Il giovane regista di Shanghai David Ren, cresciuto a New York, esordisce nel panorama cinematografico presentando a un festival di San Francisco il suo Shanghai Kiss (2007) e da allora si è fatta un’idea sbagliata: cioè di essere un film-maker.
Nel 2012 alza la mira e crea (scrivendolo e dirigendolo) un martial noir che finora è (giustamente) la sua ultima opera: tanti buoni propositi, tanti buoni ingredienti, ma il risultato non passa la sufficienza.
Il curioso The Girl from the Naked Eye esce negli USA il 15 giugno 2012 e subito la Koch Media – sempre attenta alla spazzatura che gira per il mondo – lo porta in Italia in DVD e Blu-ray il 24 gennaio 2013 ribattezzandolo Revenge City.
Nel primo campionato mondiale di Wu-Shu / San-Shou Kickboxing, svoltosi a Pechino nel 1991, gli Stati Uniti erano rappresentati da un giovane di Boston di origini cinesi: Jason Yee, il primo americano a vincere una medaglia nello stile San-Shou Kickboxing.
Addestrato nelle scuole cinesi, tornato in Patria Jason vince vari campionati e apre scuole marziali, alternando la sua attività con apparizioni cinematografiche varie.
Malgrado la rozzezza e granulosità di The Girl from the Naked Eye, le scene di combattimento di Jason sono davvero un bel vedere.
È anche merito dell’ottimo coreografo Ron Yuan (che si ritaglia anche il ruolo di cattivo), attore caratterista e stuntman di lunga data, dalla filmografia sterminata, e che recentemente ha coreografato Jason Statham in Wild Card. (Film assurdamente brutto che si regge unicamente sulle ottime scene di combattimento.)
Cos’è il “Naked Eye”? «Un posto dove gli uomini spendono i loro assegni di disoccupazione per whisky scadente e donnine allegre». Insomma, il “Naked Eye” è un bordello mascherato da locale di lusso, gestito da Simon (Ron Yuan) in collaborazione con il corrotto tenente di polizia Frank (Gary Stretch).
Al giovane Jake (Jason Yee) viene dato il compito di portare in auto le prostitute, ed eventualmente di picchiare qualche cliente restio a pagare: è così che Jason conosce Sandy (Samantha Streets), e fa in tempo ad innamorarsene prima che venga uccisa.
Chi ha ucciso Sandy? Questo il leitmotiv del film, e l’unico modo che ha Jason per indagare… è spaccare culi!
Tra una fotografia ridicola, un copione da barzelletta e personaggi buffoneschi, per fortuna spesso e volentieri la scena si riempie di generose poppe al vento: tutta plastica, ma è sempre un bel vedere e distrae dal pessimo film.
È imbarazzante che ci siano ben tre sceneggiatori nei crediti – l’attore Yee, il regista Ren e Larry Madill, specializzato in filmacci – perché dalla pochezza della trama credevo fosse improvvisata sul set dagli attori.
Assolutamente falsa e truffaldina poi la presenza in locandina del nome di Sasha Grey, che appare per meno di 20 secondi quando Jake prende l’ascensore: credo sia sotto il tempo minimo per definirla “comparsata”…
L’unico motivo per vedere questo filmaccio è la buona qualità dei combattimenti di Ron Yuan, dove Jason Yee smette di recitare e il mondo diventa d’un tratto un posto migliore.
Dal close combat in ascensore – solo pochi coreografi hanno osato creare “combattimenti da ascensore”, e di solito il risultato è ottimo – al piano sequenza in corridoio, in una scena di pochi minuti che da sola merita di entrare in una ipotetica antologia del cinema marziale. Anche perché come sottofondo musicale hanno usato il Bolero di Ravel, una scelta sicuramente economica ma in fondo azzeccata: è un crescendo costante e così è la sequenza.
Qui Yee si lancia all’assalto di alcuni sgherri e guardie private in una scena che strizza troppo l’occhio al “combattimento al martello” di Oldboy (2003) per essere un caso. La telecamera (perché dubito che sia stata usata una vera cinepresa!) al massimo scorre parallela ad una parete, davanti alla quale – in qualcosa di molto simile ad un piano sequenza – Yee combatte con le controfigure in sequenze di marzialità sporca e ruvida, che cerca cioè di mostrare qualcosa di simile ad un vero street-fight. Una gioia per gli occhi, soprattutto in un film dove assolutamente non ce lo si aspettava.
Batte forte il cuore quando entra in scena il mitico capoeirista Lateef Crowder, con una parte piccola ma decisamente più gustosa di quella di Tekken, per fare un esempio.
I suoi movimenti sono sempre spettacolari e le due scene in cui appare meritano un’attenta visione.
Insomma, sicuramente un filmettino quasi amatoriale, una trama noir raffazzonata e attori mediocri, ma le scene di combattimento riscattano tutto.
L.
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Per il titolo hanno utilizzato lo stesso Font di “Sin city”!
Troppo facile fare battute sul fatto che la ragazza “Naked (eye)” venga interpretata da Sasha Grey 😉 Non conoscevo il film, ma mi sono detto, vuoi vedere che la Grey si vede 10 secondi? Infatti…
Non conoscevo nemmeno Jason Yee, grazie per questa lezioni di marzialismo 😉 Cheers!
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I combattimenti non sono male, ma il resto è da evitare…
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… Almeno fino a quando non uscirà la director’s cut, dove verrà inserita la sequenza eliminata in cui Yee e la Grey rimangono bloccati in ascensore a praticare un po’ di “quel” close combat 😉
P.S. La Koch Media è pure attenta alle superflue riedizioni di film che andavano già più che bene nell’edizione originale, come “Il mio nemico” di Petersen…
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Quella scena con la Grey sì che avrebbe trasformato questo filmaccio in cult movie 😛
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