Tarzan fa uscire tutti matti e le case di produzione cominciano ad intrecciarsi e ad azzuffarsi: l’arrivo del colore ha aperto un nuovo universo da sfruttare!
Dopo il primo Tarzan a colori, Tarzan e il safari perduto (1957), Gordon Scott è ormai il re della giungla promosso a pieni voti. Così si riaffaccia la Sol Lesser Productions – autrice di molti film precedenti – e per la MGM tira fuori un film televisivo – Tarzan and the Trappers (1958) – sempre con Gordon, mentre la MGM da sola presenta un curioso film, costruito con prezzi tagliati (e colorati) da titoli precedenti, con un protagonista che non viene mai chiamato per nome: Tarzan, the Ape Man (1959) con Denny Miller.
Quasi offesa dal “tradimento”, la Solar Film del primo Tarzan a colori si scinde dalla MGM – e quindi non può più usare il Tarzan yell, il grido di proprietà degli studios – e per la Paramount gira il primo film del re della giungla con una buona storia e senza Cheeta: Tarzan the Magnificent.
Alla regia c’è il bravo artigiano britannico Robert Day, qui quasi esordiente ma pronto ad una futura buona filmografia, mentre ciò che conta è la sceneggiatura, firmata da Day stesso con Berne Giler.
Il film è presentato a New York il 20 luglio 1960. e arriva nei cinema italiani il 7 luglio 1961 con il titolo Tarzan il magnifico. Sbarca in TV il 4 maggio 1978 e dopo decenni di oblio per fortuna la A&R Productions lo rispolvera in DVD dal 12 dicembre 2014.
Avete presente uno dei più grandi film d’assedio della storia? Un dollaro d’onore (Rio Bravo) di Howard Hawks: potreste averne sentito parlare… (Se così non è, vi rimando al mio saggio gratuito Dieci contro mille. Il grande cinema d’assedio.)
Dal marzo del 1959 il film spopola negli USA e gli spettatori si sciolgono davanti a John Wayne che, senza l’aiuto dei pavidi concittadini, è intenzionato ad assicurare un bandito alla legge malgrado i violenti parenti di quest’ultimo siano intenzionati ad impedirlo.
Bene, ora togliete John Wayne e metteteci Tarzan… ed ecco questo film!
Esattamente come il capolavoro di Hawks, Tarzan the Magnificent inizia muto e nessuno dice una parola per tutto l’antefatto.
Il violento bandito Coy Banton (Jock Mahoney) mette a segno una rapina in banca e fugge con i complici. Un poliziotto li insegue ma acciuffa solo lui, perché solo lui ha una taglia sulla testa: i suoi complici uccidono il poliziotto e Tarzan uccide i complici.
Ora sta al re della giungla assicurare Coy alla giustizia, e rigirare la taglia alla famiglia del poliziotto.
Scopre che nessuno in paese lo vuole aiutare: i Banton sono una famiglia tristemente nota e nessuno vuole provocarne le ire. Infatti i fratelli Johnny (Gary Cockrell) e Martin (Al Mulock) sono già in arrivo con intenzioni assassine, capeggiati dal perfido papà Abel (un cattivissimo John Carradine).
Tarzan decide dunque di portare lui stesso Coy in città per consegnarlo alla giustizia, e già che c’è accompagna un gruppo di turisti persi nella giungla.
Ora il film si trasforma in Ombre rosse (1939) – che trovate sempre nel mio citato saggio gratuito – con Tarzan che guida un gruppo di varia umanità e varia estrazione sociale: proprio come il film di John Ford ci sono personaggi umili ma di buon cuore ma anche altezzosi rivelatisi poi poco di buono.
Il bandito Coy farà di tutto per mettere i suoi nuovi compagni di viaggio in ogni tipo di difficoltà, e sarà lui protagonista del lungo (e raffazzonato) combattimento finale contro Tarzan. Personaggio che a sorpresa ha perso il suo celebre eloquio stringato e parla come un normale essere umano.
Questo Tarzan non ha più nulla dell’esotico re della giungla di Burroughs, e visto che all’inizio del film molla Cheeta allo stregone, non è neanche più l’uomo scimmia: ormai è un normale action man, di quelli che ormai vanno di moda all’epoca.
Lancia frecce come un indiano e fa a cazzotti come un cowboy: ormai l’adventure ha lasciato il posto al western, che sta tornando ad esplodere potente nel cuore degli spettatori.
Nessuno degli elementi classici di Tarzan trova spazio in questo film: se invece dei soliti mutandoni il protagonista indossasse jeans e camicia, non cambierebbe una sola riga di sceneggiatura. Che però funziona e rende il film molto appassionante.
Tornerà mai l’esotismo nella vita di Tarzan? Lo scopriremo nelle prossime settimane…
L.
– Ultimi post simili:
- Forbidden Jungle (1950)
- Tarzan e il figlio della giungla (1968)
- Tarzan nella valle dell’oro (1966)
- Le tre sfide di Tarzan (1963)
- Tarzan in India (1962) Arriva Tarzanello
- Il terrore corre sul fiume (1959) Tarzan contro James Bond!
- Tarzan il Magnifico (1960)
- Tarzan e il safari perduto (1957)
- Tarzan sul sentiero di guerra (1951)
- La furia di Tarzan (1952)
Ormai tarzan fa tutto, persino l’imitazione di John Wayne, attendiamo il suo ritorno al lato selvaggio della Forza 😉 Cheers
"Mi piace"Piace a 1 persona
Scott contro Mahoney: in pratica, Tarzan contro Tarzan 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Curioso, vero? Deve aver convinto più il cattivo del buono 😛
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Il terrore corre sul fiume (1959) Tarzan contro James Bond! | Il Zinefilo
Pingback: Tarzan in India (1962) Arriva Tarzanello | Il Zinefilo
Pingback: Le tre sfide di Tarzan (1963) | Il Zinefilo
Pingback: Tarzan il magnifico (1960) | IPMP – Italian Pulp Movie Posters
Ho letto tutti i libri di Tarzan pubblicati in italiano (mi pare siano sedici) più qualcuno in inglese. Tra quelli tradotti c’è pure Tarzan il magnifico. Ora, non ricordo bene la storia (anzi, non la ricordo per niente, ma leggendo il tuo riassunto mi pare che sia simile), però devo dire, a difesa di questo film, che nei libri originali Cheeta non c’è. E Tarzan non si è mai appeso a nessuna liana. Ed effettivamente col procedere della saga Tarzan si civilizza ( ha una tenuta in Kenya con tanto di servitù) e diventa un “avventuriero” (e Jane scompare).
Grande Burroughs. Uno dei miei autori preferiti.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Con la valanga di film su Tarzan, non mi stupisce che si sia creato subito un divario tra film e romanzi: gli spettatori evidentemente volevano certi elementi esotici che i lettori forse non volevano più. Comunque per fondare un quartiere dal nome Tarzana, Burroughs ne ha accettati con piacere di soldi provenienti da storie apocrife 😛
"Mi piace""Mi piace"
Credo che se li siano goduti solo gli eredi 😀
"Mi piace"Piace a 1 persona