Continua il “Ciclo Boxe” del Zinefilo. Esistono misteri inspiegabili nel mondo del cinema, come per esempio l’assurda convinzione di Jamaa Fanaka di aver fatto un buon film, con il suo Penitentiary (1979), tanto da spingerlo a produrre, scrivere e dirigere un ridicolo seguito: Penitentiary II.
Il film esce in patria il 2 aprile 1982 e risulta inedito in Italia.
Torna il nostro eroe Martell “Too Sweet” Gordone (Leon Isaac Kennedy) e degli stupidi titoli in stile Star Wars ci informano che sta cercando di rifarsi una vita dopo l’ingiusta carcerazione che abbiamo visto nel primo film. Ci informa anche di una ridicola quantità di avvenimenti che dovremmo considerare accaduti a metà fra primo e secondo film, una lunga e inutile sequenza di fatti di cui non frega a nessuno ma che finiscono con una semplice informazione: il pugile Half Dead odia Too Swett, e quel che è peggio è che è interpretato da Ernie Hudson.
Ma il nostro eroe ha rinunciato alla boxe e preferisce fare carriera nel grande mondo dei portalettere su pattini (ma dove li trovano ‘sti lavori?) e quando entra in palestra vestito come un idiota non possiamo stupirci… se Mr. T lo scherza!
Manca un mese all’uscita di Rocky III e Mr. T è il fenomeno della boxe nera: qui fa la custodia di Martell, interpretato da un attore che se la tira da pugile ma che pesa 15 chili. (Di che categoria sarà? Peso Peto?)
Il gestore della palestra, Sam Cunningham (Stan Kamber), vorrebbe che lui tornasse a boxare, perché quelle gambine rachitiche e quelle braccette da Playmobil fanno gola ad un manager esperto, ma il nostro eroe non ne vuol sapere: preferisce fare lo sguattero in una palestra dove pure i muri lo prendono in giro.
La vita di Martell scorre tranquilla, tra una lettera consegnata coi pattini, un pavimento della palestra lavato e un pomeriggio passato in spiaggia a guardare la gente che balla in costume. E ci manca poco che non becchi Van Damme e Miquel Qissi sul set di Breakdance (1984).
Mangia e dorme dalla sorella Ellen (Peggy Blow) e rimorchia bonazze sulla spiaggia – vita da cani, eh? – ma poi quando riesce a portarne una a casa, mentre la bella si sitema in bagno… entra Half Dead con occhi da pazzo e la violenta e la uccide. (Non necessariamente in quest’ordine.)
Facendo le boccacce come un demente, Half Dead fa esplodere porte e c’ha la luce dietro la testa per fare scene di grande impatto.
Aver trovato la propria donna maciullata in bagno e aver pestato a sangue Half Dead insegna qualcosa al nostro Martell: cioè che deve tornare a boxare. Ok, non sembra una cosa che abbia senso, ma all’interno di un film senza senso è perfettamente sensato.
Qual è il primo passo per diventare campioni di boxe? Lo sanno tutti: la maglietta corta!
Parte il solito training montage e Martell si allena duramente nell’aerobica, perché le sue tutine e le sue braccine non sembrano nate per la boxe. Infatti anche il regista-sceneggiatore si dev’essere reso conto che un normale addestramento sarebbe del tutto inutile per il protagonista, così gli piazza addosso ben tre allenatori, che ovviamente dicono cose a sproposito: puoi avere anche Muhammad Ali che ti dice di dare un pugno forte, ma se sei un fuscello difficilmente ci riuscirai. (E Leon Isaac ce l’ha avuto davvero Ali come coah, ne Il guerriero del ring.)
Lo scopo di queste scene senza senso è portare Martellino, il pugilino mingherlino, ad affrontare un avversario che è il doppio di lui in un incontro di boxe disputato su un ring allestito nel penitenziario locale: una trovata genialmente demente che però almeno giustifica il titolo del film.
Martell sale sul ring seguito da Mr. T vestito come Strega per amore, che emette gas viola dalla lampada di Aladino: vi giuro non mi invento niente!
L’incontro dimostra una volta di più che Leon Isaac non è tagliato per fare il pugile al cinema, malgrado abbia puntato tutta la sua carriera su questo aspetto.
Vince il match perché è scritto sul copione, e infatti va subito in camerino a pregare: se non c’era il divino sceneggiatore, avrebbe preso così tante botte da diventare Michael Jackson! (Tanto il fisico è lo stesso.)
Proprio durante questo ritiro spirituale sbuca fuori il demente Half Dead, dimesso dall’ospedale, che avverte Martell: i suoi sgherri hanno preso in ostaggio la sua famiglia, quindi se vincerà il prossimo incontro uccideranno tutti.
Essendo il match trasmesso in diretta televisiva (addirittura!) i criminali sapranno subito se Martell vince e stermineranno seduta stante la famiglia. Che sia tutta una scusa per mostrare il nostro eroe che combatte male… perché infetti non sa proprio combattere?
La soluzione è facile: dopo un po’ di botte prese (che se le merita), Martell fa staccare i cavi della diretta così può vincere senza che i criminali lo sappiano, e ci pensa Mr. T a sistemare il cattivone Half Dead.
È fin troppo facile sparare a zero su filmacci di questo genere, ma bisogna ricordare che sono titoli rozzi che però hanno creato una certa sensibilità agli argomenti trattati. Siamo agli inizi degli anni Ottanta e la cialtronaggine fa curriculum: un mese dopo questo film in Roky III Mr. T fa cose ben peggiori eppure diventa un idolo per il decennio successivo. E in quel film il supercool Carl Weathers è vestito drammaticamente peggio di Leon Isaac Kennedy, eppure è ancora oggi considerato un grande caratterista.
Va ricordato che sin dagli anni Settanta il cinema nero è praticamente un ghetto e che solo molto tempo dopo la blackspoitation verrà rivalutata: fare un film che sia palesemente la versione nera di Rocky è comunque di grande impatto. Pur se rozzo e a tratti cialtronesco.
Quindi con tutti i suoi devastanti difetti Penitentiary II è comunque figlio dell’epoca più assurda della storia umana: gli anni Ottanta!
L.
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Non so se sia peggio la qualità video da film porno in VHS degli anni 80 copiato 4789 volte o la maglietta che lascia la pancia scoperta del buon Martell…
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Eppure io ricordo benissimo che da ragazzino quelle magliette erano considerate molto “maschie”: oggi provo vergogna per chi le indossa… Vuol dire che malgrado io abbia vissuto intensamente gli anni Ottanta (sono del ’74!) non mi hanno traviato irrevocabilmente 😀
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si beh negli anni ottanta erano considerate maschie robe molto discutibili……
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Tu la devi smettere, no la devi smettere io avevo un sacco di cose da dirti su questo tuo grandioso pezzo, ma su «Di che categoria sarà? Peso Peto?» o cominciato a ridere così forte che mi sono scordato quasi tutto 😀 Gran pezzo, ho riso come un matto, il fumo della lampada secondo me se lo sono fumato questi 😉 La maglietta da “Shakiro” è veramente la cosa più imbarazzante degli anni ’80, dopo questo film ovviamente 😉 Mr. T ha reso il suo Clubber Lang un tamarro, tanto peggio dei look di questo film non avrebbe mai potuto fare. Cheers!
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È che a vedere Martellino che fa le facce da Rocky ti escono fuori spontanee certe battute 😀
Diciamo che Mr. T è sempre stato coerente con la propria “classe”: non ha mai nascosto la sua super-tamarragine e anzi la mostra orgoglioso 😛
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Lassù, con la fascia in testa e le robuste mani di Mr. T sulle spalle, in quella palestra dove per lui gli sfottò vengono fuori pure dalle fottute pareti (cit. colta) il povero Martellino si preoccupa:
Martel: “Hanno scoperto che sono un peso peto! 😀 E adesso che facciamo, Mister?”
Mr. T: “Nessun problema, tengo il fumo viola apposta per coprire tutti i peti di un certo peso!” 😛
Mr. T vs Half Dead: “Mezzo morto, eh, bastardo? Vedi, il tuo problema è che a me non piace lasciare le cose a metà!” 😉
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Il film sarebbe stato mille volte meglio se avesse avuto questi dialoghi 😛
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Mr T ha partecipato alla prima Wrestlemania nel main event,ma dietro e quinte Roddy Piper non l’ho poteva sopportare perchè era arrogante,avrà fatto fortuna per il look da tamarro e il taglio di capelli ,infatti da A-Team non ho fatto quasi più niente e nemmeno ll lo sopportava Geoge Peppard,Mr T veniva sopportato solo da Hulk Hogan:)
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E’ sicuramente un tipo particolare, dalla tamarragine senza confini: facile che ci si stufi ad avere intorno un truzzo del genere 😀
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