Continua il viaggio negli “anni maschi” di un attore oggi noto esclusivamente per una dimenticabile serie TV.
I rapporti fra il nostro Lorenzone e la PM Entertainment si stanno raffreddando – chissà se un giorno sapremo il perché – e quindi è ora di guardarsi in giro: all’orizzonte c’è la Image Organization che sta sfornando titoli marziali che si vendono molto bene e che sono già dei classici, perché non farci un saltino?
Prima di passare alla fanta-cialtroneria dei seguiti di Scanners, la Image ha battuto il ferro caldo marziale molto bene, con il ciclo Martial Law: mica male per una casa che veniva dall’inguardabile Amityville: il ritorno (1990).
Sono i primi anni Novanta quindi le arti marziali spaccano: due calci li si può far tirare pure a Lorenzo Lamas.
Il regista e produttore Kurt Anderson non ha fatto molto nel cinema, ma ci ha regalato Codice marziale 2 (1991) e per me tanto basta. Non gli è riuscita la doppietta, perché subito dopo ha sfornato questo Bounty Tracker che onestamente è al di sotto della qualità del precedente: poi ha cercato di recuperare con Codice marziale 4 (1993) ma ormai il danno era fatto.
Pensato per uscire prima in giro per il mondo e poi arrivare in home video americano nel settembre 1993, l’Italia di nuovo batte tutti perché quando si parla di Lorenzone a noi non ci frega nessuno: in anteprima mondiale il film viene trasmesso in italiano lunedì 5 aprile 1993 in prima serata su Italia1, con il titolo Bounty Tracker. Poliziotto a Los Angeles. Esce poi, in data ignota, in VHS Fox Video.
Una spietata banda di criminali guidati da Erik Gauss (il mitico e granitico Matthias Hues, villain marziale per eccellenza di questo periodo) fa cose cattive e stermina gente per i propri scopi, su cui proprio non vale la pena indagare.
Basti dire che questi cattivoni – compresa una inespressiva sterminatrice interpretata da Cyndi Pass – massacrano un centinaio di persone, utilizzando un miliardo di proiettili, solo per rubare due floppy disk… Un morto per ogni KB di contenuto!
C’è solo una persona che possa affrontare questi criminali di Los Angeles, e questa persona si trova a Boston: è Jonathan Damone (ma che nome è?), il vostro amichevole cacciatore di taglie di quartiere con la faccia, la barba e i capelli di Lorenzo Lamas.
Volato a Los Angeles, il nostro John non fa in tempo a scendere dall’aereo che i cattivi gli sterminano la famiglia, compreso il pesce rosso: ora è una questione personale.
Utilizzando la stessa espressione per ogni sfumatura emotiva – si sa che Lamas ha solo due espressioni: cappelli sciolti e capelli raccolti – il nostro eroe si lancia in cosa noiose per raggiungere i criminali e affrontarli.
Visto che la Image sa benissimo che si sta rivolgendo ad un pubblico infiammato per il cinema marziale, e visto che ha affrontato una trama che di marziale non ha proprio nulla – se non due calcetti di Lamas – affida alla sceneggiatrice Caroline Olson il compito di ideare qualcosa che crei almeno una ricca parentesi marziale nelle storia.
Prima di abbandonare per esempre il mondo del cinema, la Olson crea il capolavoro: uno dei personaggi che Lamas interroga in passato gestiva una palestra di arti marziali, così che il protagonista possa andare ad indagare su un elemento che non ha alcun legame con la trama…
Paradossalmente la scena della palestra è allo stesso tempo la punta massima e minima del film. Massima perché la qualità marziale è alta ed in pratica è l’unica scena che meriti di essere vista dell’intera pellicola; minima perché non c’entra una mazza di niente con il film ed è appiccicata con lo sputo. Il cinema marziale è anche questo.
Sul tatami si alternano atleti di varie discipline – compreso il gustoso pentjak silat – ma soprattutto appaiono due presenze fisse dell’epoca.
Il caratterista e stuntman Leo Lee lo si può vedere in un fiume di film del periodo, visto che il suo volto cinematografico gli ha consetito anche di ottenere qualche battuta da dire. Molto più relegato sullo sfondo è invece il Capellone: devo chiamarlo così perché in tanti anni non sono mai riuscito a capire come si chiami l’atleta!
In tutti i film in cui l’ho visto non ha mai parlato, qui invece un paio di frasi gliele fanno dire e speravo gli valesse la presenza nei titoli di coda, ma proprio non lo trovo. Lo riconoscete perché nei film dell’epoca – soprattutto quelli della Image – è il cinese dai capelli lunghissimi che viene preso a calci e vola via con grandi tecniche acrobatiche.
Lo scontro finale tra Lamas e Hues è deludente, si menano alla carlona e senza “sentimento”: ripeto, l’unica scena del film che merita di essere vista è quella della palestra.
Ormai Lamas sta apparendo ovunque ed è incredibile la sua iperattività nei mesi a cavallo dell’inizio della serie TV “Renegade”, che spazzerà via ogni sua fatica filmica: nel frattempo, il viaggio continua.
Chiudo con una curiosità: una falsissima locandina senza Hues e con la catatonica Cyndi Pass, dove addirittura Lamas imbraccia un nunchaku assente nel film!
L.
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Certo che voi appassionati del cinema marziale ve la siete pijata taaaanto ar culo! Quasi peggio di me col mio genere preferito, la fantascienza.
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Ogni genere ha gioie e dolori, e pensa che la fantascienza ha da decenni milioni di fan adoranti: il cinema marziale occidentale ha avuto una brevissima parentesi di qualche anno e poi è scomparso subito. Ogni filmaccio prodotto in quella ristrettissima finestra temporale tocca farcelo bastare 😛
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Penso che sia il film con più alto livello tricotico della storia, nemmeno gli Ewoks di Star Wars tutti insieme raggiungono la quantità di crine di Lamas, Leo Lee e dell’altro tizio capellone 😉 Cheers
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ahahah non ci avevo fatto caso, è vero: è un film da capelli al vento! 😀
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Film mai visto anche se ormai la china imboccata da Lamas è quella che lo porta dritto in picchiata alla tripla Z.
Vedo se da qualche parte recupero la scena della palestra giusto per togliermi lo sfizio.
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Eccoti servito ^_^
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Grazie mille Lucius! Tre minuti spesi bene con il nostro Lorenzone che sfoggia il meglio. Calci rotanti, pugni di Wing-Tsun, bastoni, prese di Aikido, leve di Judo e un paio di pugni da rissa da strada. Un bignami della lotta!
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Vedi perché è l’unica scena da salvare del film? 😛
Non sarebbe stato meglio che il cattivo fosse un perfido maestro marziale? Avremmo avuto più scene simili…
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In primis grande chicca la locandina!
In secondo luogo, visto l’intervento di Evit…mi sto buttando via con la scatola…ieri vidi Alex l’ariete! 🙂
Infine, pensavo fossi più magnanimo con questo film, io ne conservo un ricordo non pessimo ma ho due ipotesi:
1) Nei miei ricordi positivi influisce unicamente la scena della palestra
2) I ricordi sono positivi perché quello che verrà dopo è trooooooppo brutto
🙂
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Purtroppo all’epoca non l’ho mai visto, e scoprirlo ora con gli occhi di oggi… be’, non depone a suo favore 😛 e lo scontro finale l’ho trovato molto deludente, visto il calibro degli atleti coinvolti.
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La prima locandina ha un sottotitolo da recupero crediti, la seconda fa pensare a un film azioromantico. Ma i nunchaku (seppur finti) si tengono sottobraccio come una baguette?
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Teoricamente sì, è la posizione in cui si “puntano”, e quando l’avversario è vicino scatta la mano in avanti, colpendo con la sezione che prima era sotto l’ascella. (E se il nunchaku è fatto male c’è il rischio di depilazione ascellare 😀 )
Lamas credo non abbia mai preso un nunchaku in mano, e la falsità della foto si nota dalla diseguaglianza delle due sezioni del nunchaku: quella che stringe in mano è troppo lunga rispetto all’altra, al grafico è scappata la mano 😀
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Forse, più che catatonica, qui Cindy Pass stava solo facendo a gara di espressività con Lorenzo 😀
Comunque questo film l’ho certamente mancato all’epoca del suo unico passaggio televisivo… e la sequenza della palestra (che infatti NON ricordavo) in particolare me l’ha confermato.
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