Nunchaku al cinema 1. Bruce Lee

Bruce Lee in Dalla Cina con furore (1972)

È tempo di parlare della mia arma preferita, il nunchaku, e di come è stata rappresentata al cinema: ufficialmente poco, ma in modi assolutamente gustosi. Attingerò ad un mio vecchio lavoro, quindi forse i miei vecchi lettori potranno provare qualche déjà vu.

Il nunchaku è un’arma molto facile da utilizzare: il problema è utilizzarla bene.
I due segmenti sviluppano una forza incredibile e fanno un male assurdo, quindi invito tutti ad NON imitare i filmati che presenterò! (Così mi premunisco contro eventuali future critiche di idioti che si fanno male imitando Bruce Lee!)

Ci sono varie scuole di pensiero sulle origini del nunchaku: ci sono ottimi libri sull’argomento che vi invito a consultare. La teoria che preferisco è quella del morso dei cavalli che all’occorrenza diventava un’arma divisa in sezione. L’aspetto curioso del nunchaku è che in Europa è conosciuto da secoli… ma è sempre rimasto uno strumento da contadini.

“Paese della cuccagna” (Luilekkerland, 1567) di Pieter Bruegel il Vecchio
Il contadino a sinistra, vestito di bianco, dorme su un nunchaku…

I nobili guerrieri di tutto il mondo hanno le loro armi costose – di solito spade con lame preziose e prestigiose – ma l’arte del combattimento nasce dal basso, e meno è “onorevole” il guerriero più le armi arrivano dalla quotidianità. Quando un contadino deve difendersi, usa gli strumenti del proprio lavoro nei campi: in seguito arriverà qualche “maestro” a dare loro dei nomi marziali.

A quanto pare solamente i contadini di Cina e Giappone hanno pensato di difendersi
usando quel quotidiano strumento agricolo che si vede a sinistra

Il cinema di Hong Kong si è sempre occupato di “armi nobili”, infatti il wuxiapian è un genere che racconta di nobili guerrieri, principesse grintose e mitologia varia: nessuno di questi personaggi si abbasserebbe ad usare un’arma volgare come il nunchaku. Poi però all’incirca nel 1970 qualcosa cambia profondamente: il pubblico impazzisce per la classe operaia che si mena con calci e pugni: è nato il gongfupian, i cinema del kung fu, i cui protagonisti non hanno soldi per katane e spade magiche. Nel gongfupian si usano armi rozze e popolari, roba da proletari come i protagonisti che prendono a calci i potenti.

Nel 1971 un giovane ma già notissimo (in Asia) Bruce Lee fa quello che mai nessun cinese ha osato fare: nelle vesti di un rozzo campagnolo, prende a calci un signorotto locale. Un potente. Per millenni il cinese è stato lo schiavo perfetto, ha subìto ogni padrone possibile e immaginabile – locale o straniero che fosse – ma ora questo tizio che manco è cinese (è nato a San Francisco da genitori di Hong Kong!) prende su di sé il peso di un intero popolo… e per la prima volta nella storia asiatica dà onore al morto di fame.
Il cinema cambia per sempre: la polizia dovette intervenire per arginare l’entusiasmo degli spettatori che si ammazzavano per vedere Il furore della Cina colpisce ancora (1971).

L’anno successivo è il momento di dare onore al cinese umile contro il più mostruoso nemico che la Cina abbia mai avuto: il giapponese. E il giapponese ovviamente è un nobile guerriero con tanto di antica katana costosissima: lo smacco più grande, l’umiliazione più cocente che gli si possa imporre… è affrontarlo con una sua arma, ma priva di onore. Affrontarlo con un nunchaku.
Forse magari avrà fatto una comparsata anche prima, ma in realtà il nunchaku nasce, esplode e conquista l’intero mondo nel 1972 con Dalla Cina con furore.

Qui devo per forza sfatare un mito: Bruce Lee usava il nunchaku al suo minimo di potenziale, eseguendo tecniche base semplicissime. Non sto dicendo che non sapesse usarlo, tutt’altro: come dicevo all’inizio, il nunchaku ha tecniche base semplicissime… ma farle bene è difficilissimo! Lee le eseguiva bene, fluidamente e sapeva come “fare scena” sullo schermo.
Eccolo ne L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente (1972), col doppio nunchaku.

Anche qui devo intervenire: Lee non usa il doppio nunchaku, usa semplicemente due nunchaku, e non è la stessa cosa. Lo dimostra il grande Tadashi Yamashita e i suoi video propedeutici sul double nunchaku: un altro mondo, rispetto a Lee. Comunque lo spettacolo c’è e ce lo guardiamo.

Ecco il maestro nel suo ultimo film, I 3 dell’Operazione Drago (1973), che torna al singolo nunchaku.

Anche qui, un uso davvero minimo delle potenzialità dell’arma, con tecniche che vengono insegnate alla prima lezione di un qualsiasi corso: lo stesso l’uso perfetto richiede un intenso e lungo allenamento.

Il nunchaku diventa un’arma quasi “nobile”, conosce un momento di esplosione commerciale inimmaginabile in seguito. Così Lee stesso deve inventarsi qualcosa di nuovo, e nel suo progetto incompiuto, Game of Death crea… il nunchaku che fa pendant con l’abito! Tuta gialla, nunchaku giallo; fascia rossa, nunchaku rosso…

Da quel giorno ogni film che mostra un nunchaku paga un debito a Bruce Lee e – pare brutto dirlo – è un peccato, perché così facendo non si è tentato (se non in rari e gustosi casi) di superarne la qualità. Veri e propri artisti virtuosi del nunchaku, come il grande Kim Silver, sono rimasti estranei al mondo del cinema per il semplice fatto che per fare anche solo una minima parte del loro repertorio serve una preparazione impossibile da acquisire nelle poche settimane di allenamento prima di un film, com’è usanza: serve vero talento, e questo è incompatibile con un mondo del cinema dove Keanu Reeves è considerato una star marziale…

Eppure il nunchaku ha conosciuto una vita vispa e frizzante, anche se poco nota. Inizia il viaggio per parlare dell’arma più fraintesa del kobudo, visto che in inglese è chiamata nunchuck. Come se noi lo chiamassimo nunciocco…

(continua)

L.

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26 risposte a Nunchaku al cinema 1. Bruce Lee

  1. Zio Portillo ha detto:

    Ho messo la sveglia alle 7.15 per leggere il tuo post di domenica. Ero proprio curioso. Ne è valsa la pena!

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  2. Cassidy ha detto:

    Bellissimo ci speravo che prima o poi trattassi la tua arma la tua arma d’elezione, poi hai inizio a giustamente dal Maestro Bruce Lee, cosa posso chiedere di meglio? Mi sembra doverosa la tua introduzione, essendo parte delle generazione delle Tartarughe Ninja, da bambino imitavo Bruce Lee con dei Nunchaku di plastica morbida, già allora aveva capito che se fossero stati veri, non credo avrei mai raggiunto l’adolescenza ecco 😉 Un’arma mitica di cui non vedo l’ora di sapere tutto leggendoti grazie mille! Cheers

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  3. Cristian Maritano ha detto:

    Anche Kenshiro è riuscito ad utilizzarlo una volta in combattimento…peccato solo che Falco dopo glielo abbia distrutto!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      La scena è fortemente debitrice di Bruce Lee, come dicevo raramente si sono tentate scene di nunchaku slegate dal mito di Lee, ma le vedremo 😉

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      • Giuseppe ha detto:

        Potresti postare anche qualche video dei tuoi allenamenti, magari omaggiando ad hoc
        proprio quella scena… Lucio dalle Sette Stelle contro Il Generale Falco della Luce Dorata (con tanto di colpo a energia diretta aggiunto in post-produzione) 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        tu ci scherzi, negli anni ho anche provato a fare video: i nunchaku vengono benissimo… è il loro esecutore che proprio non si può guardare! 😀
        Anni fa, in un raptus di follia, ho inserito alla base di un paio di nunchaku delle lucette: fatti roteare in una stanza buia viene fuori un discreto spettacolo! Quello sì che dovrei riprnderlo. Anche per dimostrare che persino un dilettante come me può far “scena” con quell’arma 😛

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      • Giuseppe ha detto:

        Video con nunchaku luminosi? Andata! Ti aspettiamo, magari proprio in tuta gialla (giallo fosforescente, se si vuol mantenere l’effetto al buio) come Bruce 😉

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Seeeee, anche se avessi quella tuta gialla non avrei il fisico per indossarla! 😀
        Però mi hai fatto rivenir voglia di tirar fuori il lightnin’ nunchaku ^_^

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  4. loscalzo1979 ha detto:

    Non si poteva non cominciare con Bruce Lee

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