Kiss Kiss Bang Bang (2005) Pseudobiblia hardboiled

Ci sono film che nascono con un profondo legame pseudobiblico, che cioè giocano con i libri e la finzione che li pervade: sono narrativa d’intrattenimento fissata su fotogrammi.
Uno di questi è Kiss Kiss Bang Bang (2005), che il nuovo canale Spike ha trasmesso lo scorso 1° marzo 2018 con il chiaro intento di costringermi a parlarne, ad anni dalla mia prima visione.
Replico questo post anche su NonQuelMarlowe, il blog dove fra le altre cose parlo di pseudobiblia, ma soprattutto sicuramente in futuro il film finirà nello specialone della Bara Volante dedicato al grande Shane Black.

Un lungo viaggio in Black in attesa di The Predator (2018)

Come ci viene raccontato nell’articolo del “The Hollywood Reporter” del 20 maggio 2016, che traduco per intero qui, dopo aver segnato il record di sceneggiature più pagate per ben due volte – 1,75 milioni per L’ultimo boyscout (The Last Boy Scout, 1991) e ben 4 milioni per Spy (The Long Kiss Goodnight, 1996), entrambi flop al botteghino – Shane Black a metà degli anni Novanta è fra i più famosi sceneggiatori di Hollywood ma allo stesso tempo il più “bruciato”: nessuno vuole più lavorarci, perché dopo un inizio col botto – ha venduto il copione di Arma letale a 24 anni! – le sue sceneggiature sono costose e i risultati più che deludenti.

Harmony legge un hardboiled

Shane decide di cambiare stile e per anni lavora ad un copione del tutto diverso: una commedia romantica. Per metterci un po’ di pepe alla fine ci aggiunge un omicidio e uno sgangherato lavoro di investigazione, e nel 2005 – dopo un decennio di “riflessione” – è pronto a tornare in pista con Kiss Kiss Bang Bang.
Il vecchio amico produttore Joel Silver lo aiuta riuscendo a rimediare 15 milioni di dollari ma è importante trovare l’attore giusto. Entrando nell’ufficio di Silver, Shane incontra il fidanzato della segretaria del produttore, un attore con la carriera rovinata dagli eccessi e dalla galera. Già che è lì gli fanno leggere un paio di battute, poi Silver e Black si guardano: hanno trovato il protagonista.
L’ex attore ormai appannato si chiama Robert Downey jr., che restituirà il favore quando ad essere fallito sarà (di nuovo) Black, e nel 2013 gli telefonerà dicendogli: «Ehi Shane, ti va di scrivere e dirigere Iron Man 3?» Ma questa è un’altra storia…

Il 14 maggio 2005 la Warner Bros presenta questo film al Festival di Cannes – dove si fanno grandiosi festini, a detta di Shane Black! – e poi gli fa fare il solito lungo giro di festival sparsi per il mondo, finché mesi dopo – il 15 novembre – finalmente esce in patria americana, giusto in tempo per prendere una tranvata di quelle potenti: costato pare 15 milioni di dollari, quindi un budget contenuto, guadagna tre gomme e una liquirizia. Tutte già masticate.
In Italia arriva il 2 dicembre successivo (fonte: ComingSoon.it) e il 7 agosto 2006 sempre la Warner lo presenta in DVD, in Blu-ray dal 9 gennaio 2008.

Il mondo non era ancora pronto per questo

«Un attimo prima rubo una Xbox nell’East Village e un attimo dopo sorseggio champagne a Los Angeles».
Harry Lockhart (Robert Downey jr.) è un ladruncolo che sfuggendo alla polizia per un colpo finito male si ritrova in una stanza dove stanno facendo un provino: il copione parla di un ladruncolo il cui colpo è andato male quindi la sua prova attoriale è straordinariamente intensa. Harry Lockhart quindi ora è una star in attesa di essere lanciata.
Conosce Harmony Faith Lane (Michelle Monaghan), stellina mozzafiato di cui ci importa poco: quel che importa sono i libri che leggeva da ragazzina. Perché il vero protagonista di questa storia – e di questo post – è Jonny Gossamer, il duro più duro, il protagonista dei romanzi pulp di Joe Chester.

La bambina che leggeva romanzi da duri

«”Vai al diavolo, Jonny Gossamer”. La ragazza si strizzò il lungo vestito elasticizzato. A furia di strizzare sembrava…»

Splendido omaggio, anche grafico, agli eroi pulp d’un tempo

Straighten Up and Die Right, “Stai dritto e muori composto”: titolo geniale da cui trasuda tutto Shane Black e il suo palese omaggio al re dei duri da pochi spiccioli: Mike Shayne.

«Jonni parlava attraverso le pagine dei paperback da due soldi raccontando di una terra promessa nota come West Coast e di una città magica chiamata Los Angeles.»

La storia ci racconta di una bambina dell’Indiana che vive la quotidianità del male: ogni notte suo padre entra in stanza e prende la sua sorellina per farci quello che fanno i mostri. Harmony stringe gli occhi e ogni notte spera che Jonni Gossamer arrivi ad assestare al padre due pugni di quelli buoni, di quelli che fanno volare i cattivi dalla finestra, di quelli che fanno giustizia e chiudono in bellezza il romanzo da pochi centesimi. La vita purtroppo costa di più: Jonni Gossamer non è mai arrivato.

I libri a volte possono proteggerti dai proiettili della vita

Proprio come Mike Shayne, anche Gossamer ha avuto padri non sempre noti, che si nascondevano dietro uno pseudonimo (in questo caso Joe Chester).

«Prima di morire, quello che aveva scritto queste storie disse che Jonni Gossamer era un bluff, che quella roba l’aveva scritta solo per soldi. Ma lei sapeva come stavano le cose: chi credeva di essere quello? Era solo uno scrittore!»

Gli autori non sanno niente dei propri personaggi: solo i lettori sono i veri padroni, come i milioni di lettori di Mike Shayne se ne fregavano dei vari autori che si nascondevano dietro lo pseudonimo collettivo di Brett Halliday.

Solo la narrativa da due soldi più migliorare la vita

Altro titolo: You’ll Never Die in this Town Again, “Non morirai mai più in questa città”.
Harmony cresce, ha il fisico da modella anoressica giusto per Hollywood e si ritrova ad un party di aspiranti stelline: sembra una situazione classica, invece è destino. Perché nella biblioteca di casa la donna trova qualcosa di inaspettato: trova un vecchio amico a guardarla dallo scaffale. Trova Jonni Gossamer. Anzi, un’intera collezione di Jonni Gossamer!

Quel momento magico in cui nella vita ritrovi un vecchio amico di carta

Questo ci permette di conoscere altri titoli di Joe Chester: provo a tradurli, cercando di azzeccare le venature slang. Sottolineo che sono tutti giochi di parole con titoli di opere famose e modi di dire.

  • Die Job (“Lavoro di morte”)
  • Give Us This Day Our Daily Red (“Dacci oggi il nostro sangue quotidiano”)
  • Little Girl Lust (“Ragazzina vogliosa”)
  • The Lonely Black Widow (“La vedova nera solitaria”)
  • A Corpse in Every Garage (“Un cadavere in ogni garage”)
  • Kill the Big Ones First (“Amazza i più grossi per primi”)
  • You Can Bleed On Me (“Puoi sanguinare su di me”)
  • Hometown Boy Makes Dead (“Il ragazzo di città lo fa da morto”)
  • The Buck Fifty Madonna (La Madonna sfregiata)
  • The Callous Cut (“Il taglio indolore”)
  • Vein Attempt (“Tentativo in vena”)
  • Sally Died Singing (“Sally è morta cantantdo”)
  • The Best Laid Man (“Il testimone secco”)

Una collezione di pseudobiblia da far girare la testa!

Il film risulta liberamente ispirato al romanzo Bodies Are Where You Find Them (1959) di Brett Halliday, con protagonista proprio Mike Shayne, arrivato in Italia già nel 1959 con il titolo Cadavere in trasferta e subito diventato rarissimo. Comunque la storia non c’entra nulla, è solo un’ispirazione.

Il duro e puro Mike Shayne

In realtà è tutto un geniale divertissement di Shane Black, che non pago dell’omaggio a Mike Shayne e a tutti i romanzi hardboiled con cui è cresciuto, ci infila dentro pure Philip Marlowe, visto che i nomi dei “capitoli” del film sono tutti titoli di Raymond Chandler:

  1. I guai sono il mio pane – dal racconto omonimo (Trouble Is My Business, 1939)
  2. La signora nel lago – dal romanzo omonimo (The Lady in the Lake, 1943)
  3. La sorellina – dal romanzo omonimo (The Little Sister, 1949)
  4. Addio, mia amata – dal romanzo omonimo (Farewell, My Lovely, 1940)

Alla sua uscita in sala il film combacia perfettamente con gli altri film scritti da Shane Black: piccoli gioielli che i contemporanei non capiscono, e di nuovo è un sonoro fallimento. Non serve neanche Val Kilmer – già in avanzata fase “ingrassante” – che va in giro a dire che ha inventato lui il titolo e che molte delle scelte di sceneggiatura sono sue (IMDb è pieno di questi fantomatici trivia), ma essendo l’attore ormai simbolo della B – e a breve della Z – non serve a niente.

Se avete gli occhi buoni, ecco anche una pseudo-trama

Nell’agosto del 2011 la britannica Titan Books presenta un nuovo volume della sua spettacolare collana “Hard Case Crime” (deliziose ristampe di hardboiled classici curati graficamente per sembrare davvero libri d’annata). Si tratta di Murder is My Business (1945) di Brett Halliday, avventura di Mike Shayne giunta in Italia nel 1961 in una rarissima edizione Giumar con il titolo Il delitto è affar mio.

La particolarità di questo libro? Che si apre con una breve introduzione in cui Shane Black tributa il suo amore per l’autore.

«In questa epoca di investigatori con gatti, vicini simpatici e guai amorosi… ecco lo scrittore dei thriller anni Quaranta Brett Halliday, il cui sconcertante ritmo di fuoco torna di nuovo alla luce. […]
Le trame di Halliday sono gemme bizantine. Torniamo ad un tempo in cui gli scrittori mystery erano molto più furbi di voi e me. Volete una lettura avvincente? Prendete in mano questo volume.
Non avete mai sentito parlare di questo libro? Non importa. Ha atteso pazientemente, pronto a stupirti con una narrazione geniale. Halliday è il re del romanzo che ti manda fuori di testa. Piacere puro.
Per quanto ancora i grandi libri di Halliday rimarranno dimenticati? La risposta: non un minuto di più, grazie ad “Hard Case Crime”.»

Purtroppo l’augurio non è servito, visto che la collana non ha più ristampato alcun titolo dell’autore: l’immeritata aurea di Black si è sparsa anche su questa collana libraria…

Shane Black è un genio che, come tutti i geni, non è compreso dai suoi contemporanei: fra cinquant’anni il suo cinema verrà insegnato nelle scuole specialistiche di tutto il mondo, ma per ora rimane il più pagato sceneggiatore di Hollywood con nel curriculum una collezione terrificante di flop mostruosi e un’aurea negativa che avrebbe abbattuto persone anche più forti. Ma nessuno è più forte di Shane Black… la prima vittima del Predator!

Shane Black nel 1987… ucciso dal Predator!

L.

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17 risposte a Kiss Kiss Bang Bang (2005) Pseudobiblia hardboiled

  1. Zio Portillo ha detto:

    Urca cosa hai ripescato! Non rivedo “Kiss Kiss Bang Bang” da una vita. E adesso mi hai fatto venir voglia di cercarlo e riguardarlo… Chissà che Spike lo ritrasmetta in orari compatibili.

    La Monaghan, anche se molto magra, è stata per anni nella top ten dei miei sogni…

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  2. Cassidy ha detto:

    Shane Black oltre ad essere stato una specie di ragazzo prodigio, sembrava destinato alla gloria, hai fatto bene a sottolineare la disparità tra il suo stipendio e la risposta dei botteghini al suo talento. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che quando ormai sarà troppo tardi, il suo modo di scrivere diventerà materia di studio e rivalutato, come al solito quando ormai i buoi saranno scappati dalla stalla.

    Questo post che ti devo dire, lo trovo meraviglioso, sei l’uomo giusto per mettere nero su bianco il lavoro fatto da Black per omaggiare i suoi grandi miti letterari, non solo ho fatto la conoscenza di Mike Shayne, ma mi sono stragoduto questo gran pezzo!

    Adesso vorrei leggermi tutti i romanzacci di Joe Chester porca miseria! 😉 Vabbè mi limiterò a rivedermi questo gran film, ero già gasato prima in vista del ripasso, figuriamoci ora dopo questo gran post!

    Val Kilmer comunque ha sempre avuto fama (anzi non fama, lo hanno confermato tutti quelli che hanno lavorato lui) di gran spacca coglioni, la Monaghan ha un visetto mica male, mi associo ai vostri commenti 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Una volta Mondadori e Corno/Garden facevano a botte per presentare i romanzi con il duro Mike Shayne, così come anche nei nostri cinema arrivavano i film dell’investigatore dai capelli rossi. La “Mike Shayne’s Mystery Magazine” non ha nulla da invidiare alle magazine più famose, ma ovviamente dopo gli anni Ottanta tutto è finito e il personaggio è scomparso dall’Italia. Quell’introduzione del 2011 mi fa scoprire che anche in patria americana non è più un eroe ristampato, quindi il problema di Shane Black è che si rifà ad una cultura pulp che i suoi contemporanei ormai non conoscono più, a parte quella finta di Tarantino, che ha rilanciato la “pulp fiction” come nome, non come contenuti.

      I cinefili del futuro faranno ricerche per studiare quello che ormai per loro sarà uno dei grandi del cinema… e troveranno solamente i nostri due blog! ^_^

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      • Cassidy ha detto:

        Verissimo, Black è un cultore di personaggi dimenticati, sto pensando anche a Remo Williams e al film su Doc Savage che ogni tanto minaccio. Tarantino ha sdoganato l’utilizzo della parola pulp, ma ovviamente senza che nessuno approfondisse i contenuti, è andata proprio così.

        Facciamo un saluto ai lettori del futuro, ciao lettori del futuro tante care cose dall’anno 2018 😉 Cheers

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  3. Conte Gracula ha detto:

    Stavo pensando di postare lo stesso commento di nonquelmarlowe qui sul Zinefilo 😛

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  4. pirkaf76 ha detto:

    Che articolo, ragazzi!
    A te e Cass vi si vuole bene, sappiatelo.

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  5. Pietro Sabatelli ha detto:

    Non il massimo ma è un film che si segue senza nessun affanno 😉

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