Il luglio del 1974 vede l’uscita di ben due film con Charles Bronson: il primo l’abbiamo visto la settimana scorsa, A muso duro. Il secondo, datato 24 luglio 1974, è un titolo ormai entrato nella storia: Death Wish.
L’apprezzato sceneggiatore hollywoodiano Wendell Mayes adatta per lo schermo il romanzo omonimo del 1972 di Brian Garfield, apparso in Italia in un’unica edizione del 1975: Oscar Mondadori n. 579.
Il regista è il consueto Michael Winner, che ha già diretto Bronson in Chato, Professione Assassino e L’assassino di pietra.
Il film arriva in Italia molto di soppiatto il 2 ottobre 1974 con il titolo Il giustiziere della notte. In seguito diventerà un successo inarrestabile, ma all’inizio è a malapena segnalato nei giornali: neanche il solito trafiletto, come se fosse un titolo minore di Bronson.
L’architetto newyorkese Paul Kersey rimane sconvolto quando una banda di criminali aggredisce sua moglie e sua figlia: quest’ultima rimane in vita, profondamente traumatizzata, mentre la moglie muore a causa delle ferite.
Di fronte all’impotenza della legge, Kersey decide che la città ha bisogno di un po’ di pulizia “fai-da-te”: prima con armi rudimentali poi con pistole vere, quando cala il buio l’architetto Kersey si trasforma… nel giustiziere della notte.
Dopo decenni di gavetta, Charles Bronson diventa con questo film una star internazionale, con i problemi che questo deriva: rimarrà per sempre incastrato nel personaggio di Paul Kersey ed ogni suo film, prima e dopo, sarà dimenticato o al massimo considerato un film “di quello che ha fatto Il giustiziere della notte“.
L’impatto in Italia è tale che già il 29 aprile 1975, poco più di cinque mesi dopo l’uscita nelle nostre sale, il film di Bronson viene parodiato con Il giustiziere di mezzogiorno di Mario Amendola, interpretato da Franco Franchi.
Una curiosità. La famosa scena della metropolitana, in cui Bronson viene raggiunto da due balordi che provvede a “sistemare”, è incredibilmente simile all’altrettanto celebre scena della metropolitana dal film Il dittatore dello Stato libero del Bananas di Woody Allen: sembra che Woody abbia citato il Giustiziere, invece è il contrario, visto che Bananas è di tre anni precedenti.
(continua)
Tutte le foto in bianco e nero sono tratte da
“The Films of Charles Bronson” di Jerry Vermilye, Citadel Press 1980.
L.
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Ho sempre pensato che “Bananas” citasse “Death Wish” ma hai ragione, le date parlano chiaro. Per il resto è vero, Charlie viene spesso ricordato solo per questo film, anche se io che sono strano lo ricordo prima per “Professione assassino” e per un filmetto (da niente) con Leone 😉 Cheers!
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Se da una parte gli ha donato la fama mondiale, dall’altra ha cancellato una prolifica carriera, con film decisamente superiori, come appunto il mitico Bishop 😉
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