La grande corsa (1965) La febbre delle corse pazze

Tutto comincia il 3 giugno 1965, quando nei cinema di Londra la 20th Century Fox Productions (distaccamento britannico della Fox americana) presenta in anteprima il film dal titolo chilometrico Those Magnificent Men in Their Flying Machines or How I Flew from London to Paris in 25 hours 11 minutes, scritto e diretto dal britannico Ken Annakin. Un ignominioso frullato dei luoghi comuni più comuni, degli stereotipi più stereotipi, di ogni tipo di cialtronata razzista e politicamente scorretta. Ecco, ora moltiplicate per dieci.
Ho provato a rivederlo, ma più di due o tre secondi di questo film mi bruciano gli occhi, e soprattutto mi scatenano pessimi ricordi: cioè di quando le televisioni italiane facevano a botte per trasmettere questa roba creatrice di razzismo. Malgrado le mie opinioni, però, il film è un successone e incassa palanche volanti come se piovesse.
Quando la pellicola viene presentata in Italia il 13 agosto successivo – con il titolo “ridotto” a Quei temerari sulle macchine volanti – addirittura il quotidiano “La Stampa” dedica una intera pagina a pubblicizzarlo! Quanto è costata una pagina di un quotidiano nazionale alla Fox? Davvero non ha badato a spese… (Comunque in sala arriva solamente dal 24 settembre successivo.)

Siamo sull’allegrotto pittorico spinto

Però la Warner Bros già da almeno il 1962 stava lavorando ad un progetto diverso ma similare nello spirito: girare un film sulla “corsa del secolo” del 1906, da New York a Parigi, con due protagonisti d’eccezione Tony Curtis e Paul Newman (che poi ha mollato la corsa in corsa). Malgrado avesse iniziato prima, la Warner arriva seconda per un solo mese di distanza, e il 1° luglio 1965 presenta nei cinema la propria versione della storia. Affida a Blake Edwards (reduce dal successo dei primi due film della Pantera Rosa) il soggetto e la regia di The Great Race, che a differenza del film di Annakin può contare sulle più grandi star del momento: Jack Lemmon e Tony Curtis. (Peter Falk non era ancora il tenente Colombo quindi era solo un caratterista.)

Titolo sbarazzino

Lo stile è drammaticamente simile: scene gigionesche e infantili per una comicità bambinesca, ma anche stavolta funziona alla grande, anche se guadagna un po’ meno (essendo anche costato il triplo rispetto al britannico).
Già il 18 dicembre 1965 il film arriva in Italia con il titolo La grande corsa.
Bisogna aspettare il 1981 perché la Warner Home Video lo presenti in VHS, anche se l’edizione che girerà di più sarà la ristampa del 1985, mentre la collana “Cineclub Classico” (Golem Video) lo porta in DVD dal 30 aprile 2014, rimasterizzato poi dal 31 agosto 2016.

Un Tony Curtis leggermente pieno di sé!

Il bravo, buono e bello Leslie (Tony Curtis) è un riccone abituato alle imprese no limits: ecco a chi si rifaceva Burt Reynolds in Cannonball Run (1981)! È ovviamente ricco e si fa costruire un’automobile appositamente concepita per vincere la gara che ha indetto: una grande corsa da New York a Parigi. Anche questo elemento varrà ripreso dalle “corse” successive.

Peter Falk e Jack Lemmon in fase di Will Coyote

Tutti amano il Grande Leslie – eternamente vestito di bianco – eppure anche lui ha un arci-nemico: il dottor Fate (Jack Lemmon), cattivo, brutto e sempre vestito di nero, che per motivi misteriosi passa la vita insieme al suo lacchè siculo Carmelo (in originale Maximilian Meen, interpretato da Peter Falk) ad orchestrare attentati alla vita di Leslie nello stile di Will Coyote. Trabiccoli e marchingegni che ovviamente malfunzionano e gli si rivoltano contro, in un’eterna parata di incidenti da cartoni animati.

I progenitori di Dastardly e Muttley!

Leslie dunque organizza una grande corsa a cui teoricamente partecipano in tanti, ma visto che non c’è spazio per altri personaggi… a trenta secondi dall’inizio della gara ogni altro partecipante scompare, e seguiamo solo ed esclusivamente Leslie e il dottor Fate, con al seguito la pseudo-femminista Maggie Dubois (Natalie Wood) con null’altro da fare se non fornire due labbra a Tony Curtis da baciare.
Questi personaggi scalcinati si lanceranno in una infinita sequela di gag inter-genere: la scazzottata nel Far West, il viaggio in mare su una lastra di ghiaccio, il duello di scherma in un castello europeo, una grande guerra di torte in faccia, un gran ballo ottocentesco e tutto condito da donnine che cantano lunghe e noiose canzoni. La trama è solo un punto di congiunzione tra uno sketch prefabbricato e un altro.

Chiamatemi Penelope Pitstop!

Onestamente mi sembra che il film sia inguardabile, oggi, ma ovviamente è ingiusto giudicarlo con gli occhi del me quarantenne. Quando il film andò in onda per la prima volta in TV, il 31 maggio 1982 in prima serata su Rete uno (Rai1), avevo 8 anni quindi in fondo l’età giusta per apprezzarlo. (Temo che già a 10 l’avrei disprezzato!) I duelli al fioretto e le lunghe canzoni ovviamente mi annoiavano, ma in quelle scene morte ricordo che ne approfittavo per rimettere in scena le sequenze più divertenti con i miei Lego: ciò che mi interessava del film erano le macchine folli, e cercavo di ricostruirle con le mie costruzioni Lego.
Questo è l’unico ricordo che ho del film, che non ho mai più rivisto fino ad oggi: tolto il divertimento bambinesco delle macchine strane, non vedo altro motivo di interesse nella pellicola. Eppure…

Noooo, le canzoni con la palla ballerina noooooo!

L’unione di questa grande produzione americana e della piccola produzione britannica che l’ha preceduta fa esplodere la mania delle corse pazze, di quelle wacky races che dureranno fino ai vari Cannonball Run e cloni vari. Purtroppo questo vuol dire che devo vedermi altra robaccia, per completare il discorso…

P.S.
Nel 1979 il nostro Bonvi, pressato perché crei nuovi personaggi per la trasmissione di fumetti in TV SuperGulp, sforna Marzolino Tarantola, personaggio poi dimenticato ma che fa in tempo ad essere protagonista di una grande parodia de La grande corsa, intitolata… La grande corsa! La storia è stata recentemente presentata dalla Mondadori Comics nella collana “SuperFumetti” (n. 13, 18 novembre 2015).

Dottor Fate (Jack Lemmon) e Carmelo (Peter Falk) nella parodia di Bonvi

L.

P.P.S.
Per una recensione decisamente più positiva rimando al blog Solorecensioni.

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15 risposte a La grande corsa (1965) La febbre delle corse pazze

  1. marco1946 ha detto:

    Potessi avere ancora 8 anni… a quell’età piace tutto: cartoni animati, grandi corse, western di serie C, Franco&Ciccio eccetera
    Dai 9 in su diventi esigente. Ricordo IL PILOTA RAZZO E LA BELLA SIBERIANA (John Wayne e Janet Leigh) che mi sembrò cretino in tutto, dalla trama al titolo

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Non posso leggere quel titolo senza ridere: mi pare che l’abbiano mandato in onda in questi giorni in TV. Sì, è un’età di bocca buona oppure di vedute più aperte, non saprei, ma poi il gusto si affina (o si rovina) e si diventa più esigenti…

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Non c’è nulla da fare, per molti film non esiste un valore assoluto ma un valore che può modificarsi (spesso di poco, per carità) a seconda dell’età a cui si è visto, della mentalità che avevamo, dei ricordi che si legano ad esso, del suo invecchiamento…
        A me addirittura può capitare di guardare un film in una serata “di luna storta” ed averne una certa impressione e poi riguardarlo poco dopo, con differente stato d’animo, e cambiare valutazione..
        Ditemi che non sono l’unico nè completamente pazzo!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Ti capisco benissimo, per questo non so rispondere le centinaia di volte che nei social mi chiedevano “film preferito”: ma che domanda è? E’ un gusto che cambia a causa di così tanti fatto che è impossibile dare una risposta… (al di là del fatto che dopo varie migliaia di film visto diventa ridicolo pensare a classifiche o top ten…)

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  2. Cassidy ha detto:

    La palla ballerina davvero non si poteva guardare! Che titolo hai ripescato, con tutto che comunque apprezzo Blake Edwards questo devo averlo visto davvero troppo tardi, in effetti sembra davvero una versione con (pochi) attori dei Wacky Races, la chicca finale di Bonvi è fantastica, mi mancava Marzolino Tarantola tra i mille personaggi folli sfornati dal grande Bonvi 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Anch’io l’ho conosciuto per puro caso, praticamente in contemporanea con questo pezzo: è stata una coincidenza che dimostra come il Grande Sceneggiatore volesse che io parlassi del film e della parodia di Bonvi ^_^
      Anch’io sono cresciuto con il mito di Blake Edwards, ma ho scoperto che è meglio non rivedere i suoi film in età adulta 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Marzolino Tarantola, che mi hai ricordato… anche se per troppo poco tempo, con Bonvi è come se avessimo avuto pure noi la nostra “wacky race” personale 😉
        P.S. La domanda “film preferito” è sempre rivelatrice di orizzonti cinematografici piuttosto limitati (eufemismo): diversamente e più sensatamente si chiederebbe semmai quali possano essere “I Film preferiti”…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Marzolino l’ho scoperto praticamente in contemporanea con questo post, quindi mi riprometto di tornarci sopra una volta letto. Ma già una gag a pagina due ricalca esattamente una scena del film, quindi immagino sarà una parodia fedele 😉
        Sui film preferiti cerco sempre di blissare, così come su qualsiasi altra top ten: esulano davvero dalle mie capacità…

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  3. Conte Gracula ha detto:

    Non l’ho visto, ne sono certo.
    Comunque, non credo che il problema sia solo l’età, ma anche il periodo in cui viene visto un film: di acqua sotto i ponti ne è passata tanta, forse è solo invecchiato male…
    En passant, mi sono ricordato che nel finale di un film dei Munster (tipo la famiglia Addams, ma col padre mostro di Frankenstein, mamma e nonno vampiro, figlio licantropo, immagino avrai presente) c’è una gara d’auto stramba, ma non ricordo perché 😛

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