Dalla metà degli anni Sessanta la moda delle “corse pazze” è esplosa deflagrante e non si riesce ad arginarla: l’uscita ad un solo mese di distanza di Quei temerari sulle macchine volanti e La grande corsa – entrambi del 1965 – rende quasi obbligatorio continuare a battere sullo stesso ferro.
L’idea di personaggi fortemente caratterizzati – il britannico dai denti storti e dalla parlata pittoresca; il tetesco di Cermania dai modi militareschi e rigidi; il russoski che parloski stranoski e via dicendo – che cercano di vincere una gara a bordo dei veicoli più sgangherati conquista l’immaginario collettivo e il 14 settembre 1968 va in onda la prima puntata di un cartone animato che gioca proprio sull’eccessiva caratterizzazione di queste storie: Wacky Races.
Fra i pittoreschi protagonisti – tutti più o meno ispirati ai due film del 1965 – il pubblico si affeziona principalmente ai due cattivi per eccellenza: Dick Dastardly e il suo (in)fido cane Muttley, costruiti palesemente sulla coppia Jack Lemmon / Peter Falk de La grande corsa di Blake Edwards.
È ufficiale: bisogna continuare a sfornare film sulle corse pazze…
Piccole case anglo-francesi – e pare anche con un pizzico di Dino De Laurentiis – vogliono partecipare al grande gioco affidando di nuovo a Ken Annakin – quello di Quei temerari… – la regia di un film di corse pazze: Monte Carlo or Bust!, presentato anche come Those Daring Young Men in Their Jaunty Jalopies.
Il 28 maggio 1969 la Paramount fa esordire il film a New York, mentre dal 9 ottobre successivo sbarca nei cinema italiani con il titolo chilometrico Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole, che dal 29 ottobre 2014 trovate rispolverato in DVD nella collana “Cineclub Classico” della Golem Video.
Sir Cuthbert Ware-Armitage (interpretato dal noto caratterista Terry-Thomas: quando serviva un britannico dalla faccia da scemo e i denti storti, era sempre lui che chiamavano!) apprende con poco dispiacere che suo padre – visto nel precedente film – volando con il suo aereo è defunto. Ora dunque Cuthbert eredita un bel patrimonio e sta gioendo, quando scopre che prima di trapassare suo padre ne aveva perso metà a carte contro l’americano Chester Schofield (Tony Curtis), con cui ora dunque è costretto a fare società.
Visto che non ha i soldi per ricomprarsi la quota del fastidioso americano, pensa bene di sfidarlo al Rally di Montecarlo, «una gara di resistenza secondo regole molto severe: 1.500 miglia sulle più diaboliche strade, nel clima più inclemente d’Europa».
In rapida sequenza vediamo una insopportabile carnevalata di personaggi stereotipati e delle loro motivazioni per vincere la gara. Da mani in faccia – soprattutto su quella del regista-sceneggiatore Annakin – conosciamo Marcello ed Angelo, vigili urbani di Roma interpretati da Lando Buzzanca e Walter Chiari. I due vincono alla lotteria e comprano un’auto per partecipare al rally, inseguendo il sogno di essere grandi piloti, e partono da Ragusa… Ma non eravamo a Roma, con tanto di Colosseo?
Parlata siculo-italiana e gestualità pompata a mille – secondo gli americani noi italiani passiamo la vita ad agitare le braccia! – rendono insopportabile questa “quota broccolina”. Sono sicuro che invece di indignarsi i nostri connazionali dell’epoca avranno trovato emozionante essere inseriti nella fogna di stereotipi di questo film…
La voglia è di ripetere l’operazione dei precedenti film – tanto che da quello britannico arriva l’attore Terry-Thomas e da quello americano Tony Curtis – ma gli investimenti sono ridotti all’osso e il risultato mi sembra molto al di sotto delle aspettative.
Queste casupole cinematografiche non hanno a disposizione i mezzi delle case blasonat (Warner e Fox) che stavano dietro ai precedenti film, così vediamo una sarabanda di scene girate vistosamente in studio con sfondi variopinti molto posticci: più che un film sembra una rappresentazione teatrale. Fondale bianco, due tecnici che tirano roba bianca che può essere neve e gli attori imbacuccati che fanno finta di aver freddo: questo è il livello della pellicola.
Ho provato due volte a vederla per intero ma mi è impossibile: devo avere qualche scompenso genetico che mi impedisce di sopportare le commedie brillanti anglofone degli anni Sessanta…
Che sia solo un mio problema attuale lo dimostra il fatto che questi film di corse pazze all’epoca funzionano, e il 13 settembre 1969 – quattro mesi dopo questo di Annakin – in TV inizia una seconda serie animata con i protagonisti amati dal giovane pubblico: Dastardly e Muttley e le macchine volanti (Dastardly and Muttley in Their Flying Machines), ispirato al film di Annakin con le macchine volanti.
Preferisco chiudere con la loro sigla: «Stop the pidgeon, stop the pidgeon…»
L.
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Tra russoski che parlano stranoski e Italioti che gesticolano più che un film sembra una barzelletta, cento volte meglio mezzo episodio dei Wacky Races, tutta la vita.
Detto questo minima riflessione sul titolo italiano, i titolo lunghi chilometri sono una vecchia abitudine italiana degli anni ’60 e ’70, questo poi è uno sciogli lingua, ma posso dire che preferivo l’esagerata creatività al limite del ridicolo di allora, a tante soluzioni moderne con miscugli di italiano e inglese? Evito esempi, tanto tutti abbiamo i nostri preferiti 😉 Cheers!
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Davvero un prodotto inguardabile, però all’epoca questa roba sfondava e l’hanno sfruttata fino all’osso!
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Mmmh, spesso e volentieri abbiamo “paura” che determinate serie/cartoni/personaggi ecc. ci piacessero e funzionassero SOLO perché eravamo bambini… beh, pur non potendo più ovviamente riguardarli con gli stessi identici occhi di allora sono riuscito lo stesso a salvarne un po’. Tipo Wacky Races 😉
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Anche perché il ricordo si idealizza e spesso si tramuta in forme che non hanno più nulla a che vedere con la realtà. Preferisco conservare un bel ricordo piuttosto che rivedermi il cartone 😉
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E’ che a me piace rischiare 😉
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Stavo per scrivere la medesima cosa…Wacky Races tutta la vita!
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Se non altro questi film terribili hanno dato vita ad un cartone animato divertentissimo 😉
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Non so, io non lo vedo da molto, quel cartone… da bambino lo adoravo, ma come tutte le serie Hanna & Barbera, le buone idee erano funestate da una routine marcatissima che le rendevano ripetitive.
Spero davvero che le Wacky Races e il piccione non siano invecchiati male come questi film di corse 🙂
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Anch’io non ho certo intenzione di vederli ora, col rischio di rovinarmi i ricordi! Sì, ogni episodio era praticamente identico agli altri, ma forse per dei bambini va bene così. Non ho intenzione di scoprire se funziona ancora oggi, però 😛
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ho conosciuto un signore che era amico di Walter Chiari,mi ha detto che trattava male Ava Gardner
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ahaha che bel gossip retrò 😛
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Oserei dire che è un gossip Zintage… però, povera Gardner, nel caso (che poi, cosa le avrà fatto?)
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Sara’ il mio amore per il grandissimo Therry-Thomas, ma a me sto filmetto piace non poco (e “Quei temerari sulle macchine volanti” pure di piu’).
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Ricordo che da bambino mi hanno molto divertito, ma vederli ora è stato devastante: devo aver perso quella parte del mio gusto per strada 😛
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Almeno la sigla “Stop the pidgeon” è rimasta nella storia… o almeno nella mia memoria!
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Miticissima e indimenticabile ^_^
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