Guardate questa locandina, e immaginate di trovare questo DVD in un negozietto dell’usato, immerso in una pila “tutto a 2 euro”: riuscireste a resistere con quei nomi in copertina? Io non ci sono riuscito, e – come ormai avviene sempre – me ne sono pentito.
Anticipo che, mentre sto scrivendo, questo disco giace nel bidone della spazzatura.
La MHE (Mondo Home Entertainment) dopo aver portato in DVD i grandi maestri ha capito che i soldi si fanno con il letame, e nel suo viaggio nel trovare i prodotti peggiori nell’universo ha un grande cruccio: perché solo la Minerva Pictures ha l’onore di distribuire in Italia le porcate dell’Asylum?
Ravanando nei secchioni della spazzatura della distribuzione americana scova un vecchio film, Soundman, opera prima (ed unica) scritta e diretta dall’attore/stuntman Steven Ho. Presentato il 30 agosto 1998 al canadese Montréal Film Festival, il film ha girato poco (e te credo!) ma quel che conta è che è stato distribuitto da un’etichetta che attira come l’oro: The Asylum.
Non è il tipo di film Asylum a cui siamo abituati, ma non è il caso di fare i pignoli: con malcelato orgoglio la MHE il 26 aprile 2004 porta in DVD italiano questa roba inguardabile, ribattezzandola Voci di morte.
Impossibile vedere il film per intero, visto che è un prodotto palesemente inadatto alla vita umana. Comunque per larghe somme Igby (Wayne Pére) è un tecnico del suono frustrato che lavora per una produzione di film western cialtroni diretti da Wes Studi: può sembrare intrigante l’idea che un discendente dei Cherokee diriga filmacci western, ma vi assicuro che dopo due o tre fotogrammi di questo film niente risulta più intrigante.
Come se non bastasse la star western Tommy (Nick Stahl) che fa i capricci e lo fa impazzire, il nostro tecnico del suono cerca di lanciare la sua vicina di casa violinista francese ammollando nastri registrati ad un produttore vistosamente non interessato come Frank Rosenfeld, il cui problema principale è avere la facciona di William Forsythe. E già coi suoi baffi il film potrebbe finire.
I baffi di Forsythe sono così assurdi che persino Danny Trejo si leva i suoi, nei cinque fotogrammi in cui appare.
Il tecnico del suono Igby va fuori di melone e prende in ostaggio il produttore, armato di pistolone gigante. Poi succedono cose stupide e noiose ma fondamentalmente il film finisce qui.
La mortale bruttezza che permea ogni singolo fotogramma dev’essere per forza voluta, perché dubito fortemente che anche riprendendo immagini a caso si possa raggiungere lo stesso livello di spazzatura. Soundman è un tipico film da festival, che cioè spera che la propria cialtroneria sia scambiata per “visione artistica”, e che il suo abisso di nulla venga scambiato per “ricerca interiore”.
In attesa di capire meglio il messaggio del film, ho riposto la locandina nel bidone della carta, la custodia in quello della plastica e il disco nell’indifferenziata: ora sì che il film ha trovato il suo posto nel mondo.
L.
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Anche oggi la Z scorre potente in questo blog! Certo che anche tu Lucius… Come puoi pretendere qualcosa di buono da un film che come biglietto da visita presenta Trejo e Forsythe? Suvvia!
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ahahah anche tu hai ragione 😀
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Volevano per caso fare un “Blow out” di De Palma il salsa western? Va bene avere delle facce da cinema come Trejo e Forsythe (che si sono evidentemente scambiati i baffi) e con tutto il bene che voglio a Wes Studi, è meglio se resta da questa parte della macchina da presa 😉 Cheers!
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Qualsiasi fossero le intenzioni dell’autore, ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare. E temo l’abbia fatto volutamente! 😀
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Dicci la verità, non avresti preferito prendere un bel gelato? ^^
E comunque, Trejo senza baffi è surreale °_°
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Ho percorso il tuo medesimo iter mentale, letto titolo ed attori mi sono ringalluzzito, mano a mano che andavo avanti con la rece mi sgonfiavo e alfine sono assolutamente d’accordo con la destinazione che hai riservato al tutto! 🙂
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L’ultima immagine è emblematica, come se lo stesso protagonista stesse decidendo se proseguire nel tormento o sparare direttamente al regista… 😉
Tra l’altro questa roba ha avuto pure il torto di illudermi, per via del titolo, di avere magari a che fare con tematiche simili a quelle di “Sound”, un nostro ormai dimenticato ma affascinante film tv di Biagio Proietti del 1989 (con Peter Fonda nel ruolo principale… sì, lo so che a dirlo oggi sembra incredibile), e invece niente! Qui siamo solo in presenza di pura merda d’artista (da festival, dove purtroppo ti possono far credere che tu lo sia davvero, un artista)…
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C’è un intero genere cinematografico che vive solo da un festival all’altro, che non deve rendere conto al pubblico di ciò che crea…
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Voci di morte è del 1998, e Wes Studi ha vinto l’Oscar alla carriera nel 2019: questo significa che hanno considerato da Oscar anche questo film. 🙂
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Spero proprio di no, altrimenti lo dovrebbe subito riconsegnare 😀
Scherzi a parte, Studi ha fatto un mare di film, anche di serie Z: penso che l’Oscar prendesse in considerazione più i pochi lavori in buoni film che i tanti lavori nei filmetti.
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Della sua filmografia da Oscar ricordo in particolare un filmone clamoroso, Hostiles – Ostili. Gli ho riservato un posto d’onore in questa classifica: https://wwayne.wordpress.com/2019/12/01/i-10-film-piu-belli-del-decennio/. Grazie per la risposta! 🙂
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Per controbilanciare, cito “The Condemned 2” (2017), una ignobile buffonata noiosa dove fa il solito cattivo da operetta. Sono sicuro che l’Academy non l’abbia visto, altrimenti l’Oscar glielo tiravano nella schiena 😀
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Tra l’altro noto che in questo film hanno mischiato un premio Oscar come lui, un prezzemolino come Eric Roberts e addirittura un wrestler… è come mettere in un frullatore il caviale, il pane e il salame, è ovvio che viene fuori una cagata! 🙂 Ah, il titolo e l’ultima didascalia del tuo post mi hanno fatto scompisciare! 🙂
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