Recupero dal mio vecchio blog marziale, ripulendolo, il mio personale omaggio a una tetralogia di film marziali molto cari al mio cuore, che ho faticato non poco a recuperare nella delirante distribuzione italiana.
Best of the Best 1: I migliori
Il piccolo capolavoro I migliori (Best of the Best, 1989) di Robert Radler è un film che appartiene ad un periodo in cui il termine “film di arti marziali” non era ancora una bestemmia, in cui prodotti del genere arrivavano non solo al cinema, ma addirittura sulla RAI! (Vi lascio qualche secondo per digerire la notizia: anche mamma RAI mostrava gente che si picchia!)
Era un’epoca in cui si poteva concepire che un film che mostrasse combattimenti a mani nude avesse diritto alla stessa dignità di qualsiasi altro film. Insomma, era un’epoca lontana e quasi immaginaria: ma vi giuro che c’è stata!
Era l’estate del 1990 quando vidi su una rete locale (TV6) il trailer di quello che prometteva d’essere un gustosissimo film marziale. Proprio in quei giorni sarei caduto vittima di una forma acutissima di VanDammeMania, ma è dalla nascita che la febbre marziale mi possiede.
Erano i tempi dei trailer da 90 secondi (prima cioè che la fenomenale SIAE considerasse un’opera completa, e quindi costosissima, qualsiasi video che superi i 45 secondi… dando vita a quegli orribili trailer-lampo che passano da anni in TV), erano tempi in cui nei trailer c’era tutto il meglio del film: un giro fra i vari “Appuntamento al cinema” o “Andiamo al cinema” e praticamente ti eri visto tutti i film del momento.
Purtroppo non ho avuto modo di vedere I migliori al cinema, ma ero lì – con il videoregistratore pronto – quando nel 1991 passò in prima serata sulla RAI.
Una leggenda coreana come Jhoon Rhee non poteva che avere due figli forze della natura: appena arrivati all’età giusta, sia Phillip Rhee che Simon Rhee – lontani dalla Corea – vollero sfondare nel cinema. Quale modo migliore per farlo se non interpretare un film su un torneo di Tae Kwon Do in Corea dove due fenomenali combattenti si affrontano?
I migliori è un film corale, ma in realtà il succo della storia è quello che ruota sullo scontro fra Tommy Lee (coreano americano) e Dae Han Park (coreano duro e puro): il fatto che gli interpreti dei loro fenomenali combattimenti siano fratelli, dà al tutto un gusto in più.
Ci sono poi altri bravi interpreti, fra tutti il co-protagonista Eric Roberts: era ancora l’epoca in cui lo si identificava con “il fratello di Julia Roberts”, ma già prometteva bene. Oggi è un attore con una propria personalità e identità, ma piange il cuore al pensiero che solo in questo film ha mostrato la propria marzialità. Mai più ha alzato la mano sullo schermo, ed è davvero un peccato perché se la cavava bene.
C’era Chris Penn buonanima, fratellone del più famoso Sean che non riuscì mai ad avvicinarsi al successo del fratello né tanto meno ad eguagliare il proprio successo: dopo Footloose, non ne ha azzeccata più una. Eppure era molto bravo anche in ruoli drammatici.
Per finire c’è la “pecora nera”: no, tranquilli, non è un commento razzista alla presenza di James Earl Jones nel film, ma il fatto che è proprio una rarità assurda che un attore di fama titanica partecipi ad una piccola produzione marziale! (Ok, Forest Whitaker iniziò la sua carriera con Senza esclusione di colpi!, ma appunto non era nessuno: oggi non credo proprio accetterebbe di far parte di un piccolo film marziale!)
Come si diceva, erano tempi in cui anche piccole produzioni marziali avevano diritto ad un minimo di rispetto, e I migliori è sicuramente tra le più belle produzioni del suo genere. È stato un breve trampolino di lancio per Phillip Rhee (che però dopo qualche altro film ha capito che era meglio aprire lucrosissime palestre a Los Angeles) mentre un’ottima occasione per Simon Rhee, praticamente sconosciuto come attore ma fra i più quotati stuntman hollywoodiani ancora oggi. (I più attenti lo ricorderanno fra gli Universal Soldier del film I nuovi eroi.) Già qui risulta essere stunt coordinator.
Non dovrei dirvi la trama, perché è un classico che dovreste conoscere tutti a memoria, comunque la squadra americana di Tae Kwon Do, diretta da Frank Couzo (James Earl Jones), vola a Seoul per sfidare la nazionale coreana: questo incontro sarà l’occasione Tommy Lee (Phillip Rhee) di rimediare a un torto subìto e farla pagare al suo arci-nemico Dae Han Park (Simon Rhee). Invece della vendetta, alla fine sarà il fair play e il rispetto agonistico a prevalere.
Gli allenamenti sembrano quelli di Rocky, la prima parte del torneo sembra copiata da Karate Kid, ma ovviamente tutta la potenza del film risiede nello scontro finale dei protagonisti. Alex Grady (Eric Roberts) che combatte con una spalla rotta e poi lo scontro tra i fratelloni Rhee. Che ve lo dico a fare? Tra le sequenze marziali più belle della storia.
Best of the Best 2: Kickboxing mortale
Mentre il primo film è puramente agonistico, gli anni Novanta sono ormai l’èra della marzialità smargiassa, quindi per il sequel si cambia registro.
Best of the Best 2 (1993) arriva in Italia in VHS Cecchi Gori con il titolo Kickboxing mortale.
Il regista è sempre lo stesso, Robert Radler, così come identico è il cast, con alcune ottime aggiunte: il risultato però è drammaticamente inferiore.
Archiviato il torneo coreano, anzi divenuti amici degli avversari d’oltre oceano, i nostri amici del primo film vivono la loro vita fra palestre di Tae Kwon Do e impegni genitoriali. Travis (Chris Penn) ha però un demone che gli altri ignorano: è un giocatore incallito, un modo come un altro per dire che perde grandi cifre di denaro. Una notte, da bravo zietto, accompagna Walter (Edan Gross), il figlio di Alex (Eric Roberts), in un casinò – chi non mai ha portato un ragazzino in una bisca? – dove perde un botto di soldi e i cattivi lo fanno fuori. Il bambino corre traumatizzato dal padre a raccontare la storia.

Phillip Rhee, Simon Rhee ed Eric Roberts al funerale di Chris Penn…
che curiosamente è l’unico del cast morto sul serio! Gli avranno portato sfiga?
Il gruppo di amici marziali vuole ovviamente vendicarsi, ma per un motivo o per l’altro alla fine il solo Tommy Lee (Phillip Rhee) finisce a partecipare ad un torneo illegale che si svolge proprio nel casinò dove hanno fatto fuori il loro amico. Qui, dopo vari combattimenti all’ultimo sangue, dovrà affrontare il capoccione cattivo dall’incredibile nome di Brakus, interpretato dall’ottimo attore-bodybuilder tedesco Ralph Möller (spesso occidentalizzato in Moeller)
Vuole la leggenda che quando Dolph Lundgren seppe che Möller sarebbe stato nel cast de I nuovi eroi, telefonò a Van Damme lamentandosi che così nel film c’era un attore più alto di lui. Al che il buon J.-C. gli fece notare che non doveva lagnarsi, visto che lui ne aveva due di attori più alti!
Kickboxing mortale nel suo piccolo è una vera e propria Enciclopedia del Cinema di Arti Marziali Americano degli anni Novanta.
C’è il combattimento illegale nella “fossa” (quel genere pit fight nato nel 1990 e di cui un giorno o l’altro dovrò parlarvi approfonditamente); c’è il torneo con atleti di ogni stile; c’è il cattivo super cattivissimo che in realtà bastano due boccacce per battere; c’è la storia di allenamento e riscatto e infine la solita vendetta che non sta mai male.
Il cast del film è stellare: oltre a tutti gli attori del primo episodio (compreso il cattivo Simon Rhee che torna dalla Corea apposta!) si aggiungono il citato Möller e, in un piccolo e inutile ruolo, il grande Patrick Kilpatrick, storico villain di tantissimi film (marziali e non).
Come se non bastasse, nella “fossa” a lottare c’è anche quel “granitico greco” Stefanos Miltsakakis che Van Damme ha voluto molte volte come cattivo.
Il film è abbastanza difficile da trovare, in italiano: in tutta la mia carriera di collezionista marziale l’ho visto una volta dieci anni fa in videoteca (la cui cover italiana era identica a quella inglese qui sopra) e una volta in TV (Italia1 di notte), dove sono riuscito a catturarlo. Cara Cecchi Gori: visto che hai questo film in archivio, perché non lo cacci fuori per noi poveri fan marziali?
Best of the Best 3: Lotta estrema
Esaurito il filone agonistico e perso l’intero cast, nel terzo episodio la serie cambia totalmente genere e personaggi. Il solo Phillip Rhee, nel tentativo di scalare le vette hollywoodiane, non si rende conto che invece da quelle vette sta ruzzolando a valle: si lancia così in un tipo di film che all’epoca va per la maggiore, soprattutto in home video, ma che risulterà essere la tomba di tanti bravi atleti.
Lotta estrema (Best of the Best 3: No Turning Back, 1995) – diretto dallo stesso Rhee – non ha alcun legame con i primi due film se non per il fatto che ritroviamo Tommy Lee in uno sperduto paesino americano infestato da nazisti.
Domanda: perché prendere un maestro coreano di Tae Kwon Do e andarlo a buttare nell’ennesimo remake de Il cavaliere della valle solitaria? Risposta: perché due anni prima Van Damme aveva fatto lo stesso con Accerchiato (Nowhere to Run, 1993) e all’epoca J.C. dettava legge in campo marziale. (Alcune scene del film di Rhee sono talmente scopiazzate dal film di Van Damme da risultare imbarazzanti.)
Così dalle stupende ambientazioni dei ring coreani o dalle più ruspanti e sordide fosse del pit fight, Tommy Lee si ritrova a vedersela con dei nazisti da operetta che spadroneggiano la solita cittadina americana sperduta nel sud razzista, con tanto di presa in giro: Lee infatti è un cognome sudista!
Il film è parecchio banale. Almeno Accerchiato aveva ottimi guizzi registici a sopperire una storia ridicola: qui invece il prodotto è fortemente di bassa qualità, e alcune scelte discutibili (come quando Rhee lotta con un’aderente tutina rossa da clown) non gli fanno certo bene. Di gran lunga il peggiore della tetralogia, e fa ancora più male se lo si paragona ai due precedenti.
Best of the Best 4: Legge marziale
Tommy Lee arriva alla sua ultima avventura: dopo questo Legge marziale (Best of the Best 4: Without Warning, 1998) Phillip Rhee abbandonerà il mondo del cinema, che non è riuscito a conquistare, dedicandosi al molto più lucroso mondo delle palestre di Los Angeles.
È un film fuori tempo massimo: nel ’98 il cinema marziale è bello che morto, tutti gli attori marziali più bravi fanno altro, e quelli meno bravi si riciclano “attori d’azione” (cioè smettono qualsiasi tipo di marzialità). Ci sono ottime eccezioni, è vero, ma non fanno testo.
Tommy Lee stavolta è più “figo” e se la tira di più. Torna a farsi vedere in moto (come nel primo film) ma ora è padre e quindi è tanto “selvaggio” quanto “papone”. Finisce per sbaglio in mezzo agli intrallazzi dei cattivi e dovrà uscirne solo regalando calci e pugni a piene mani.
Purtroppo la qualità marziale del bravo Rhee è al minimo storico: siamo davvero lontani dai tempi de I migliori. Però almeno una scena epica ce la regala: quando, per sfuggire ai cattivi, si ritrova in un dojo pieno di atleti che si allenano, cattivi anche loro. La scena non solo omaggia Dalla Cina con furore ma anticipa di parecchio la scena di Kiss of the Dragon (2001), dove Jet Li vive la stessa identica situazione, resa nello stesso identico modo.
Chen andava nel dojo volontariamente e combatteva a mani nude e poi con il nunhaku: sia Rhee che Jet Li invece ci finiscono per sbaglio ed usano i bastoni…
Il povero Phillip Rhee, fra i migliori atleti apparsi su schermo, pur avendo iniziato insieme ai grandi (nel 1989, prima di moltissimi attori blasonati) non ha fatto in tempo a sfondare e ora, a fine anni Novanta, si ritrova troppo in basso nella catena alimentare per potersi ancora proporre o riciclare. Non ha un nome come Van Damme o Seagal da sbattere in locandina, e così invece di fare la fine di Jeff Wincott o Sasha Mitchell (attori nati come atleti poi finiti in pessime produzioni “normali”) ha preferito fare come Billy Blanks e Jeff Speakman e uscirsene a testa alta, tornando all’insegnamento in palestra e agli stage marziali.
Tutt’altro destino per il fratellone Simon Rhee, tutt’oggi fra i migliori stuntman hollywoodiani, ma intanto la storia di Best of the Best finisce qui.
L.
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Bellissimo post triplo! 😉 Devo aver visto solo il primo però, mea culpa, hai ragione Eric Roberts ha iniziato facendo il pugile contro Danny Trejo in “A 30 secondi dalla fine”, ma dopo questo film, fine del cinema “di menare” per lui. Adesso mi hai messo voglia di andare a cercarmi i seguiti 😉 Cheers!
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Non so se consigliarteli, è robaccia giusto per malati marziali, ma mi inchino alla tua citazione del mitico film con Jon Voight galeotto: andrebbe insegnato a scuola invece ormai è roba per pochi palati fini 😉
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Visto il secondo Best of the best proprio registrandolo da Italia 1 mi ricordo della morte di Penn che fa una brutta fine (la fa anche nell’orrendo film di Ken Shiro) Piti fighter era anche un famoso gioco da bar con attori digitalizzati che anticipa Mortal Kombat,il regista di A 30 secondi dalla fine (povera mano maciullata di Voight) dirigerà anche Tango e Cash.
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Grande Konchalonskij, fratellone dimenticato di Nikita Michalkov: due fratelli (figli di quel Sergej Michalkov che ha scritto l’inno sovietico) che hanno preso strade totalmente diverse, pur facendo cinema. Andrej è espatriato mentre Nikita è rimasto in patria a raccontare la sua terra.
Il videogioco esce contemporaneamente a “Lionheart” di Van Damme, e insieme creano il genere “pit fight” in chiave marziale. Prima o poi dovrò parlarne a dovere 😉
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Posso testimoniarlo anch’io che quell’epoca c’è stata 😉 , il che implica il fatto di aver sicuramente visto i primi due film della tetralogia (su Lotta estrema e Legge marziale non ci giurerei). Con i nomi coinvolti, tra l’altro, potrebbe venirne fuori qualcosa d’interessante anche per futuri post extra-marziali visto che Eric Roberts, tre anni dopo Kickboxing Mortale, si sarebbe confrontato (nei panni del Maestro) con il mitico Doctor Who mentre Ralph Möller, tra il ’97 e il ’98, avrebbe impersonato addirittura Conan (in un’unica stagione tv mai arrivata da noi, che io sappia)…
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Ottime dritte, ti ringrazio ^_^
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I primi due li ho visti, gli altri mi mancavano.
Grazie ❤
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Grazie a te 😉 non mi sento di consigliarteli, sicuramente hai visto i due migliori…
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non sapevo esistessero i sequel, da ragazzo il primo l’ho adorato!
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Il primo rimane un capolavoro inarrivabile, e pensa che in questi giorni Simon Rhee l’ho visto fare capolino in una scena d’azione della serie “WestWorld” 😉
Gli altri sequel sono filmetti tipici dell’epoca, ma buoni per una visione marziale senza impegno
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