Che grande annata il 1989 per Reteitalia e Dania Film, piccole case che prima di dedicarsi alla sterminata produzione televisiva di Cristina D’Avena sfornano film horror “casalinghi” che non conoscono alcuna distribuzione se non anni dopo.
A meno di fortuiti e rarissimi passaggi televisivi impossibili da tracciare, visto che sicuramente sono stati usati titoli alternativi: l’unico italiano che ha memoria d’aver visto questi titoli in TV è il mio lettore Giuseppe, probabilmente l’unico testimone al mondo della distribuzione originale di questi film.

Reteitalia e Dania Film colpiscono ancora!
Dopo La casa del sortilegio e La casa delle anime erranti di Umberto Lenzi, questo 1989 ha in serbo per noi La casa nel tempo, diretto niente e popo e di meno che da Lucio Fulci, uno dei rarissimi miei omonimi famosi. (A parte Battisti e Dalla, vi sfido a trovare altri Lucio di una certa notorietà!)
Il film – la cui data di uscita è ignota come il resto di questa “équipe ’89” – è stato distribuito all’estero con il titolo The House of the Clocks, sperando forse che la “l” andasse perduta nel viaggio e gli spettatori si aspettassero una House of Cocks, che avrebbe venduto molto di più…
Esattamente come i film precedentemente citati, anche questo titolo dà l’unica prova della sua esistenza all’interno della collana VHS “Collezione Rosso Sangue”, curata nel 2004 dalla milanese Shendene & Moizzi Associati.

Occhi alla “l”: è Clocks, non Cocks…
Gli anziani coniugi Corsini – Vittorio (Paolo Paoloni) e Sara (Bettine Milne) – sono due amabili vecchietti che si divertono nei rispettivi hobby: lui colleziona orologi tanto da riempirne la propria villa, lei invece ammazza la gente. Oh, ognuno si fa gli hobby che gli pare…
Un brutto giorno arrivano alla villa tre teppisti, drogati ed armati: Tony (Keith Van Hoven), Paul (Peter Hintz) e la lamentosa Sandra (la compianta Karina Huff), che in pochi secondi ammazzano i due vecchietti e il loro aiutante Peter (Al Cliver), che però rimane esanime.

Un’amabile combriccola di cazzoni
I tre delinquenti vorrebbero scappare, dopo aver rubato qualcosa, ma il giardino circostante è pieno di feroci dobermann: quindi si ritrovano prigionieri della casa.
Dopo una canna e un amplesso, inizia la parte noiosa del film, cioè quella principale: l’Horror Kid! Sali le scale, scendi le scale, apri la porta, chiudi la porta, senti un rumore, fai un rumore. E il minutaggio scorre inesorabilmente verso il nulla.

La compianta Karina Huff con tanto di crocefissi rovesciati come orecchini
Con la noia mortale che solo un film horror italiano sa creare, i tre ragazzi fanno cose senza senso e muoiono e tornano in vita come tutti i personaggi del film, che sembrano seguire regole tutte proprie. Era lecito pensare che Peter, ferito ma rimasto in vita, si stesse vendicando mettendo paura ai teppisti per poi ucciderli, ma invece troviamo i vecchietti redivivi che fanno cose da spiriti senza alcun significato logico.
Quando ormai la follia ha completamente riempito lo schermo, esce fuori che era tutto un sogno fatto dai tre teppisti: oppure no? Non mi sembra una domanda appassionante…

Ognuno ci legga la metafora che vuole…
Sono più che sicuro che la fama di Lucio Fulci non possa nascere da filmucoli insopportabili come questo, ho fede che abbia fatto cose migliori: però a me capita di vedere sempre robaccia con la sua firma, quindi rimango in attesa di un futuro migliore, un giorno luminoso in cui vedrò qualcosa di Fulci che non mi dia il voltastomaco.
Una curiosità. La prova che il film risale sul serio al 1989 arriva quando i protagonisti vanno al supermercato… e la radio trasmette Esatto! del maestro Francesco Salvi!
L.
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- House of Mortal Sin (1976) La casa del peccato mortale
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Negli horror Fulci si è spesso lasciato andare a voli pindarici enormemente al di sopra delle sue possibilità. Riconosco un certo fascino soprattutto visivo ai suoi film più famosi come L’Aldilà e Paura nella città dei morti viventi, ma faccio davvero fatica ad affrontarli per intero. Già meglio nei trashoni Conquest e I Guerrieri dell’anno 2072, ma forse il meglio di sé l’ha dato con Non si Sevizia un paperino e… Zanna Bianca, che ricordo di aver visto da piccolissimo 😀
P.S. Per la sfida, rilancio con Lucio Fontana!
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Ah, è vero! Grazie per la dritta “lucica” ^_^
Ha fatto così tanto Fulci che forse i suoi horror sono davvero la parte minore della sua opera. Mi riprometto sempre di approfondirlo ma poi non lo faccio mai…
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1989? Saranno andati a vederlo Luca Molinari, Massi e Riccardo?
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“House of Cocks” sarebbe stato un titolo molto più onesto e la risposta alla domanda “E’ un film del caXXo?” ci è fornita direttamente dal maestro Salvi 😉 In effetti hai ragione, oltre ai citati non mi vengono in mente altri Lucio famosi, però se anche sfortunato, Fulci ha fatto un sacco di ottimi horror, tra cui questo non figurerà mai! Cheers
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Prima o poi troverò qualche suo film che mi piacerà 😛
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La trama sembra identica a i Fantasmi di Sodoma li c’erano fantsmi di nazisti che scopavano e gozzovigliavano ed era noioso!
Comunque qualche film di questi li avra trasmessi Iris a notte fonda
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Le trame degli horror italiani sono tutte uguali 😀
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Di Fulci credo di aver visto solo L’aldilà – non ci ho capito un clocks! – e il finale del paperino, che mi è sembrato promettente.
E Sette note in nero, che ricordo filare come un treno e avere senso, incredibilmente!
Da ragazzino, adoravo Sette note in nero 🙂
Comunque ho un’idea per una nuova rubrica: se ti dedicherai ai telefilm con Cristina D’Avena, potresti chiamare la rubrica “Teneramente Lucius” 😛
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ahahah potrei benissimo, visto che all’epoca ho visto ogni episodio della D’Avena 😀 (C’era solo quello in TV, non avevo scelta…)
Comunque hai fatto bene a ricordarmelo, “Sette note in nero l’ho rivisto recentemente e mi è piaciuto: bravo Lucio, col thrilling ci sei. Con l’horror proprio no…
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Da bambino, le cristinate le trovavo divertenti 🙂 magari, continuare per tipo sei anni, passando da micialicia alla docufiction reality su Cristicchi D’avena che studia medicina all’università… forse è stato un po’ troppo, il pubblico di riferimento era cresciuto un po’.
Se non ricordo male, l’ultimo fu L’Europa siamo noi. Comunque, come detto mi piaceva, erano semplicemente troppe serie 😛
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Io un po’ le confondo, ce n’era una che si chiamava semplicemente “Cri Cri”? Le sit-com italiane spaccavano e in pratica avevano sostituito per un attimo le millesime repliche di vecchi telefilm americani, quindi se non le vedevi non c’era altro nel palinsesto.
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Cri Cri? Può darsi… erano tante e non le ricordo mica tutte 😉 non dopo così tanti anni 😛
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Se recupererai la sua Trilogia della morte “primissimi ’80 (Paura nella città dei morti viventi, …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà e Quella villa accanto al cimitero) riscoprirai che c’è ECCOME anche con l’horror: premesse fondamentali l’alta tolleranza al gore e alle trame non lineari… non che il precedente Zombi 2 sia da meno, eh. 😉
Inutile che ti dica di aver visto anche questa “casa” (credo sul circuito Odeon Tv: forse il campione assoluto di programmazione di film “ufficialmente” mai programmati, a questo punto) in TV: da alcuni utenti di IMDB è stato definito come un episodio splatter di “Ai confini della realtà”, e direi che mi trovo abbastanza d’accordo con loro… le lodi sperticate sono fuori luogo, ma non mi stupirei fossero venute dagli stessi “rivalutatori” che avevano bellamente ignorato il Fulci degli anni d’oro (però dicendo di “averlo sempre amato”, frase che sta bene su tutto) per poi andar dietro a “I fantasmi di Sodoma” e triste similia. Ma il suo malinconico, “AmbroseBierciano” e per nulla gore film testamento (“Le porte del silenzio”, che -ci scommetto- i finto-fan di cui sopra non conosceranno affatto) sta a dimostrare quanto non l’avesse perso il tocco che l’aveva reso famoso: semplicemente, il suo cinema ormai non interessava più a chi di dovere da anni (NON così all’estero, ovviamente), costringendolo a livellarsi salvo rarissime eccezioni verso un basso sempre più indegno di lui 😦
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Purtroppo ho visto tutti e tre quei film, e se sono i suoi migliori horror confermo che proprio non mi piace il mio omonimo. Di Aldilà salvo solo l’omaggio al Liber Ivonis proveniente dai Weird Tales anni Trenta…
Forse è come per Dario Argento, se l’avessi visto all’epoca, o comunque poco dopo, magari avrei stretto un rapporto maggiore con questi autori, invece di non poterli proprio sopportare…
Ora mi serve una pausa da queste “case” italiane anni Ottanta: abbastaaaaa! 😀
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Allora forse è meglio che “La dolce casa degli orrori” la eviti del tutto, e se te lo dice un fan Fulciano di vecchia data come il sottoscritto… 😛
Dario Argento? Fui pure argentiano, fino a quando il Darione nazionale era ancora vivo, beninteso (per me ben più di vent’anni fa, ormai)…
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Ho adocchiato quel titolo, ma faccio finta di non averlo visto 😛
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“Sette note in nero” l’ho rivisto un annetto fa e lo adoro anche io! Un gioiellino…
Film sopra, invece, mai visto, un peccato non paia un granché perchè dalla trama qualche premessa accattivante poteva esserci…ma poi Lucio (Fulci) deve aver svaccato come era solito fare in quella sua fase registica crepuscolare…
p.s. per l’horror concordo con Giuseppe e soprattutto “Quella villa…” non è male. Almeno, me lo ricordo non male!
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Forse era in una fase di sperimentazione, quando ha fatto certi film confusi…
Alla fine, ho visto tre cose, non conosco bene Fulci
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“Sette note in nero” pure io l’ho visto circa un annetto fa e mi è piaciuto molto. Ma lì a vincere è la celebre atmosfera del thrilling all’italiana, che all’epoca teneva cattedra anche all’estero. L’horror invece è robbetta che non avremmo mai dovuto iniziare a fare…
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Bisogna dire che fare un buon fantastico in Italia, con la cultura prosaica che abbiamo sviluppato nel tempo, non era facile. In Sette note etc. l’elemento paranormale era importante, specie per creare il finale a sorpresa, ma non era invadente 😉
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Infatti veniva molto meglio il thrilling, dove l’elemento soprannaturale era suggerito ma mai protagonista, preferendo una tensione che invece travalica le mode del momento. L’orrore è soggettivo, la tensione è oggettiva: questa è la grande lezione del thrilling all’italiana, che ovviamente è finita nel nulla…
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Ti dirò, un horror italiano fatti bene sarebbe un sogno, almeno per dire che in Italia si smette d’aver paura della fantasia 😉
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A proposito, mi faccio un’auto-marchetta ricordando che “E tu vivrai nel terrore. L’Aldiltà” è uno dei rari film che partecipa al grande gioco dei “libri falsi”: per saperne di più, vi consiglio il mio speciale sul “Libro di Eibon” 😉
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E poi c’era Mirabella XD
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Che poi Fulci e’ pure simpatico, con quel misto di cialtroneria e artigianalita’ tipicamente italiane.
Anzi, diversi film li ha pure azzeccati: qualche western, thriller, anche commedie. Un paio dei suoi horror sono anche piacevoli (Zombi 2 si lascia guardare).
Il problema e’ che ormai lo si vuole spacciare a tutti i costi per un genio che assolutamente non era, un folle visionario o, come piace definirlo ai suoi fan (gentaglia a cui piace l’abuso del termine “artaudiano”) “il terrorista dei generi.
E questo fa incazzare non poco, dato che qualche vero genio sconosciuto da rispolverare ce l’abbiamo avuto.
Lo dico da anni: queste rivalutazioni selvagge hanno fatto disastri enormi.
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Siamo il Paese dei Ghetti, e ci piace riscoprire chi abbiamo ghettizzato fino a ieri solo per infilarlo nel ghetto dei geni. O cialtrone o genio, la critica italiana non conosce vie di mezzo: non c’è vergogna nell’essere un bravo artigiano, un serio professionista che fa il suo lavoro, come eserciti di registi italiani che hanno fatto più film di Spielberg ma nessuno li ricorda. Forse se si smettesse di parlare di genialità e si parlasse di genere – che non è una parolaccia – magari il discorso sarebbe meno torbido…
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… che poi, per mantenerlo il più limpido possibile, basterebbe ricordare che non sta scritto da nessuna parte che il buon/ottimo artigianato di genere debba per forza fare a pugni con genio e visionarietà. Come, del resto, riconoscere a Fulci queste caratteristiche – magari avendolo fatto dall’inizio, non in seguito a rivalutazioni da cinefilo tarantinato della domenica che, mentendo e sapendo di mentire, considera tutta la sua produzione al medesimo livello- non significa per forza negare o dimenticare che possano appartenere di diritto pure a colleghi meno famosi…
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Nelle mie ricerche ho scoperto registi dalla produzione sterminata che sono stati la spina dorsale del cinema anni Settanta ma raramente vengono citati, visto che Tarantino non li ha rivalutati: non vedo “scuole di pensiero” su Mario Cajano e Bitto Albertini, eppure sono giusto due di tanti registi che hanno svolto il loro mestiere di autori di genere. Sicuramente non saranno geni o visionari, ma mi piacciono molto di più i loro onesti piccoli film che gli horror raffazzonati di Fulci…
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I “rivalutatori” non guardano nemmeno i film dei registi che rivalutano… rectius: che è stato loro detto di rivalutare, come potrebbero ricordarsi di tutti gli altri (Cajano? Albertini? Fidani? Siciliano? E chi sarebbero costoro?)? 😦
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Tutti questi nomi conosceranno la gloria quando Tarantino li citerà in una discussione: d’un tratto usciranno come funghi i cinefili che da sempre amavano Cajano e da sempre stimano Albertini e via dicendo. Poi uno si chiede perché smette di leggere critica cinematografica 😛
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Lucio Magri
Lucio Colletti
Lucio Libertini
Lucio Lombardo Radice
Lucio “violino” Fabbri
🙂
certo è passato qualche annetto da quando erano famosi:-)
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Ti ringrazio del pensiero ma, ehm, non ne conosco nemmeno uno 😀
Con famosi intendevo parecchio famosi, tipo appunto Battisti e Dalla: mi sa che lo storico Lucio Villari è un po’ più famoso 😛
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Hai ragione mi sono dimenticato Villari.
Fabbri era un chitarrista che suonava con Guccini, gli altri erano politici e intellettuali famosi qualche decennio fa. Di Magri si é parlato qualche anno fa quando ha scelto il suicidio assistito in Svizzera. C’era anche un geografo abbastanza famoso un tot di anni fa: Lucio Gambi.
Ciao complimenti per il blog
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Ti ringrazio, e grazie per tutti questi Luci! ^_^
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Forse è più horror il video finale…
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Temo di possedere anche questa VHS nei meandri del mio castello….. quella “Collezione Rosso Sangue” mi ha fregato un sacco di volte….
Comunque il peggio di Fulci è ben altro….
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C’è così tanto “peggio” nella sua filmografia che alla fine non ha più senso la parola stessa…
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Fulci non è stato solo uno dei migliori registi italiani ma è anche stato uno dei migliori registi della storia del cinema. Anche in questo film, nonostante non sia una capolavoro, riesce a sorprendere e mettere in scena una storia in modo molto particolare.
I lavori che apprezzo tantissimo del regista sono in assoluto Non si sevizia un paperino, Aldilà e Sette note in nero.
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Per l’ultimo titolo sono d’accordo, sul resto non ci riesco proprio. Questo “La casa non tempo” mi sembra decisamente lontano dal concetto di “sorprendente”, visto che è tutto oltremodo banale. Ma peggio ancora è fatto a buttar via, senza alcuna convinzione. Ma sarò io che sono lontano da questo modo di fare cinema…
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La casa nel tempo non è il film più riuscito di Fulci ma anche qui ha dimostrato di sapere come dirigere un film. A volte anche se la storia è semplice e banale può essere resa ottima dal comparto tecnico.
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Sicuramente è un mio problema, ma proprio non vedo alcuna qualità, è uno dei tanti film horror zoppicanti del periodo, come ne faceva Lenzi o altri. Mi basta confrontare “La casa nel tempo” con “Sette note in nero” per farmi chiedere come sia possibile che sia la stessa mano…
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