Il 16 ottobre 1959 la statunitense Shirley Jackson deposita il copyright del suo celebre romanzo dalle tre “H”: The Haunting of Hill House, che poi Richard Matheson rielaborerà con Hell House. (Per saperne di più, vi rimando alla mia recensione.)
Otto mesi prima, il 17 febbraio 1959, appare nei cinema americani un film che sicuramente la romanziera ha visto, un film che sicuramente ha influenzato il suo romanzo, un film che vanta anch’esso tre “H”…
La geniale visione cinematografica del newyorkese William Castle è ben nota, ed è tempo di conoscere questo celebre “Zinefilo di serie A”, che si fece scrivere dal romanziere cinquantenne Robb White una sceneggiatura ancora oggi da manuale: quella per il film House on Haunted Hill, che ha conosciuto decenni dopo sia un remake che un sequel (come vedremo più avanti).
Come già detto, il film esordisce in patria il 17 febbraio 1959 ed arriva in Italia l’11 marzo 1960 con il titolo La casa dei fantasmi. Gira silenziosamente per almeno un anno nei cinema italiani prima di scomparire nel nulla: riappare il 2 agosto 2006 quando la Eagle Pictures presenta un cofanetto dedicato a Vincent Prince con tre suoi titoli, ristampato poi il 13 luglio 2010 dalla Pulp Video.
Watson Pritchard (il celebre caratterista Elisha Cook jr.) è entrato in possesso di una casa in cui sono avvenuti diversi truci assassinii, e non essendo riuscito a starci se non una sola notte decide di venderla: la compra l’eccentrico milionario Frederick Loren (uno sfavillante Vincent Price).
Per far piacere alla moglie Annabelle (Carol Ohmart), il riccone organizza una festicciola per pochi intimi ma impone delle regole curiose: invita cinque persone di diversa età ed estrazione sociale ed offre loro diecimila dollari per passare una intera notte nella casa “stregata”. Se qualcuno di loro dovesse morire, il compenso andrà alla sua famiglia.
I cinque ospiti sono tutti lì per pressanti esigenze monetarie e non credono ai fantasmi, ad esclusione di Prichard che, sebbene lui creda ciecamente agli spettri, lo stesso partecipa alla sfida. Sarà lui che ammorberà tutti con roboanti storie di spettri che dovrebbero servire a scaldare l’atmosfera.
A mezzanotte gli ospiti impauriti si ritrovano chiusi in casa senza alcuna possibilità di uscire: dovranno resistere (e sopravvivere) fino alle sei della mattina.
Quello che segue è un film con molti rallentamenti e lungaggini, per soli 75 minuti di durata, e la quantità ingente di grida emesse dalla screaming queen Nora Manning (Carolyn Craig) travalica abbondantemente la sopportazione umana. L’atmosfera cresce bene per sgonfiarsi velocemente quando si entra nel meccanismo perverso del “ho sentito un rumore, rimani qui mentre io vado a vedere”, che se ripetuto per l’intera trama mina pesantemente la qualità totale.
Non svelo il colpone di scena finale per quei pochi che ancora non abbiano visto il film svariate volte, ed in fin dei conti è una trovata talmente assurda che risulta più verosimile di tutto il film precedente.
Vincent Price titaneggia su tutto il cast, formato da attori talmente di maniera che gli lasciano il campo completamente libero. La parte iniziale, dove dialoga amabilmente con la moglie che in realtà detesta, è un vero manuale di sceneggiatura e di recitazione allo stesso tempo: i due personaggi si massacrano con il sorriso sulle labbra e in pochi secondi gettano le basi per l’intera trama. Quella scena da sola vale l’intero film!
Se la qualità di questo primo dialogo si fosse mantenuta per il resto della pellicola sarebbe stato un grande capolavoro, invece rimane un ottimo storico piccolo filmetto.
Dal saggio biografico su Vincent Price – The Price of Fear (2013) di Joel Eisner – scopriamo che la casa del film è in realtà uno degli edifici creati da Frank Lloyd Wright nel suo “periodo egizio”: Ennis House a Los Feliz (Los Angeles), che in seguito è apparsa in una ventina di altri film.
La produzione non aveva il permesso di entrare, ma il proprietario fece un’eccezione per il divo Price, che scoprì all’interno una casa molto più inquietante di quella mostrata nella pellicola, girata negli studi della Allied Artists.
Scopriamo anche che invece di pagare 12 mila dollari a Price, Castle preferì fornirgli una percentuale degli incassi, così da risparmiare. Il film fu un grande successo e non si sa quanto l’attore abbia guadagnato, ma poco dopo l’uscita Castle fu invitato da Price a casa sua, per festeggiare l’acquisto di un nuovo dipinto… pagato 200 mila dollari!
La scena imperdibile è quella entrata negli annali del cinema, quella su cui Castle puntava di più: gettato in una vasca d’acido, Vincent Price torna… in forma di scheletro!
All’epoca Castle fece avere ad alcuni cinema uno scheletro di plastica luccicante al buio, chiamato Emergo, che al momento giusto comincia a penzolare sul pubblico generando grida e spavento: sebbene solo poche sale abbiano messo in funzione Emergo, lo stesso la trovata rese il film un grande successo in patria.
E sì che le premesse non erano buone. Nella proiezione pilota Castle riempì una sala di produttori e registi – c’era pure John Huston – ma quando sbucò fuori Emergo… il filo si spezzò e lo scheletro cadde sul pubblico. Tutti si alzarono e se ne andarono…
Mentirei se dicessi che La casa dei fantasmi è un film simpatico, è una semplice compilation di grida di donna, eppure la trama è ottima, seppure buttata via malamente, e in mano a qualche autore più in gamba sarebbe diventato un gioiellino.
Però almeno una visione ve la consiglio.
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Mi immagino la reazione di John Huston vedendo Emergo che si schianta, una boccata al sigaro e con disgusto “Dilettanti” 😉 Ottimo commento per un film mitico, Vincent Price in grandissimo spolvero, mi ricordo male o esiste anche un remake? Mi pare di ricordare un attore famoso con i baffetti alla Price, ma forse mi confondo. In ogni caso mi accodo, l’originale va visto per forza 😉 Cheers!
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Purtroppo il devastante remake esiste, e il “baffetto” è Geoffrey Rush! E’ un film devastantemente brutto e ne parlerò male martedì prossimo 😛
E visto che le disgrazie non arrivano mai sole, esiste anche un sequel, di cui parlerò il martedì successivo 😉
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Geoffrey Rush! Vero era lui! Oh benissimo, mi rinfrescherò la memoria Martedì prossimo allora 😉 Cheers
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Non vedo l’ora di gustarmi le tue recensioni del remake e del sequel, due horror di serie Z che ho nel cuore (il secondo in particolare è Z infima)!
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Roba veramente da far sanguinare gli occhi! 😀
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L’originale (Castle+Price=Onore e rispetto) merita sicuramente una visione, mentre il remake spereresti ardentemente che si trattasse SOLO di una visione -nel senso di allucinazione- e non di un deprecabile spreco di pellicola realmente esistente 😉
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Purtroppo l’ho dovuto vedere due volte, la seconda per la recensione zinefila, e ancora ho gli incubi per quanto è stupidamente brutto!
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Però, per quanto mi ricordi, il remake del 1999 era molto più inquietante con quelle strane presenze. Castle era abile e ingegnoso come la garanzia di un loculo gratis assicurato dai Lloyds di Londra per il film Macabre e le poltrone vibranti per la proiezione de Il mostro di sangue. 😉
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Castle temo pensasse troppo al “jumpscaring”, allo spavento facile, dimenticandosi in realtà di presentare una sceneggiatura che arrivasse fino a fine film: se si togliesse la famosa scena dello scheletro, il film perderebbe il 90% del motivo di esistere!
Il remake del ’99 tenta di creare un po’ d’atmosfera nei minuti iniziali, ma la devastante pochezza della trama e della sceneggiatura rovina tutto… Già dopo 10 minuti si ha voglia di sgozzare chiunque abbia lavorato al film! 😀
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No, ma tu scherzi!
Non sai quanto desideravo vedere questo film – che non ho trovato nell’unico catalogo a me accessibile – e tu me lo schiaffi qua intero, voilà! ❤
Stasera ho un impegno – sono ad un reading, o se preferisci “una serata in musica e letteratura”, a tema marinaresco in biblioteca. Tutto servito sulla porta di casa, praticamente, e nel momento adatto.
Ma presto, molto presto, mi vedrò con Price! 🤩
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Contento del servizio, e buona serata libraria: l’argomento mi sembra ottimo ^_^
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