Zio Portillo contro Il Mio Amico Arnold (guest post)

Torna Zio Portillo a raccontare i retroscena più scottanti del corrotto mondo televisivo.
L.

Dopo il bordello suscitato con “Bayside School“, voglio fare il bis con la madre di tutte le serie TV maledette: Il mio amico Arnold (Diff’rent Strokes in originale).

Questa finisce nell’album di famiglia: cheese!

Chi non conosce il tormentone ultra-celebre «Che cavolo stai dicendo Willis?» (Whatchu talkin ‘bout, Willis?, puro slang newyorkese) che il paffuto Arnold rivolge ogni singolo episodio a suo fratello Willis? Tutti lo abbiamo sentito e ripetuto usandolo ancora oggi che sono passati ben 31 anni dalla chiusura della sit-com. Otto stagioni complessive (1978-1986) per ben 189 episodi dove succede ogni cosa e vengono trattati argomenti frivoli come i primi amori dei ragazzi, la scuola… Ma anche roba decisamente più matura come le differenze razziali, la droga, la morte e perfino la pedofilia. Una serie TV molto moderna per l’epoca visto che vede protagonisti due neri di Harlem (a fine anni ’70!) figli di una governante morta di cancro, che venivano adottati da una ricchissima famiglia di Manhattan.

Arnold (Gary Coleman) e suo fratello Willis (Todd Bridges) erano i figli dell’ex-governante del ricchissimo Signor Drummond (Conrad Bain), un uomo d’affari bianco e vedovo di New York. Così i due ragazzi si trasferiscono nel mega appartamento di Drummond dove vive con la figlia Kimberly (Dana Plato) e la nuova governante (prima la Signora Garrett (Charlotte Rae), poi Adelaide (Nedra Volz) e infine Pearl (Mary Jo Catlett). La serie fu da subito in prima fila contro il razzismo con decine di Guest-Star (Karim Abdul-Jabbar, Muhammed Alì, Janet Jackson, David Hasselhoff, Mr. T, Nancy Reagan…) che facevano la fila per apparire nello show per poter dire la loro e lanciare il proprio messaggio di pace e tolleranza.

È forse il telefilm più famoso e iconico degli anni ’80 anche se nelle ultime stagioni ottiene ascolti ridicoli e viene cancellato in fretta e furia senza una vera conclusione. Ma a parte questo, tutto bene e tutto liscio, vero Zio? Ovvio che no! Questa è stata la prima serie “maledetta” mica per caso!

Che cavolo stai dicendo Zio?

Oltre alla chiusura senza squilli, il cast fu rinnovato più volte nel corso degli anni lasciando partire personaggi e intrudecendone altri che però non fecero presa sul pubblico come gli originali, anzi. Emblematico fu il personaggio di Sam (Danny Cooksey) che avrebbe dovuto fare presa sulle famiglie con il suo faccino pulito e sorridente. In realtà era odiato e tutti lo ritenevano insopportabile tanto che costrinse la NBC a chiudere la serie al termine della 7ª stagione, dopo appena un anno dall’introduzione di Sam. A sorpresa però la ABC comprò i diritti dalla rivale per pochi dollari e provò a rilanciarla ma ormai tutto il cast era stanco e senza grinta. Dopo un solo anno la ABC chiuse baracca e burattini liberando gli attori.

Faccia da schiaffi. Ma forti però!

E fu proprio il cast a rendere la serie “maledetta”. Partiamo da quello che sanno anche i sassi: Gary Coleman non era un bambino. Pur interpretando un marmocchio di 8 anni furbo come una faina e sveglio come una lince, Gary Coleman bambino non era. Era malato. Una forma particolare di nanismo unita ad una disfunzione renale (due trapianti di reni inutili e dialisi giornaliere), lo hanno lasciato adulto in un corpo minuto. All’inizio della serie l’età poteva ancora essere buona (11 anni Coleman, 8 anni il personaggio Arnold), ma col passare delle stagione era improbabile che tutti invecchiavano mentre Arnold rimaneva un ragazzino di un metro e trenta. Pian piano la verità venne a galla ma tutti amavano così tanto la sit-com che il pubblico se ne fregò e continuò a seguire lo show amando e idolatrando Coleman per la simpatia e la forza di volontà.

I problemi per lui vennero al momento della chiusura del telefilm poiché Coleman non trovava da lavorare. Il “suo” personaggio del ragazzino era bruciato dalla versione 2.0 (un nome su tutti: Macaulay Culkin in Mamma, ho perso l’aereo) e lui ci metteva del suo col suo caratteraccio burbero, irascibile e capriccioso che già aveva fatto tribolare i colleghi di set. I fan a distanza di anni confondevano lui col suo personaggio e questo lo mandava in bestia tanto che nel 2008 ha provato ad investire una ragazza che aveva osato chiedere ad “Arnold” un autografo. Nel 2009 finì ancora nei guai per “violenze domestiche” ma l’apice lo toccò sempre nel 2009 quando in un talk show avrebbe dovuto fare mea culpa e pentirsi in diretta televisiva del suo comportamento. Peccato che il pubblico lo innervosì così tanto che finì per litigare con tutti, sfanculare gli spettatori e lasciare lo studio piccatissimo.

La gente mi ama. Guarda che guanciotte!

Vabbè, ma se al lavoro le cose vanno male a casa va meglio, vero? Ma nemmeno per sogno! Mamma e papà vivono letteralmente sulle sue spalle e spendono come pazzi quello che lui porta a casa. Coleman gli fa causa e nel frattempo va in fissa con l’erba e fuma spinelli come un pazzo. Alla faccia della serie contro la droga! Ufficialmente dice in giro che lo fa per combattere i dolori ai reni, in realtà (si scoprirà in seguito) i reni non gli fanno affatto male: era dipendente. Da quello e da… I treni elettrici! La sua casa era un tripudio di rotaie e locomotive che viaggiavano 24 ore su 24 su e giù per dei plastici dettagliatissimi perennemente in funzione anche se lui era lontano. Un bambino che però guadagna come una multinazionale.

I suoi guadagni medi erano di 70.000$ netti a settimana (tre milioni e mezzo di dollari annui, una cifra assurda per l’epoca) solo come paga per girare la serie. A questo vanno aggiunti i proventi delle numerose comparsate in giro, le pubblicità, gli eventi… A cui Coleman era chiamato. Una vera e propria fortuna. Però la serie termina, lui vince la causa contro i genitori ma questi lo hanno già ripulito per bene. Gli rimangono “solo” 4 milioni di dollari in banca che per lui sono noccioline che finiscono in tempo zero. Rimane solo e povero visto che i costi delle visite mediche e delle terapie a cui si sottopone continuano e prosciugano il suo conto corrente. Non lavora più e non può permettersi di pagare le spese sanitarie e questa volta i dolori arrivano veramente visto che non può curarsi.

Alla canna del gas si ritrova a fare il venditore di auto (1999) provando a sfruttare la sua faccia come incentivo ma anche questa volta il suo caratteraccio e la poca pazienza non gli fanno cavare un ragno dal buco. Prova il rilancio, anzi l’all-in: si candida come Governatore della California. È l’anno del Signore 2003. Gary Coleman porta a casa 14.000 preferenze, Arnold Schwarzenegger 4 milioni. Un attore che batte un attore, è la chiusura del cerchio perfetta.

Più erba per tutti!

Nel 2010 è a casa con dolori fortissimi ai reni e non si regge in piedi. Cade così dalle scale battendo la testa e arriva all’ospedale già in coma. La moglie non attende un secondo in più e fa staccare le spine alle macchine che lo tenevano in vita per non accumulare ulteriori debiti. Gary Coleman ha lasciato questa valle di lacrime a 42 anni. Ma pure da morto ‘sto povero Cristo ha avuto rogne: la moglie e i genitori si sono contesi per settimane la salma, o meglio si sono contesi dove seppellirlo (Utah o Illinois). E pure un paparazzo ha fatto il suo scattando foto dentro l’ospedale con Coleman intubato e morente. Foto che sono state vendute immediatamente a qualche sciacallo.

Lo diceva sempre mia nonna: troppo gel in testa! Alla fine resterai calvo!

Todd Bridges, aka Willis, interpretava il fratellone di Arnold. La sua famiglia campa di cinema e teatro e lui fin da piccolo ha sempre lavorato partecipando a differenti film e ad alcune serie in piccoli ruoli. Ma è con “Arnold” che gli si spalancano le porte del successo. I genitori con lui sono molto presenti e protettivi tanto che non permettono a Todd distrazioni o vizi. Anzi lo indirizzano nelle scelte tanto che in una puntata di “Love Boat” Todd Bridges viene chiamato come Special-Guest-Star dal cachet astronomico. Ma nel 1982 succede il patatrack: mamma e papà divorziano e per il giovane Todd appena diciasettenne si spalancano le porte dell’inferno.

Prima l’erba (spinelli con Coleman), poi il crack e l’alcol. La serie TV diventa “Arnold-centrica” e il personaggio di Willis da co-protagonista finisce sullo sfondo a fare da contorno (Willis tecnicamente sarebbe al college e gli sceneggiatori ne approfittano per toglierlo di mezzo per numerose puntate). Lui è sempre più dipendente dai suoi fantasmi e a Los Angeles finisce sotto accusa per molestie. Ma siamo solo all’inizio visto che seguiranno estorsione, furto d’auto, guida in stato d’ebrezza, guida senza patente… La serie chiude nel 1986 e Todd sostanzialmente non lavora più perdendosi nei vizi. Il suo anno “fortunato” è il 1988. Rischia di morire per overdose da crack e finisce sotto processo per tentato omicidio di uno spacciatore. La scampa (prosciolto) ma la sua vita non migliora, anzi finisce nuovamente sotto processo per droga e per aver sfondato da ubriaco un videonoleggio con la macchina di un amico. È la goccia che fa traboccare il vaso e dopo un periodo in carcere il giudice lo costringe alla riabilitazione.

Siamo nel 1993 e fino al 1996 Todd è fuori da ogni giro ma la sua vita finalmente svolta in positivo. Abbraccia la religione cattolica, si sposa e diventa padre. Completamente ripulito ricomincia a lavorare qua e là come attore o commentatore. Nulla di grosso, ma almeno è fuori dai guai. Nel 2010 pubblica la sua auto-biografia (Killing Willis) dove si mette a nudo raccontando pure qualche retroscena della serie che lo ha reso famoso (tipo la sua cotta per Kimberly-Dana Plato mentre era fidanzato con Janet Jackson…).

La fidanzatina d’America

Ora, però sedetevi perché questa è forse la storia più triste di tutte. Fa veramente male al cuore: Dana Plato. È bellissima. Bionda, occhi azzurri, faccino pulito, gentile, altruista, educata… Il simbolo dell’America Reaganiana degli anni ’80 è lei visto che incarna lo stereotipo di “fidanzatina d’America”. I ragazzi la vorrebbero come morosa, le ragazze vorrebbero essere come lei e i genitori la vorrebbero come figlia o come nuora. Inizia giovanissima (7 anni) a fare pubblicità, cinema e TV. A 14 anni diventa Kimberly Drummond nella sit-com “Arnold” e anche per lei arrivano successo, fama e ricchezza. Tutto fila lascio finché si fidanza in segreto col rocker Lanny Lambert e rimane incinta.

Leggermente ingrassata e con un “dolce segreto nel pancino” va a parlare con la produzione con un’idea geniale in testa: proporre che il personaggio di Kimberly sia incinta così da portare a termine le gravidanze in parallelo. Quelli della sit-com annuiscono per tenerla buona e poi spostano il personaggio di Kimberly a Parigi per studiare e licenziano la Plato in tronco. Ma come? Il personaggio positivo per eccellenza, la brava ragazza della porta accanto che rimane incinta? Ma siamo pazzi? Non se ne parla proprio! Dana Plato si ritrova quindi senza lavoro ma pure all’apice della fama anche se con il pancione non può lavorare. L’amata madre che finora l’ha sempre protetta muore per leucemia, il fidanzato la molla e lei disperata torna col pargoletto in fasce a bussare alla produzione con un’altra idea in testa: far tornare a casa il personaggio di Kimberly. Ma questa volta usa la parola magica: più audience. La produzione a ‘sto giro fa gli occhi a forma di dollaro e accetta di far tornare Kimberly da Parigi.

Così Dana Plato torna nel cast ma la sit-com è alla frutta e chiude poco dopo il suo sbandierato rientro. Lei è ancora in bolletta perché le cure della madre sono costate un botto e come da copione arrivano puntuali la droga e l’alcol. Sono palliativi vuoti e così prova a racimolare qualche soldo prima posando nuda per Playboy e poi interpretando un film hard. Le cose non migliorano, i soldi non bastano e la Plato si ritrova a interpretare pellicole di Serie Z soft-core pur di rimanere nel giro e incassare qualche soldo. Gli anni passano, il corpo si sforma sempre più e la ragazza per sbarcare il lunario finisce a lavorare in una lavanderia. La spirale distruttiva ormai è iniziata e non si può più fermare. Dana col figlio a carico non riesce ad arrivare a fine mese così (siamo nel 1991) prova la rapina a mano armata ma gli va male e finisce in galera. Esce e rifinisce dentro per “falsificazione di ricette”, esce e siamo al delirio: film hard di serie Z, parodie porno di “Arnold” dove si intrattiene con nani, vecchi e ogni altra depravazione. Drogata e alcolizzata finisce nel dimenticatoio ignorata persino dai suoi ex colleghi che a qualche reunion non disdegnano di partecipare.

Gli ultimi scampoli di vita pubblica la vedono nel 1998 intervistata da una rivista per adulti dove si definisce “lesbica” e il 7 maggio 1999 quando partecipa allo show di Howard Stern dove mostra i buchi nelle braccia dovuti al consumo di eroina. Come al solito Stern fu dissacrante e le passò sopra come uno schiacciasassi e per lei fu la fine. Mortificata e umiliata tornò a casa nel parcheggio delle roulotte dove era finita ad abitare e la fece finita con un’overdose letale. Dana Plato morì così, sola, a 34 anni l’8 maggio del 1999. Le sue ceneri vengono sparse nell’oceano per “liberarla” almeno da morta. Il figlio Tyler nel frattempo è affidato alla nonna paterna. Inizia la strada come cantante e finisce a fare il rapper ma la madre gli ha lasciato in eredità la droga e l’alcol. Il 6 maggio 2010 anche lui la fa finita sparandosi una fucilata in testa. Aveva 16 anni.

Ridi ridi che almeno tu ti sei salvato!

Dopo la tristezza infinita che mi ha messo la storia di Dana Plato, chiudo con una nota lieta. Conrad Bain, l’attore che interpretava il Signor Drummond, dopo una signora carriera spesa tra TV e cinema, morì serenamente nel suo letto per cause naturali alla veneranda età di 89 anni. Sposato da sempre con la stessa donna, ebbe tre figli. Una vita felice e ricca di successi la sua.

Zio Portillo

P.S.
Ringrazio Zio Portillo per questa irresistibile ed esplosiva segnalazione!
L.

Informazioni su Lucius Etruscus

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26 risposte a Zio Portillo contro Il Mio Amico Arnold (guest post)

  1. Zio Portillo ha detto:

    Grazie Lucius per continuare a pubblicare ste cavolate!
    Aggiungo due cose:
    – il figlio della Plato aveva 21 anni, non 16.
    – il mondo televisivo, così come quello del cinema è marcio. Ma marcio forte.

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  2. Austin Dove ha detto:

    Che tristezza
    da spararsi un colpo in fronte per la povera plato…

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  3. Conte Gracula ha detto:

    Davvero sfortunati, akcuni dei protagonisti. E indubbiamente, la Plato spicca per sfortuna e autodistruzione, propria e del figlio.

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Qua e là avevo “captato” alcuni particolari maledetti della serie ma non con questa dovizia di particolari…grazie per le multiple segnalazioni! In fondo sia io che lo zio analizziamo la faccia peggiore del cinema/tv anche se da punti di vista diversi…

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    • Zio Portillo ha detto:

      Non so se sia un bene quello che facciamo… 😅

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Probabilmente no 🙂 !

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      • Conte Gracula ha detto:

        Anche questo serve. Per dire, ho notato che gli attori bambini, crescendo, si bruciano di meno – magari c’è una maggiore consapevolezza dei rischi presso i genitori e forse sono proprio queste storie dell’orrore a far notare i pericoli.
        Non si può mai dire, magari tra i lettori e le lettrici di questo blog ci sono (futuri?) genitori di bimbetti-star, che sapranno che un filmaccio o due non sono il pericolo più grande…

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      • Zio Portillo ha detto:

        @Conte: hai ragione, ma sai cosa? Può essere che se da bambini hanno visto “l’inferno“ se sopravvivono e riescono per miracolo a portarsi avanti la carriera, da adulti non vogliono più toccare il fondo. Ma di dieci bimbi prodigio, è un miracolo se uno solo arriva adulto con una buona carriera.

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  5. Cassidy ha detto:

    Per altro Schwarzenegger ha vinto contro Coleman e una terza candidata, una ex porno diva (storia vera), in uno strambo Paese a forma di scarpa avrebbe vinto la bionda. Questa serie è tristemente celebre, non sapevo che la vita della Plato si fosse trasformata in una tale tragedia, nel senso lo sapevo ma non conoscevo tutti questi dettagli, masticati e sputati dalla fama. Cheers

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  6. pirkaf76 ha detto:

    Telefilm iconico della mia infanzia.
    Le vicende erano tutte tristemente note, ma certo che fa specie sapere che dietro il mondo finto buonista di certe serie tv, dietro c’è un mondo spesso oscuro e tragico.

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  7. benez256 ha detto:

    Cari Zio e caro Lucio. Non sono mai stato fan del pettegolezzo, ma trovo davvero interessante svelare i retroscena di serie e film come state facendo ultimamente. Complimenti!

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  8. Kukuviza ha detto:

    Che tristezza e che squallore. Comunque penso che la gran parte dei genitori che spingono i figli a entrare in un mondo del genere sia incosciente (per essere gentile).

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    • Zio Portillo ha detto:

      Più che incoscienza, credo invece che molti genitori sbavino letteralmente perché il figlio faccia carriera così da vivere alle sue spalle. Gary Coleman, Macaulay Caulkin, la Lohan sono tre esempi (i primi che mi sono venuti in mente) di cio.

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      • Kukuviza ha detto:

        Certo, c’è sicuramente anche quell’aspetto, ma credo che siano anche tanti che sono proprio attratti dalla componente fama e celebrità che non sanno, o anche fingono di non sapere, quanto marciume ci sia. Già molti adulti faticano a gestire il successo, soprattutto quando diventa la loro ragione di vita, figuriamoci i bambini/ragazzini.

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  9. Giuseppe ha detto:

    A “Il mio amico Arnold” ero particolarmente affezionato, ragion per cui scoprirne dopo quei tristi retroscena che rileggo approfonditamente qui mi lasciò assai meno indifferente che in altre occasioni (riguardo alla povera Plato, poi, è anche peggio di quanto ricordassi) 😦
    Il giovane Coleman lo ricordo pure in un paio di episodi del Buck Rogers televisivo: complessivamente parlando poco più che una particina, ma Gary all’epoca era la star emergente di belle speranze NON ancora gettate al vento…

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  10. Sam ha detto:

    C’è sempre un perverso fascino nel leggere la storia di questi giovani che sembrano prescelti dal Cielo a una vita di fama e ricchezza , per poi vedere come si auto-distruggono con le proprie mani da veri coglioni. Perché la Plato poteva abortire, perché Wilis e Arnold si sono sparati i soldi in droga e puttane in maniera incosciente ( i genitori gli hanno anche dato una mano a ripulirgli le tasche, però). Ma Cristo, Coleman, come diavolo hai fatto a far fuori 4 milioni degli anni 80 ( che saranno stati come 15 di oggi )? A volte mi chiedo se il successo e la ricchezza mi avrebbero reso diverso dalla persona pudica e senza grilli per la testa che sono oggi. Ora ci vogliono gli articoli su che fine hanno fatto la band di Happy Days e Charlie Sheen di 2 uomini e mezzo ( vero campione dell’ auto-distruzione )

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  11. Sam ha detto:

    Ma poi vi ricordate questo orribile cartone con Gary Coleman nella parte un angelo sceso sulla Terra ?

    Non mi stupisce che la Mediaset lo mandava come tappabuchi domenicale negli anni 80 e non è stato mai replicato .

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