barca compresa.
Ormai tiene corsi universitari ma il suo sogno è di tornare in mare per poter dimostrare quello che nessuno vuole credere: il megalodonte esiste, non si è estinto milioni di anni fa. Quando gli propongono di andare a dare una mano in una missione sottomarina guidata dalla bionda pilota Cheryl (Heather Marie Marsden), accetta subito, nella speranza di fare brutti incontri.
Ovviamente l’incontro con lo squalone avviene.
La parte più divertente del film è ovviamente vedere gli attori agitarsi e fare le boccacce negli angusti interni del sottomarino ricostruiti in un economico set bulgaro. Assolutamente geniale l’idea della sequenza in cui Cheryl fugge attraverso il condotto di ventilazione, luogo comune immancabile in qualsiasi horror americano ma che fa sorgere una domanda: negli angusti sottomarini ci sono i condotti di ventilazione? E se sì, sono così grandi da farci passare un essere umano in fuga?
Gli effetti digitali sono ridotti al minimo ma questo è un pregio, così non dobbiamo assistere a imbarazzanti sequenze più degne di un videogioco che di un film: lo squalo non è ben definito e questo è un merito che va ascritto al regista.
Purtroppo fra lo squalo e Antonio Sabato jr. non si sa chi sia meno espressivo: forse un ritocco digitale toccava farlo all’attore!
L.
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Quando uno squalo (mostrato poco) è più espressivo del tuo protagonista, vuol dire che hai un problema… Grosso 😉 Cheers!
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Questo sembra decente, per i fattori che elenchi
Potrei vederlo 🙂
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Ti assicuro risate di scherno 😛
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Non è da escludere che, vista la scarsa espressività di entrambi, la parte del megalodonte in origine non toccasse proprio a Antonio Sabato jr. 😉
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ahahaha più che probabile! 😀
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Il sottoscritto sta ancora sperando in un film su Meg. Cosa che avverrà l’anno prossimo.
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Sono pronto ad accoglierlo! ^_^
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