L’ho detto più volte e lo ripeto: se Paul W.S. Anderson non si fosse impuntato testardamente a scrivere le sceneggiature dei suoi film, oggi sarebbe tra i più grandi registi viventi. È un genio visivo come se ne vedono davvero pochi in giro, ma tutto il suo talento è rovinato da storie scritte malissimo.
E che questo non sia solo il mio giudizio lo dimostra il fatto che, sebbene tanti dicano di amarli, tutti i film di Paul Anderson sono emeriti flop al botteghino, e solo in rari casi riesce almeno a rientrare delle spese. Questo Death Race – prodotto da piccole case e solo distribuito dalla Universal Pictures – ha guadagnato dieci milioni in meno di quanto è costato, malgrado la notorietà del titolo, quindi è uno di quei sonori flop della carriera del povero Paul.
Però rimane un film mitico, diretto come Dio comanda e con personaggi che danno i brividi per quanto sono cazzuti: perfetti protagonisti del ciclo “Giochi di morte nel futuro“.
Ah, vi ricordo che alla Corsa della Morte si unisce anche “La Bara Volante“!
Presentato in patria il 22 agosto 2008, Death Race arriva nelle sale italiane il 28 novembre successivo (fonte: ComingSoon.it).
La Universal lo porta in DVD e Blu-ray (entrambi Extended Version) dall’8 aprile 2009.
Il film dal 6 aprile 2016 è raccolto in un Cofanetto DVD e un delizioso Cofanetto Blu-ray.
Nel 2012 l’economia degli Stati Uniti collassa e la disoccupazione raggiunge vette record: az’, e questa l’hanno presa in pieno!
Il crimine dilaga e il sistema penitenziario non ce la fa più: aziende private entrano in gioco e cominciano a gestire le carceri per interesse personale. Az’, e pure questa è andata.
Ah Paul, come sceneggiatore vali poco ma come profeta di sventure sei un drago…
Il carcere di Terminal Island – che non è un nome scelto a caso e prima o poi ve ne dovrò parlare – organizza una serie “combattimenti in gabbia” (cage fights) da trasmettere in streaming: i carcerati sono i nuovi gladiatori e Terminal Island è il loro nuovo Colosseo.
Gli spettatori però si abituano presto alla violenza, e chiedono intrattenimenti esagerati di tipo sempre nuovo: nasce così il Death Race.
— Questo sì che è spettacolo
(Now that’s entertainment!)
Togliamo subito Roger Corman di torno: questo film non c’entra davvero nulla con Death Race 2000 (1975) se non per la figura del super-pilota Frankenstein, che comunque è rielaborata quasi interamente.
Qui anzi il film inizia con il celebre pilota che rimane ucciso in un incidente – ma sarà vero? Lo scopriremo con i sequel-prequel! – e subito la bieca direttrice Hennessey (Joan Allen) “manda a chiamare” un nuovo pilota: cioè fa arrestare il professionista Jensen Ames (Jason Statham) con una falsa accusa così da averlo nel proprio carcere.
Costretto Jensen a guidare, può iniziare la “Corsa della morte”: reality show con piloti da videogioco che fanno cose da videogioco.
Eh sì, nel 2008 ormai tutto il mondo si è consumato le dita a sfondarsi di Carmageddon (1997) e relativi seguiti, ispirati non dichiaratamente al film di Roger Corman: l’idea delle auto che si potenziano quando passano in determinati punti piace a Paul e la ripete quasi identica.
Vogliamo parlare di una gara spietata dove super-criminali devono passare su tombini colorati come se fossimo in un film-videogioco per ragazzoni cresciuti? Va be’, Paul è così dannatamente bravo a dirigere che possiamo anche perdonargli ‘sta roba.
Non sono della stessa idea i milioni di spettatori che NON sono andati a vedere i film al cinema…
Se il film del ’75 di Corman aveva John Landis tra i meccanici, qui il capo-meccanico – chiamato semplicemente Coach – è interpretato da quella forza della natura di cazzutaggine britannica che è Ian McShane, che dopo il suo ruolo di Al Swearengen nella serie TV Deadwood può fare quello che vuole, perché è il migliore di tutti.
Qui fa il classico “anziano” da prison movie, quello che sa come funzionano le cose e aiuta il protagonista nella storia: uno stereotipo ambulante ma anche qui perdoniamo tutto.
Una curiosità. L’assistente di Coach è il balbuziente Lists che ha la faccia da bambinone di Frederick Koehler: l’unico altro ruolo dove l’ho visto… è un altro carcerato, nella mitica serie OZ. Malgrado dunque la sua facciuzza da ragazzino, Koehler ha ben due ruoli carcerari nel curriculum!
I cattivi si alternano senza lasciare il segno, e se è quasi obbligatorio avere il prolificissimo caratterista super-tatuato Robert LaSardo è invece una bella sorpresa trovare il pelato Robin Shou, indimenticato (purtroppo) Liu Kang di Mortal Kombat (1995): immagino sia stato lo stesso regista Paul a rivolerlo in scena dopo tanti anni.
Nello strano ruolo del cattivo/buono Machine Gun Joe c’è Tyrese Gibson, che deve tutta la notorietà a ruoli in cui è seduto dietro un volante: qui è già famoso per 2 Fast 2 Furious (2003) ed è pronto a tornare nel cast fisso della serie rombante dal 5 in poi.
Chiude la parata il bieco secondino Ulrich che ha l’inespressiva facciona da John Connor cattivo di Jason Clarke, che temo sia davvero un robot data la sua totale incapacità espressiva.
Il film è esattamente quello che sembra e mantiene tutto ciò che promette, il che lo rende un piccolo capolavoro. Niente chiacchiere, niente moralismo spiccioli, niente allungamenti di brodo.
Tutti fanno quello che devono fare e nel momento esatto in cui devono farlo, quindi Death Race è un perfetto esempio di film di genere che non finge di essere un filmone. Peccato che la distribuzione Universal non sia stata in grado di spingerlo di più.
Rivederlo dopo tanti anni è stato un piacere inaspettato: ricordandolo alla perfezione temevo lo sbadiglio, invece sono rimasto attaccato allo schermo fino in fondo, e questo è il più grande complimento che il Zinefilo possa fare ad un film!
Per finire, il consueto angolo dedicato al blog “Doppiaggi Italioti“.
Quando Joe si avvicina al nuovo arrivato, chiede a Coach chi sia mai, e questi gli risponde «Grease monkey». A Joe il nome non piace e preferisce Igor, perché è il più brutto della prigione. (Battuta che proprio non ho capito…)
Dall’Urban Dictionary scopro che l’espressione americana grease monkey indica qualcuno bravo a riparare i motori, e così nel doppiaggio italiano curato da Gianluca Tusco (fonte: AntonioGenna.net) grease monkey viene tradotto con «Meccanico».
Chissà se Francesco Marcucci, che ha curato i dialoghi italiani, si è poi reso conto della sua grande dote anticipatrice: Jason Statham nel 2011 girerà proprio The Mechanic, dove sarà appunto un “meccanico”… che però in slang significa “assassino prezzolato”.
L.
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D’OH! Ho fatto una caSSata delle mie, ero convinto che fosse domani il giorno dedicato a Death Race, quindi o programmato il mio pezzo per Martedì! Chiedo scusa a questo punto mi unirò al giro di corsa domani, mi spiace!! Cheers
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Ah ma forse ho capito male io! Va be’, ci ritroveremo in corsa ^_^
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figurati nessuno problema, arrivo, mi riconosci perché sono quello negli specchietti retrovisori 😉 Tornando al film invece, non avrei potuto essere più d’accordo di così, funziona alla grande, un ritmo pazzesco, le idee di Anderson hanno trasformato un possibile disastro, in un franchise pronto ad avvenire! Giasone poi ci crede tantissimo ed è in gran forma, le co-pilote fanno il resto con la loro presenza, non si può davvero chiedere nulla di più da un film come questo 😉 Cheers!
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Ogni inquadratura è perfetta, l’adrenalina pompa a mille e la cazzutaggine vola: davvero non si può chiedere di più! ^_^
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Poi hai detto bene, i film di Anderson sono quasi sempre dei flop, ma il ragazzo da almeno due operazioni nate morte (Questo remake e “Alien vs. Predator”) ha saputo tirare fuori film pieni di buone idee, non ha incassato, ma è fatto il meglio partendo dalle condizioni più difficili. Cheers!
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Death Race forse il miglior film di Anderson,Ian McShane me lo ricordo sempre vecchio era anche il boss della coca nei 2 episodi finali di Miami Vice(gran finale amaro) e Barbanera Dei pirati dei Caraibi dove hanno tolto Keira Knightley e messo Penolope Cruz(molto meglio
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D’accordissimo con tutti…davvero un gioiellino action di quelli sempre più rari e che quindi ci fa scendere caldi lacrimoni di gioia…e un po’ di rimpianto!
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Ammetto che è una tamarrata, ma a me è sempre piaciuto, adrenalina, azione e divertimento a mille, cosa volere di più? 😉
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D’accordissimo, e la tamarrata è un grande genere narrativo purtroppo non sempre gestito bene. Questo Death Race, malgrado sia tecnicamente un flop, è davvero tra i migliori prodotti di Anderson 😉
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Eh, io ne ho amati di film che hanno flop al botteghino, compresi quelli di Paul e questo suo entusiasmante -purtroppo non distribuito benissimo oltre che, visti gli incassi, pure un tantino incompreso, direi- Death Race non fa eccezione (anzi) 😉
Ian McShane molto prima dei meritati fasti di Al Swearengen in Deadwood fu pure una “sfortunata” guest star in Spazio 1999: chi se lo dimentica il suo Anton Zoref posseduto da quella specie di proto-stella blu senziente affamata di energia, in versione umana prima e in quella “ricaricata” dal laser di Alan Carter poi? 😉
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Ian dovunque è apparso ha lasciato il segno ^_^
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