Per tutto il 2010 ho presentato su ThrillerMagazine i 40 titoli della collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali” (targata Gazzetta dello Sport), ogni settimana corrispondente alla loro uscita in edicola: mi piace recuperare quei pezzi per ampliare la sezione “marziale” del blog.
33. City Hunter
(sabato 30 ottobre 2010)
Un connubio tra azione e comicità di Hong Kong e un grande successo giapponese: questo è alla base di City Hunter (Sing si lip yan, 1993), particolarissima pellicola che la collana “Bruce Lee e il grande cinema delle arti marziali”, firmata Gazzetta dello Sport e Stefano Di Marino, presenta da ieri in edicola.
Diretto da una firma prestigiosa come quella del prolifico Wong Jing (di cui solo pochi film sono arrivati in Italia, come Meltdown. La catastrofe e La leggenda del Drago Rosso, entrambi con Jet Li) e interpretato dal mattatore Jackie Chan, forse questo film non sarà fra i più riusciti di Hong Kong, ma lo stesso regala ai fan scene indimenticabili e attori in stato di grazia.
Shizuko Imumura (Kumiko Goto) è la figlia di un ricco proprietario di un giornale giapponese: scappa di casa e il ricco padre per ritrovarla ingaggia la City Hunter. È questa un’agenzia formata solamente da due persone: Ryu Saeba (Jackie Chan) e Kaori Makimura (Joey Wong). Il primo è un giovane dongiovanni molto più interessato alle gonnelle che al lavoro, e la seconda è la sua collega segretamente (ma non tanto) innamorata di lui e perennemente gelosa. I due si ritrovano ad inseguire la giovane fuggiasca in una nave che, in alto mare, verrà presa ostaggio da alcuni criminali capeggiati dal perfido colonnello MacDonald (Richard Norton) e dalla sua spietata guardia del corpo (Gary Daniels). Fra azioni rutilanti e comicità esagerata, la City Hunter risolverà la situazione.
Come si diceva, il film si pone come la trasposizione cinematografica del manga omonimo di Tsukasa Hojo divenuto poi negli anni Novanta un anime di successo in molti Paesi, compresa l’Italia. Non si può certo dire che Jackie Chan abbia il physique du rôle per vestire i panni di Ryu Saeba: un personaggio alto e muscoloso e dallo sguardo magnetico mal si adatta al buon Jackie, mingherlino e dal sorriso sornione (per non parlare poi dell’ampia giacca bianca indossata, che lo fa sembrare ancora più minuto). Il più evidente dei difetti del film è nello “spirito” del personaggio: il Ryu dei manga e degli anime è un bambinone che ha occhi solo per le donne e non perde occasione per “provarci”, finché una situazione pericolosa non lo trasforma in una perfetta macchina per combattere e, se è il caso, uccidere; Jackie interpreta sì un bambinone, ma tiene troppo fede al proprio personaggio – candido, puro e immacolato – per occuparsi poi tanto delle donne. A parte qualche strizzata d’occhio e qualche faccia buffa, il Ryu del film pensa molto poco alle donne rispetto ad altri stimoli come il cibo e il restare in vita. Ovviamente è del tutto assente l’aspetto “letale” del personaggio-Ryu, visto che questo non rientra assolutamente nei dettami del personaggio-Jackie.
City Hunter è un film comico-marziale di Jackie Chan, in fin dei conti: il fatto che porti il nome di un celebre manga giapponese è assolutamente marginale. Anche se va sottolineato come, dopo l’uscita del film, Chan stesso abbia disconosciuto il risultato finale e ci sia stata tensione con il regista: quest’ultimo, evidentemente seccato dalla cosa, nel suo successivo film Meltdown (1995) inserisce un personaggio che prende dichiaratamente in giro Jackie, interpretato proprio dal suo sosia Jackie Cheung.
Come ogni altro film di Jackie, anche City Hunter vanta roboanti sequenze di stunt e combattimenti paradossali e a tratti di una comicità forse troppo esagerata.
I momenti da ricordare del film sono molti. Difficilmente passano inosservate le sequenze in cui è protagonista Chingmy Yau, sexy-eroina del cinema di Hong Kong (anche se qui, ovviamente, in abiti castigati), così come da antologia rimane la scena in cui Jackie lotta in un cinema dove trasmettono L’ultimo combattimento di Chen (1978).
La coppia di cattivi eccellenti del film è costituita da Richard Norton e Gary Daniels, entrambi in ottima forma ed entrambi lanciati nell’effimero mondo dei film di arti marziali statunitensi grazie alle loro prove di Hong Kong. Norton va ricordato per il lungo combattimento finale, soprattutto per la sequenza con i tonfa, e Daniels per la celebre sequenza in cui lui e Jackie Chan danno vita a due personaggi del videogioco Streetfighter: il biondo attore britannico diventa Ken, mentre Chan si trasforma prima nel lottatore di sumo Honda (scritto però Honde, semplicemente perché lo storico contratto di Chan con la Mitsubishi vietava di citare la concorrente Honda!), poi nella lottatrice Chun-li.
Nel 2001 la Hong Kong Legends ha rilasciato una ricca edizione DVD del film, con molti contenuti speciali come interviste (a Chan, Norton e Daniels), commentari audio, scene eliminate e molto altro. Purtroppo non tutti questi contenuti sono presenti anche nell’edizione italiana, che comunque vanta interviste a Jackie Chan e al regista Wong Jing.
City Hunter non può certo mancare nella dvdteca del fan di questo genere di film, sebbene sia un titolo al di sotto della sufficienza da tutti i punti di vista: non è infatti né un buon film “alla Jackie” né una buona trasposizione del “vero” City Hunter.
L.
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Questo l’avevo visto: indubbiamente un film poco fedele al materiale di partenza, ma si lascia guardare a suon di gag marziali…
E quella di Street Fighters era molto divertente, anche se c’entra con City Hunter quanto l’onestà con l’italiano medio…
Povero Ryo Saeba.
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ahahah parallelo perfetto! 😀
Diciamo che bisogna dimenticare il personaggio originale, altrimenti non si farebbe che ridere in faccia a Jackie, totalmente sbagliato nel ruolo. Lo scontro con Norton e Daniels è talmente mitico che fa dimenticare il resto 😉
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…stavo per dirlo, non sono un fan sfegatato di Chan ma l’accoppiata Daniels-Norton mi commuove come non mai 🙂
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Infatti è tra i suoi film che ho rivisto di meno, senza sentirne la mancanza 😉
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Mamma mia, che schifezza (con la esse pronunciata scé).
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Comunque è Ryo, non Ryu, ti sei confuso col ragazzo delle caverne ^^
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Forse Ryo è la resa italiana – di cui non so molto: in inglese è chiamato Ryu, ma magari in giapponese torna Ryo 😛
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Ah aspetta, pensavi ti riferissi alla scena di Street Fighter 😀
In effetti il personaggio originale è scritto Ryo ma questo film presenta la versione Ryu… che non avessero il copyright del nome???
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Basta che non diventa Raiu, come nel film di Street Fighter
Comunque confermo, in giapponese è Ryo 😉
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Sì, mi riferivo a City Hunter. Quello di SF è Ryu in tutte le versioni, pronunciato di merda nel film.
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Ahahah conciso e preciso! 😀
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Il manga originale mi piaceva molto, come al solito ai centrato in pieno il punto, questo non è il Ryu Saeba del manga ma il solito personaggio di Jackie Chan, la scena di Street Fighter è diventata un classico di you tube secondo me, ora ho finalmente capito il perché del cambio di nome di Honda 😉 Cheers
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Penso che l’unica cosa che salvo di tutto il film sia l’assurdo momento Omaggio/Delirio a Street Fighter, il resto cestino dell’indifferenziata senza se e senza ma
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La partecipazione di ottimi attori-atleti come Norton e Daniels è comunque notevole, e testimonia come il cinema di Hong Kong desse asilo ad ottimi atleti ritirati che l’Occidente non sembrava interessato a veder recitare.
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Sì, ma in generale, questo film NON E’ City Hunter, quindi per me non è salvabile
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Ovvio, a parte il titolo davvero non c’è nulla che neanche solo assomigli al personaggio, è stata una furbata di grana grossa. Però marzialmente è ghiotto 😉
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Non è City Hunter, nemmeno per sbaglio e in nessuna sua parte, però almeno la presenza di Norton e Daniels fa in modo che qualcosa da guardare in effetti ci sia 😉
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A forza di parlarne mi è venuta una gran voglia di rivedere i loro scontri 😛
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