La canadese Nasser Group non si limita a produrre filmucoli action con Steve Austin, ma da brava casa di produzione pensa ad ogni genere che venda. E in America c’è solo un genere che vende bene da quando è nato il cinema: il western.
Il western è come il caffè di un vecchio spot con Nino Manfredi: più lo mandano giù, più lo danno per morto, e più ritorna su, più vivo che mai. Vampirelli e zombie innamorati vanno e vengono, ma il western è per sempre.
Risulta presentato direttamente in DVD americano il 29 maggio 2012 questo Dawn Rider, che non sembra aver avuto alcun tipo di distribuzione italiana. Per questo sono saltato sulla sedia quando l’ho visto in programmazione su CineSony la notte del 5 febbraio 2018, con il titolo La vendetta del cowboy.
Come può capirmi solo chi ha passato gran parte della propria vita a registrare dalla TV, quando imposti la programmazione in anticipo, il film comincia un’ora dopo; quando la imposti in orario, il film comincia un’ora prima; quando la imposti con forte anticipo, il film non lo fanno proprio. Da quando è nato il canale, CineSony non ha mai iniziato in orario un film, sempre in ritardo di svariati minuti: tranne la notte in cui ho registrato questo film, di cui quindi ho perso i minuti iniziali.
Per fortuna ho salvato il titolo, per la mia collezione di titoli italiani passati in TV. Essendo assenti in home video, sono chicche legate esclusivamente ai passaggi TV e quindi rarità.
Il film è sceneggiato dal produttore in persona Joseph Nasser, ed è il remake di Cavaliere all’alba (The Dawn Rider, 1935) con John Wayne, a sua volta remake di Galloping Thru (1931) con Tom Tyler.
Stavolta il protagonista è quel Christian Slater che si dà tanto da fare per risultati altamente deprecabili. In questo 2012 se ne esce con l’impressionante cifra di 10 film – fra qui quella imbarazzante tarantinata di El Gringo e quella cagata di Assassin’s Bullet – più due doppiaggi e varie partecipazioni a telefilm. Solo Steven Seagal riesce a produrre così tanto, il che è tutto dire.
Qui interpreta Cincinnati Joe, che torna nella natia Sasparilla (Wyoming) e tutti lo salutano. Ciao Cincinnati Joe, bentornato, come stai? Bella, Cincinnati Joe. Batti il cinque, bella rega, tutto rego?
Per tutti quanti Cincinnati Joe ha una parola sola, una doverosa precisazione: «Non sono mai stato a Cincinnati, perché cazzo mi chiamate così?»
Non capisco perché
tutti quanti continuino
insistentemente
a chiamarmi Cincinnati.
Oh oh oh bella!
Mentre John Mason si lamenta alla Miss Rettore, la celebre canzone di Donatella Erezione, una banda di incappucciati sta mettendo a segno delle rapine in città. Cosa li spinge? Ci sono degli spingitori di incappucciati?
Intanto dopo tanti anni John Mason può riabbracciare il padre (Ken Yanko) con cui ha un pessimo rapporto: il tempo di darsi due ceffoni e gli incappucciati gli ammazzano il padre. Ah però, mi sa che ‘sto Cincinnati porta una jella da competizione!
Quello che Joe non sa è che della banda fa parte l’amico d’infanzia Rudd Gordon (Lochlyn Munro, sempre pronto a regalarci ruoli da infame), che non lo fa per piacer suo ma per salvare la fattoria della famiglia. Sì, sì, dicono tutti così…
L’unica felice del ritorno di Cincinnati Joe è Alice Gordon (Jill Hennessy, direttamente da Law & Order), che cade subito innamorata ai piedi dell’occhietto mandrillo di Slater ma si guarda bene dal raccontargli dell’attività truffaldina del fratello, che ora oltre a ladro è pure assassino.
Alla simpatica comitiva si unisce Donald Sutherland, che con Slater ha appena girato Assassin’s Bullet e che in questo 2012 gira “solo” cinque film. Che sfaticato…
Cochrane (Sutherland) va in giro chiedendo a tutti se hanno visto Cincinnati Joe, e tutti rispondono in coro:
Cincinnati è uscito e a casa non c’è,
è scoppiato, sparito, non sta più con me.
Stato dopo Stato, contea dopo contea, Cochrane si sta girando l’America a piedi contro mano chiedendo a tutti se hanno visto Cincinnati Joe, e la risposta è sempre la stessa.
Cincinnati è uscito e a casa non c’è,
s’è strippato, suonato, impiccato sul bidet.
Quando questo vecchio sceriffo arriva in città, racconta ad Alice che anche John era sceriffo a Dodge City finché non ha ammazzato un tizio per motivi di gioco. Però poi forse è stato agente segreto a New York, dove uccideva per soldi. Ci manca solo che si sia imbarcato su un cargo battente bandiera liberiana…
La trama si ingarbuglia, ma il succo rimane semplice: Rudd sta creando una enorme ragnatela di bugie per coprire i suoi furti mentre John non sembra capire una mazza di niente e si limita a farsi la sorella di Rudd.
Terry Miles – fresco di regia di Recoil (2011) con Steve Austin – dirige un filmetto pulito, senza alcun momento ispirato ma anche senza sbavature: un onesto titolo di genere che, paragonato a tanta spazzatura western che gira in home video, è davvero dignitoso.
Dalla rapina in banca al duello in strada, dalla caccia all’uomo all’amicizia virile messa a dura prova dall’amore di una donna, dal vecchio sceriffo al giovane criminale. Come ogni western che si rispetti è un bignamino dell’intero genere, ma quando il prodotto è onesto il risultato è piacevole.
«Lo so, non sei mai stato a Cincinnati.»
Così il vecchio sceriffo Cochrane congeda il nostro eroe, eppure la domanda rimarrà per sempre negli annali della Frontiera…
Non capisco perché
tutti quanti continuino
stramaledettamente
a chiamarmi Cincinnati.
Oh oh oh bella!
L.
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Dannato Lucius! Adesso la canzone della Rettore ce l’avrò in testa tutto il giorno!
Non amando per nulla il western, questo film lo salto tranquillamente. A domani ragazzi!
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Tranquillo, in Italia il genere a parole è morto da svariati decenni, anche se però Tex rimane il primo fumetto italiano da 70 anni. In America il discorso è diverso: è come da noi Boldi che fa la cacca, è un genere che non muore mai 😀
Come si continuano a fare piccoli action fetenti, piccoli romance fetenti, piccoli horror fetenti, piccoli fanta fetenti, ci scappano pure piccoli western fetenti. 😉
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No vabbè, con “Donatella Erezione” e la citazione musicale anche oggi possiamo tranquillamente chiedere Internet 😀 A proposito di citazioni, quella di Nino Manfredi suona tanto di definitiva sul genere westenr, davvero più lo mandano giù lui torna su, tirando su anche noi appassionati 😉
Slater si atteggia a Clint Eastwood fin dalla locandina, con i revolver incrociati tipo “Il texano dagli occhi di ghiaccio” gli manca la credibilità ma quello è un altro discorso 😉 Inoltre dici bene, di Western per il mercato home video ne escono a carrettate, il più delle volte sono roba scarsa. Cheers!
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Ogni tanto ci provo a riprendere la serie di recensioni dedicate al western inedito, ma ti capitano film come “Hickok” (2017) che ti fanno pregare di morire! La qualità dei piccoli western pezzenti da home video è spaventosa, roba che la Asylum sembra la Warner Bros! In confronto questo con Slater è un onesto piccolo film almeno dignitoso, anche se ovviamente ogni atteggiamento da duro del buon Christian è del tutto inverosimile.
Abatantuono dovrebbe ricevere il Premio Nobel per la letteratura solo per quei suoi 30 secondi nel ruolo di Cecco 😀
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Io ho proprio problemi col genere western, mi ha sempre annoiato (tranne quando mescolato con altri generi). Del tipo che seguivo poco anche Lucky Luke!
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Lucky Luke non l’ho mai sopportato, neanche da bambino. Al western ci sono arrivato tardi e quindi non considero capolavori del cinema i film anni Settanta con cui invece sono cresciuti i critici. Però i capolavori li so riconoscere ed apprezzare, perché il western è come la fantascienza: è solo uno sfondo per storie buone o pessime. E quando la storia è buona te la gusti al di là del genere 😉
Certo, la ripetitività degli schemi è disarmante, il western in home video è in pratica un continuo copia e incolla, ma ogni tanto qualche dignitoso prodottino esce fuori. Siamo lontani da John Ford o Howard Hawks, ma ogni genere ha i giganti e i nani…
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Del western mi piacciono le musiche, giusto quelle ^^
Il mio disinteresse per il genere non so bene da dove venga, dovrei guardarmi un po’ di film di varia qualità per capirlo e… lo ammetto, non ne ho voglia XD
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Idem! Anche io lo tollero a malapena…ma dopo questa recensione sto quasi cambiando idea! 🙂 🙂 🙂
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(per le risate che mi sono fatto 🙂 )
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Potresti pensare a spolverare qualche western zintage, di quelli seri che facevano ridere il doppio 😀
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Non so se la mia forma mentis è pronta ad affrontare abomini come il western Z! 🙂
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ahaha ma nei Novanta almeno l’aspetto tecnico era da onesta B 😉
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Quello sicuro…ma qui è un problema mio di intolleranza alimentare…agli spaghetti (western 🙂 )! 🙂
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Io non ho nessun problema con il western, per cui potrei tranquillamente aggiungere pure questo dignitoso Dawn Rider alla sfilza di titoli da me già visti (e rivisti)… e poi, come potrei mai rinunciare alla colonna sonora di Donatella Rettore 😀 E qui, a proposito, mi sento di omaggiarti citandoti con una piccola integrazione di mio…
Non capisco perché
tutti quanti continuino
stramaledettamente
a chiamarmi Cincinnati.
Oh oh oh bella! (Coro: SFIGATI!)
Io che manco sulla carta
riuscirei a trovar l’Ohio
Oh oh oh che guaio!
Sai che Joe se n’è andato, non cercarlo, non c’è
quelli che c’han provato lui li ha stesi sul parquet!
Ma dammi uno sceriffo che sappia sparar bene
(papapapapapapapa-pa-pam)
bravo a centrar di notte in mezzo agli occhi falene
(papapapapapapapa-pa-pam)
Lui la mira tiene, sì, la mira davvero tiene
Ma… gimme, gimme, gimme!
Ma… gimme, gimme, gimme!
Ma… gimme, gimme, gimme!
Ma dai sceriffo spara che lo fai così bene!
Da più di un miglio pianti una pallottola in rene! 😉
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Ah, e a proposito di Lucky Luke… Cocco Bill tutta la vita, non c’è storia! 😉
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ahaha da quant’era che la Rettore non veniva evocata così tanto? 😀
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