Nuovo appuntamento per raccontare i miei venerdì con Jason.
L’horror è appena nato e già entra in crisi. Ci addentriamo negli anni Ottanta e sugli schermi americani sbarcano film di fantascienza così incredibili che nessun assassino psicopatico potrà mai nulla contro di loro.
Su “Starbust Magazine” n. 58 (giugno 1983) ci viene raccontato che film come E.T. (giugno 1982) e Tron (luglio 1982) al botteghino hanno stracciato i film horror del periodo: Poltergeist (giugno 1982) è quello che ha guadagnato di più (76 milioni in totale, negli USA) ma è uno scherzo in confronto agli incredibili 435 milioni di E.T.: su 50 film horror in produzione, ci viene detto, solamente 25 verranno completati. «I produttori non tagliano più le gole dei ragazzi, bensì i propri progetti in lavorazione».
I fan dell’horror comunque rimangono fedeli, e quando nel luglio 1983 il numero 28 della rivista “Fangoria” presenta i risultati di un sondaggio fra i propri lettori, per le migliori sceneggiature del 1982 abbiamo:
- Creepshow
- Poltergeist
- The Thing / Road Warrior
- Halloween 3 / Cat People
- Venerdì 13 parte 3
Il nostro film si aggiudica inoltre il 6° posto nella classifica dei peggiori film di quell’anno: il primo (cioè il peggiore) è Amityville II.
Proprio come suoi illustri successori, da Lo squalo 3 (1983) ad Amityville III (1983), anche questo “terzo film” usa il proprio numero per sfruttare la tecnologia “nuova” che torna regolarmente ogni ventennio a spennare gli spettatori: il 3-D.
Friday the 13th Part III in 3-D esce in patria il 15 agosto 1982 ed arriva nelle sale italiane il 1° settembre 1983 con il semplice titolo Week-end di terrore: non so perché all’epoca venisse taciuto il riferimento alla saga, quasi come se questi fossero film singoli.
Esce nella consueta edizione VHS CIC Video ed è nota anche una ristampa Paramount dell’aprile 1992. Nell’ottobre 2004 la Paramount lo porta in DVD nell’infornata di ristampe della serie.
Stavolta la sceneggiatura è assente ingiustificata e qualsiasi riferimento a Venerdì 13 è assente. Abbiamo solo un flashback di dieci minuti che riassume i primi due film e a seguire 80 minuti con dei ragazzi che entrano in video per venire uccisi da un tizio deforme. Senza spiegazioni, senza riferimenti a campi estivi o a madri assassine, senza una parola che sia una che non sia di circostanza.
Almeno le morti sono spettacolari? No, a parte un paio di scene pseudo-truculente – ma senza una sola goccia di sangue – è un film per educande.
L’unica trovata intrigante è che un finale aperto potrebbe far pensare che l’intera vicenda potrebbe essere stata frutto della pazzia omicida della final girl, che ha ucciso tutti senza alcun Jason. Ma ovviamente è solo una trovata per chiudere in fretta e in furia una storia che in realtà non è mai iniziata.
Alla rivista “Jason Goes to Hell: The Official Movie Magazine” (1993) la final girl di turno, Dana Kimmell, rivela di non essere stata per nulla attirata dal copione, per nulla attratta dalla violenza e dal sesso. «Ne parlai con il produttore Frank Mancuso jr. e molti di questi elementi vennero tolti o smussati»: grazie Dana, per aver tolto gli unici elementi di interesse del film! Giustamente un’attrice che di professione faceva la comparsa televisiva aveva voce in capitolo… «C’è da chiedersi che genere di film credeva di star girando», si chiede dubbioso Jim Harper nel suo Legacy of Blood (2004) riguardo questo strano aneddoto: più facile che siano le solite chiacchiere da attori per sembrare più importanti.
Era appena sbarcato in America da Londra Richard Brooker quando ha risposto ad un annuncio pubblicitario. Cercavano un attore corpulento per un ruolo in un film horror: i suoi 190 centimetri di dimensione artistica finiscono subito sotto i vestiti di Jason. (Anche se il celebre nome del personaggio in questo terzo film non viene mai citato.)
«Interpretare una macchina per uccidere totalmente demente è l’opportunità perfetta per dimostrare che non serve parlare per recitare», racconta l’attore alla citata rivista. «Il regista accettò che Jason fosse interpretato con larga improvvisazione», quando in realtà in altre riviste viene specificato che ogni singolo aspetto del film è stato studiato e nulla è stato lasciato al caso. «L’unica indicazione che ho avuto da lui è di non pormi domande sulle motivazioni del personaggio: Jason non ha motivazioni.»
Com’è cambiata la vita dell’attore dopo questo ruolo? «Una volta mi presentarono ad una ragazza in un bar come il tizio che aveva interpretato Jason, e lei volle sapere se dormissi con un’accetta nel letto.»
L’unico pregio di questo film è di essere fortemente metacinematografico: anticipando di quindici anni Scream (1996) di Wes Craven, questo terzo Venerdì 13 gioca apertamente con tutti i dettami dell’horror, genere all’epoca appena nato. Mentre nel precedente film Steve Miner doveva dimostrare di saper dirigere, qui può lasciarsi andare: ai ragazzi che affollano i cinema non frega niente della regia, vogliono solo divertirsi. In realtà vorrebbero sangue e sesso, ma sono finiti gli anni Settanta e quel treno non passa più.
Non solo ogni personaggio si comporta come se sapesse benissimo che il pubblico attende la sua morte, ma entra in ballo il personaggio di Shelly (Larry Zerner), il pagliaccio del gruppo che usa quegli stessi effetti speciali truculenti che hanno reso famosa la serie, ma non solo: è il personaggio che porta in scena la maschera da hockey che diventerà simbolo immortale di Venerdì 13.
E poi, dopo anni di approfondimenti, articoli e lanci pubblicitari sulla rivista specializzata “Fangoria”… vogliamo fargliela una bella marchetta?
Quando la tipica ragazza da film horror, che sta per essere ammazzata dal “mostro”, legge una rivista specializzata che recensisce film horror come quello che lei sta vivendo, ecco che la realtà entra in loop.
Certo, “Fangoria” si occupa approfonditamente di effettacci e questo film ne è quasi totalmente privo, ma purtroppo la censura è ormai l’unico mostro che usa il machete…
L.
P.S.
E ora, tutti nella Bara Volante… prima che vi ci mandi Jason!
P.P.S.
E poi, se siete sopravvissuti a Jason, fate un salto anche da Sam Simon.
Bibliografia
- “Fangoria” n. 28 (luglio 1983)
- “Halls of Horror” (Vol. 3 n. 4) n. 28 (1983)
- Jim Harper, Legacy of Blood. A Comprehensive Guide to Slasher Movies (Critical Vision 2004)
- Tim Moriarty, Friday the 13th Part 3D: Three-Dimensional Dementia, da “Famous Monsters of Filmland” n. 189 (novembre 1982)
- Adam Rockoff, Going to Pieces. The Rise and Fall of the Slasher Film, 1978-1986 (McFarland 2016)
- “Starbust Magazine” n. 58 (giugno 1983)
- The Surviving Starlets of Friday the 13th, da “Jason Goes to Hell: The Official Movie Magazine” (1993)
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Svegliarsi di prima mattina con gente accartocciata e maschere da hockey 😍😍😍
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Dà lo sprint alla giornata ^_^
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Questa serie non la conosco. Nel senso che non l’ho mai guardata salvo un episodio, che guarda caso è proprio questo quindi ti immagini come me la sia bruciata sul nascere. Il primo film mi sembra già più interessante, so tutto di quel film anche se non l’ho mai visto.
Quando sono venuto a contatto con questa serie era già diventata una barzelletta, quindi spero di avere una scusa morale, il mio rifiuto è giustificato, no?
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Figurati, ho già rivelato apertamente di non aver mai visto un film completo di questa serie, e che la sto scoprendo “in diretta” mentre ne scrivo.
Già il primo episodio mi sembra una nullità a livello di trama, figuriamoci gli altri! Il successo è nell’aver sfruttato una novità e averla “potenziata”: hanno preso la nuova mania per lo slasher nato nella seconda metà degli anni Settanta e vi hanno aggiunto lo splatter, al di là di questo non esiste davvero alcun motivo per vedere già il primo film, figuriamoci gli altri!
Però la metanarratività di questo terzo film mi è piaciuta, è uno “Scream” ante litteram e spero ne mantengano lo spirito anche nei prossimi 😉
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Auguri per le prossime infernali visioni
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Visto che sono 12 film totali (per ora!) direi che ne ho bisogno 😀
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Lassa perde subbito
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ahahah non posso lasciare orfani i miei lettori 😛
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Diciamo che saremmo molto comprensivi. Intanto preparo il pop corn per quando arriverai a quelli del 2000
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Sigh, già mi fa male il collo al pensiero delle mattonate che saranno…
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Se li vedi con lo spirito giusto potrebbero anche essere divertenti. (Ultime parole famose)
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Lo spirito giusto mi fa apprezzare tanti filmacci, tipo i capolavori di CineTelFilms, Asylum, Marvista ecc., perché aspetto la super-minchiata per ridere della grossa: temo che la saga di Venerdì 13 non abbia grandi risate in serbo per me…
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aspetta di vedere quelli nello spazio e la scena dei sacchi a pelo
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Come sai, non amo questo genere di film, ma mi stai facendo appassionare alla storia dei film di Venerdì 13, i “dietro le quinte”, le aspettative del pubblico, il contesto in cui vennero pubblicati.
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Infatti è principalmente la cosa che mi interessa. Io infatti adoro gli splatter mentre già dal secondo episodio non si vedono più effettacci. Ci sono solo personaggi inutili che spariscono man mano, quindi davvero un film inutile. Però è un gran piacere andare a scaltabellare le fonti dell’epoca 😛
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Concordo con @redbavon qua sopra. I film li ho visti (quasi…) tutti anche se non mi hanno mai appassionato e neanche me li ricordo molto.
Però il dietro le quinte e i vari retroscena che pubblichi mi fanno appassionare a queste saghe. Grande Lucius!
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Ti ringrazio ^_^
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La rivista con la signorina purtroppo non la riconosco, non si legge il titolo, e non perché sono distratto dalla suddetta 😉 Si vedono bene invece “Shang chi master of kung fu” della Marvel
e “Ghosts” rivista antologia horror della Distinta Concorrenza.
Questo film non inventa molto, si gioca la “novità” del 3D, più che altro è importante perché introduce uno dei simboli di Jason, la maschera da Hockey, la sua passeggiata sul pontile resta iconica, il film invece è poca cosa, anche gli omicidi, l’unico memorabile è il tipo “accartocciato”, che ancora viene ricordato come uno degli ammazzamenti di Giasone più caratteristici 😉 Per il resto, solito enrome lavoro di ricerca, trovo spesso più affascinante il tuo modo di incrociare le informazioni che le trame dei film! Cheers
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è il Club Magazine!
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Grazissime, aggiorno appena posso 😉
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giuro che non ero/sono abbonato, lo conosco solo di fama 😀 😀
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Ahahha quindi non puoi guardare se fra la tua collezione c’è il numero inquadrato… 😀
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😀 😀 avrei svolto volentieri il compito da raffinato archivista ma ahimè non posso 😀 😀
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Per fortuna questi primi film sono stati molto seguiti dalle riviste dell’epoca e dai manuali di cinema: il problema verrà dopo, quando tutte le fonti si stuferanno di Jason…
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A volte penso che il cinema horror si basi un po’ troppo sulle icone che crea e troppo poco sulle trame 😛
Questo nemmeno ricordo se io l’abbia visto!
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La metanarratività di questo terzo capitolo è forse l’unica cosa (oltre all’introduzione della famosa maschera) capace di suscitare qualche interesse, vero… ma il resto, come per gli altri due titoli primi ’80 da te ricordati, è praticamente tutto in funzione del 3D con l’unico scopo di “farti arrivare Jason addosso”, potrei dire. Nient’altro sembra avere importanza: caratteristica che, non a caso, ha pesantemente in comune sia con Lo squalo 3 che con Amityville III (trame e personaggi che definire risibili e monodimensionali è far loro un complimento)… di certo, il Giasone migliore NON si trova in questo film. E a dire il vero, avendoli io visti tutti, nemmeno il peggiore. Ma questo, con il tuo impeccabile lavoro di ricerca, avrai il piacere di scoprirlo strada facendo… 😉
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Mi lasci il piacere della scoperta, eh? 😛
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Certo che sì (ki ki ki ma ma ma) 😛
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Grazie per il link! Proprio brutto questo film, mi ha annoiato così tanto che non ho nemmeno apprezzato la parte “meta” che hai giustamente evidenziato…
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E’ difficile farsi largo nelle parti brutte di questi film per apprezzare quei pochissimi punti interessanti 😛
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Verissimo! Questo terzo capitolo lo ricordo proprio come un’agonia, mentre il quarto mi ha tenuto sveglio molto più facilmente (la presenza di Corey Feldman ha aiutato non poco)!
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