Il commissario Lo Gatto (1986) Un equivoco di fondo

Non so come vada nelle altre città, ma a Roma c’è un culto segreto che ha ormai superato i trent’anni: gli Adoratori de Il commissario Lo Gatto.
Mi riferisco al film diretto dal settantenne Dino Risi e scritto da lui stesso insieme al già affermato Enrico Vanzina.

Uscito nei cinema italiani il 28 novembre 1986, arriva in VHS Penta Video in data imprecisata mentre la Medusa Video lo porta in DVD dal 21 gennaio 2013.

Tipica fonte anni ’80

Da ragazzino queste commedie italiane molto difficilmente si vedevano, in casa, perché ai miei non piacevano ed erano tempi da un solo televisore per famiglia. (O almeno così era per me.) Quindi sono cresciuto come Zelig – il personaggio di Woody Allen, non lo show comico – portando cioè nascosto in me il grande segreto della mia vita: quando a scuola citavano questo film, e lo citavano tutti, e lo citavano sempre, dovevo fare il vago per non dover ammettere di non averlo visto.
Per fortuna la prima regola di ogni religione è che non bisogna sapere di cosa si sta parlando, quindi ogni volta che ho sentito citare questo film non è mai stato in modo preciso: nessuno citava una battuta, una scenetta divertente, un tormentone o che altro. No, ci si limitava a dire «Il commissario Lo Gatto ti fa morire dalle risate.»

da “La Stampa” del 28 novembre 1986

Sarei miliardario, se avessi avuto un euro ogni volta che mi è stato sottolineato quanto questo film sia il capolavoro comico della storia del mondo, e in fondo non ho mai avuto modo di dubitarne: c’è Lino Banfi, c’è un titolo frizzante, ci sono donnine in copertina… non mi serve vederlo per credere ciecamente al dogma di questa religione.
Così, come Zelig non faceva nulla per leggere Moby Dick limitandosi a fingere d’averlo letto, io non ho mai fatto nulla per vedere questo film. Finché un giorno è arrivata l’apocalisse…

Nel nostro immaginario collettivo “apocalisse” è sinonimo di fine del mondo, ma in realtà mi riferisco al verso significato del termine, quello che poi è andato stravolto: è il giorno in cui tutto verrà rivelato.
Erano i primi del Duemila e non ricordo più quale canale televisivo trasmetteva questo film in un orario compatibile con i miei turni di lavoro. Perfetto! È giunto il momento che io conosca il culto segreto che ogni romano porta nel cuore: voglio ridere anch’io col commissario Lo Gatto!
Lo fanno all’ora di pranzo, quindi mi preparo degli spaghetti da rutto libero: ogni film migliora quando lo vedi fra una forchettata e l’altra!

Strumenti utili per la visione di questo film, visto che si muore dal ridere…

Ovviamente non dimentico le parole che ho sentito fin da ragazzo, pronunciate da qualsiasi persona fisica io abbia conosciuto: Il commissario Lo Gatto ti fa morire dalle risate!
Così come James Bond in Casino Royale (2006) mi tengo vicino un defibrillatore portatile, e al fianco del piatto degli spaghetti posiziono una bella siringa di adrenalina, da spararmi dritta nel cuore quando le convulsioni provocate dalle risate rischieranno di farmi esplodere il petto.
Lascio un foglio in bella vista dove esprimo le mie ultime volontà, e dove affermo che nella piena facoltà mentale rinuncio alla vita perché voglio gustare la morte più dolce di tutte: quella provocata dalle irrefrenabili risate del commissario Lo Gatto…

La mia faccia quando inizio a vedere il film…

Un prete biondo viene ucciso: ahahahhahah… come? Ah, non è ancora il momento di ridere? Però arriva Lo Gatto (Lino Banfi) e al cardinale spagnolo dice «Eminenssia». ahahahhahah Aspetta, forse sono partito troppo fomentato.
Ascolto con attenzione l’inutile storia di come agli inizi del Novecento due guardie svizzere amanti siano arrivate al delitto – ma che c’entra ‘sta storia? – e finalmente arriva la scena epocale, quella dove devi usare subito il defibrillatore se no muori dal ridere: il commissario Lo Gatto chiede l’alibi al papa. ahahahhahah No, scusate, non ci riesco: non ci trovo proprio niente da ridere.

Ci ho provato con tutte le mie forze, ma a me ‘sta scena non fa proprio ridere…

Esiliato a Favignana per aver fatto quella domanda al papa – che sia una graffiante denuncia dell’ingerenza del Vaticano? – il commissario Lo Gatto si ritrova ad essere l’unica autorità del luogo, insieme all’agente Gino Gridelli (Maurizio Ferrini). Durante il viaggio il commissario guarda rattristato e con il magone l’isola da lontano e mi chiedo: devo ridere ora? Boh, aspetto un altro po’.
Appena i due sbarcano, un bambino con la voce doppiata dice «Che minghia venite a fare a Favignana?» Ora? Vado ora? ahahahhahah Mmmm, si sente che è una risata forzata…

Forse uno zinzinino al di sotto del buon gusto…

Su un’isola siciliana tutti parlano in siciliano. ahahahhahah Il barbiere del paese sa i cazzi di tutti ma poi dice che è discreto. ahahahhahah Il prete del paese che vince sempre a scopa. ahahahhahah Il Natale triste, il carnevale pieno di rimpianti e la Pasqua annoiata. ahahahhahah Arriva l’estate e i tanti piccoli problemi dei turisti fanno uscire dai gangheri il commissario. ahahahhahah.
Mmmm qualcosa mi dice che o sono vittima di uno scherzone organizzato da un’intera città, o tutti quelli che mi hanno spacciato questo film per capolavoro comico, dove si muore dal ridere, si sono ciecamente auto-convinti di qualcosa che non esiste…

Marchetta ad Harmony, che proprio quell’estate aveva aveva assunto la nota veste grafica rosa

Aspetta, ma Enrico Vanzina non è quello che negli ultimi anni è passato alla produzione di romanzi gialli frizzanti come La donna dagli occhi d’oro (Newton 2016)? La carriera lo ha portato alla sterminata produzione di commedie scollacciate e cine-panettoni vari, ma non è che nasconda nel cuore un animo da thrilling all’italiana? (Genere in cui credo si possa far rientrare il suo Sotto il vestito, niente.)
Il commissario Lo Gatto ha uno strato da commedia forzata – si vede che Banfi dice a forza due o tre frasi posticce che non fanno ridere se non chi ci si metta d’impegno – ha poi uno strato da marchettona tipica dell’epoca, piena cioè di tormentoni estivi che la radio pompa in ogni scena, ma alla fine… non può darsi ci sia uno strato “giallo”? In fondo è la storia di un commissario che sogna i grandi casi della narrativa, che cioè è talmente distratto dall’idea del suo lavoro da sbagliare tutto, nella pratica.

Marchetta agli “Oscar Gialli” Mondadori: purtroppo non sono riuscito a risalire al romanzo…

È un commissario che durante le sue indagini “ideali” – visto che le prove sono assolutamente aleatorie – scopre un vaso di Pandora di bassezze e pruriti che fanno impallidire il delitto stesso. Il comportamento spregiudicato, immorale e disinibito degli indagati cozza con la loro apparenza perbenistica, e alla fine della catena di inetti borghesi c’è pure la politica più corrotta: in tutto questo, un idealista e un sognatore come Lo Gatto non può che avere la peggio.
Il fatto che in mezzo a tutto questo ci siano due battute (ma anche meno) che fanno vagamente sorridere, se si è in giornata buona, non rendono il film il capolavoro comico che TUTTI mi hanno descritto, da quando ho memoria. Anche perché per una di quelle ingiustizie siderali che ti fanno gridare al Cielo, capita spesso che i distratti entusiasti confondano Lo Gatto con Auricchio, della Belva umèna: maledetti blasfemi!

Si apre con il papa, si chiude con zio Giulio…

Chiudo facendo outing e dicendolo chiaramente: Il commissario Lo Gatto è un giallo frizzante che non fa ridere neanche per sbaglio, semplicemente perché non è per questo che è nato. Se invece siete Adoratori di questo culto, per cui si ride alla cieca senza alcun motivo, non mi resta che dirvi… Sempre sia Lo Dato…

L.

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51 risposte a Il commissario Lo Gatto (1986) Un equivoco di fondo

  1. Denis ha detto:

    Non l’ho mai visto e penso che dopo la rece non meriti una visione^_^
    Comunque ho trovato a 50 centesimi un film si serie zeta ambientato a Mosca L’ora Nera e ti lacio questo post dell’amico Lo scalzo http://zonawrestling.net/mr-pogo-muore-lhardcore-wrestling-no/
    Ah è il decennale del suicidio-omicidio del wrestler Chris Benoit

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  2. benez256 ha detto:

    Mah, ti dirò, io penso di non averlo mai visto per intero però ricordo alcune scene veramente belle. Aldilà di questo penso la la commediola di serie B italiana degli anni 80 e dei primi anni 90 vada assolutamente rivalutata (e tra un decennio credo quando ahimè i suoi protagonisti saranno nell’aldilà, succederà). Solo io sono esaltato quando danno i film con Banfi, roba tipo “I Pompieri”, o “Grandi Magazzini” o roba più tarda come “Yuppies – I Giovani di Successo” o i film con il mitico Guido “Dogui” Nicheli? Ok, sono andato fuori tema, comunque Il Commissario Lo Gatto per me è un film da 6. Ho riso molto di più nel (lo ammetto) demenzialissimo “Vieni avanti cretino”

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Quello è un film comico: può piacere o non piacere ma di sicuro il film fa di tutto per far ridere. Lo Gatto non è un film comico e non fa nulla per far ridere: quelli che dicono di essere morti dalle risate temo che si siano auto-convinti dalla presenza di Banfi, non capendo invece un giallo frizzanti che non aveva la minima intenzione di essere comico. Anzi, è pieno di scene amare e di rimpianti, che difficilmente si sposano con la commedia italiana anni Ottanta.

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      • benez256 ha detto:

        Il fatto è che siamo abituati a vedere commediole e basta in Italia. Poi essendoci Banfi nel film tutti hanno pensato al film comico…

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Il giallo con venature di umorismo non ha avuto grande fortuna al cinema, penso al successo dei romanzi con protagonista Riccardo Finzi che ha portato alla creazione di un film che temo non abbia lasciato il segno. E’ come se la commedia non piacesse poi molto: dev’essere comico per forza, invece sono due generi diversi.

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      • FRa X ha detto:

        Effettivamente anch’ io non è che mi ci sia fatto risate a crepapelle rispetto ad altri film. Dava gusto per l’ Indagine è per i personaggi che Lo Gatto incontrava, ma più commedia che film comico a tutto tondo come hai detto.

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    • Willy l'Orbo ha detto:

      Dopo le “risse” ( 🙂 ) su Fracchia contro Dracula, questa volta le critiche al film ci vedono concordi! Anche a me fa ridere poco e, incredibilmente, anche dalle mie partri gode di una misteriosa fama!
      p.s. ogni volta che in tv danno I pompieri o Scuola di ladri (e seguiti)…io mi fomento moltissimissimo!

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  3. Evit ha detto:

    Guarda, potevi chiedere a me e ti risparmiavi la delusione. Però poi ci saremmo persi questo articolo quindi ben venga la tua sofferenza post-prandiale.

    Io ho la soluzione al tuo enigma, chi ne parlava così bene confondeva il film “il commissario Lo Gatto” con il ruolo di Banfi in Fracchia la belva umana, quello sì divertente!

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  4. Cassidy ha detto:

    Penso di averlo visto mezza volta, e non ho riso nemmeno per sbaglio, per fortuna non ho mai avuto nessuno a farmi notare quanto questo sia il più grande film comico della storia, ma posso dirti che a mio modo sono stato uno “Zelig” (che brutto dover specificare che si tratta di un gran film di Woody Allen e non un brutto programma tv) con un altro film di Banfi, “L’allenatore nel pallone” unico caso di film di cui conosco a memoria TUTTE le battute, senza aver MAI visto il film (storia vera).

    Un mio compagno di scuola ne ripeteva costantemente le battute, in una forma di autismo alla “Rain man”, quindi mi sembra di averlo visto, senza averlo mai visto davvero. Evidentemente Banfi è così, crea proselitismo 😉 Dei suoi film oltre a “Fracchia la belva umana” mi piace solo qualche scena di “Vieni avanti cretino” per via di un umorismo non senso che sento molto nella mie corde. Cheers

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  5. Conte Gracula ha detto:

    Non ricordo di essermi fatto chissà quali risate, ma ricordo che mi era piaciuto, anche se noni è rimasto in testa niente del punto G narrativo della trama.
    Ma credo di aver avuto circa tredici anni, mo’ non son sicuro…

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  6. Pietro Sabatelli ha detto:

    L’avrò visto tante di quelle volte che ormai lo conosco a memoria, ma ogni volta le risate sono garantite 😉

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Sì, come dicevo nel post questo me lo ripetono tutti da quando ho memoria, ma visto che non esiste un solo intento comico nel film, che è un semplice giallo frizzante, sapresti dirmi quali sono i punti che fanno ridere? Io proprio non li ho trovati, sebbene li abbia cercati con attenzione… 😛

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  7. Mahatma K. B. ha detto:

    Per quanto mi riguarda, il Banfi comico puro muore col magnifico “Vieni avanti cretino”.
    Dopodiche’ inizia la parabola discendente che lo portera’ a Nonno Libero.
    Un’altro suo film che mi hanno sempre spacciato come capolavoro di comicita’ e non mi ha smosso mezzo sorriso e’ L’allenatore nel pallone. Terribile.

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  8. Lo Zio ha detto:

    L’ho visto non so quante volte ma me lo ricordo poco o nulla. Qualche flash di Banfi che ricorda la sua amata (con una musichetta tristissima in sottofondo), Ferrini (Ferrini!!!) che si bomba una tedesca insaziabile, una scena ai limiti della pedofilia con una ragazzina in topless che si fa la doccia sotto lo sguardo di Banfi, un tedesco soprannominato “Bazooka” o qualcosa del genere, ma la trama… Boh! Vuoto totale!
    Però chissà com’è me lo ricordo divertente e che si rideva abbondantemente. Vai a capire gli scherzi della memoria!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Questo è infatti il curioso effetto che avvolge questo film. Hai citato tutte scene che non hanno alcun intento comico, né fanno ridere in alcun modo, eppure lo ricordi un film divertente. Per me è protagonista di un’enorme allucinazione collettiva 😀
      Comunque sì, la scena con Banfi che smanaccia la minorenne nuda, con le tettine all’aria, temo che oggi sia altamente vietata!

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      • FRa X ha detto:

        Quella tra l’ altro fa parte della patina amara del film visto che Lo Gatto appena sa l’ età si ritira indietro inorriditido facendole la predica!

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  9. loscalzo1979 ha detto:

    “LO GATTO E’ UNA BELVAAA”

    E niente, potevano chiudere il film con questa unica scena

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  10. Cumbrugliume ha detto:

    Da bambino (e oltre) guardavo religiosamente ogni film con Lino Banfi che passava in tv, e di molti potrei citare mezza sceneggiatura a memoria. Di questo ricordo sì e no due battute… direi che posso concordare con la tua recensione anche senza riguardarmelo 🙂

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  11. Giuseppe ha detto:

    Esatto: un giallo frizzante con tutt’al più degli intenti satirici (e si spera sempre di non dover spiegare per l’ennesima volta che la satira NON HA MAI AVUTO lo scopo primario di far ridere) che qua e là assume toni da commedia (non certo film comico da sganasciarsi dalle risate, no). Del resto è pacifico che Dino Risi non fosse Neri Parenti né tanto meno il famigerato fratello di Enrico Vanzina 😉

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  12. Andrea87 ha detto:

    ‘sto film non l’ho mai visto, ma sì è vero, l’ho sempre sentito citare come capolavoro della commedia.

    e sì, molti lo confondono con Auricchio solo perchè “è banfi!” così come ogni personaggio interpretato da Villaggio “è sempre Fantozzi”, da Fracchia al maestro di “Io speriamo che me la cavo”! La notte in cui tutte le vacche sono nere, praticamente!

    PS: non mi toccare l’Allenatore, eh! che sennò vengo lì e “ti spezzo l’osso del capocollo!”

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  19. Evit ha detto:

    Mentirei se dicessi che non mi è tornato in mente questo articolo apripista mentre parlavo del Commissario Lo Gatto nel podcast Gli aggiustafilm

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  20. stefanoramarro ha detto:

    Dopo aver ascoltato gli aggiustafilm con Evit, e letto questo articolo, devo per forza rivedere il commisserio. Eppure io ricordo con piacere, ma non so perché, la parte investigativa, anche se poi non portava a niente. E non ricordo nient’altro, a parte Banfi che era una presenza simpatica. L’altro nato giallo, che sopra avete citato, è proprio Riccardo Finzi, del quale invece ricordo le scariche battute di Pozzetto, riciclate da altri film, altri repertori. Non era più quello che ho amato nella trattoria semivuota. La fotografia nelle scene buie scompariva e l’indagine non era così serrata. Interessante spaccato di un epoca invece il suo approccio in un locale da…”ballo”? Almeno avessero fatto dei buoni gialli.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Da anni ho da parte uno dei romanzi di Riccardo Finzi senza aver ancora trovato il coraggio di leggerlo: ho una venerazione tale per il suo autore, il mitico Luciano Secchi (Max Bunker), che ho paura di non apprezzare una satira forse troppo legata alla sua epoca per poter reggere ancora oggi. Il film con Pozzetto forse l’ho visto da ragazzo, negli anni Ottanta l’attore era replicato ogni giorno a canali unificati, ma non mi ha lasciato alcun ricordo. Di sicuro è un’altra non-commedia della grande tradizione italiana dove si ride senza motivo 😀

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      • stefanoramarro ha detto:

        In effetti è proprio così. come ricordavi ci sono vari libri gialli su Finzi e Pozzetto gliel’hanno innestato a forza sopra. Ecco perché come film comico non c’è.

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