Quando dico Robert Wise il primo pensiero va a due titani del musical come West Side Story (1961) e Tutti insieme appassionatamente (1965), ma magari siete appassionati di fantascienza e vi vengono invece in mente Andromeda (1971) e Star Trek (1979). Il fatto è che Wise è uno di quei registi che hanno saputo creare prodotti di ogni genere con una professionalità troppo spesso dimenticata: non fa parlare di sé, non tarantineggia in giro e probabilmente non lo insegnano nelle scuole di cinema, ma basta sfogliarsi la sua filmografia per capire che razza di cavallo di razza sia stato.
Ciò che risulta più che evidente è che non conoscesse limiti di genere, ed è dimostrato dal fatto che nel 1989 è tornato sulla sedia da regista, dopo dieci anni di assenza, per dirigere Combat Dance: poteva chiudere la carriera con il primo film di Star Trek… invece ha diretto un piccolo diamante grezzo, un filmaccio ballerino pseudo-marziale che però ha sdoganato la capoeira in Occidente… (Prima o poi ve ne parlerò a fondo.)
Tra un musical e l’altro, Wise ha diretto anche un ghost movie forse non memorabile ma di pregiatissima fattura: The Haunting. Ho però usato a sproposito il termine ghost, perché in realtà fino alla fine non saprete mai se i fantasmi ci sono veramente!
Invece è fantasma la casa produttrice Argyle Enterprises, che nasce per questo film e muore con Tutti insieme appassionatamente: facile sia stata una fugace prova produttrice del regista: comunque il film, distribuito dalla più corposa MGM, esce nei cinema in patria il 18 settembre 1963.
Arriva in Italia il 13 novembre 1963 con il titolo Gli invasati (non si sa perché) e una frase di lancio uno zinzinino esagerata: «Suspense e terrore in un allucinante vicenda nei misteriosi labirinti del soprannaturale.»
Non si conoscono edizioni in VHS, il film in pratica scompare per venticinque anni, riappare poi su Raidue in prima serata il 3 marzo 1987 e, dopo qualche passaggio televisivo negli anni Novanta, scompare di nuovo. La Warner Home Video lo porta fugacemente in DVD dal 2003, mentre finalmente la Golem Video lo riscopre il 30 settembre 2015.
Nelson Gidding, sceneggiatore di fiducia di Wise, adatta abbastanza fedelmente per lo schermo il romanzo di Shirley Jackson dal titolo a 3H: The Hauting of Hill House. (Per la distribuzione italiana del romanzo e per una mia personale recensione vi invito a questo post del mio blog NonQuelMarlowe.)
Così abbiamo il dottor John Markway (Richard Johnson) – Montague nel romanzo – che invita due donne con vaghi poteri medianici – Eleanor (Julie Harris) e Theodora detta Theo (Claire Bloom) – a passare alcuni giorni nella grande villa chiamata Hill House, nota per essere una casa infestata.
L’accordo con l’anziana proprietaria prevede anche la presenza di suo nipote Luke (Russ Tamblyn), perdigiorno e mariuolo nel romanzo mentre nel film è quasi un buon partito.
Da notare che questa “formazione” verrà ripresa quasi identica da Richard Matheson per la sua reinterpretazione della storia, del cui film parlerò in seguito.
La trama è finita e purtroppo pure il film…
Le lunghe sequenze che indugiano sulle splendide e paurose scenografie da haunted house dovrebbero metterci inquietudine e capire il costante declino psichico di Eleanor – la vera ed unica protagonista della vicenda – e dovremmo rimanere sempre in bilico: sono fantasmi “veri” o semplici concretizzazioni dei fantasmi interiori della donna?
Uso il condizionale perché il risultato è solo un lungo sbadiglio: una regia perfetta non basta a tenere in piedi un sipario sgonfio…
Ci saranno sì e no tre dialoghi utili alla storia, per il resto è un insieme di chiacchiere noiose che dovrebbero sviare l’attenzione da un colpo di scena in realtà banalissimo e scontatissimo: dispiace notare che è così anche il romanzo, quindi lo sceneggiatore è incolpevole. Certo, quache ideuzza magari poteva buttarla nel mucchio, invece ha preferito fare il minimo sindacale: gli hanno dato un romanzo noioso e ne ha fatto una sceneggiatura noiosa.
Forse invece è una reazione al fatto che la sua prima stesura fosse molto diversa. Vuole infatti la leggenda che Wise, mentre ancora stava completando West Side Story, abbia letto sul “Time” la recensione del romanzo della Jackson e ne abbia subito acquisito i diritti, affidando a Gidding la sceneggiatura. Quest’ultimo scrive una prima bozza molto intrigante: Hill House è in realtà un ospedale psichiatrico ed Eleanor crede di essere ospite del dottore quando invece ne è una paziente, e la pratica dell’elettro-shock crea nella sua mente i fantasmi. Non so voi, ma io trovo più stuzzicante questa versione.
Contattata appositamente, la Jackson pare non abbia gradito la reinterpretazione ed abbia affermato che lei ha scritto una semplice storia di fantasmi, nient’altro. Visto che a voler essere buoni possiamo definire il suo romanzo un “thriller psicologico” con mille virgolette, forse la prima idea di Gidding meritava maggiore attenzione.
Wise è bravissimo e spesso le inquadrature della casa sono anche migliori di quelle dei personaggi: le ombre e le strutture di Hill House – una vera villa all’Ettington Park Hall Hotel di Stratford Upon Avon: il paese natale di Shakespeare! – sono i veri protagonisti di un film verboso ma vuoto. Che sia il film stesso un fantasma?
È ovviamente solo la mia personalissima opinione, che vale meno dei caratteri usati per scriverla: magari sono stato poco ricettivo o semplicemente ho visto il film con troppi anni di ritardo. Sicuramente nel 1963 faceva ancora il suo effetto… ma neanche tanto.
Trovo comunque esagerate le ovazioni sperticate che si leggono in giro, e scopro che il film è considerato fra i migliori horror della storia: ok, ora si esagera, tornate tutti coi piedi per terra e calmatevi. Potrà anche piacere, ma Gli invasati rimane un piccolo film dimenticabile: diretto da applauso e con una fotografia che fa scuola, ma dalla trama onestamente fiacca.
Per fortuna a rivalutarne la qualità ci pensa un remake devastantemente brutto, di cui mi tocca parlare la settimana prossima…
L.
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Quando leggo Robert Wise penso a “Ultimatum alla terra” e automaticamente sbavo come i cani di Pavlov 😉
Questo sono sicuro di averlo visto, ma talmente tanto di quel tempo fa che non ricordo quasi nulla, dovrei proprio rivederlo, intanto mi sono fatto una mezza idea su quale sia il libro di Richard Matheson a cui fai riferimento, e già mi frego le mani… Mi frego le mani e sbavo. Eh ma che schifo! Mi sto trasformando nella “Brundle-Mosca” 😉 Cheers
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La regia di Wise è l’unico motivo per vedere un film noiosetto e un po’ banale, tratto da Shirley Jackson: Matheson ha provato a rifare la storia ma non è che gli sia molto riuscita, come vedremo più avanti…
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Immagino che si tratti di Hell House, dal quale è stato tratto quel “The Legend of Hell House” promettente, sì, all’inizio, ma che poi si sgonfia -un po’ troppo, direi- strada facendo… al confronto trovo che, ancora oggi, Gli invasati vinca ai punti. E di parecchio. Sul remake di de Bont, beh… %*} ###***** (autocensura)
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La reinterpretazione di Matheson sembrava sfruttare meglio i punti forti della storia della Jackson, comunque ben delineati nel film di Wise, ma poi anche lui si perde per strada. E non me lo aspettavo, visto l’immenso calibro di Matheson… Temo che Hill/Hell House abbia mietuto due vittime, cioè i bravi autori che ne hanno scritto in modo noiosetto…
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Mi accodo all’opinione che il film appare noioso, però secondo me se si vuole qualcosa di più movimentato opto per la versione de Bont, il ritratto del padrone di casa è abbastanza inquietante.
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La settimana prossima arriverà anche quella ^_^
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