Quando nel 1981 Menahem Golan cacciò Boaz Davidson dal set del film L’invincibile ninja, perché voleva dirigerlo lui, ha creato un mostro: Boaz nei decenni successivi ha fatto di tutto per rifarsi di quello sgarro, tanto che trent’anni dopo scriverà Ninja (2009) con Scott Adkins, una palese scopiazzata di quel film del 1981. A voi stabilire se sia riuscito a vendicarsi…
Comunque nei primissimi anni Novanta tutti i registi di serie Z sono impegnati a girare filmacci con cyborg, e Boaz si è fatto un punto d’onore di non essere mai più inferiore a nessuno: se c’è da girare male un filmaccio, lui lo farà meglio di tutti!
Così per la Global Pictures – casa che in quegli anni ha girato ottimi filmacci per farli distribuire alla storica Cannon e poi alla Warner Home Video – il nostro Boaz spende solo 400 mila dollari per girare nell’estate del 1992 American Cyborg: Steel Warrior.
Dopo aver girato il mondo, il film esce in patria solo il 7 gennaio 1994. Pare che sia arrivato prima nel nostro Paese, dove esiste una VHS Cannon (Warner) che alcuni datano al 1992 e altri al 1993, con il titolo Il guerriero d’acciaio. Non ho trovato altre prove di distribuzione italiana.
Vista la trama, questo film rientra di diritto nel Ciclo Terminator del Zinefilo.
Siamo nell’America del solito dopo-olocausto nucleare, dove il blu è il colore dominante e dove le città scopiazzano come sempre Blade Runner.
La razza umana è rimasta sterile a causa delle radiazioni e non s’è ben capito come fanno a non estinguersi: fatto sta che rimane un’unica donna fertile al mondo, e guarda caso si chiama Mary (Nicole Hansen). Capito? Maria… come la Madre per eccellenza…
Se non bastasse questo a far capire che la trama è rozzissima, a Mary affidano la missione di portare in salvo il primo feto nato dopo l’olocausto: cioè un barattolo con un pupazzo dentro che la donna si mette nello zaino. Possibile non ci fosse un sistema un po’ più “di classe” di presentare la scena?
Immancabile arriva il Terminator che deve impedire alla donna di portare in salvo il feto, un cyborg mai nominato che ha il volto giustamente inespressivo di John Ryan, attore d’azione e coreografo minore dell’epoca.
Vestito interamente di pelle, perché gli androidi devono sempre essere fighi, con tanto di spalline anni Novanta, la macchina procede muta e inesorabile all’inseguimento di Mary.
Per fortuna la donna troverà subito un valido aiuto: l’aitante eroe Austin (Joe Lara). Questi l’aiuterà ad affrontare le brutture del cinema apocalittico anni Novanta…
A Tel Aviv (Israele), patria di tutti gli uomini della Cannon, viene ricostruito un set praticamente identico al Cyborg (1989) con Van Damme, anche se in versione notturna. A parte la figura del Terminator, in realtà questa pellicola si presenta come copia fedele del film di Albert Pyun, con tanto di crocifissione!
Un filmaccio che cerca di scopiazzare un altro filmaccio è uno spettacolo ben misero, e qui poi siamo nel dilettantismo più profondo. Boaz dà il peggio di sé con scene buffonesche e personaggi ridicoli.
Gli scontri di Austin con il Terminator avvengono ogni cinque minuti e finiscono con l’androide che casca da qualche parte senza farsi niente. Poi nel combattimento successivo ancora che Austin lo prende a pugni o lo colpisce con una tavola di legno: ma è stupido o cosa? Lo ha capito che è un robot? Cosa pensa di fargli con un tubetto di ferro?
Alla fine l’androide muore per stanchezza: non ce la fa più a partecipare a ’sto filmaccio. Così basta uno schiaffo e muore. E Mary può attaccare il feto al computer di una nave senza che si capisce che accidenti questo voglia dire.
C’è da capirlo, Golan, se ha cacciato il povero Boaz dal set: secondo me aveva capito che è un regista da tenere per i filmacci vergognosi che nessuno al mondo vorrebbe girare, di quelli che rischiano di rovinare la fama anche di una casa specializzata in prodotti di bassa qualità!
È un film imbarazzante ma in fondo figlio dell’epoca, di quei primi anni Novanta sciabordanti cyborg e robot in ogni dove: un po’ di spazio per questo Terminator cialtrone lo si può anche trovare.
L.
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Hai ragione, negli anni ’90 questi tipo di cyborg venivano via per un soldo alla dozzina, per un genio (Cameron) ci sono centinaia che guardano, non capiscono, e provano a rifare. Certo se poi pure Golan ti caccia via, due domande fattele no? 😉 Cheers
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E questo film dimostra che Golan aveva ragione da vendere, a mandare via il povero Boaz, più destinato a filmacci di cassetta…
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Giovedì zinefilo raddoppia? Buono, soprattutto quando si tratta del buon Boaz entrato nel mio cuore con l’oscuro slasher Hospital massacre (in cui tra l’altro ci sono sequenze da ZINNEfilo)!
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ahahah quanto materiale spettacolare da elaborare 😛
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Spalline, giacchetta e il mitra che agguanta ne fanno l’androide degli anni novanta 😛
Perché Mary attacca il feto al computer di una nave? Beh, può darsi che in quel futuro post-atomico si tramandassero memorie frammentarie e incomplete riguardo alla tecnologia delle epoche precedenti: a Mary doveva essere stato detto che l’informatica era indispensabile alla crescita e allo sviluppo di un infante fin dalla più tenera età e che questo, come nei tempi antichi, una volta attaccato al computer avrebbe cominciato a navigare 😉
P.S. La cosa più spettacolare ed emozionante di questo Cialtronator? Proprio l’allontanamento di Davidson dal set, mi sa…
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Ma quante ne uscivano di ste robe all’ epoca!?! °_O Mamma mia! 400.000 dollari!?! Sic! XD
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John P.Ryan, già presente anche in produzioni Cannon tra le migliori un quinquennio prima, in ruoli memorabili come il direttore sadico del carcere in Alaska di “Runaway Train”(A 30 Secondi dalla fine) o “Avenging Force”, uno tra i migliori attori caratteristi americani di cinema e tv tra anni ’70 e ’80, un “attore minore d’azione”?
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Ovviamente non mi riferivo all’attore che citi, caposaldo di ogni film action dell’epoca, ma se noti hai usato una P. che non è presente nel mio pezzo, in cui parlo di John Ryan (così come il suo nome viene presentato nel film), per la precisione John Saint Ryan, un volto che si può ritrovare in alcune produzioni dell’epoca (soprattutto israeliane) ma davvero un attore minore. 😉
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Ho appena finito di vederlo. Effettivamente è un po’ ripetitivo nel mostrare almeno 10 combattimenti tutti uguali tra il protagonista e il cattivo, e se vogliamo la sceneggiatura ha anche un grandissimo punto interrogativo: come fa l’amica del protagonista a rispuntare dal nulla verso la fine? Lui l’aveva salutata un’ora prima da tutt’altra parte, quindi o lei ha incrociato nuovamente la sua strada per pura casualità, oppure lei ha seguito lui e la bellona del film per tutto il tempo: nel primo caso la storia diventa troppo inverosimile anche per un film di fantascienza, nel secondo caso non si capisce perché non sia mai intervenuta per dare manforte al protagonista quando lottava con il cattivo.
Detto questo, a me questo film è piaciuto un casino, perché lo ritengo una sorta di compendio di tutta la fantascienza anni 90: c’è la location post – apocalittica, c’è la società distopica, ci sono i cyborg, ci sono i mostri radioattivi… insomma, è come se lo sceneggiatore mi conoscesse di persona, e avesse voluto omaggiarmi servendomi su un piatto d’argento tutto ciò che amo della fantascienza.
In più, anche visivamente Il guerriero d’acciaio è una gioia per gli occhi: la donna del protagonista è di una bellezza abbagliante, il trucco dei mostri radioattivi è fatto benissimo, le scene d’azione (per quanto ripetitive) sono girate e interpretate alla perfezione… insomma, c’è una cura per i dettagli tecnici davvero insolita per un film di serie B. Dato che anche la sceneggiatura (pur avendo il buco che ti dicevo prima) non fa affatto schifo, ho voluto premiare Il guerriero d’acciaio con un bell’8 sulla mia pagina imdb.
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Al netto degli ovvi difetti, è un film che trasuda quel genere “Kung Fu-ture” che era assoluto protagonista dei primi Novanta. Un intrattenimento onesto e senza fingersi “filmone”, con caratteristi di provata efficacia.
Pian piano vorrei ricreare quell’universo di “cyborg di menare” con i vari titoli che mi sono sfuggiti all’epoca 😉
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Non sapevo che tu avessi in programma una serie di post su quel filone: quando li pubblicherai, li leggerò tutti con sommo piacere! 🙂 Grazie per la risposta! 🙂
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Se ti può interessare, ecco l’articolo americano che ho tradotto in cui è coniata appunto l’espressione “Kung Fu-ture” e parla della fantascienza marziale dei primi Novanta.
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Lo leggerò con molta attenzione, sperando di trovare altri titoli all’altezza de Il guerriero d’acciaio! 🙂
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