Forse ricorderete un certo Million Dollar Baby (2004), un film sul rapporto tra un vecchio uomo che si affeziona ad una ragazza che considera come una figlia, soffrendo durante la lunga e straziante malattia di lei. Ah, il film inizia con della boxe, anche se giusto una parentesi: le parti buone di quella parentesi pugilistica sono fortemente debitrici di un grandioso piccolo film troppo spesso dimenticato.
Nel periodo in cui comincia a diventare ufficiale nel mondo la boxe femminile – Layla Ali, figlia di cotanto padre, combatte il suo primo match l’8 ottobre 1999 – il fenomeno stenta a trovare un corrispettivo nel cinema, dove le attrici non sono in grado di interpretare anche la più sgangherata lottatrice. Finché non esplode su schermo quel tornado inarrestabile che mi ha conquistato il cuore: la texana Michelle Rodriguez, di sangue dominicano.
Non pensate alla Rodriguez di tutti i film che avete visto con lei, nessuno dei quali è stato capace di valorizzarla – anche perché ormai è così magra che neanche si percepisce più su schermo – pensatela a 22 anni, con carne e muscoli distribuiti alla perfezione. Pensatela con gli occhi crudeli di una ragazza di periferia e con una sceneggiatura scritta alla perfezione.
Non stupisce che Girlfight faccia collezione di premi in tutti i festival, dal Sundance a Cannes, pur rimanendo praticamente ignoto in Italia.
Visto il successo dei vari festival, spunta in anteprima in alcuni cinema italiani (sottotitolato) il 17 novembre 2000, ma l’uscita ufficiale è il 9 marzo 2001, targata Keyfilms. Il 23 febbraio precedente il Ministro della Sanità Umberto Veronesi dà il benestare perché si disputino incontri femminili in Italia: ammazza che tempismo!
La DNC lo porta in DVD il 22 ottobre 2003 ma visto che poi arriva Eastwood… di questo film scompare ogni traccia.
Karyn Kusama potrebbe sembrarvi giapponese ma è di Brooklyn, un crogiuolo di razze dove tutto il mondo si fonde. Così scrive e dirige questo piccolo gioiello ambientandolo in uno dei tanti quartieri poveri di Brooklyn, una delle tante periferie che generano odio e violenza.
Ma odio e violenza hanno un solo nome: Diana Guzman (Michelle Rodriguez). Nata a bordi di periferia come Eros, una madre suicidatasi per le violenze subite dal marito, nessuna prospettiva per il futuro, nessuna speranza, nessun sentimento se non il disprezzo. Solo tanto odio pompato nei muscoli.
Una sera va a prendere in palestra il fratellino Tiny (Ray Santiago, il sosia latino di Ben Stiller!) e le viene un’idea: voglio fare la puggila!
Siamo nel 2000, ma dove si è mai sentito che una donna fa pugilato? In una scassata palestra di periferia piena di teppisti e poco di buono? Ma siamo matti? Siamo a New York, mica a Baghdad!
Non sarà facile per Diana farsi allenare dallo scorbutico Hector (Jaime Tirelli), visto poi i casini che porterà in palestra. Dove si cambia una ragazza in una palestraccia fatiscente? Vada per lo sgabuzzino…
Non conta la misura del cane in un combattimento, conta la misura del combattimento nel cane.
La palestra cade a pezzi ma è piena di massime ispiratrici scritte alle pareti, che scandiscono i capitoli del film.
Diana avrà tutti contro, perché finché si allena da sola non importa, ma quando comincia a lottare con i maschi… be’ la cosa cambia. Un pugile che si batte contro una donna non ha speranza: se vince è ridicolo, perché che ci vuole a vincere contro una donna? Se perde è finito, perché ha perso contro una donna.
Tutti gli equilibri si infrangono, o meglio… Diana infrange tutti gli equilibri a suon si pugni, e più aumenta la gente che non vuole che combatta e più lei picchia duro.
Quando non ti alleni qualcun altro si allena. Per darti un calcio in culo.
Hector scopre che esistono altre donne nella boxe e organizza incontri – così abbiamo un gustoso combattimento di Diana contro Alicia Ashley, vera campionessa giamaicana di boxe – ma l’occasione arriva quando, per mettere a tacere le accuse di sessismo, viene organizzato un torneo di boxe aperto a tutti, maschi e femmine.
Ma c’è solo una femmina, Diana, e il problema è che alla fine dovrà affrontare Adrian (Santiago Douglas), il ragazzo di cui è innamorata. Chiunque vinca… l’altro perderà due volte.
L’amore uccide, sul ring
Una sceneggiatura impeccabile, niente di straordinariamente innovativo ma i personaggi sono disegnati alla perfezione e ci si innamora di loro sin da subito. C’è ovviamente la storia d’amore ma non è niente di esagerato né di zuccheroso: è amore di periferia, sporco e rozzo.
Il classico training montage è ruvido e volutamente scadente: mica siamo in Rocky, non c’è alcuna ascensione, nessuno “vola adesso” (gonna fly now), non c’è speranza di alcun futuro né altro: è pura lotta per non impazzire. E poi Michelle sudata e in tuta è ancora oggi più dannatamente sexy delle segaligne modelle asessuate dei film blasonati!
La boxe è cervello sopra i muscoli. (brain over brawn)
Un film unico ed eccezionale, piccolo ma fatto con il cuore e tanta grinta, con una protagonista indimenticabile che purtroppo non ha mai più avuto un ruolo così importante.
Non è Million Dollar Baby, è un prodotto povero che forse arriva ad un One Dollar, ma è potente in ogni sua scena, perfetto in ogni inquadratura e ti esalta ad ogni visione.
E Michelle fa sempre sangue…
L.
– Ultimi post simili:
- Knockout (2011) Nato per combattere
- Toro scatenato (1980) Impariamo il broccolino
- Champion (1949) Il grande campione
- Girlfight (2000) One dollar baby
- Southpaw (2015) Il pugile che fa piangere
- Fighting Tommy Riley (2004) The Fight
- Bomber (1982) Chiamatemi Rocky 6
- Tyson (1995) La biografia disimpegnata
- Penitentiary III (1987) Guantoni insanguinati
- Incontriamoci a Las Vegas (1999)
Sembra un film interessante, peccato sia praticamente irreperibile altrimenti ci avrei fatto più di un pensiero…sul film e…su Michelle!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Tranquillo, ne ho fatti parecchi io di pensieri. Su Michelle 😀
Purtroppo è davvero un film scomparso, io ho avuto la fortuna di prenderlo in DVD all’epoca dell’uscita e per fortuna mi si vede ancora, a circa 13 anni di distanza!
"Mi piace""Mi piace"
E comunque al di là delle ovvie pulsioni che Michelle suscita va detto che, pur avendola vista nei film post, me la immagino decisamente in parte in questo ruolo (come confermano anche le parole di Cassidy)
"Mi piace"Piace a 1 persona
Guarda, è davvero un’altra persona. Sia fisicamente – qui sì che fa girar la testa, non dopo che è diventata una lisca di pesce! – che come recitazione. Le hanno dato sempre ruoli marginali e quasi da macchietta, dove non risalta mai ed è un peccato: Michelle è nata per stare al centro. Che sia un ring o qualsiasi altra cosa 😉
"Mi piace""Mi piace"
Ci speravo di veder spuntare questo titolo nella tua rubrica del Sabato, un film bellissimo con una Michelle purtroppo irripetibile, concordo con te, nessuno ha più saputo valorizzarla in questo modo, davvero un gran film. Cheers!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Dall’epoca ogni volta che Michelle appare in un film ci spero, che sia titanica come qui, invece niente. Delusioni su delusioni…
"Mi piace""Mi piace"
Eastwood, senza volerlo, si è reso responsabile di un “delitto”: eclissare (nella memoria collettiva degli spettatori) un grande film con un altro grande film. Con la conseguenza che quasi nessuno, oggi, ricorda -o nemmeno immagina- quale sia il debito di Hilary Swank nei confronti di questa grintosissima MIchelle Rodriguez… ed è proprio un peccato, francamente 😦
"Mi piace"Piace a 1 persona
Anche perché questo parla di boxe, quello di Eastwood onestamente parla di tutt’altro. Se la Swank avesse interpretato qualsiasi altro personaggio non sarebbe cambiato molto, visto il taglio del film…
"Mi piace""Mi piace"
… che non è propriamente un film sulla boxe ma se ne serve come mezzo (lo fa anche bene, d’accordo, ma è pur sempre il mezzo e non il fine) per portare avanti la propria storia, vero. Del resto, sarebbe ingiusto anche pensare che Girlfight possa essere caduto nel dimenticatoio perché troppo specialistico, destinato in larga parte solo agli appassionati della disciplina: se così fosse stato, per portare a casa la pagnotta poteva bastare anche la presenza di un’ottima atleta di grande presenza scenica sì, ma senza chissà quali doti recitative. Il che è quanto di più lontano ci possa essere dal lavoro fatto da Michelle nel film: lotta (BENE) e recita (BENE) in un amalgama perfetto, ed è per questo che riesce a “prenderti” a prescindere dal fatto che tu sia o meno un grande conoscitore della nobile arte 😉
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sì, malgrado sia esordiente e ruvida, riesce a metterci passione e convince pur non essendo una boxeur (o forse proprio per questo, visto che deve imparare ad esserlo). E’ ovviamente una lotta metaforica che si sposa con quella tecnica, cavalcando anche il clamore dell’epoca sulle prime donne professioniste. Un film ispirato e azzeccato, anche se piccolo e quindi tendente all’oblio.
"Mi piace""Mi piace"
Pingback: Cat Run (2011) Gatta presciolosa fa filmacci in Montenegro | Il Zinefilo
Pingback: The Breed (2006) La razza del male | Il Zinefilo
Pingback: First Match (2018) Educazione al pink fight | Il Zinefilo
Pingback: Guida TV in chiaro 15-18 agosto 2019 | Il Zinefilo
Pingback: Colpo su colpo (2019) | nonquelmarlowe
Pingback: Il meglio dei libri letti nel 2019 | nonquelmarlowe