La passione per i filmacci con i coccodrilli ha radici profonde, e così appena nasce la API (Associated Producers) le idee sono chiare: tra i ben nove film che produce appena nata, in quel 1959 la casa presenta anche The Alligator People.
Ovviamente la piccola API, che avrà vita molto breve, non è stupida: fare un filmaccio è niente, il difficile è distribuirlo. Arriva così la blasonata 20th Century Fox che quando si parla di roba dozzinale non vuole essere seconda a nessuno: ha distribuito più film sulle scimmie di quanto sarebbe logico pensare, quindi non ha certo paura dei coccodrilli.
Presentato in patria nel luglio del 1959 (il copyright parla di 22 luglio), il film arriva sugli schermi italiani il 10 luglio 1960 con il titolo Uomini coccodrillo.
Inizia la sua vispa vita televisiva il 21 febbraio 1981 mentre non si conoscono edizioni in home video: la Sinister Film (Cecchi Gori) lo porta in DVD italiano il 19 marzo 2013.
Il regista è uno stanco Roy Del Ruth a fine carriera e fine vita (morirà due anni dopo): ha visto nascere il cinema e ha diretto più di cento film… sapere di chiudere la sua parabola con questa porcata dev’essere stato terribile per lui!
Un altro vecchio professionista del cinema, Orville H. Hampton, viene chiamato a buttar giù due righe di sceneggiatura. Il povero Hampton ha passato gran parte della sua carriera a scrivere western, e già da poco gli è toccato passare al warmovie e alla spy story… ora gli chiedete pure la fantascienza?
Si vede chiaramente che non sa che accidente fare, ma in fondo tra le sceneggiature più deliranti della storia questa non è certo la peggiore.
Al Webley Sanitarium uno psichiatra poco attento al codice deontologico, usando l’ipnosi per guarire una paziente viene a conoscenza di una storia incredibile. La donna è Jane Marvin (interpretata dalla super-prolifica Beverly Garland, che ha partecipato ad ogni serie televisiva esistente!) ma sotto ipnosi afferma di chiamarsi Joyce e di aver sposato Paul Webster (Richard Crane).
Quando ancora sono in treno per il viaggio di nozze, il neo-maritino Paul riceve un telegramma che lo rabbuia: scende alla prima fermata… e scompare. Quale sarà l’oscuro segreto che rabbuia il suo cuoricino?
Joyce non si dà pace e cerca il marito scomparso, giungendo a Bayou Landing, piccola stazione deserta tra le paludi della Louisiana. Qui accetta il passaggio di Manon: uno dei personaggi parecchio sopra le righe di Lon Chaney jr., alla costante e disperata ricerca di raggiungere anche solo di striscio la bravura del padre. (Come ogni figlio che ci prova, non ci riuscirà mai.) Usare un uncino al posto della mano è un passo sulla strada sbagliata…
Il monco porta Joyce a casa della tenutaria Lavinia Hawthorne (Frieda Inescort), che si dimostra molto fredda nei confronti della donna: la ospita perché non esiste altro posto dove andare per chilometri, ma le impone di rimanere chiusa in camera sua fino al mattino, quando ci sarà il prossimo treno.
Quando in un film horror impongono a qualcuno di stare in camera, è ovvio che quello giri per la casa al buio: come mai, si chiede Joyce, tutto questo mistero? Cosa nasconde la Hawthorne? Cosa sono quegli strani rumori che provengono dalla palude adiacente la casa? Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? Ah no, aspetta, questo è un altro film…
Conosce poi il dottor Mark Sinclair (George Macready), classico amabile uomo del sud che però anch’egli sembra nascondere un oscuro segreto. È infatti il classico dottore pazzerello, ma non cattivo: ha trovato qualcosa ma gli è scappato di mano…
Cos’ha trovato il dottor Sinclair? Boh, mica s’è capito. Lunghi minuti del film sono dedicati a supercazzole infinite che fanno perdere l’attenzione ogni tre per due.
Bla bla bla Cobalto 60 Bla bla bla Raggi X Bla bla bla Raggi Gamma Bla bla bla Raggi Stracci Bla bla bla e gliel’ho buttato.
Non c’ho capito una mazza del perché Paul Webster ed altri suoi amichetti si siano trasformati in coccodrilli, ma in fondo non mi sembra una cosa importante.
Il film è esattamente quello che sembra, e Lon Chaney jr. cialtroneggia come fa sempre. La scena finale dell’uomo coccodrillo fa ridere di gusto e tanto basta.
Tra finti coccodrilli semoventi e pupazzoni gommosi, gli spettatori dell’epoca si devono essere divertiti perché la API – complice la Fox – negli anni successivi ha invaso cinema e drive-in di filmacci assurdi: perché nelle vene di tutti scorre sangue Zinefilo!
L.
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D’Altra parte le scimmie e i coccodrilli non vanno poi così d’accordo 😉
Lon Chaney jr. con l’uncino… Il coccodrillo…. Siamo sicuri che non sia una versione Z di “Peter Pan”? 😉
In ogni caso, storiologia della serie Z, peccato che tutti questi nomi grossi in gioco siano finiti così “Inpaludati”. Cheers!
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Ahahahah “impaludati” è la parola giusta! 😀
Sembra un film Asylum ante litteram..
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Frieda In-Escort un nome che piacerebbe ai politici nostrani mancano i dinosauri della serie Z .l’ultimo Peter Pan cinematografico che ho visto c’era Jason Isaac come Uncino invece l’ultimo mi sembra pacchiano.
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Beh, gli uomini coccodrillo di Del Ruth mi sembrano per molti versi gli antesignani del terribile Dr. Connors/Lizard (una delle nemesi storiche dell’Uomo Ragno): ustioni o mutilazioni che dir si voglia, alla fine è sempre il problema -con varie tecno-pinzillacchere di contorno- del siero rigeneratore sfuggito al controllo, facendo riemergere quel rettile che è il terribile prezzo da pagare per la tua “nuova” vita…
P.S. Un film Asylum anni ’50, in tutto e per tutto, che al confronto ti farà sembrare “Uomini coccodrillo” un capolavoro irrinunciabile? Ecco, dai un’occhiata a “Il mostro dei cieli” di Fred F. Sears 😉
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IDOLO
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Che ridere: l’uomo con la croc-capoccia è un gioellino! 😉
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