L’ultimo gorilla di Bela (1952)

ApeMan_Return PosterSi avvia a conclusione la triste parabola cinematografica di Bela Lugosi, che nel 1956 muore d’infarto a 74 anni senza aver mai avuto quel ruolo da protagonista “normale” che ha sempre sognato: sarà per sempre un mostro o uno scienziato pazzo, o entrambi.
Dei fiumi di film che interpreta nei primi 14 anni della sua carriera nessuno si ricorda né probabilmente esiste più traccia: Bela nasce con Dracula (1931), che porta anche a teatro, e nei vent’anni successivi non farà altro che vivere all’ombra di quel titolo. Ogni suo altro ruolo sarà interpretato “da quello che ha fatto Dracula”.

A volte gli uomini scimmia ritornano...

A volte gli uomini scimmia ritornano…

Come abbiamo visto, le grandi case gli offrono solo ruoli secondari e quindi Bela può essere protagonista solo in piccole produzioni approssimative, che in realtà ne inflazionano l’immagine.
Dopo il criticatissimo The Ape Man (1943), stroncato pesantemente già all’epoca, arriva Return of the Ape Man di Philip Rosen, che non ho potuto trovare in alcuna forma: talmente disprezzato, neanche le biografie di Bela spendono più di mezza parola per questo film, uscito in patria il 17 luglio 1944.
Dall’IMDb apprendo che racconta di una spedizione artica in cui due scienziati – il professor Dexter (Bela Lugosi) e il professor John Gilmore (John Carradine) – scoprono un uomo primitivo congelato (interpretato dal celebre caratterista George Zucco, vittima di una truffa mediatica postuma che ci racconta Nick Parisi nel suo Nocturnia): riportatolo alla civiltà, prima di scongelarlo decidono di trapiantargli un cervello più moderno. Da qui si capisce che non c’è il benché minimo legame con il precedente titolo.

È noto che Brooklyn pullula di gorilla...

È noto che Brooklyn pullula di gorilla…

Nel 1948 viene chiamato a fare un Dracula ultrasessantenne nella commedia piena di mostri Il cervello di Frankenstein, con protagonisti Gianni e Pinotto, e ritorna nei panni del celebre conte anche nel 1949 e 1950, ma solo in TV.
L’ultimo gorilla di Bela arriva a fine carriera, in uno degli ultimi film in cui ha delle battute da pronunciare: Bela Lugosi Meets a Brooklyn Gorilla.
Prodotto dalla piccola casa dalla vita brevissima Jack Broder Productions – e ristampato diverse volte in DVD americano dal 2003 in poi – anche in questo caso il film è un grande insuccesso: una commedia-horror che non ha fatto ridere né spaventare nessuno, massacrata all’epoca dai giornali.
Bela Lugosi era ormai per tutti il simbolo dei filmacci più ridicoli in circolazione, eppure il suo nome in locandina era pur sempre un grande richiamo.

Una locandina davvero sobria!

Una locandina davvero sobria!

Presentato a New York il 4 settembre 1952, diretto dallo stesso William Beaudine di The Ape Man, il film è una commedia costruita addosso ai protagonisti Duke Mitchell e Sammy Petrillo (che interpretano se stessi), comici di bassa lega che all’epoca volevano imitare il duo comico Dean Martin / Jerry Lewis (senza alcun successo).
Durante una vacanza i due naufragano su un’isola dei Mari del Sud dove incontrano il dottor Zabor (Bela Lugosi), che lì sta portando avanti dei controversi esperimenti scientifici non propriamente etici: durante uno di questi, Zabor trasformerà Mitchell in gorilla… e la commedia degli equivoci può iniziare.

Povero Bela, costretto a subire gli sberleffi del Jerry Lewis dei poveri... (foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Povero Bela, costretto a subire gli sberleffi del Jerry Lewis dei poveri…
(foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Durante le riprese del film il settantenne Bela poteva contare sull’assistenza di un suo grande fan, Alex Gordon, sceneggiatore e produttore che stava cercando di trovare film per la vecchia gloria ungherese: sarà lui a raccontare qualche retroscena del film in un’intervista riportata nel saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde: Interviews with 62 Filmmaker (2010), a cura di Tom Weaver.
Il 15 maggio 1952 Gordon si presenta sul set del film con una Pontiac usata sul cui sedile posteriore c’è Bela Lugosi. L’attore era stato messo in guardia che quella produzione era roba dozzinale e che Jack Broder era un produttore senza molti scrupoli: avere l’assistenza del giovane Gordon, addentro ai meccanismi perversi delle produzioni cinematografiche di serie Z, faceva stare tranquillo Bela.
Come sempre l’attore era preciso sul set e sapeva tutte le battute a memoria, ma un suo grande problema era che non sapeva improvvisare, mentre i due giovani comici non facevano altro… e non gli davano mai l’aggancio giusto per recitare le sue battute. Il risultato è che sembra un Bela confuso e sfasato, invece si sta semplicemente attenendo al copione mentre i suoi odiosi colleghi – disprezzati da tutti, sul set – vanno per cacchi loro.

Ramona la scimmia al centro... tra due scimpanzé! (foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Ramona la scimmia al centro… tra due scimpanzé!
(foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Nel saggio citato c’è la testimonianza di Herman Cohen, che lavorava con il produttore Jack Broder, il quale si chiede chi mai abbia avuto l’idea di chiamare Lugosi ad interpretare un filmaccio dichiaratamente nato per lanciare due comici terribili, sbucati dal nulla ma economici: la risposta è che non si sa da dove sia arrivata questa idea.
All’epoca il titolo del film doveva essere Wild Women of the Lost Jungle, ma Cohen fece giustamente notare che con Bela nel cast era folle non metterlo nel titolo. Broder così si rivolse al suo consulente dell’epoca – suo figlio Bobby di 10 anni! – e nacque il titolo Bela Lugosi Meets a Brooklyn Gorilla
Nei nove giorni di riprese (!) sul set si sono presentate frotte di visitatori: tutti per conoscere Bela a lavoro, perché a nessuno fregava niente degli emuli del duo Martin-Lewis.

Bela trasforma in gorilla uno scimmione! (foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Bela trasforma in gorilla uno scimmione!
(foto tratta dal saggio A Sci-Fi Swarm and Horror Horde, 2010)

Costato ufficialmente 50 mila dollari (ma Cohen parla invece di 100 mila), il film incassa un po’ di più quindi è tecnicamente un successo, malgrado i suoi autori stessero coscientemente creando della spazzatura. Ogni dollaro guadagnato è ovviamente imputabile alla sola presenza di Bela Lugosi: anche a settant’anni è ancora un moneymaker ma la sua strada è arrivata al termine.
Si dice che sia drogato ed alcolizzato sebbene tutti testimonino che sul set è il più lucido e il più preciso. Al di là di questo, le grandi case da tempo non lo cercano più: alla fine della sua carriera, Bela è preda di piccoli produttori cialtroneschi.

Addio Bela: sarai sempre il nostro mad scientist preferito

Addio Bela: sarai sempre il nostro mad scientist preferito

Stretta una bella amicizia con il citato Alex Gordon, quest’ultimo presenta Bela ad un altro suo grande fan in cerca di un attore noto per fargli interpretare i propri filmacci: un fan di nome Edward D. Wood jr., meglio noto come Ed Wood.
Quando nel 1994 Tim Burton ricostruirà il rapporto tra Wood e il vecchio attore, Martin Landau vincerà l’Oscar per la sua interpretazione di Bela Lugosi: il grande ungherese in quasi quarant’anni di carriera non ha mai ricevuto neanche una nomination, mai un singolo riconoscimento per essere stato uno tra i volti più riconoscibili e immortali del cinema. Il massimo che ha ottenuto è stata una stella postuma sulla Hollywood Boulevard.

Salutiamo Bela e proseguiamo… perché il mondo di celluloide è pieno di altri gorilla!

L.

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8 risposte a L’ultimo gorilla di Bela (1952)

  1. Cassidy ha detto:

    Mi sei entrato in modalità “Ed Wood” (inteso come film di Burton) per omaggiare il grande Bela, davvero un ottimo pezzo… Hollywood non fa sconti a nessuno, anche le scimmie restano a guardare. Cheers 😉

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  2. benez256 ha detto:

    Rinnovo il mio “povero Bela”, una delle vittime più celebri del meccanismo stritola-star dell’industria cinematografica. Forse era una persona troppo seria e ligia a dovere per capire che lo stavano rovinando…

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  3. Giuseppe ha detto:

    … Già, e il problema è che molto probabilmente in quel pubblico tutti credevano pure di dimostrargli onori e stima in questo modo, convinti di esserne dei fan (come diremmo oggi) accaniti: uno dei più grandi fraintendimenti della storia del cinema, purtroppo per lui 😦

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