Quel maledetto treno blindato (1978) 40 anni di bastards

Il 10 febbraio 1978 usciva nelle sale italiane Quel maledetto treno blindato, firmato da quello che oggi è considerato universalmente un maestro, ma non so se i critici la pensassero alla stessa maniera all’epoca: Enzo G. Castellari.
È stata una scoperta improvvisa e non ho fatto in tempo ad organizzare alcun blogroll: nel caso, se qualche altro blog tratterà il film, aggiungerò qui il link.

Forse una grafica un tantinello ambiziosa

Oggi festeggiamo i primi quarant’anni del film, ma a metà strada c’era già stata un’iniziativa, anche se poi “abortita”. Proprio per festeggiarne il ventennale Quentin Tarantino voleva girarne un remake-omaggio con lo stesso titolo americano, Inglorious Bastards, ma poi ha dovuto metterlo da parte per lavorare a Kill Bill. Però aveva pensato a tre protagonisti niente male: Bruce Willis, Sylvester Stallone ed Arnold Schwarzenegger.
«Ho sempre sognato di avere queste tre superstar assieme a disposizione per un film», afferma Quentin in un’intervista del 2005 citata nel saggio Quentin Tarantino (Gremese 2004, nuova edizione aggiornata 2005) di Alberto Morsiani.

«Avevo in mente Inglorious Bastards già nel 1998 con questo cast, ma alla fine è passato in secondo piano. Ancora adesso penso sia il momento adatto per averli tutti insieme. Fra l’altro, ora ho molto più tempo libero e potrò finalmente focalizzare tutte le mie forze su un progetto così importante e al quale sto pensando ormai da anni. Spero di portarlo a termine in modo da lanciarlo nei cinema nel 2006.»

Come sappiamo, ci riuscirà solo nel 2009, e cambierà Inglorious in IngloUriousBastards in BastErds. E con questo ho esaurito tutta la mia pazienza nel parlare di Quentin: non potevo non citarlo, visto il film, ma non chiedetemi di più…

Enzo G. Castellari e Quentin Tarantino da CulturaAvantpop

Vogliamo parlare di QUEL titolo? Vogliamo? Vogliamo.
Una prima versione direi di identificarla in uno spaghetti western uscito nelle nostre sale il 1° febbraio 1969, Quel caldo maledetto giorno di fuoco di Paolo Bianchini. Qualcuno deve aver notato che “quel” e “maledetto” suonano davvero bene: perché non ci giochiamo un po’?

«L’azione che decise le sorti dell’ultima battaglia e che portò gli alleati alla vittoria finale»: così il 25 luglio 1969 viene presentata l’uscita in Italia della co-produzione italo-spagnola Quel maledetto ponte sull’Elba (No importa morir, 1969) di León Klimovsky: il titolo evidentemente piace e subito travalica il confine di genere.
«Nel sottobosco della grande città, tra falsari, drogati, case di malaffare, bische, lestofanti di basso rango e gangster internazionali, un uomo soltanto aveva il coraggio di giocarsi la vita: Novak!» Così tre mesi dopo, il 29 ottobre 1969, viene lanciato Quel maledetto ispettore Novak (The File of the Golden Goose, 1969) con un durissimo Yul Brynner.

Dopo il warmovie e il poliziesco poteva mancare il western? Il 15 luglio 1970 «arriva il terremoto!»: Quel maledetto giorno d’inverno… Django e Sartana all’ultimo sangue (1970) di Miles Deem (l’italianissimo Demofilo Fidani). L’idea rimane nello stesso genere con l’uscita in sala il 26 novembre 1971 di Quel maledetto giorno della resa dei conti (1971) di Willy R. Regan (il mitico Sergio Garrone). «Tutti lo aspettavano quel giorno!»
Ormai il titolo è puro western, quindi al momento di portare in Italia, il 19 aprile 1973, un film con John Wayne che recupera il malloppo di una rapina al treno, il titolo è scontato: Quel maledetto colpo al Rio Grande Express (The Train Robbers, 1973) di Burt Kennedy.

Dopo l’uscita di Quel maledetto treno blindato il gioco dei titoli finisce: da quel momento “maledetto” è solo il film di Castellari. Giusto il mese dopo esce il western Quel pomeriggio maledetto (1977) di Marlon Sirko (Mario Siciliano) con Lee Van Cleef, ma è giusto una piccola e fugace eccezione.

Le edizioni in home video del film di Castellari sono rarissime e tutte con valutazioni da capogiro nel mondo dell’usato. Ho trovato foto di edizioni VHS Stor Video ed AVO Film, e a quanto pare è stato ristampato da Nocturno Cinema: tutte edizioni di data ignota.
La Medusa Video lo porta in DVD dal settembre 2008, e dal febbraio 2010 anche in Blu-ray.

Francia occupata, 1944. Mentre si stanno occupando degli ultimi nazisti, gli americani hanno anche problemi con i propri uomini, tipetti poco raccomandabili allergici alla disciplina come per esempio Fred Canfield, interpretato dal supercool Fred Williamson. Molto amato in Italia, l’attore con Crazy Joe (1974) di Carlo Lizzani inizia una lunga collaborazione con il cinema nostrano, e in questo 1978 ci regala una “frase maschia” da antologia.
Indispettito dalle affermazioni razziste di un soldato, Fred risponde:

«Io sto qui perché ho strangolato uno che parlava come te: se adesso faccio il bis… non mi fucilano due volte.»

Insomma, siamo davvero in zona Quella sporca dozzina.

Fred “The Hammer” ti ha visto: ti conviene scappare

Questi (con)dannati iniziano il loro viaggio verso la forca, durante il quale però un attacco nazista permette loro la fuga. Cercando la libertà in un paese oppresso, il gruppo di eroi viene scambiato per dei professionisti che devono portare a termine una missione tanto importante quanto pericolosa: fermare un treno blindato che porta l’arma nazista definitiva.
Bla bla bla e il bravo, bello e biondo Tony (Peter Hooten) ci regala la morale che dà il titolo alla versione americana del film:

«Per quel coso anche un branco di bastardi è riuscito a conquistarsi un pizzico di gloria.»

E così, Bastardi senza gloria si appresta a diventare un titolo “glorioso”. Esiste anche una versione “aliena”, una fan fiction dal titolo Predator senza gloria, ma questa è un’altra storia…

Quando qui s’è sposato Tom Cruise, però, queste bandiere mica c’erano!

Intervistato da Roberto Curti per il saggio Tonino Valerii: The Films (2016), l’attore Peter Hooten racconta che:

«Nel bel mezzo delle riprese il Governo italiano emanò una legge contro l’uso di armi da fuoco su schermo: cosa fare? Dopo un fallito tentativo di sostituire una pistola con una pompa a gas, eravamo tutti perplessi finché l’attrice Debra Berger, compagna del principe Dado Ruspoli, invitò alcuni di noi a pranzo nel suo castello in campagna. Enzo Castellari notò un’armatura medievale con varie armi appese alle pareti dell’edificio ed ebbe l’idea di usare come location il castello di Bracciano, scalando le sue mura ed utilizzando le sue armi medievali. Sfida vinta.»

Ricordo che notizia su fantomatiche leggi contro le armi da fuoco sui set nostrani appaiono regolarmente da svariati decenni, scomparendo poi nel nulla appena finito il girotondo mediatico.
Qui però siamo proprio nel momento in cui per la prima volta le chiacchiere seguono i fatti. Da quel che ho capito leggendo in giro, una volta normata la disciplina per il controllo delle armi con la legge n. 110 del 18 aprile 1975, con la circolare n. 50.106/10 C.N/D-76 del 21 aprile 1977 il Ministero dell’Interno divulgava il parere del Consiglio di Stato per cui neanche le armi “vere” caricate a salve potessero essere utilizzate a fini scenici. Malgrado le proteste, il 16 febbraio 1978 si specificava chiaramente che «anche quelle che rientrano nella comune accezione di armi a salve» erano vietate per il cinema. Il risultato fu che si andava a girare in Spagna, dove queste restrizioni non c’erano: in fondo noi italiani siamo famosi per la creatività… e per dare soldi agli altri.

Il castello di Bracciano trasformato in base nazista

Assolutamente deliziosa la parte in cui il famoso castello di Bracciano – location per sposalizi di divi internazionali – viene trasformato in roccaforte nazista, con i personaggi che si uccidono senza sparare un colpo per non contravvenire alla legge. Non manca una scena in cui un nazista cade dalla torre nell’esatto, identico, spiccicato modo che verrà parodiato dal geniale Top Secret! (1984) di Abrahams/Zucker.

C’è un nero con l’alabarda che saluta un finto nazista a Bracciano… Finite voi la barzelletta!

Per il resto… be’, troverete in giro gente che fa ore di fila, che paga di tasca propria per avere l’occasione di gridare al mondo che Enzo Castellari è il più grande regista italiano e che Quel maledetto treno blindato è il miglior film italiano: non si accorgerà nessuno se non mi unisco al coro.
Si tratta di un film tipico dell’epoca, quando cioè la grande professionalità italiana sapeva tirarti su tanto con poco, sapeva sfornare onesti prodotti di intrattenimento che non erano pensati per soddisfare la critica altezzosa bensì il pubblico pagante: era cinema di genere fatto al volo con l’unico scopo di un divertimento senza impegno. E così è stato giudicato da quello sparuto gruppo di persone che conosceva il genere anche prima di Tarantino – io non sono fra questi ma ho avuto il piacere di conoscerne.

Poi il rilancio a posteriori ha trasformato onesti piccoli film in capolavori del cinema, che non sono; ha trasformato l’intrattenimento in arte, che non ne aveva proprio l’intenzione; ha trasformato una tipica fan fiction italiana, studiata per sfruttare il successo dei grandi film americani, in uno stile magistrale. Liberissimi di farlo, ma se guardo questo film e lo giudico solo per il film… boh, io non ci trovo proprio nulla del capolavoro. È un onesto piccolo film, con prese in giro dei teteschi e macchiette regionali nostrane, che gli italiani hanno dimenticato per trent’anni prima che Tarantino lo rispolverasse. Di più non saprei proprio cosa dire.
Ah, be’, tanti auguri per i primi 40 anni!

L.

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31 risposte a Quel maledetto treno blindato (1978) 40 anni di bastards

  1. Evit ha detto:

    Quella della legge contro l’uso di armi da fuoco ha senso, più senso di altre storie che avevo sentito! Come quella che non ci fossero più soldi per i proiettili a salve.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahahaha se già la Storia con la S maiuscola è piena di leggende incredibili, figuriamoci il cinema, che ci campa 😛
      Anche in tempi recentissimi il TG si è occupato di questa “nuova” legge sulle armi che avrebbe rovinato tutta la fiction italiana, che a quanto pare si basa unicamente su gente che spara, poi il giorno dopo nessuno la ricorda più e in TV continuano a sparare.
      Le informazioni che ho trovato sono riportate esclusivamente da siti di appassionati di caccia, che incidentalmente mi hanno permesso di risalire alla legge originale: legge che si occupa della riconversione di armi belliche, questione che l’Italia distrattamente aveva ignorato per trent’anni dopo la guerra. Il “veto” per il cinema è solo un danno collaterale.
      Che poi questo veto sia mai stato applicato, nel Paese che per eccellenza non applica MAI le proprie leggi, capisci che ci sarebbe molto da obiettare…

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      • Evit ha detto:

        Non dimentichiamo che in questo film compaiono le solite cascate che per decenni sono comparse ovunque nel cinema italiano e che riconosce persino mio padre che di cinema non se ne intende. Le stesse del film a episodi con Pippo Franco vestito da lavandaia, dove la troupe lascia immondizia ovunque.
        Com’è che Tarantino ancora non ha mai girato niente lì?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Location che vince non si cambia 😛 Forse Quentin ha visto meno film italiani anni ’70 di quanto vuol far credere…

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      • Evit ha detto:

        Ti piacerebbe eh? Eheh

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Per carità, Quentin può fare ciò che vuole: io continuo ad ignorarlo tranquillamente 😛

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      • Evit ha detto:

        C’è da dire che alcuni film non li avremmo rivisti neanche in DVD se non fosse stato per quella faccia bovina di Quentin. La colonna sonora di Sette note in nero si è salvata proprio grazie a lui, pensa te che cura che c’è in Italia per quanto riguarda l’archiviazione!

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Purtroppo l’archiviazione è un problema storico italiano, ma per fortuna ci sono americani – decisamente meno famosi di Quentin – che lavorano per noi. Come quelli delle Università americane che scansiono libri italiani che gli italiani hanno dimenticato da secoli. Ovviamente con molta meno enfasi di QT 😛
        Comunque la mia mezza antipatia per Quentin è superata di gran lunga dall’antipatia per i suoi adepti, quelli che lo considerano un genio ma sputano su tutto ciò che lui ama, poi quando lui dice che l’ama lo raccolgono, con la mano puliscono lo sputo e poi dicono “Anch’io l’ho sempre amato”!
        I film di Gordon Liu e Sonny Chiba usciti in Italia si contano sulle dita di una mano monca, per gli intellettuali era roba fascista e per il pubblico cinesi e giapponesi erano tutti uguali. Erano filmacci asiatici che finiti gli anni ’70 erano bersaglio per sputi e altri fluidi corporali. Poi i due hanno una stupida scena in Kill Bill dove battibeccano come due vecchi sposini, una robbetta inutile di trenta secondi, e puf, d’incanto l’Italia è piena di fan dei grandissimi Gordon Liu e Sonny Chiba, “ma come: i mitici Gordon Liu e Sonny Chiba, io li amo dagli anni ’70, anche se sono nato nel ’94!” Ecco, questo atteggiamento italiano da “campione del mondo di salto sul carro del vincitore” si nota di più quando si parla di Dio Quentin. Finché è Hitchcock o Kubrick la leccata di culo si limita alla persona, invece con QT si sparge su tutto ciò che la persona dice, pensa, fa, guarda, tocca e limona.
        Povero Quentin, non sa che quando fra mille anni morirà, al terzo canto del gallo nessun italiano si ricorderà più di lui…

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      • Evit ha detto:

        È più facile che nessuno si ricorderà dei film che omaggia Tarantino prima che quelli di Tarantino stesso 😄, poi tra 1000 anni non ci saremo più, soffocati dalla CO2, quindi penso non ricorderemo proprio niente, come specie.
        Comunque lo sai che a me piace la sua riproposizione di elementi da film poco considerati degli anni ’70 che tanto non andrei mai a vedere perché di solito rimangono i filmacci che erano, secondo me.

        Per fortuna la mia simpatia per Quentin è nata e si è accresciuta in maniera isolata dai fan. Tutta la mia esperienza cinematografica è sempre stata slegata dai cosiddetti fan (pensa ad Alien e Aliens!). Un autentico vantaggio quello di ignorare le “fanbase”, altrimenti anche Kubrick sarebbe da detestare aspramente proprio in virtù di molti dei suoi fan. Però ho capito quello che dici, tutto quello che Tarantino sfiora diventa automaticamente un capolavoro da riscoprire e di cui sono sempre stati appassionati DA SEMPRE 😄… Ehhh, mannaggia ai fan.

        Quello del treno blindato è simpatico. Mi sorprendo anche io che dopo le menzioni di Tarantino, Castellari sia stato elevato a livello di leggenda, però se c’è spazio per elogiare Roger Corman e Menahem Golan, non vedo perché girare le spalle anche ai nostri maestranti del cinema di serie B. 😜

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      • Evit ha detto:

        Ah, in RAI questo film passa senza alcun sottotitolo nelle parti in tedesco. Una cosa che mi fa impazzire!

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      • Zio Portillo ha detto:

        Capisco @Lucius quello che vuoi dire. Ma non lo sai che salire sul carro del vincitore qua in Italia è uno degli sport nazionali alla stregua dell’allenatore di calcio o del fare l’esperto di …………….. (inserite quello che volete scegliendo tra: politica estera, vaccini, economia, terremoti, terrorismo,…) a seconda della moda del periodo?

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Appunto, è un aspetto che odio soprattutto quando è fatto in modo sguaiato e dozzinale come nel caso del cinema.
        Una volta ho conosciuto un tizio che da romanista che era è diventato juventino. L’ho raccontato ad un mio amico juventino e la sua risposta è stata: «Deve morire!» Ecco, io ho la stessa delicata tolleranza per quelli che prima sputano su un film e poi, dopo che Tarantino dice la sua, dicono che invece l’hanno sempre amato. 😀

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  2. Zio Portillo ha detto:

    Mi unisco al coro degli auguri al film. Ma non mi unisco al coro degli “Oddio! Capolavoro! Castellari genio!”. Come dici bene tu è un filmetto onesto e tipico degli anni ’70. Nulla di clamoroso. Vai a capire questo stracciarsi le vesti… Mah! Che poi il buon Quentin incensa e pompa a mille OGNI singolo film. Parac*lo mica da ridere Tarantino!

    Comunque dopo il recupero di queste pellicole, dei film sof-erotici (“Tinto Brass genio incompreso soffocato dai benpensanti e dai moralisti!”), delle commediole scollaciate con Vitali, D’Angelo e Banfi, attendo il recupero dei Cinepanettoni. Secondo i miei calcoli non dovrebbe mancare molto. Già il primo “Vacanze di Natale” (’83) è stato sdoganato da un bel po’, ora mancano quelli scoreggioni con Boldi e De Sica.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Cochi e Renato cantavano “Lo sputtanamento”, oggi si canta “Lo sdoganamento” 😀
      Ogni film giudicato una porcata dopo un po’ viene sdoganato, rivalutato, osannato e quello sì che era cinema, non come ‘sta roba che si fa oggi. Stessa roba che anni dopo verrà sdoganata, rivalutata, osannata e quello sì che era cinema, non come ‘sta roba che si fa oggi…
      Basta ignorare gli elogi degli altri e guardarsi il film per quello che è: un film. Ovvio che non puoi vedere un film del ’78 con gli occhi del 2018, sarebbe ingiusto, però basta confrontarlo con le produzioni dell’epoca per avere un’idea del mondo in cui è nato. E poi ovviamente c’è il gusto personale, anche se quello in Italia è una banderuola niente male 😛

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    • Evit ha detto:

      Ricordi quando Eli Roth disse che W la foca era il suo film preferito e che Bombolo è stato l’attore migliore? Per fortuna Roth non ha il peso di Tarantino altrimenti oggi staremmo qui a sentire di come W la foca sia un capolavoro senza tempo.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        ahahah povero Eli, non ha lo stesso responsabile del marketing 😀
        Comunque “W la foca” non l’ho mai sentito citare negli anni ’80 e ’90 quanto l’ho sentito venerare dal Duemila in poi, quando è uscito in DVD e c’è stato il grande rilancio di Lory Del Santo, ospite ovunque in TV. Quindi non stiamo parlando di un oscuro filmetto dimenticato, bensì di un venerato prodotto di onorevole trash. Che Dio lo benedoca… 😀

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      • Evit ha detto:

        Penso (ma non ne sono sicuro) perché per molti anni era stato bandito o comunque non era reperibile in home video. Ma era ricordato più per il titolo che per altro.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Infatti non c’è altro motivo per ricordarlo: addirittura Bombolo non è all’altezza di se stesso…
        Sono lontani i tempi in cui Bombolo piangeva perché sua madre era vedova e suo padre pure 😀

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      • Zio Portillo ha detto:

        Sì, ricordi/ricordate bene. Le stigmate di cult, “W la Foca” le ha perché per anni è stato messo all’indice per il titolo ambiguo. Detto questo, film molto minore rispetto a prodotti analoghi dell’epoca e se non fosse per questa inutile censura, sarebbe alla stregua di molti “La dottoressa ….” oppure “L’insegnante ….” trasmessi alle 3 di notte su reti locali invece che alla Rai.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Duemila anni di Chiesa cattolica avrebbero dovuto insegnare un’antica verità: vietare qualcosa è il modo migliore per diffonderla…

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  3. Cassidy ha detto:

    Posso prendere in prestito la frase di Clubber Lang? “I don’t hate Quentin Tarantino, but i pity the fool”.
    Pento che Tarantino abbia vero talento, fa film in un modo che riesce solo a lui e che purtroppo tanti cercano di imitare. Sto con il tuo pensiero, non mi disturba il suo cinema anche molto citazionista, mi fa schifo che i suoi fan accecati dalla parole del loro mito, salgano sul carro del vincitore, ma comunque restino ciechi.
    Personalmente amo i film di Tarantino, mi diverto a cogliere le citazione e a vedere come rimaneggia il materiale di partenza, tirando fuori qualcosa di diverso il suo “Django” non ha nulla a che vedere con il nostro “Django” così come i suoi “BEsterdi” (pronunciato alla Lino Banfi) con questo simpatico filmetto.
    Mi piaceva “Milano calibro 9” prima che Tarantino lo omaggiasse in “Pulp Fiction”, stessa cosa per Sonny Chiba e “Lady Snowblood” prima di “Kill Bill”. Se tarantino mi tira fuori un vecchio film che non conosco, me lo vado a cercare, se poi mi piace bene, ma non è detto che sia un capolavoro per forza. Ad esempio quando ho visto Fred Williamson in “Dal tramonto all’Alba” ho detto: E’ quello di “Quel maledetto treno blindato” non viceversa 😉
    Se chiunque, anche Tarantino, mi consiglia un film che potrebbe piacermi, me lo vado a vedere, purtroppo torniamo al vecchio problema, manca la curiosità, invece quella che purtroppo abbonda è la voglia di atteggiarsi a gran esperti di sto cazzo, come direbbero in Francia 😉
    Dopo la lunga premessa, voglio bene a Enzo G. Castellari per questo simpatico filmetto, e per la sua teoria sui titoli “Me cojoni vs Sti cazzi”, ti lascio il filmato:

    In generale a me questo nostrano “Quella sporca dozzina” ha sempre divertito, non sapevo del compleanno altrimenti mi sarei unito volentieri, in ogni caso gran pezzo che mette per bene i puntini sulle “i”, ci vuole qualcuno che dice le cose come stanno! 😉 Cheers

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Purtroppo me ne sono accorto un paio di giorni fa e già ti ho coinvolto in fin troppi progetti nell’immediato futuro per darti anche quest’altra tegola 😛 però se più avanti lo recensirai sarà un piacere linkarti.
      Sulla mancanza di curiosità ovviamente concordo, è una piaga che travalica il cinema.

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      • Cassidy ha detto:

        Figurati hai fatto bene, ora vedo se riuscirò a metterlo in pista tra un cosa e l’altra 😉 La tua analisi su tutti i titoli con la combinazione di parola composta da “Quel maledetto” è micidiale, da applausi! 😉 Cheers

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    • Zio Portillo ha detto:

      Hai espresso in modo perfetto quello che anch’io penso su Tarantino. Sottoscrivo parola per parola compresa la chiosa finale sulla curiosità (infatti il film di Castellari l’ho visto solo dopo quello di Tarantino)

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  4. Willy l'Orbo ha detto:

    Fred Williamson prima della discesa nella Z più pura e dura…! Mai collaborazione fu più infausta tra ’80 e ’90! 🙂

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  5. Denis ha detto:

    In America i war movie nostrani li chiamano Macheroni Kombat,in più Tarantino e un feticista dei piedi femminili anche nei provini faceva slacciare le scarpe alle attrici e nei suoi film ci sono sempre inquadrature di piedi,questo l’ho visto ma non capisco cosa di particolare per essere definito un capolavoro forse perchè l’ha detto Quentin

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  6. Kukuviza ha detto:

    Bello questo pezzo, apprezzo la lucidità di giudizio. Per il resto quello che dovevo dire è già stato detto nei precedenti commenti. (E poi non sono precisamente nemmeno una fan di T.)
    Comunque mi piacerebbe proprio vedere una riunione di titolatori mentre decidono che titolo mettere a un film.

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  7. Giuseppe ha detto:

    Eh, io ero fan di Castellari già MOLTO prima della rivalutazione Tarantinata, quindi il problema degli pseudo-fan tardivi mi tange a malapena di striscio… così come non avevo certo bisogno di Quentin per valutare positivamente quell’onesto e dignitoso war movie nostrano che è stato “Quel maledetto treno blindato” 😉

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  8. Davide Piccolo ha detto:

    Un articolo molto interessante.
    Ho scritto anche io un articolo sul mio blog in parte su Tarantino e più in generale sul cinema post-moderno.
    Se ti va, dagli un’occhiata:

    A “Jam of Pop Culture”

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