Mi è molto difficile recensire un film come John Wick. Capitolo 2 di Chad Stahelski, con il “rinato” Keanu Reeves. Di sicuro questo e il precedente sono film che dimostrano come un ottimo prodotto d’azione non abbia bisogno di grandi case produttrici alle spalle, bastano piccole case più la Lionsgate, che è di bocca buona.
Sono film che dimostrano come fare tanto con poco e come intrattenere senza inventarsi cose strane. Onestamente non posso dirmi fan del dittico – anche se sicuramente preferisco il primo al secondo – per cui rimando alla particolareggiata recensione de “La Bara Volante” di Cassidy ma soprattutto a quella di “Frammenti di cinema” di Marcella Leonardi, blog che ho scoperto da pochissimo ma che già mi ha conquistato, con recensioni personali e non “di circostanza”.
Il film – uscito in patria il 10 febbraio 2017 e giunto in Italia il 16 marzo successivo (fonte: ComingSoon.it) – ha una trama molto più ambiziosa del precedente e questa è la parte peggiore. Ma in fondo delle deliranti trovate non importa molto a nessuno: chi vede il film è solo per Keanu che mena la gente. E questa è la parte ancora peggiore…
Purtroppo il bravo attore è legnoso esattamente com’era ai tempi del primo Matrix (1999), quando aveva imparato quelle due mosse per puzza sul set e le eseguiva come un bambino al primo esame di cintura in palestra. (D’altronde aveva dieci cavi che lo imbragavano in ogni modo, non era affatto facile muoversi!)
Qui Keanu continua ad avere le spalle rigide e a muoversi in modo legnoso, come farebbe un attore che finge di combattere, mentre la prima regola di un attore marziale è che… be’, dovrebbe sembrare vero quello che fa! Il citato post della Leonardi parla di una danza sullo schermo, ma io specifico che Keanu danza… come uno che ami danzare senza saperlo fare!
Keanu va a scatti: ora ti prendo, ora ti giro il polso, ora metto il piede bene così ti faccio la leva, ora paro, ora tiro, ora calcio… Per fortuna gli scontri fisici del film sono pochissimi, perché li ho trovati davvero al di sotto di una qualità minima di marzialità…
Quello di cui però voglio parlare è un’altra cosa: metà film si svolge al GNAM, la stupenda Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma che adoro e che spero non abbia subìto danni dalle numerose sparatorie avvenute al suo interno. (Anche se tutti i colpi d’arma da fuoco sono palesemente aggiunti al computer.)
Una volta finita l’imbarazzante parentesi di trama in cui Riccardo Scamarcio ingaggia John Wick – e qui c’era da abbandonare subito la sala! – il protagonista va a Roma e al 30° minuto lo si vede entrare proprio al GNAM, nella classica inquadratura che si vede dal basso.
Con maglietta rozza e maschia, il rude John Wick cammina spedito attraversando la splendida sala in cui, tra file di dèi greci, campeggia la possente statua di Ercole che scaglia Lica, scolpita a cavallo fra Sette e Ottocento dal titanico Antonio Canova. Ogni volta che mi ritrovo davanti a questa scultura perdo il fiato…
Dopo un’inquadratura di una frazione di secondo in cui alle spalle di John si vede il capolavoro Sogni (1896) di Vittorio Matteo Corcos, troviamo inquadrata Ruby Rose: i ruoli proposti all’australiana sono davvero discutibili, ma poter ammirare la grinta malvagia di Ruby “Never Trust a Bitch” Rose è sempre un gran piacere.
Qui la fanno palpeggiare John e in generale i due civettano come tortorelle, malgrado Ruby sia dichiaratamente e manifestamente lesbica: altro punto a demerito del film.
Comunque finalmente il protagonista è arrivato al punto d’incontro con Scamarcio, e i due cominciano a parlare di stupidate di fianco alla Battaglia di Dogali (1896) di Michele Cammarano.
Saltiamo fino ad un’ora e trenta minuti per ritrovarci al GNAM, in quella saletta che si vede appena entrati dove finalmente Scamarcio si accorge del protagonista. In questa sala campeggia un Perseo con la testa di Medusa di Firenze… ma che ci fa al GNAM di Roma? Boh, forse agli americani piaceva e ce l’hanno infilato a forza…
Ad un’ora e 33 l’azione si sposta in una saletta che mi è rimasta nel cuore, anche se il viola alle pareti è davvero uno shock per gli occhi. È la sala dove troneggia una scultura che ti scioglie il cuore: L’umanità contro il male (1908) di Gaetano Cellini.
Sin dalla prima volta che l’ho vista questa scultura mi ha conquistato, oltre che per la potenza che esprime, per il dolore che fa esplodere nel cuore di chi la guarda, per la scritta incisa alla sua base:
«Così ti sterperò coi denti e l’ugne
dolore eterno che nel cor mi pugne»
Qui c’è una lunga sparatoria che, se fosse stata girata “dal vero”, avrebbe distrutto l’intera stanza, rovinando una scultura che purtroppo scompare davanti al capolavoro di Cellini ma che non gli è inferiore: il “Caino” (1902) di Domenico Trentacoste in una posa volutamente ispirata al coetaneo Pensatore di Rodin. (Una versione “in bianco” di quest’opera è a Palermo, mentre qui a Roma credo sia in bronzo.)
Il finale si svolge in una artistica galleria degli specchi, con Scamarcio che parla senza essere visto da Wick. Nel post citato la Leonardi ci vede giustamente un richiamo a La signora di Shanghai (1947) di Orson Welles, ma visto che il film si vanta di avere una buona dose marziale… il pensiero va subito a Bruce Lee che si aggira fra gli specchi mentre Han gli parla, nel finale de I 3 dell’Operazione Drago (1973).
Ecco, ho preferito fare un tour artistico dei luoghi dov’è ambientato il film invece che parlare di una trama che mi ha profondamente deluso. Il mio invito non è di andare a vedere John Wick 2 al cinema… bensì di fare una tappa al GNAM di Roma: ogni artista che avete sentito citare in vita vostra ha almeno una sua opera qui. Vale davvero la pena…
L.
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Niente non ti è piaciuto insomma, mi spiace, anche se la trama è davvero indifendibile, stiracchiate su troppi minuti e pretestuosa. Il tuo occhio marziale è ben allenato, io mi ero limitato a definire Keanu lento, ma la tua spiegazione è decisamente più particolareggiata.
L’Italia mostrata in questo film è il peggio clichè possibile, se non altro le opera d’arte della GNAM sono mostrate per benino, hai fatto bene a sottolinearne la bellezza. Cheers!
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Mi sembra che la freschezza del primo film, la sua “novità” – che risiedeva proprio nell’immediatezza della storia e nel non cercare arzigogoli inutili – qui venga del tutto stravolta. Tutta quella storia sulla società dei criminali, Impero del Male, Spectre e via dicendo, ha tolto forza al film: non è più John Wick ma un qualsiasi altro titolo spy-action, che quindi soffre di “già-dettismo”. Se avessero rispettato la formula del primo film sarebbe stato tutt’altro discorso: magari ci ritorneranno con John Wick 3 ^_^
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Si spera che il finale del film che promette bene, venga rispettato nel terzo capitolo, con meno chiacchiere e più azione però questa volta 😉 Cheers
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Oppure potrebbero rielaborare il secondo con uno schema più coerente, magari mettendo John Wick contro dei pericolosissimi trafficanti d’opere d’arte che usano la prestigiosa Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma come copertura delle loro attività… John Wick 3: The GNAM Factor 😉
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ahah i presupposti ci sono tutti ^_^
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Visto anche io e a breve ne parlo 😉
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Ti aspetto 😉
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Insomma il contrario di Double team dove preferivi parlare della pur esile trama che non di come avevano maltrattato Roma! 🙂
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Ahahah vero! ^_^ Anche per che lì a parte un paio di location era una Roma tutta falsa, qui invece è tutto vero 😛
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Bell’articolo! E grazie anche per la segnalazione di un blog che non conoscevo 🙂
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Ti ringrazio, e il circolo dei blog si allarga ^_^
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