Forse non molti conoscono la casa di produzione statunitense After Dark Films, ma questa dal 2012 ha iniziato a presentare film accomunati da un’unica regola: « budget piccolo / star grandi». Forse il suo titolo più conosciuto in Italia è l’insopportabile Jimmy Bobo con Sylvester Stallone.
Nel maggio del 2012 la casa presenta negli USA una spettacolare serie di titoli: Dragon Eyes con Van Damme e Cung Le, Stash House con Dolph Lundgren e Sean Faris, El Gringo con Scott Adkins e questo The Philly Kid, diretto da Jason Connery (sì, proprio il figlio di Sean Connery visto in tantissimi film, che dal 2009 si è dato anche alla regia).
Il film è una sapiente fusione di due sottogeneri non ancora studiati come dovrebbero – e che prima o poi l’Etrusco trasformerà in saggi corposi! – cioè il Pit Fighter (protagonista costretto a combattere illegalmente in tuguri, che batte tutti ed è guidato da un impresario dal cuore d’oro) e il Cine-MMA (storie eccezionalmente banali che sono solo mere scuse per passare mezzo film nel ring ottagonale delle mixed martial arts).
Philly Kid è distribuito in Italia, dal 21 marzo 2013, in DVD e Blu-ray da Koch Media.
Dillon (Wes Chatham) finisce nei guai per le cattive compagnie: frequenta infatti il figlio di Van Damme che, talmente desideroso di prendere le distanze dal padre e non farsi associare a lui, si firma Kristopher Van Varenburg nei titoli di testa… Già ha preso il vero nome di Van Damme, ma mettere quella U invece della E (sarebbe VarenbErg) è davvero freudiano… Ovviamente è un errore di scrittura dei titoli, ma è troppo divertente!
La serata fra amici cazzoni finisce male e ci scappa il morto, che frutta a Dillon dieci anni di galera. Quando poi esce in libertà vigilata, ritrova l’amico cazzone e invece di mandarlo via a calci dalla propria vita ci finisce un’altra volta nei guai: per salvarlo dovrà partecipare a tre incontri illegali di mixed martial arts così da far guadagnare bei soldi allo strozzino che tiene in ostaggio l’amico.
Tre incontri volano e Dillon si riscopre campione, conteso però da vari strozzini che vogliono sfruttarlo per far soldi: saprà tirarsi fuori da questo inferno?
Tutto scontato, tutto ovvio, tutto banale, ma lo stesso rimane un buon film di genere, semplicemente perché dà soddisfazione ai fan: mostra quello che deve mostrare nel momento esatto in cui deve mostrarlo, quindi ci fa tutti contenti.
Svetta su tutti l’impresario Arthur Letts, interpretato dal mitico Michael Jai White: un cameo giusto a ricordare che l’eccellente atleta-attore ha girato un film molto simile, ma mille volte più bello, Blood and Bone (2009).
Impresario-maestro del protagonista è Jim, interpretato da quel Neal McDonough che non si capisce se è un bravo attore o semplicemente ubiquo: ha interpretato un miliardo di ruoli cine-televisivi in ogni genere possibile e immaginabile, ma non si capisce ancora se ha fatto successo o punta alla quantità invece che alla qualità. Comunque il personaggio zoppica, e non può essere un caso: è sicuramente una citazione di Joshua, l’impresario del film Lionheart (1990) che ha dato i natali al genere “Pit Fight”.
Un film carino da vedere senza impegno, con bassissimo budget ma dignitoso: ovviamente solo se vi piace il Cine-MMA, se volete un film “normale” evitatelo assolutamente!
Una curiosità. Il primo lottatore di mma che si vede nel film, durante il primo incontro, è interpretato da Michael Patrick Rogers, che in quel 2012 ha fatto capolino in tutti i film citati della After Dark Films.
L.
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“Blood and Bone” era un altra cosa, troppo divertente quella “U” volante nel cognome del figlio di Van Damme eh eh 😉 Cheers!
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Blood and Bone è da applauso a scena aperta, maschio e ignorante come ogni buon film marziale 😛
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Interessante, i film di MMA riescono sempre a starmi simpatici quando sono girati decentemente! Me lo segno per una serata senza impegno!
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Di sicuro qui il prodotto è buonino, tecnicamente, al contrario di molti titoli di Cine-MMA che invece sono rozzissimo 😉
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