Nel giugno 1999 Jeffrey Reddick vende alla Katja Motion Picture Corporation un copione dal titolo Flight 180. Subentra subito la Zide-Perry Productions, piccola e giovane casa ma forte del grande successo di American Pie (1999), e la più corposa New Line Cinema. Queste affidano il copione a due colleghi sceneggiatori televisivi di lungo corso, James Wong e Glen Morgan, che si chiedono: «Come faceva quella canzone, Into the Void dei Nine Inch Nails? “Immagini nella mia testa della destinazione finale”… Ma sì, facciamo che il titolo è Final Destination». (La canzone la potete sentire al 45° minuto del film.)
Il 16 marzo 2000 il film esordisce negli USA, e dopo alcune anteprime balneari arriva nelle sale italiane dal 25 agosto successivo. Dopo aver girato in VHS Warner, la Nexo lo porta in DVD dal 20 dicembre 2006, mentre la Mondo Home Entertainment lo porta in Blu-ray dal 20 gennaio 2010.
Metto subito le carte in tavola: questo primo episodio è un fottuto capolavoro e non voglio sentire scuse. I primi venti minuti di Final Destination sono maestria allo stato puro, e quando l’aereo esplode e tutti si voltano a guardare il protagonista, ti alzi in piedi e cominci a gridare allo schermo «Sei un maledetto genio!»
Questo non vuol dire che il film sia esente da critiche, ma rivisto a quindici anni di distanza fa ancora la sua porca figura e in questo Medioevo Cinematografico degli anni Duemila è un pregio rarissimo: si contano sulle dita di una mano i film prodotti dopo il Duemila che, rivisti oggi, ti appassionino e ti inchiodino sulla sedia.
James Wong dopo una gavetta televisiva ha fatto The One nel 2001 – primo dei diversi film in cui Jet Li lavora con Jason Statham. Lo vidi al cinema e volevo strappare il telone per poi strapparmi gli occhi, ma dal DVD ho scoperto un enorme lavoro di regia dietro il film: peccato sia tutto dannatamente sprecato. Wong, dicevo, ha fatto grandi errori nella sua carriera: ma questo è il film che gli fa perdonare tutto!
Non dovrei parlare della trama perché DOVETE aver visto questo film, ma per dovere di cronaca faccio finta che esista al mondo qualcuno che non l’abbia visto.
Alex Browning (Devon Sawa) sta partendo con tutta la classe alla volta di Parigi – perché non esiste al mondo americano che non sogni di andare a Parigi, sebbene disprezzi qualsiasi cosa sia francese e insulti ogni francese che incontri – ma l’aereo esplode e muoiono tutti male. Muoiono molto male.
Riaperti gli occhi di colpo, Alex capisce di aver solo avuto un incubo… ma tutti i particolari che ha sognato si stanno avverando, e quindi giustamente dà di matto cercando di fermare la partenza. Nella confusione coinvolge alcuni compagni di classe e la maestra, l’inutile e fastidiosa Valerie (Kristen Cloke), e si ritrovano tutti nel gate ad aspettare il prossimo volo.
Quando dalle vetrate si vede l’aereo che esplode, uccidendo tutti tranne il gruppetto salvato da Alex, tu ti alzi in piedi e gridi «Sei un maledetto genio!» È obbligatorio farlo!
«Non è il caso di fare incazzare quella vecchia baldracca». And you don’t even wanna fuck with that Mack Daddy: così parla della Triste Mietitrice (Grim Reaper in originale) il becchino Bludworth in una comparsata del mitologico attore Tony Todd.
Non si gioca con la morte, e la Nera Signora non ha gradito che quei ragazzi si siano salvati dalla morte che spettava loro: uno per uno, i giovani dementi – perché i giovani nei film horror sono sempre dementi – cominciano a morire per cause… diciamo “naturali”.
Alex si rende conto che la Morte sta rispettando l’ordine dei posti: i ragazzi stanno morendo nell’ordine in cui dovevano morire sull’aereo, quindi può stabilire a chi toccherà ora. Inizia la sfida finale: la sfida alla Morte!
Potete dire quello che vi pare, potete dire che gli attori in effetti sono abbastanza ruspanti – Seann William Scott lavora solo perché la Zide-Perry ha appena prodotto American Pie ma è vistosamente fuori parte e totalmente spaesato – che ha mille difetti e mille altri ancora, ma non potete negare che è un film cazzuto dall’inizio alla fine. Ok, magari la fine è la parte peggiore, si vede che lo sceneggiatore aveva finito gli assi nel mazzo, ma lo stesso resta un filmone.
E allora che ci fa nel blog del Zinefilo, vi starete chiedendo? Ovvio: perché ogni grande film genera sequel inutili e fastidiosi e remake (o, peggio ancora, reboot) altamente evitabili: comincia il viaggio nella saga di Final Destination… e il fatto di avervi avvertiti non significa che potrete evitarla!
L.
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Visto in una sala piena di ragazzini come me, spinto dal mio amore per l’horror, per i primi anni 2000 i Nine Inch Nails erano in tutti i film, mi piacciono ma erano sovraesposti 😀
Concordo in pieno con te, l’inizio è davvero ben fatto, e sfrutta il clichè Horror del sogno/premonizione alla grande, il cameo di Tony Todd (ignorato dai miei coetanei in sala) mi fece esaltare tantissimo, come ogni volta che lo rivedo per altro 😀
La presenza di Seann William Scott e Ali Larter è la prova che è un film del 2000, Seann non faceva solo commedie sceme (anche se il suo “The Goon” mi ha divertito), Ali Larter mi piaciucchiava, ma mi rendo conto che è il clichè della mezza goth/brava ragazza da film Horror, il paragone con Bridget Fonda è azzeccatissimo 😀
Bellissimo pezzo, già mi frego le mani per leggere dei sequel, ti aspetto soprattutto sul capitolo in 3D 😉 Mitico un’altra rubrica fighissima! 😉 Cheers!
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Ti ringrazio: nessun ciclo di film sfuggira’ all’occhio del Zinefilo, che è come l’occhio della madre nella Corazzata Potemkin 😀
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Il primo film di questa saga è ottimo, gli altri (forse per me solo il secondo ha avuto lo stesso mordente del primo) sono uno schizzo lungo del primo, peccato che a volte non basta uno schizzo lungo per fare degli ottimi sequel
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Hanno fatto sequel con molto meno, quindi già uno schizzo lungo è qualcosa 😀
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sei troppo tenero nei confronti dei sequel XD
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Ancora devo vederli: nel caso sarò invece spietatissimo ^_^
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Il primo Final Destination è un horror ben riuscito, i sequel direi che si barcamenano fra alti e bassi (per via di uno schema piuttosto ripetitivo con poche varianti, se si eccettua la creatività dei decessi)…
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Ricordo infatti che tutta la forza creativa era nelle morti, ma vedremo cosa uscirà fuori 😉
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