Most Dangerous Game (1932) La pericolosa partita

most-dangerous-gameCi sono uomini che fanno la storia e che poi la storia dimentica.
Ci sono uomini che fanno la storia del cinema e poi il cinema dimentica.
Per fortuna c’è il Zinefilo a spolverare le cantine per ricordare i veri miti della cultura pop occidentale: il problema è che poi anche il Zinefilo verrà dimenticato…
Nel frattempo, è il momento di ricordare uno tra i più grandi creatori di sogni di celluloide: Merian C. Cooper.

Il giovane Merian C. Cooper

Il giovane Merian C. Cooper

La storia di come ha creato King Kong ve l’ho già raccontata, ma c’è un film che è stato citato di sfuggita in quella storia e di cui va sottolineata l’importanza.
Nel 1932 Cooper ha in mano il contratto RKO per il filmone con lo scimmione, ma la lavorazione è lunga e soprattutto molte scene le gira comodamente in studio Willis O’Brien, il re degli effetti speciali: cosa si fa durante i lunghi tempi morti della lavorazione? Si perde tempo? Cooper non ha mai perso tempo in vita sua…
Così per la casa si assicura i diritti di un racconto che è facile capire che ami particolarmente, visto che Merian è anche un cacciatore: The Most Dangerous Game di Richard Connell, pubblicato su “Collier’s” il 19 gennaio 1924 e vincitore del premio O’Henry. In Italia il racconto arriva nel 1933 in appendice a “I Libri Gialli” Mondadori n. 64, con il titolo La partita più pericolosa ma senza indicazione di traduttore. Verrà più e più volte ristampato con titoli sempre diversi, a seconda dei traduttori e delle case editrici che l’hanno rimbalzato da una pubblicazione all’altra.
pericolosapartita_bMerian così prende l’intero cast già assunto per King Kong e nei tempi morti… gli fa girare un film tratto da quel racconto!

Al suo sceneggiatore James Ashmore Creelman fa scrivere un soggetto semplicissimo e lineare al massimo, una roba pulita che non dia particolari problemi: dev’essere un film che si gira con una mano sola, perché non tolga energia allo scimmione. Il budget è tipo dieci volte inferiore, quindi non stiamo a perdere troppo tempo.
Alla regia mette l’amico-nemico Ernest B. Schoedsack, con cui litiga e si azzuffa sul set per poi andare a dire nelle interviste che neanche l’ha mai incontrato durante la lavorazione. Merian è fatto così…
Il cast in pratica è preso di netto da King Kong, ma non si pensi che questo “dopo-lavoro” sia una roba buttata via distrattamente: rimane uno dei più grandi film della storia, che ha creato da solo un sotto-genere cinematografico attivo ancora oggi.
Sto parlando di The Most Dangerous Game: il primo degli “Hounds of Zaroff”, come vedremo…

Parecchie grazie e infiorettature per un titolo "maschio"...

Parecchie grazie e infiorettature per un titolo “maschio”…

Presentato a New York il 18 settembre 1932, il film arriva in Italia il 1° marzo 1934, dove viene proiettato al Cinema-Teatro Vittoria di Torino con il titolo La pericolosa partita.
«Il fascino del rischio e dell’ignoto sospinge i protagonisti di questo film, coinvolgendoli in una serie di originali spettacolose avventure, diaboliche trame, paurosi misteri di un fantastico rifugio sotterraneo, lotte ad oltranza… e, tra bagliori di tempesta, la rosea luce di un tenero idillio»: così lo presenta “La Stampa” di quel giorno.
Rimasto in cartellone fino al febbraio 1935, il film gira per festival, cineclub e piccoli cinema d’essai finché viene trasmesso da Raitre il 15 luglio 1994.
Inedito in VHS, il film è oggi disponibile in italiano solo grazie all’intervento della DNA che l’ha presentato in DVD dal 16 dicembre 2003.

Il conte Zaroff, tra i più grandi cattivi del cinema

Il conte Zaroff, tra i più grandi cattivi del cinema

La storia è semplice. Il famoso cacciatore Robert Rainsford (Joel McCrea) è l’unico sopravvissuto del naufragio di una nave nei pressi di un’isola misteriosa. Raggiunto il castello che svetta sulla scogliera, l’uomo scopre il proprietario dell’isola che lo accoglie con tutti gli onori: il conte Constantin Zaroff (un titanico Leslie Banks).
Sfuggito con le sue ricchezze alla Rivoluzione russa, il conte vive isolato con i suoi servitori e uomini di fiducia: il cosacco muto Ivan (Noble Johnson), il tartaro Ahmed (Steve Clemente) e un altro asiatico esperto di coltelli (Oscar “Dutch” Hendrian).
Zaroff è un grande ammiratore dei libri di caccia firmati da Rainsford, gli unici che sappiano descrivere la nobile arte e le forti emozioni che sa scatenare.

— La caccia è la mia unica passione.
— Che cosa si caccia qui?
— Quando lei lo saprà… lo troverà divertente, lo so.

Benvenuti nella tana del Cacciatore...

Benvenuti nella tana del Cacciatore…

Il conte invita il cacciatore ad una serata insieme ad altri naufraghi: la bella Eve Trowbridge (Fay Wray) e suo fratello ubriacone Martin (Robert Armstrong). Alla fine, scortati tutti nelle loro stanze, Zaroff rimane con Martin perché vuole mostrargli… i suoi trofei di caccia.
Eve è l’unica che ha capito tutto e mette in guardia Rainsford: chi viene chiamato in disparte dal conte non torna più indietro.

Teste sott'olio: una scena ardita per essere il 1932!

Teste sott’olio: una scena ardita per essere il 1932!

Il “mistero” dura poco: il conte Zaroff, stanco di cacciare gli animali, ormai prova soddisfazione solo nella caccia all’uomo. Ma Martin è stata una preda indegna ed è morto subito, e visto che Rainsford non si schiera dalla sua parte come sperava… sarà lui la preda della “caccia più pericolosa” (most dangerous game).

Il grande cacciatore

Il grande cacciatore

Rainsford ed Eve hanno 24 ore di tempo per rimanere vivi mentre il conte li caccia per tutta l’isola, e se ci riusciranno avranno salva la vita. Iniziano sequenze degne di Predator (1987), perché Rainsford non è una vittima inerte: comincia a disseminare l’isola di trappole per Zaroff, creando scene che più di cinquant’anni dopo John McTiernan ricreerà identiche per Schwarzenegger preda-cacciatore.
Avete presente quando Schwarzy costruisce una trappola in cui il Predator però non si fida ad entrare? La scena è praticamente una fotocopia…

Non entrate in quella trappola: due film, un'unica scena

Non entrate in quella trappola: due film, un’unica scena

Il tempo scorre veloce e il conte ha esaurito ogni risorsa: non gli rimane che la sua arma finale… i suoi cani da caccia. “The Hounds of Zaroff” è il titolo di lavorazione del film ma anche l’espressione che identifica tutti i cloni posteriori del film, che comunque non arrivano a venti come i cani del conte.

Due prede per nulla facili

Due prede per nulla facili

Zaroff sembra aver vinto, perché ha sparato a Rainsford mentre questi era aggredito da un cane, e proprio allo scoccare della 24ª ora: ha vinto in modo pulito e torna nel suo castello. Non sa che la pallottola ha preso il cane e non l’uomo.
Lo scontro finale al castello sarà sanguinario – e pieno di tecniche di wrestling, sport amato sia da Cooper che da Schoedsack – ma l’eroe e la donna riusciranno a fuggire da quell’isola maledetta.

Scontro finale con tanto di grappling a terra!

Scontro finale con tanto di grappling a terra!

Tutto è lineare e pulito, Schoedsack non si azzarda a riprese audaci né gli attori fanno più del minimo sindacale: sono tutti stanchi perché passano ogni secondo del loro tempo a girare due film in contemporanea. Quasi tutti i fondali de La pericolosa partita sono “scarti” di King Kong: addirittura i due fuggono nel bosco passando per il celebre albero gigantesco che Kong solleva per bloccare il passaggio ai marinai.

Il famoso albero di King Kong

Il famoso albero di King Kong

C’è solo un re in questo film: Leslie Banks. Il suo Zaroff è degno dei personaggi di Boris Karloff senza purtroppo aver goduto della stessa fama.
I suoi occhi sgranati di lucida follia, il suo tic di portarsi continuamente la mano alla ferita sulla testa – un incidente di caccia che però ne simboleggia l’amore folle per essa – il suo accento marcato tipico dell’epoca: tutto contribuisce a rendere Zaroff uno dei più grandi cattivi del cinema… sebbene in pratica non lo conosca nessuno.

«I hunt the most dangerous game» (Zaroff)

«I hunt the most dangerous game» (Zaroff)

La pericolosa partita è un film splendido e godibilissimo anche a quasi cent’anni dalla sua nascita: non si può dire lo stesso degli altri “Hounds of Zaroff”, quei cani da caccia che hanno voluto imitarlo nei decenni successivi, e che vi mostrerò un po’ alla volta…

L.

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28 risposte a Most Dangerous Game (1932) La pericolosa partita

  1. Cassidy ha detto:

    Adesso non riesco a commentare a dovere perché sono impegnato ad applaudire per lo splendido post e la rubrica che ne seguirà 😀 Il padre nobile di tanto cinema di genere, da “Hard Target” fino a “Predator” (grazie per la citazione!), in effetti ho sempre sentito parlare di questo film senza averlo mai visto, ora di rimediare!

    Ti leggerò (come sempre) con gran piacere, dimmi che nella rubrica c’è posto anche per “I cacciatori della notte” 😉 Cheers

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  2. Giuseppe ha detto:

    Merian C. Cooper: come saper dare vita ai tempi morti (alla Frankenstein, si potrebbe dire. Del resto, ci si trovava contemporaneamente negli anni dei grandi gorilla e dei cadaveri rianimati, no?) e tramandare, assieme a Ernest B. Schoedsack, l’eco leggendaria di questo classico fino a farne partecipe un certo Woo 😉
    P.S. Una mia modesta proposta per la Dark Horse: “Count Zaroff vs Predator” 😉

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