Per motivi a me ignoti, Filo da torcere è un grande successo e a due anni di distanza la Warner Bros – in congiunzione astrale con la Malpaso Company di Clint Eastwood – richiama alle armi l’intero cast: si torna tutti a fare un film che costa niente e incassa a iosa.
Tornano tutti, dai caratteristi alle comparse, dai cantanti ai musicisti, e la parola d’ordine è quella di ogni sequel: «Tutto uguale, ma di più!»
Nel primo film c’erano dieci canzoni? Mettetecene venti! C’erano due scazzottate di un minuto? Mettetecena due di cinque minuti! C’era un orangutan? Mettetecene due! (Ebbene sì, Clyde si fa l’amante…)
Presentato (con che coraggio?) in patria il 17 dicembre 1980, Any Which Way You Can esce nelle sale italiane il 13 marzo 1981 con il titolo Fai come ti pare.
Malgrado sia un film inguardabile, ha avuto una vita attiva sia in VHS che in DVD Warner Home Video, la cui ultima ristampa è del 23 novembre 2005.
«Clint Eastwood geloso di De Niro (come pugile)». Con questo titolone il numero del 17 febbraio 1981 del quotidiano “La Stampa” insinua che il divo stia gareggiando con il De Niro di Tiro scatenato, film appena uscito nelle sale italiane: mi permetto di dubitarne. (Anche perché è palese che Clint sa fare tutto… TRANNE che fare a botte in video!)
Il titolo identifica la novità di questo filmetto: tra una insopportabile ed interminabile canzone country e l’altra, tra una scenetta ridicola e una imbarazzante, tra una battuta che non fa ridere e una faccetta buffa (che buffa non è), aumenta lo spazio dedicato al “lavoro” del protagonista: il pit fighter.
Torna dunque Philo Beddoe (Clint Eastwood), il suo ridicolo e inutile amico Orville (Geoffrey Lewis) e la vera star di questi film: l’orangutan Clyde.
Philo continua a riparare furgoni per il semplice motivo che lo sceneggiatore non sa che accidenti fargli fare: è un personaggio che non esiste, puri pixel sbattuti in video senza alcun motivo.
Visto che Clint è il padrone assoluto, manda un messaggio nello spazio e fa tornare sulla Terra l’aliena Sondra Locke e i suoi enormi occhi vuoti: dal 1975 i due sono compagni di vita (anche se non si sposeranno mai) e quindi in ogni film di Clint tocca sorbirsi pure la Locke, almeno fino al 1989 quando si lasciano.
Torna il ridicolo nazi-panzone Cholla (ma che nome è?) e la sua banda di dementi nazi-coglioni pronti a fare siparietti imbarazzanti.
Stavolta però tutti questi personaggi buffoneschi sono solo un inutile contorno: la vera storia è una ghiotta trama da pit fight che anticipa molti temi di un genere che formalmente nascerà solo nel 1990 con il Lionheart di Van Damme.
Dei ricchi sfondati e annoiati passano il tempo scommettendo su sfide assurde, tipo una donnola contro un serpente. Dubito che sia finta la scena in cui la povera donnola ha la peggio: nel 1980 gli americani potevano ancora mostrare animali uccisi in video, non era solo prerogativa italiana…
Comunque i ricchi sono stanchi di scommettere palanche su donnole e serpenti, servirebbe qualcosa di più intrigante: tipo le sfide degli anziani contro i serpenti, viste nella saga Ratto di Leo Ortolani!
Optano invece per un bel combattimento illegale tra due campioni: Philo Beddoe, noto ormai perché le suone forte in giro, e Jack Wilson, interpretato dal noto caratterista muscoloso William Smith, cattivo d’eccezione di un fiume di film.
Il boss James Beekman (Harry Guardino) e il suo tirapiedi Patrick Scarfe (Michael Cavanaugh) rapiscono la bionda Locke per convincere Philo a combattere… Lo so, lo so, è un soggetto inflazionatissimo, ma ad onor del vero solo negli anni Novanta i pit fighter saranno “costretti a combattere” (come un mitico titolo con Lorenzo Lamas) mediante rapimento di persona cara: al decano Charles Bronson de L’eroe della strada bastavano i soldi…
Philo e Jack però intanto hanno fatto amicizia, e quindi collaborano per sventare i cattivi e tante cose stupide che ne conseguono. Però il dubbio rimane: chi è più forte? Così cominciano a menarsi per gioco, mentre tutto il paese si riunisce per scommettere… Ma chi le scrive ‘ste cacchiate? A quanto pare lo fa Stanford Sherman, autore televisivo (Organizzazione UNCLE, Batman) nonché autore del fantasy di culto Krull ma poi scomparso (giustamente) nel nulla.
E l’orangutan Clyde? Lui sta una pacchia: gigioneggia e orangutangheggia in giro, fa il suo spettacolino divertendosi e facendo divertire, senza che questo abbia qualsiasi legame con una trama di sorta. È una scimmia che scimmiotta Clint Eastwood e più di una volta sia ha la netta sensazione… che invece sia il contrario!
Fai come ti pare è un filmetto inutile e dimenticabile, ma va apprezzato il vagito di un genere che invece darà spettacolo dieci anni dopo: il pit fight, con però interpreti migliori che un dinoccolato e impedito Clint.
Da segnalare Fats Domino che canta nel locale frequentato da Clint e Sondra e un sacco di cantanti country che si alternano in scena.
L.
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Il paragone inventato da “La Stampa” è impietoso, c’è un motivo se qui a Torino il giornale è soprannominato “La bugiarda” 😉 Il paragone con Ortolani è azzeccato, hai ragione, film più simpatico che bello, alla fine uno si ricorda solo di Clyde che fa il dito medio, che sia una metafora di tutta la pellicola? 😉 Cheers!
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Sebbene qui sia ancora più marginale ed inutile, Clyde è il vero grande protagonista del film: lui sì che è una star versatile!
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Niente da fare, l’Eastwood “comico” non riesco proprio a ricordarmelo! Eppure, ai tempi, il botteghino lo aveva premiato. Anche stando così le cose, però, non credo molto che con un potenziale terzo capitolo gli sarebbe andata altrettanto di culo…
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Per fortuna si è fermato al secondo episodio, perché è davvero inguardabile 😛
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