La Universal 1440 Entertainment è una sezione della Universal Pictures che si occupa esclusivamente di girare piccoli sequel di film famosi. L’abbiamo già incontrata per Il Re Scorpione 3 (2012) e Il Re Scorpione 4 (2015), e altri suoi prodotti arrivati in Italia sono il dimenticabile La maledizione di Chucky (2013), Tremors 5 (2015) e Dead in Tombstone (2013).
Ormai la “casa madre” non si sporca più le mani con certi titoli co-prodotti con la bulgara BUFO, come Sniper 5 (2014) e Jarhead 2 (2014), così affida alla sezione 1440 il compito di creare questo Jarhead 3: The Siege.
Torna per l’occasione il regista William Kaufman, poco prolifico ma autore di prodotti dignitosi come l’ottimo The Hit List (2011) con Cuba Gooding jr., il divertente One in the Chamber (2012) con Cuba e Dolph Lundgren e il discutibile The Marine 4 (2015) con l’ex wrestler Mike “The Miz” Mizanin.
Trasmesso in Cina per via web il 7 febbraio 2016, addirittura non esiste traccia di distribuzione americana: è un film girato appositamente per il mercato estero! La Universal Pictures lo porta in DVD e Blu-ray italiani il 24 febbraio 2016.
Il caporale Evan Albright (Charlie Weber) è entrato nei Marines perché “piscia stelle e strisce”, come ama raccontare. Si è addestrato in ogni arte di combattimento e sa uccidere con la sola forza del pensiero, ma quando finalmente è pronto per andare in missione scopre qualcosa di inaspettato: la distensione culturale.
Il buonismo imperante ha stemperato i toni dei film porno-war: non è più tempo di prodotti come Operation Rogue (2014). Così quando Albright arriva nella finta Kaboul ricostruita come sempre a Sofia (Bulgaria), si ritrova a lavare vetri e a raccontare favole ai ragazzini. Che diavolo è successo alle teste di stracci da far saltare in aria?
Ce lo spiega il suo granitico sergente maggiore Gunny Raines (un inaspettato Scott Adkins), che è d’acciaio ma con un cuore d’oro, che è di roccia ma flessibile come creta. Insomma un mutante minerale che cerca di mettere d’accordo tutti!
«Fa’ un favore a te stesso», spiega ad Albright, «scopri la cultura di qui e cerca di scoprire chi veramente è questa gente, invece di ascoltare qualche stupido media che cerca solo di tenervi in stato di allarme. Ciò che importa è mantenere buoni rapporti».
Insomma, non è più tempo di John Wayne, dobbiamo dimostrare agli spettaori che non siamo mica qui a fare la guerra: abbiamo messo dei fiori nei nostri cannoni…
Finita la parte moralistica su quanto siano amorevoli e caritatevoli i soldati americani in Medio Oriente, si passa al succo. Albright scorge un noto terrorista che fa foto all’ambasciata dove lui sta lavando vetri e altri lavori umili, ma ovviamente appena avvertito l’ambasciatore Cahill (Stephen Hogan) questi – come da copione – non gli crede.
Per fortuna non si fa in tempo a gridare al “già visto” che inizia l’azione seria, con i terroristi che prendono d’assedio l’ambasciata e i nostri soldati che si trincerano nella safe room. Per scoprire che è tutto tranne che safe.
— E se dovessero ucciderci nella prosisma ora, noi che faremo?
— In quel caso non ci preoccuperemo.
Adoro gli assedi al cinema, ci ho scritto un saggio gratuito, ma questo non è un assedio “classico”: non c’è attesa, non c’è inquietudine per la reale entità del nemico, né altro. È ovviamente tutta una scusa per abbattere i costi, girando solo in anonime stanze economiche, ma alla fine funziona.
I soldati non stanno mai fermi e si lanciano in operazioni di scontro armato in ogni stanza dell’ambasciata, quindi alla fine lo spettacolo c’è e gli amanti dei warmovie avranno la loro bella soddisfazione.
Ormai Jarhead non è più un titolo legato alla denuncia, com’era in origine, bensì un’etichetta per indicare onesti film di guerra revisionistici che seguono in realtà l’unico grande genere americano: la propaganda militaresca.
Quando infatti Albright chiede come mai sia stato bombardato un centro commerciale, con vittime civili, la risposta del sergente Raines è granitica: noi non c’entriamo niente con quello. Eh già, il centro commerciale sarà esploso per autocombustione…
L.
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Per prima cosa, grazie mille per la citazione, come sai attendevo molto il tuo commento su questo film
Si direi che il film di Mendes è bello che dimenticato, il passaggio da Donnie Darko a Yurj Boyka sottolinea il fatto che l’aria è cambiata, tra assedio e la solita Sofia si fa di tutto per risparmiare soldini, per il resto… Questa autocombustione spontanea, guarda caso colpisce sempre obbiettivi sensibili per gli Yankee 😉 Cheers!
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E’ un’autocombustione intelligente! 😀
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Verissimo! 😀 Del resto, anche l’uso che qua fanno delle armi dev’essere mirato. Mirato ad abbattere… i costi 😉
“Dollari a terra! Dollari a terra!”
“Quanti sono, caporale??”
“Pochi, sergente, POCHI!”
“Cristo! Dobbiamo ripiegare, o finiremo sforati” 😀
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ahahah hai reso alla perfezione! Ogni inquadratura è studiata per essere la più economica possibile, ormai è l’Arte del Duemila: fare il massimo con il minimo!
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Errata Corrige The Miz lotta ancora la sua fidanzata e una ex wrestler Maryse (splendida bionda),anche i Mercenari 3 era diretto a Sofia? c’era il tuo amico Wesley Snipes in galera!!
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Lotta ancora??? Incredibile, finora è l’unico wrestler che non sappia recitare: di solito sono bravi attori 😛
Il primo Mercenari è in Brasile, ma dal secondo ci sono meno soldi quindi tutti in Bulgaria!
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