Ripesco dai miei archivi uno speciale che curai per ThrillerMagazine (nella mia rubrica “CineFurious”) nel 2011, e che ripresento a puntate cercando di aggiornarlo.
La prima versione di questo pezzo è apparsa il 19 marzo 2011.
Martial Girls 6.
Pink Fight (1)
Prima o poi riuscirò a scrivere un saggio sul “Pit Fight“, vasto sottogenere marziale in cui il protagonista si ritrova per vari motivi a combattere illegalmente nei peggiori posti della città, rischiando spesso la vita: intanto ve ne parlo all’interno dello speciale sulle Martial Girls, battezzando l’espressione “Pink Fight”, cioè la versione femminile di quanto descritto sopra.
Nel 1989 il regista David Worth azzecca l’imminente nuova esplosione marziale – che avverrà con la distribuzione internazionale di Senza esclusione di colpi!, girato l’anno precedente – dirigendo Kickboxer. Il nuovo guerriero. Come molte pellicole con protagonista Van Damme, anche questa è destinata a creare da sola un format.
Il film piace così tanto in Asia che la casa indonesiana Rapi Films ingaggia Worth per… be’, in pratica per girare il remake del proprio film. Per fortuna Worth ha parecchie idee in testa e così si diverte a rielaborare il tema di Kickboxer con vari altri spunti per sfruttare le capacità della protagonista che ha sottomano: l’eroina marziale d’Asia nota come Cynthia Rothrock.
Il film è noto a livello internazionale come Lady Dragon e sebbene sia un piccolo prodotto è destinato a luminoso successo, fornendo un gran bel lancio all’attrice ancora poco nota in Occidente. (Malgrado sia stato mandato in onda spesso dalle TV italiane, il film è reperibile nel nostro Paese solo in un pessimo DVD Legocart…)
Invece di parlare di campioni “veri” come gli Sloane, cioè atleti impegnati in competizioni ufficiali, Worth rende la protagonista la prima attrice ad interpretare una pit fighter. La pellicola infatti si apre con Cynthia che partecipa ad un incontro clandestino organizzato da un bieco affarista: affronta un omaccione e con le tecniche di gamba che l’hanno resa celebre lo stende in un attimo.
La scena è breve e questo film poi prende tutt’altra strada, ma l’immagine di una donna che partecipa ad un combattimento clandestino, genere che all’epoca sta nascendo ma solo al maschile, segna un punto di inizio.
Va citato il fatto che la Rothrock torna ad aprire un film con una scena di combattimento clandestino nel 1994, ancora una volta intenta ad affrontare un avversario maschile: il film è Undefeatable. Furia invincibile (Cui hua kuang mo) del famigerato Godfrey Ho, terrificante produzione di Hong Kong ambientata negli States. È un film corale, con molti ottimi atleti marziali impegnati in combattimenti tuttavia non ben riusciti: la figura peggiore è riservata alla Rothrock dagli inguardabili capelli rossi, le cui tecniche migliori nella pellicola sono eseguite vistosamente da uno stunt double!
Visto che anche il pubblico statunitense pare ben disposto ad accettare donne in ruoli nati per gli uomini, ne approfitta l’emergente Mimi Lesseos, lottatrice di origini greche da parte di padre e messicane da parte di madre.
Ultima di cinque figli, studia danza per volere materno e judo per passione. Dopo una carriera nella lotta professionistica, con l’inizio degli anni Novanta “Magnificent Mimi” (questo il suo nome di battaglia) si dà al cinema: quando non cura i film prodotti dalla propria casa cinematografica, la Lesseos fa la stuntwoman in film di successo e allena grandi star.
Non sono riuscito a stabilire l’esatto ordine cronologico, ma nel 1992 oltre a Lady Dragon esce un altro film che affronta il tema del pink fight: Pushed to the Limit di Michael Mileham.
Con questo film la Lesseos si getta nella mischia prendendo subito il controllo: il film infatti è prodotto, scritto e interpretato da lei, anche se però la donna non ha la lunga gavetta cinematografica della Rothrock, e si vede. È un’attrice totalmente improbabile e le scene di combattimento che porta sullo schermo sono approssimative e prive di spessore.
Visto che il film viene considerato biografico, la wrestler Mimi interpreta… una wrestler di nome Mimi! («È basato sulla mia vera storia – racconta la donna, – e di come sono entrata nel wrestling e nel full contact. Naturalmente ho dovuto romanzarla un po’») Suo fratello viene ucciso dal solito boss locale, il quale gestisce anche il Kumite: un torneo di combattimenti clandestini all’ultimo sangue. Mimi, per vendetta, entra nel circuito di lotta femminile e, dopo aver affrontato la terribile Inga, potrà affrontare il suo nemico e vendicarsi.
Pushed to the Limit (uscito in DVD nel 2006 ma tuttora inedito in Italia, come ogni altro titolo della Lesseos) è un film pessimo, mal girato e mal interpretato, eppure il suo stile si sposa perfettamente con i dettami della nuova ondata marziale che arriva dagli Stati Uniti, sia dal punto di vista visivo che della storia.
La caratteristica di questa pellicola e di altre dello stesso periodo è la grande passione che sta alla loro base: non sono film fatti solo per guadagnare soldi (ed in effetti dubito che ne abbiano guadagnati molti!), sono atti d’amore verso un mondo marziale da parte di chi l’ha vissuto e vuole raccontarlo, anche se i mezzi che ha per farlo sono insufficienti.
L’autorevole “Black Belt Magazine” (settembre 2002) racconta che la Lesseos ha venduto la propria casa per finanziare il film, e quando anche questo non è bastato, è volata in Giappone per partecipare al Frontier Martial Arts Wrestling, vincendolo e portando a casa il denaro sufficiente a finire la pellicola. Se non è passione marziale questa…
Rimaniamo inchiodati al 1992, quando si affaccia alla scena marziale un’ennesima “donna tosta”, molto marginale ma che merita lo stesso una menzione: Catya “Cat” Sassoon, vera ribelle nella sua breve e travagliata vita.
Nata da uno stilista e un’attrice di Bevery Hills, abbandona prestissimo la scuola per fare la modella: a soli 15 anni sposa il figlio di un produttore cinematografico italo-americano, e anche se il matrimonio finisce presto, questo le apre le porte del cinema.
Dopo qualche piccolo ruolo secondario, nel 1992 la troviamo come nemica di Don “The Dragon” Wilson nel film Bloodfist IV: Die Trying (uscito in TV come Rischio di morte e in DVD come Rivincita pericolosa) di Paul Ziller: è un ruolo pessimo e la Sassoon dimostra una totale inettitudine alla recitazione, ma questo non le impedisce di ritrovarsi protagonista l’anno successivo.
Nel 1993 il genere “Pink Fight” guadagna forse il suo titolo peggiore: Vendetta marziale (Angelfist) di Cirio H. Santiago. Così come nel film precedente Mimi interpretava Mimi, in questo film Cat interpreta… Kat; nel precedente film a morire è il fratello della protagonista, qui è la sorella; saputo quindi che la sorella – agente dell’FBI – è stata uccisa da un gruppo di terroristi, Kat seguirà i malviventi fino nelle Filippine dove entrerà nel violento mondo degli incontri clandestini per cercare la propria vendetta.
Niente di ciò che avete visto nella vostra vita potrebbe prepararvi all’ignominia raggiunta da questa pellicola, un vero abisso di mediocrità che raggiunge il proprio apice quando la protagonista affronta un gruppo di scagnozzi combattendo in topless…
L’attrice non ha modo di cimentarsi ancora nei panni da protagonista: dopo una fugace apparizione in un altro film di Wilson, Cat Sassoon muore a trentatré anni per arresto cardiaco, probabilmente dovuto all’abuso di droga durante la sua vita.
La morte della Sassoon pare chiudere il discorso sul “Pink Fight” statunitense: bisognerà attendere quasi vent’anni perché negli USA una “donna tosta” torni ad entrare nel circuito dei combattimenti clandestini, ma questa… è un’altra storia.
(continua)
L.
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Alcuni di questi film non li avevo nemmeno mai sentito nominare, malgrado tutto mi sono goduto questo ottimo pezzo, l’idea di un saggio sul Pit Fight è bellissima e anche l’espressione “Pink Fight” 😉 Cheers
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Sapevo che avresti gradito 😉
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Gran bell’articolo! Io sono attratto come sempre dalla Rothrock e mi si sono rizzati i capelli alla citazione di Undefeatable, non è forse quel film con una scena finale di combattimento talmente ridicola da essere finita su youtube come la peggiore mai girata???
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Non mi stupirebbe! A parte un paio di belle tecniche – sferrate vistosamente da uno stunt double – il film è davvero spazzatura allo stato liquido: non dimentichiamo che è girato da Godfrey Ho, il re del ninja trash!
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Terrificante! Una compilation di grida senza motivo e dabbenaggine a volontà 😀
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Probabilmente il soppranome Magnificent,Mimi lo prende dal wrestler Magnificent Don Muraco infatti lei ha lottato nella A.W.A di Verne Gagne dove lottava agli inizi deli’80 Hulk Hogan,infatti nella foto fa un Superkick,comunque dovresti vedere combattere la figlia di Ric Flair(uguale al padre,sembra un travione) ha una forza e agilità sorprendenti,ma in America ci si può sposare ha 15 anni?
Sai il film di Dudikoff che avevo messo in un commento,l’hanno fatto stamattina su Iris:)
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Maledetta IRIS, programma sempre a tradimento….
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Speriamo che i curatori dei palinsesti si siano messi a seguire lo zinefilo per trarre ispirazione 🙂
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Lo speriamo tutti ^_^
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La Rothrock ha avuto i suoi gran bei momenti, prima di iniziare la discesa… Cat Sassoon, invece, non ha nemmeno fatto in tempo ad iniziare davvero la salita 😦
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Non credo che la Rothrock abbia avuto una “discesa”: semplicemente ha capito che i film marziali non li voleva più nessuno e ha smesso di farne. Oppure hanno smesso di proporglieli. Piuttosto che fare la fine di relitti umani come Seagal o Van Damme, ha fatto la scelta migliore!
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Un’altra possibilità è che avessero cominciato ad offrirglieli al “minimo sindacale”, e cioè con la richiesta di mettere in scena dei personaggi costantemente al di sotto delle sue abilità (giusto magari qualche performance isolata, per ricordare al pubblico che in fondo si trattava sempre della Cynthia degli anni d’oro) e lei, saggiamente, si fosse rifiutata di accettare…
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Gli ultimi film che ha interpretato nei Novanta sono terribili, non è mai stata un’attrice e ad Hong Kong nessuno le chiedeva di recitare. Ad un certo punto ha dovuto ridurre al minimo le arti marziali e fare l’attrice… Be’, è stata una scelta di dignità quella di farsi da parte…
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Scelta dignitosa sì, quando ti accorgi che a nessuno importa più di quello che sai fare bene… e, a proposito dei Novanta, mi hai fatto ricordare una sua “fiammeggiante” particina accanto a Hercules/Kevin Sorbo (nello stesso episodio doveva esserci anche Karen Sheperd, nel ruolo dell’altra sicaria inviata dalla perfida Giunone)…
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Episodio storico, dove le due martial girls tornano a scontrarsi di nuovo, dopo essersi misurate in “Righting Wrongs” (1986), il seguito di “Yes, Madam”. In quel film di Hong Kong Cynthia era sempre la poliziotta e Karen la spietata assassina che doveva farla fuori. Dopo esattamente dieci anni, nel ’96, le due attrici si ritrovano sul set di Hercules… e di nuovo giù botte! ^_^
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Eh sì, Raimi e Tapert (che “Righting Wrongs” dovevano conoscerlo piuttosto bene, mi sa) non le avevano certo scelte a caso! 😉
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I grandi film asiatici sono molto ben noti ai registi americani: chiedilo a Tarantino 😛
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Ah, Tarantino tutti quei film li conosce molto di più dei suoi stessi adoranti fan 😛
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Hai detto benissimo! 😛
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Grandissimo articolo, i tuoi viaggi nel cinema marziale sono sempre interessantissimi, una vera fucina di aneddoti e di scult dimenticati 😀
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Ehi grazie ^_^ a parte l’onesta “Lady Dragon”, qui sono davvero citati dei filmacci inguardabili, che considero mia missione riportare all’attenzione di tutti 😉
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