Mio cugggino mi ha detto che una volta ha buttato un cucciolo di alligatore nel water, e quello è cresciuto rimanendo a vivere nelle fogne. Ecco, con questo verso apocrifo di una canzone di Elio si può riassumere per intero il film Alligator.
Degli oscuri produttori (la casa Alligator Inc. nasce e muore con questo film) fanno un ragionamento semplicissimo: Lo Squalo (1975), L’orca assassina (1977), Tentacoli (1977), Piranha (1978), Barracuda (1978)… che bestiaccia rimane, legata all’acqua? Ovvio: un bell’alligatore!
Il film esce in patria il 2 luglio 1980 e arriva sugli schermi italiani l’8 agosto 1981 (checché ne dica l’IMDb); arriva in DVD per Rai Cinema e 01 Distribution il 1° febbraio 2006.
Il film è disponibile su Prime Video.
C’è davvero bisogno che vi parli della trama? Non è abbastanza chiara già dalla locandina? Va be’, giusto perché me la chiedete.
La piccola Marisa assiste ad uno spettacolo raccapricciante, di un inserviente beota che viene gambizzato da un alligatore: la visione della gamba maciullata fa nascere nella bambina la voglia di avere un alligatore in casa.
Il padre, però, essendo molto più pazzo di lei comincia a strillare perché la casa è piena di escrementi di alligatore… Ok, per favore qualcuno mi chiami Piero Angela e mi spieghi come fa un cucciolo di coccodrillo di 3 centimetri a riempire casa di escrementi…
Comunque il papone strillone lo butta nel water, nella sana tradizione funeraria casalinga. L’alligatorino inizia a vivere nelle fogne, meditando vendetta…
Passa il tempo e in città succedono cose molto strane agli animali. Scopriamo che sono tutte vittime degli esperimenti genetici illegali voluti dal perfido riccone Slade (Dean Jagger). Aspetta, ma quella orribile testa pelata e grinzosa non l’ha ammazzato il falso Bruce Lee de L’ultimo combattimento di Chen (1978)? Sì, è proprio lui.
A forza di mangiare gli scarti contaminati che i brutti ceffi buttano nelle fogne, il nostro amico alligatore diventa più grande e più cattivo, e uno degli effetti collaterali è che diventa più famelico. Purtroppo non diventa meno banale…
Mentre gli stereotipi scorrono sullo schermo, conosciamo il poliziotto David interpretato dal bravo Robert Forster, appena tornato dal set del The Black Hole disneyano. L’alligatore si pappa il suo partner e li gli giura vendetta.
Non è d’accordo il suo capo Clark, interpretato dal noto caratterista Michael Gazzo: potrei passare il resto del pezzo a fare battute del Gazzo, ma non lo farò…
Sotto i denti del luogo comune, la trama si agita ma inevitabilmente cede al cattivo gusto, fino allo scontato confronto finale dove finalmente David ha la sua vendetta.
Alligator è vistosamente una porcata eppure mantiene un certo stile. I set sono finti da far schifo e tutto in generale è posticcio come non mai, per non parlare degli attori cani dal primo all’ultimo: l’unico bravo attore del film è l’alligatore!
Eppure, ripeto, ha un suo fascino perverso e la sua forza principale risiede nelle due scene di going berserk in cui l’alligatore esce dalle fogne e si pappa chiunque passi. Sono sequenze talmente ridicole ma fatte bene, che sono un gran bel vedersi.
Da segnalare l’immancabile arrivo in scena del “grande cacciatore”, topos obbligatorio nei filmacci di bestiacce, e questa volta troviamo un divertentissimo Henry Silva autoironico: si comporta da esploratore africano e chiama dei neri locali a fare da portatori, in una divertente sequenza di battutacce politicamente scorrette.
Peccato che il suo ruolo duri neanche cinque minuti, visto che l’alligatore se lo pappa in un boccone.
Chiudo sottolineando come Craig Huxley, il futuro compositore della serie TV Walker Texas Ranger, scopiazzi di brutto il tema de Lo Squalo quando l’alligatore punta la sua preda: tanto per darvi un’idea del grado di originalità di questo film…
L.
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la prima cosa che volevo dire era proprio “See you later alligator” poi ho visto che anche tu non hai poutto resistere e usarla come didascalia 😉 Mi Sembrava di aver riconosciuto il pelatone di Chen (o finto-Chen), su quanta cacca faccia una cucciolo di alligatore proprio non lo so… Ma questo film evidentemente ci ha fornito la spiegazione 😉 Cheers!
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ahahahah dici che era un inside joke? Lo sceneggiatore sapeva di star producendo un escremento così ha messo quella frase: geniale! 😀
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Questo film è pieno di Inside Joke, sulla lavagna compare il nome di Ed(ward) Norton, pensavamo fosse uno Z-Movie invece ci sono attori di Hollywood 😉 Cheers!
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Incredibile! Norton aveva solo 11 anni e in questo film sapevano già che avrebbe fatto cinema! 😀
Anzi, forse ha visto quella scritta in “Alligator” e ha detto: farò l’attore, me l’ha detto l’alligatore! 😀
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Forse ho visto questo film infame da regazzino XD L’Ultimo combattimento di Chen è di una PEZZENTERIA TALE che non si descrive, una delle poche cose buone è che utilizzava sequenze del VERO ultimo film di Lee, quello della Torre con Kareem Abdul Jabar
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Usava purtroppo anche sagome di cartone, denotando un cattivo gusto che sfida l’universo 😀
La storia di Game of Death è incredibile e variopinta: prima o poi dovrò tirare tutti i fili e raccontarla 😛
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fallo, ma prima riguardati lo splendido documentario che ci hanno fatto recuperando i filmati e il girato originale, è stupendo
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Concordo, “Warrior’s Journey” è uno di quei documentari da premiare con l’Oscar, ma già anni prima Little aveva annunciato i risultati delle sue ricerche, che in Italia arrivarono sulla mitica rivista “Bruce Lee’s Kung Fu Magazine” (quando in Italia esisteva ancora l’editoria da edicola)
Comunque ci sono altre storie da raccontare sul film, e a questo punto – visto che m’hai stuzzicato – dovrò farci un bel post riassuntivo ^_^
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❤ ❤ ❤
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Henry Silva qui è praticamente una meteora ma, se la memoria non mi inganna, fra le battutacce politicamente scorrette riesce a infilare (perlomeno nel doppiaggio italiano) anche un’importantissima digressione di etologia a proposito del richiamo amoroso degli alligatori, che a suo sarcastico dire suonerebbe come un “Grrr…Grrrr…GrrrRIAMO” 😉
P.S. Game of Death fu una grande occasione sprecata, specialmente alla luce del girato originale rimasto, come altrettanto sprecati – da un punto di vista non strettamente marziale – furono i “buoni” Gig Young e Colleen Camp assieme ai “cattivi” Dean Jagger e Hugh O’Brien… Non che potesse andare diversamente, visto il nonsenso insito nel fare un film di e con Bruce Lee ma senza Bruce Lee (in queste condizioni, ovviamente, nemmeno Clouse poteva fare miracoli).
Sempre a proposito di Bruce: in quei mitici anni delle sale specializzate nel fantastico di cui già ti accennai, ebbi l’occasione di vedere anche un film – Circle of Iron (del 1978) – tratto da un suo vecchio soggetto (in collaborazione con Coburn e Carradine) rimaneggiato e distribuito da noi come “Messaggi da forze sconosciute”. Complice la mia giovanissima età, ai tempi non ci capii granché, in effetti…
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Ricordi benissimo, Silva crea il momento migliore del film facendo il ciriolone con la giornalista che lo sta intervistando 😀
Io già a 6 anni ero un grande fan di Bruce Lee, e mi faceva impazzire il fatto che tutti erano convinti fosse il “vero” Bruce Lee: ma non lo vedete che non gli assomiglia per niente? La risposta era ovvia: i cinesi so’ tutti uguali!
Ormai mi state facendo infuocare: scriverò le scottanti rivelazioni su Game of Death che tenevo segrete! 😀 😀
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Il fuoco è reciproco, adesso vogliamo sapere tutto! 😀
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