The Package (2013) Un film che è un pacco

Pensavate che avessimo finito il discorso su Steve Austin? E invece no: mancava uno dei primi film che ho visto con l’ex wrestler, che ho recensito brevemente e in modo ruvido sul mio vecchio blog il 20 febbraio 2013.
Mancava il duo che fa doppiamente male. Non però il “dinamico duo” bensì due morti di sonno che non hanno alcuna voglia di fare questo film.
Tutto questo è The Package, presentato in patria il 15 febbraio 2013 e portato in DVD italiano da 01 Distribution e Leone Film Group (sempre attenti alle bojate) dal 9 luglio 2015.

Quanto impegno, nella grafica del titolo…

Il regista Jesse V. Johnson ha un curriculum che parla da solo. Di professione è stuntman e stunt coordinator ma ogni tanto si diverte a dirigere (e a volte scrivere) piccoli film d’azione di bassa qualità ma tanto cuore. Purtroppo dopo l’ottimo Pit Fighter (2005) – di cui un giorno dovrò parlare approfonditamente – la qualità registica è andata offuscandosi, e dopo lo scoglio The Butcher (2009) il regista finisce in panchina: riesce giusto a girare questo film… prima di tornare di nuovo in panchina.
Per fortuna si affida allo sceneggiatore Derek Kolstad, che sta conoscendo un momento di gloria per il successo riscosso dal suo John Wick (2014).

Dire che sembra un cassamortaro è fargli un complimento

Tommy Wick… occhio, ho detto Tommy, non John… Comunque, Tommy Wick (un inguardabile Steve Austin in giacca e cravatta!) è uno spezza-pollici, o come si chiamano quei muscolosi riscossori di crediti che lavoravano per boss locali. Quindi Tommy è un cattivo? Ovviamente no: picchia (poco) i delinquentelli insolventi per ripagare un forte debito contratto da suo fratello Eddie (Lochlyn Munro). E va be’, un classicone.
Il suo capo Big Doug (Eric Keenleyside) gli affida un compito impegnativo: consegnare un pacco al Tedesco. Inutile chiedere cosa ci sia nel pacco, è un segreto. L’unica cosa che si sa… è che il Tedesco vola!

Ecco quello che io chiamo “entrare con stile”

Vola,
sotto la curva vola
la curva s’innamora.
Tedesco vola.

Così, sulle note de La notte vola di Lorella Cuccarini, negli anni Ottanta i cori da stadio salutavano il calciatore della Roma Rudi Voeller. Non so niente di calcio né saprei riconoscere questo “tedesco”, ma sono cresciuto a Roma negli anni Ottanta e questo coro si poteva sentire in ogni ambiente: mi sa che lo facevano pure in chiesa.
Comunque questo per dire che il film inizia sul serio quando entra in scena Dolph Lundgren, che è svedese ma interpreta il Tedesco: oh, che volete? Funziona così nel cinema americano: ognuno interpreta una nazionalità diversa dalla propria!
Dolph, lo ricordo, è l’unico eroe anni Ottanta che non solo si è mantenuto in forma ma che ha mantenuto la voglia di divertirsi e una indiscutibile presenza scenica: anche il peggiore dei filmacci ci guadagna, quando arriva in scena lo svedesone che uccide.

Questo è il modo con cui Dolph dice “buongiorno”

Mentre Steve si muove a suo agio come se dovesse discutere una tesi di filosofia ermeneutica, Dolph entra in scena e vince tutto. Arriva, fa il suo sguardo malandrino, ammazza uno con le chiavi della macchina e poi prende a mitragliate i cattivi come se fosse un gangster di Chicago: persino al bar del Giambellino dicevan che era un Drago. (Ivan Drago!)

Gangster Style!

Purtroppo però il protagonista è Steve, che ha lo sguardo impallato di chi sta aspettando il ciak mentre in realtà già stanno girando: temo che in questo film lui sia un attore a propria insaputa. (Che abbia sangue italiano?)
Così lo vediamo mettersi in guardia senza mai tirare un pugno, lo vediamo vestirsi, cambiarsi, lavarsi, pettinarsi (ci mette poco), andare in moto, andare in auto, fare la spesa, grattarsi una guancia, grattarsi la testa, grattarsi la schiena… Oh, Steve, noi andiamo a prenderci un caffè, facci un fischio quando comiccia il film.

Gli eroi maschi anni ’80 non chiudono gli occhi quando sparano

Durante l’assenza ingiustificata del protagonista – cioè per l’intera vicenda – abbiamo spazio per un paio di ottimi caratteristi che hanno l’occasione di farsi ammirare, tanto Steve nel film fa solo il sacco a cui tutti i personaggi tirano botte.

Il compianto Darren Shahlavi in uno dei suoi tanti ruoli da cattivo

Così abbiamo il compianto Darren Shahlavi che fa il cattivo e può mettersi un po’ in mostra, anche se certo non può fare molto: gli basta stare fermo per superare in bravura Austin. Si toglie la soddisfazione tirandogli uno dei suoi calci volanti.

Lassù dove sei, Darren, tira calci volanti agli angeli

Poi arriva, in un ruolo minuscolo, Jerry Trimble, che col regista aveva girato un ruolo ancora più minuscolo in The Butcher (2009): facile i due siano amici, o magari hanno lo stesso agente.

Sembra incredibile, ma è Jerry Trimble

Jerry è stato uno strepitoso attore marziale negli anni Novanta ma la morte del genere – e magari la perdita di forma fisica – l’hanno gettato nel dimenticatoio. Qui lo fanno muovere un po’ e tirare qualche calcetto, ma è un triste spettacolo perché ci fa ricordare ben altre sue tecniche marziali, decisamente migliori.

Va be’, Jerry, giusto per farti contento…

Finito lo spazio per i comprimari, Steve comincia a sparare. Perché le star del ring fanno film in cui sparano: è come se un ex marine accettasse di recitare in un dramma di Shakespeare. Come dice Chris Rock, il fatto che si possa fare non vuol dire che sia la cosa migliore da fare.

Dammi il fucile, è mio: con te non ci gioco più!

Finito di sparare, non si scappa: Steve deve muovere le mani. Ed è chiaro che è proprio l’ultima cosa che sappia fare: ma come ha fatto questo impedito a diventare un noto wrestler? Non riuscirò mai a capirlo…

Intanto Dolph sì che è un Master chef…

Per fortuna la trama a sorpresa è tutt’altro che malaccio, e sebbene la sceneggiatura sia un dramma, con frasi sempre e solo sbagliate, il soggetto è invece gagliardo, e il “pacchetto” del titolo è in grado di riservare un intrigante colpo di scena. Non lo rivelo perché almeno chi avrà il coraggio di affrontare il film avrà un minimo di “sorpresa” finale. (Non aspettatevi chissà che, ma per la serie Z è comunque una bella trovata.)

«Toccami ancora e ti uccido» (cit.)

Invece merita una menzione d’onore e un premio la scena in cui Steve, legato ad una sedia, sembra minacciare inutilmente il suo torturatore ma poi… lo ammazza con un colpo solo, al naso.
A bruciapelo il film mi va a citare L’ultimo boy scout (1991), il film più gagliardo e maschio che mai sia stato concepito nella storia del cinema. «Toccami ancora e ti uccido» non è la solita vuota minaccia che il 99,99% dei personaggi dicono a vuoto: quando a dirlo è Bruce Willis, sta’ tranquillo che è una promessa!

Ecco come esco ogni giorno, per andare a lavoro

Citare il film più cazzuto del mondo è cosa buona e giusta e fa acquistare punti a The Package, che in fondo è pieno di buona roba cucinata maluccio. Diciamo poi che se non ci fosse Austin sarebbe meglio…

L.

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27 risposte a The Package (2013) Un film che è un pacco

  1. Cassidy ha detto:

    Con Tommy Wick evidentemente stava facendo le prove generali e grazie per la citazione! A meno che un giorno non faranno un film del tipo “The Wick’s brothers” con Steve Austin e Keanu Reeves, probabilmente sarebbe il film più immobile del mondo 😉

    Dolph con il mitra Thompson mi fa sperare di vederlo subito in un film di Gangster, dove comunque sarebbe il più figo di tutti! Con Ivan Drago del bar del Giambellino in ogni caso mi hai ucciso dal ridere 😀 Per il resto omaggiare “L’ultimo boy scout” è sempre cosa buona e giusta! 😉 Cheers

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  2. Denis ha detto:

    E semplice come Austin sia diventato un grande in WWE basta parlare,no scherzo la faida con il capo Vince McHahon la mandato in orbita e la frase 3:16 ti prendo a calci in culo e What e proprio che gli americani preferiscono più le frasi d’effetto che l’azione comunque sul ring ci metteva intesità che manca ai film,comunque da gennaio riitrasmettono inchiaro impact wrestling in chiaro su fight network dove fanno vedere pure ill wrestling giapponese li i colpi sono più duri altro che le chiacchere di The Miz,son contento adesso almeno c’è una alternativa a me più gradita.

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Visto! Condivido la tua opinione al 100 per 100, finale compreso. La citazione di Trimble mi ha commosso tanto 😁😉

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  4. Conte Gracula ha detto:

    Non capisco come ai possa mettere nello stesso film uno che fa come Dolphie e uno che non fa abbastanza come Austin.
    Dev’essere l’idea di ritmo che hanno da quelle parti 😛

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  5. Pietro Sabatelli ha detto:

    Ok Dolph, ci può stare, ma Steve Austin proprio no, anche perché è sempre stato odioso dai tempi del wrestling, quindi “rifiuto” e vado avanti 😀

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  6. Kukuviza ha detto:

    Ma Austin ha così tanti fan che fa tutti sti film? A un fan di Austin, questi film piacciono?

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  7. Sven ha detto:

    Ahaha mia moglie è mio figlio mi guardavano come se fossi un po’ scemo (ohi che poi magari lo sono anche) leggendo la tua recensione… Confermo che sei in un periodo di gran forma, no.. Non mi serve un prestito 🙂

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  8. Sven ha detto:

    Rileggendo vedo che non si capisce tanto da quel che ho scritto: mi prendevano per scemo perché ridevo da solo in continuazione 🙂

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  9. Giuseppe ha detto:

    Dolph, lassù, dando il buongiorno mostra al tizio qual è la CHIAVE della sua micidiale filosofia 😉 Quanto allo sperduto cassamortaro 😀 Austin, non so se essere più ammirato od offeso per il fatto che la citazione de “L’ultimo boy scout” sia stata affidata a lui e non a Lundgren… Jerry Trimble, poi, ricorda altre cose pure a me ^_^
    P.S. Far vestire a Dolph i panni di Cerutti Gino è un tocco di alta classe…

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