La New World Pictures di Roger Corman è lanciatissima, e che stia dominando il mercato del cinema di genere lo dimostra il fatto che comincia a lavorare con la Shaw Bros, la mitica casa cinematografica all’epoca regina di Hong Kong.
Tutti hanno capito che non si sta parlando più di una casa che sforna filmacci da due soldi anche se mitici, come nei primi anni Settanta: è la casa che ha conquistato il pubblico con Anno 2000: la corsa della morte (1975).
Corman prende il regista di quel film, Paul Bartel, e gli fa scrivere e dirigere un prodotto che sembri una cosa simile, ma che sia diversa. Qualcosa che sfondi lo schermo come una palla di cannone! Qualcosa che in questi giorni compie 40 anni in Italia, quindi non perdete la recensione del blog “La Bara Volante” e la locandina italiana d’annata di “IPMP“.
Dopo il successo del divertentissimo La grande corsa (The Great Race, 1965), che adorai da ragazzino, e del cartone animato Wacky Races (1968), forte ispirazione per il citato Death Race, era ormai chiaro che le corse in auto tiravano da morire. Pure l’Italia partecipò al gioco, co-producendo Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole (Monte Carlo or Bust!, 1969).
Cos’ha da aggiungere la New World Pictures di Corman? Morte a palate e arti marziali. Questo è Cannonball.
Uscito in patria il 6 luglio del 1976, il film arriva nei cinema italiani il 9 aprile 1977. Sbarca in VHS Playtime pare nel 1980 ed appare in TV il 9 luglio 1984 in prima serata su Rete4: dopo un paio di passaggi, il film scompare totalmente nel nulla. Riappare quando la MHE (Mondo Home Entertainment) lo porta in DVD dal 3 marzo 2010.
Non siamo più in un futuro paradossale, parodistico e paraculo, ma in un tempo decisamente peggiore: gli anni Settanta! Paura, eh?
Siamo in un tempo in cui tutti i neri camminano da supercool, ballando e ondeggiando. Un tempo in cui le donne hanno messe in piega che sfidano la gravità. Un tempo in cui il buon gusto nel vestire si prepara ad affrontare l’olocausto degli anni Ottanta.
Un tempo in cui David Carradine se la comanda, pur non avendo il minimo numero per farlo: è proprio questo il suo mito.
Un annuncio misterioso offre centomila dollari a chiunque parta in automobile da Los Angeles e si presenti in un certo garage di New York: un viaggio coast-to-coast in cui tutto sarà permesso, una corsa non autorizzata, non controllata ed illegale.
La polizia è informata e cercherà di fermare i partecipanti, ma tranquilli: sono lontani i tempi di Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963), qui la polizia non è rappresentata da quel simpatico vecchietto di Spencer Tracy. Qui i poliziotti ammazzano.
Uno zoo di personaggi variopinti, tutti semi-seri, partono dalla città degli angeli e affrontano mille peripezie per giungere a destinazione: come dite? Vi ricorda un altro film? Magari uno che si chiama Cannonball con l’aggiunta di un Run? Calma, calma… arriverà anche quello su questo blog!
Come dicevo, Carradine se la comanda e nel cast ci infila pure il suo fratellastro minore Robert Carradine (che si farà un nome anni dopo ne La rivincita dei Nerds).
Qui interpreta il campione Coy “Cannonball” Buckman che ovviamente è figo e figheggia ovunque. Sta correndo per aiutare suo fratello Bennie (il mitico caratterista Dick Miller), intrallazzone che si è messo nei guai con il boss Lester Marks (il regista Paul Bartel): se non riceverà centomila dollari, darà ordine ai suoi scagnozzi di dare una lezione a Bennie. E visto che tra i suoi scagnozzi c’è Sylvester Stallone in una comparsata, c’è poco da stare tranquilli.
Ricordo che Sly era stato valido co-protagonista di Death Race, ma il suo Rocky uscirà solamente a novembre del ’76 e qui siamo a luglio: è ancora un semplice caratterista sconosciuto.
Mentre Buckman corre in pratica per niente, visto che dovrà dare tutti i soldi al fratello, cerca di farlo rinsavire l’amante poliziotta Linda, interpretata da una spettacolare Veronica Hamel: i suoi occhi e il suo viso seppelliscono tutto il resto del film e rimane imbambolato ad ammirarla. La sua carriera sarà prettamente televisiva ed è un peccato: sono convinto che con quegli occhi al cinema avrebbe fatto faville.
Tra una corsa e l’altra, tra un’auto rombante e l’altra, David ne approfitta per ricordare a tutti che ha da poco concluso le tre stagioni della serie Kung Fu, dove ha convinto il mondo di essere un artista marziale, e scriverà pure un saggio in proposito. Così ad un certo punto fa quello che nessun americano ha ancora la stoffa per fare in un film occidentale: prende a calci qualcuno utilizzando uno stile marziale.
La scena è imbarazzante e dimostra quanto David fosse fisicamente impedito ad interpretare un artista marziale – magari lo era in spirito – ma questa sua scena “alla Bruce Lee” (come la definisce un personaggio) è qualcosa di rarissimo nel cinema dell’epoca. Picchiarsi con le arti marziali era roba da cinesi, una perversione asiatica mal vista da tutti, ma Carradine per lo spettatore medio era un American Shaolin e tutto gli era concesso.
Dire che il film è datato è essere ottimisti: al confronto Death Race è un capolavoro inarrivabile. Non c’è critica sociale né l’umorismo che invece pervade gli altri film similari, ma di sicuro c’è voglia di sperimentare.
Un film che dimostra i suoi anni ed essere nato sulla scia del precedente capolavoro di Corman non gli giova, ma di sicuro è da vedere per capire l’evoluzione del “cinema rombante” di quegli anni.
L.
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La trama ricorda vagamente quella di Strada a doppia corsia, un film che reputo uno dei più bei road movie della New Hollywood. Ovviamente questo è in salsa b-movie alla Corman…
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Grazie della dritta: pare addirittura che ne stiano facendo un remake del 2017, quindi appena mi capita mi gusto l’originale 😉
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Ti ringrazio ancora per avermi proposto questo compleanno, mi sono divertito a vedere il film, verp è un “Death Race” in tono minore, ma con delle auto migliori, per il resto hai ragione, Carradine era l’anti-figoseria fatta a persona, ma per qualche ragione risulta fighissimo, anche con la felpetta rosa 😉 “Strada a doppia corsia” è figo Monte Hellman sa il fatto suo. Cheers!
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Dopo le folli auto di Death Race, qualche modello gagliardo dell’epoca ci stava tutto 😉
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Son sicuro di averlo visto, ma non ricordo niente di niente… sarò stato bambino!
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In pratica è stato dimenticato dalla distribuzione italiana: una VHS nel 1980, due o tre passaggi in TV tra l’85 e il ’90 e poi il DVD nel 2010. Fine!
E sì che Carradine vende bene, da noi…
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Eh sì, effettivamente in quegli anni il film dal giacchetto rosa e il combattimento legnoso passavano in tv sporadicamente, ma così sporadicamente che alla fine nella memoria collettiva rimanevano la giacca e le arti poco marziali più che tutto il resto (fiammanti macchine comprese, mi sa) 😉
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Mi accodo: visto in età infantile, ricordi zero, nostalgia tanta, voglia di rivederlo…così così 🙂
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Non ti ha conquistato il giacchetto rosa di Carradine? 😀
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Un po’ di curiosità ce l’ho. Non da strapparmi di dosso il giacchetto rosa, magari, perché le storie di corse non mi hanno mai preso. Però, uno sguardo in un giorno in cui non c’è grande voglia di fare altro…
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Quello sarebbe il momento migliore per vedere questo film 😉 Ma onestamente non mi sento di consigliarlo a meno di non fare un viaggio nelle gare d’auto al cinema, come sto facendo io. Gli altri titoli citati sono molto più belli, però se ti capita una visione buttacela pure.
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Giusto il giacchetto 🙂
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Nonostante io ami alla follia Bartel (il suo “Scene di lotta di classe a Beverly Hills” e’ una delle piu’ grandi commedie anni ’80, sovente degna del miglior Bunuel), questo l’ho sempre trovato abbastanza mediocre. Lo stesso Bartel lo diresse controvoglia, con la paura di rimanere incastrato a vita nel genere “film di auto” che detestava.
Comunque memorabili i cameo di Corman e di Scorsese.
Saluti.
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Si vede che non è un film riuscito, pur rimanendo divertente (spesso suo malgrado). Lo stesso è un film che fa storia… perché Bartel aveva ragione e ha lanciato film d’auto molto amati, come vedremo più avanti 😉
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