Lascio la parola ad un mio lettore – che ha scelto di firmarsi Willy l’Orbo – che ci parlerà di un film vintage… anzi, Zintage! Gli lascio volentieri la parola: io mi limito alle didascalie.
L.
Shootfighter. Scontro mortale (1993), titolo che promette botte da orbi con corollario di rivalità epiche e susseguenti epitaffi. Bene.
Inizio film con ambientazione “occhi a mandorla” (Hong Kong), torneo di arti marziali, scommesse clandestine. Molto bene. Bolo Yeung alias Shingo le suona di brutto al suo avversario. Benissimissimo. Un momento: cosa sono quegli occhi da cerbiatto? E quelle guanciotte paffutelle? E la vittoria senza scorrettezze? Ecco, lo sapevo, l’idillio è finito: Bolo Yeung, noto in tutto il globo terracqueo per aver interpretato l’infame Chong Li in Senza esclusione di colpi! (Bloodsport, 1988), qui fa la parte del buono.
Bevuto l’amaro calice delle scelte di casting scopriamo che l’heel della pellicola in questione è un’altra vecchia conoscenza, ovverosia Martin Kove, che, tra l’altro, mette subito le cose in chiaro riguardo il suo ruolo: basti vedere come sconfigge l’avversario di turno ossia strappandogli letteralmente la pelle dalla gola in una scena a dir poco raccapricciante, il tutto mentre quell’aquila dell’arbitro gli intima di smettere senza sognarsi di intervenire: chi ce l’ha messo? Moggi?
Consumatosi il dramma, Mr. Lee (il personaggio di Kove) viene squalificato dal torneo e giura vendetta contro Yeung che a dire il vero non c’entra una cippa lippa ma d’altronde la trama bisogna giustificarla in qualche maniera, no?
Passa il tempo e Shingo gestisce una scuola di karate a Los Angeles con l’ausilio del giovane Ruben e del suo amico Nick, rientrato dopo lunga assenza; la suddetta scuola è talmente probante che quando ad una bambina esce uno sputo di sangue dal naso decidono di chiamare casa. Sono confuso. Siamo all’ora di catechismo? È una pubblicità progresso per il Telefono Azzurro? O siamo in un film sottotitolato “Scontro mortale”? Spero che il proseguo spenga le mie perplessità.
Nel frattempo, stacco ed eccoci in Messico (Hong Kong, Los Angeles, ora Messico… sto cominciando ad avere la nausea con tutti questi cambi di set) dove quel delinquente di Mr. Lee organizza tornei clandestini di shootfighting che prevedono anche l’uso di armi e che spesso si concludono con la morte del perdente: è così anche questa volta e la stessa, triste, fine la fa un lottatore che si è rifiutato di battersi.
Saranno passati 15 minuti dall’inizio e abbiamo già un body count degno di un film horror. Boh, comunque è più consolante questo dato che l’immagine della bambina che chiama i genitori, perlomeno siamo in linea con le attese di violenza gratuita e molesta.
Intanto a Los Angeles accadono due cose spassosissime: la ragazza di Ruben, nonché sorella di Nick, vuole che quest’ultimo si fidanzi con una sua amica; ebbene, DOVE L’HANNO PESCATA? Sguardo spento come i ceri a fine messa, abilità recitative sotto lo zero, entusiasmo che al confronto Morticia Addams è una viveur: io sono esterrefatto, Nick, per schiavistiche esigenze di copione, no.
La seconda vicenda degna di grasse risate è quella che vede Ruben nei guai perché indebitato con uno strozzino che gli manda appresso i suoi scagnozzi; direte voi, cosa diamine c’è da ridere? Semplicemente gli scagnozzi suddetti sono delle macchiette straordinarie: vengono brutalizzati in 2 secondi dall’accoppiata Nick & Ruben e in un secondo da Shingo palesando così la stessa credibilità di Sbirulino. Vi assicuro che le tempistiche sono reali.
E il bello è che Ruben partecipa al pericolosissimo torneo di shootfighting proprio per ripianare i suoi debiti nei confronti di questi “temibili” avversari. Buon Dio.
Il nostro trascina nella mortale competizione anche il fido amicone ignaro del fatto che Mr. Lee li sta attirando nella sua rete per arrivare al loro maestro Shingo ed avere così la sua vendetta.
A proposito di Shingo-Bolo Yeung, le sue apparizioni nel corso del film sono altrettante coltellate al cuore: pronuncia due parole messe in croce (e questa magari è cosa buona e giusta), ha un perenne sguardo stile “ma che ci faccio qui”, dice di sì ad ogni richiesta mostrando la personalità di una ciabatta, regala dolciumi ai bambini, insomma il mito di Chong Li che si sgretola pezzo dopo pezzo.
E il peggio arriva quando Nick e Ruben, dopo match di irridente facilità e nonostante un Ruben formato crocerossina che per recare soccorso al compagno gli fa rischiare la squalifica, accedono alle fasi finali del torneo e litigano sull’opportunità di cimentarsi in una competizione così rischiosa: mentre Nick decide di partecipare e si allena da solo prendendo a calci e pugni i soliti strozzini (sembra una barzelletta ma è la pura verità), Ruben abbandona la mortale prova e si affida alle cure di Shingo per migliorare le proprie qualità; il fattaccio consiste nel fatto che le sessioni tra i due sono sottolineate da musiche rimembranti le ballate brasiliane di Oronzo Canà quando si reca in Brasile e si traducono in momenti di ridicola fattura come quando Bolo (sì, Bolo) si mette di spalle ad un canestro centrandolo immancabilmente.
Rinuncio a trovare l’attinenza di tutto ciò e mi limito a constatare che i tempi di Rocky e Eye of the Tiger sono lontani. Comunque sia arriva il momento del torneo e qui, oh, per un momento prende benissimo: prima dell’inizio c’è un match di esibizione che vede sfidarsi un esilarante lottatore munito di serpentone (un boa col quale si struscia arrivando addirittura a leccarlo) e un bestione che si spacca gli sgabelli in testa; vince quest’ultimo che con un pugno sfonda la cassa toracica del nemico e gli estrae il cuore in una scena a così alto contenuto trash da farmi pronunciare frasi tipo “Allora Dio esiste”.
Poi, quando ancora sei estasiato, vengono presentati i duellanti con tanto di nazionalità stile Senza esclusione di colpi; peccato che dopo poco la magia finisca perché nel corso della competizione subentrano così tante varianti da rendere il tutto un pasticcio inestricabile: arriva Ruben, interviene Mr. Lee, si susseguono ritiri e ripescaggi… e volete che Shingo se ne stia con le mani in mano? Altro che Beautiful.
Tutto ciò esemplifica le pecche di una pellicola che non è irrimediabilmente brutta ma lascia l’amaro in bocca: hai Kove, Yeung e un torneo di arti marziali… tirando le somme non si poteva fare meglio? Sarebbe come se, andando ad una festa dove ci sono, ingrifatissime, la Nargi, Belen e la Satta, me ne uscissi con Maria De Filippi. Mica tanto bene. E considerando che del film in questione hanno addirittura fatto un seguito che deve essere inverecondo l’allerta si alza a livelli Rosy Bindi.
Quindi, se avete a cuore la mia autostima, consentitemi di passare. Grazie.
P.S.
Ringrazio Willy l’Orbo per aver recensito il film.
L.
– Altri post di Willy l’Orbo:
- Death Match (1994) La versione di Willy l’Orbo
- Il ritorno di Kenshiro (1995)
- Lo Squartatore (1995)
- Potenza virtuale (1997)
- Back in Action (1993) Una spietata coppia di vendicatori
– Ultimi post di arti marziali:
- All Men Are Brothers (1973) I 7 guerrieri del kung fu
- Bruce Lee, l’uomo più forte del mondo (1979) True Game of Death
- Water Margin (1972) Le 7 anime del Drago
- Bruce Lee il campione (1978) Un altro Game of Death
- Goodbye, Bruce Lee (1975) Il primo Game of Death
- Boxer Rebellion (1976) ShockProof 2019
- Bruce Lee Supercampione (1980) Edizioni a confronto
- L’inferno dei Mongoli (1975) High Show 2022
- Panna Rittikrai’s Angels 4 – Raging Phoenix (2009)
- Panna Rittikrai’s Angels 3 – Born to Fight (2004)
La credibilità di Sbirulino è un gran paragone, sempre belli questo giovedì Zintage con ospite 😉 Cheers!
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Willy offre sempre il meglio del peggio 😛
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E, oltretutto, qui ci ha anche indirettamente suggerito come far sì che Bolo Yeung ritorni carogna: lo si invita ad una festa con la Nargi, Belen e la Satta, facendolo poi uscire alla fine con Maria De Filippi… da Shingo a Chong Li in pochi secondi, garantito 😛
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ahaha tutti reagiremmo così 😀
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Pingback: Gazzetta Marziale 3. Operazione Drago | Il Zinefilo
pero’ il fatto che ci sia zabka fa aumentare del 300% il valore di qyesto film!
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In attesa della risposta di Willy, autore del pezzo, posso testimoniare come all’epoca a nessuno fregasse nulla di Karate Kid, considerata una saga ormai spompata se non addirittura triste, con quel terzo capitolo così fiacco. (Per non parlare dell’imminente quarto, giustamente dimenticato da tutti.) Quindi solamente a Barney di “E alla fine arriva mamma” fregava qualcosa di Zabka 😀
Magari in America era davvero un attore rincorso dai fan di Karate Kid, ma da noi – in pieni anni Novanta dove la marzialità richiesta da un film era almeno duemila volte superiore a Macchio che fa le mossette – quel tipo di film era bellamente dimenticato, almeno dai fan che – come me – bazzicavano videoteche e guide TV alla ricerca dei film di menare con più botte possibili 😛
Questo “Shootfighter” lo porto nel cuore, anche se di più il seguito, e manco ricordavo ci fosse Zabka 😀
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