Trovato su bancarella ad un euro, ne approfitto per presentare un film “introvabile”, che dopo essere stato abbondantemente replicato per anni è stato dimenticato per più di due decenni.
Ci sono film che per un pelo sbagliano la data di uscita, tanto che a quanto pare ha fatto molta differenza per uno storico regista come Freddie Francis uscire nel 1972 o nel 1973: è solo un anno di differenza, ma conta parecchio.
Lo dimostra il fatto che Racconti dalla tomba (1972) della Amicus è un grande successo al botteghino britannico, ma dopo questo film antologico il rubinetto si chiude: britannici e americani d’un tratto sembrano aver perso interesse nel fiume inarrestabile di british horror che da più di dieci anni ha dominato le classifiche. I film immediatamente successivi sono un flop clamoroso.
Con un copione in tasca, Norman Priggen non va a bussare alle case storiche, come Hammer o Amicus, ma alla meno blasonata Tigon Films, che però lo stesso riesce ad avere Francis per un giro di conoscenze. Nell’ottobre 1983 il regista racconterà a “Fangoria” (n. 30) che gli è piaciuto lavorare con troupe diverse dalle solite legate all’horror, e che le riprese sono avvenute in un clima di «pura chimica», ma questo non ha salvato il film dal disastro.
Il pubblico britannico aveva voltato le spalle al genere principe dei botteghini e il film venne distribuito poco e male nelle sale americane: il risultato è l’immediato oblio per The Creeping Flesh.
L’11 agosto 1973 il film ottiene il visto censura italiano per essere proiettato con il divieto ai minori di 14 anni, e con il titolo Il terrore viene dalla pioggia arriva in sala già il 14 agosto successivo: non so se negli anni Settanta c’era l’usanza di far uscire d’agosto le bojate in cui i distributori non credono, come succederà in seguito.
Per parecchi anni gira tutte le sale d’Italia, e dal 1980 inizia la sua lunga vita televisiva, dapprima su piccoli canali locali e poi su reti nazionali: il 2 settembre 1985 viene presentata una grande foto di Christopher Lee a corredo della notizia che il film verrà trasmesso su Canale5 a mezzanotte.
Dopo il passaggio televisivo del 29 gennaio 1987 del film scompare ogni traccia. Ignoto all’home video, riappare nel settembre 2010 grazie alla Formula Multimedia, che lo porta anche in edicola.
Siamo nel 1896 e conosciamo il professor Emmanuel Hildern (un Peter Cushing sempre in forma più che smagliante), che ci racconta di come tre anni prima è tornato da una spedizione in Nuova Guinea dove si è dedicato alla ricerca «dei resti dell’uomo primigenio».
Così se ne torna a casa dalla figlia Penelope (Lorna Heilbron) con uno scheletrone in una cassa: ha trovato addirittura lo scheletro completo ed in perfetto stato di una forma umana finora ignota. Molto più grande ed evoluta dell’Uomo di Neandertal, trovato negli strati superiori della Nuova Guinea… Lo so, lo so, è scienza da osteria, non voglio credere che gli sceneggiatori ignorassero che il Neadertal è stato trovato nella Germania centrale, visto poi che prende il nome dalla Valle di Neander (Neander-tal), ma qualche stupidata se la dovevano inventare.
Studiando lo scheletrone – costruito splendidamente da Roger Dicken, mago delle creature che l’anno successivo ha creato i dinosauri de La terra dimenticata dal tempo (1974) che mi hanno rapito il cuore da bambino – il professore scopre che è come i Gremlins: mai metterlo a contatto con l’acqua! Lavando un ditone, Hildern guarda allibito della carne iniziare ad avvolgerlo: è come se l’essere scheletrico fosse in una sorta di stasi, in attesa di essere risvegliato dal contatto con l’acqua.
La scelta di fare la scoperta mediante il ditone medio è quanto meno discutibile: per il resto del film Peter Cushing è costretto a guardare quello… schwanzstücke!
Intanto il professore ha un grande cruccio: come fratellastro ha il professor James Hildern, interpretato da quel carciofone paralitico di Christopher Lee che, come in ogni altro film della sua inutilmente lunga carriera, non muove un solo muscolo. C’è da capirlo, sa benissimo che la sua carriera è finita nel 1958, quando ha avuto la sfortuna di interpretare Dracula: da allora nessuno vuole vederlo in altro ruolo e lui giustamente ha tirato i remi in barca. In nessuno dei suoi duecento film ha più dato segni di vita.
Non fa eccezione questo titolo del 1973, infatti presentato agli italiani come il ritorno della coppia di attori di Dracula il vampiro. In quella manciata di minuti in cui Lee appare in scena, ci dimostra che è molto più espressivo lo scheletro della Nuova Guinea.
Mentre è intento a correre da un set all’altro, visto che sta girando in contemporanea Non prendete quel metro! (Death Line, 1972), Lee interpreta un uomo geloso dei successi ottenuti dal fratellastro, e quindi disposto a tutto pur di impedirne ulteriori risultati. Si spinge fino a rubare lo scheletrone, che però gli casca in acqua durante una tempesta: ammazza che sceneggiatura pimpante!
Risvegliatosi senza dito medio, il mostro è giustamente seccato e va a lamentarsi dal professore: oh, ma che uno non può rimanere sepolto per milioni di anni senza che gli freghino il dito?
Quella che vi ho raccontato è la parte migliore del film, perché purtroppo tre quarti della storia sono occupati dalla spaventosamente inutile vicenda della figlia del professore che forse ha sviluppato la pazzia della madre, malattia mentale che pare si manifesti nell’insana voglia di andare in giro con i capelli sciolti.
La parte del film con la figlia matta è imbarazzante e uccide tutta la storia, e preferiamo far finta che non esista la parte in cui la sceneggiatura preveda che Cushing voglia inoculare il DNA mutante dello scheletro per vaccinare l’umanità dal Male… (In quel caso che direbbero i No-Vax?)
Per fortuna Peter Spenceley e Jonathan Rumbold sono due sceneggiatori improvvisati che passavano di lì, e non hanno fatto altri danni nel settore.
Questo film dimostra l’estrema fiducia dei produttori che bastasse buttare Lee e Cushing alla rinfusa per creare un fimone, ma sarebbe servito anche un copione che non fosse delirante, e quindi abbiamo la follia più pura. Ricordando poi l’assurdamente lunga parte del film all’inutile personaggio della figlia matta che rimorchia i soldati in locanda.
Cushing è bravissimo ma non ce la fa da solo a salvare un film che forse avrebbe bisogno di un po’ d’acqua per tornare in vita…
L.
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Ahahaha, che ridere questa recensione! Fai venire voglia di vedere sta schifezza immane. Christopher Lee è quasi irriconoscibile. Ma non potevano almeno mettere una sua foto in locandina anzichè quella che immagino essere quindi la mano del mostro privata dello Schwanzstück. Immagine oribile proprio.
E pure la vaccinazione mostresca ci hanno messo! Avevano previsto il tema scottante del momento!
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Con le vaccinazioni la polemica è sempre fresca e attuale 😛
Mettere in locandina la faccia di un Lee svogliato e con l’espressione da tonno spiaggiato sarebbe stato controproducente 😀
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Pensa a quando, tra qualche migliaio d’anni, sarai uno scheletrino e qualcuno metterà su un filmaccio per rigenerarti… spera che non ti stacchino il dito medio, ti servirà per commentare il film ^^
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Il titolo è già pronto: “L’Etrusco uccide ancora” 😀
E comunque non può essere un caso la questione del dito medio: sarà che lo sceneggiatore voleva dirci qualcosa?
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Il linguaggio del corpo!
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Non hanno usato nemmeno lo stesso font per la grafica italiana, mamma mia che lavoretto triste! Detto questo, sono abbastanza sicuro di averlo visto, nel periodo in cui recuperato tutto quello su cui riuscivo a mettere sopra le mani (con dito medio) della Hammer e della Universal. Peter Cushing e Christopher Lee sono amici d’infanzia per me, il secondo è rimasto scottato da Dracula, ma restano due miti anche in filmetti così, la citazione a “Frankenstein junior” è da applausi! 😀 Cheers
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Se non fosse per loro il film neanche esisterebbe…
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Che poi pensavo: ma non è un font da film western?
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ahahah purtroppo sì. Ma i distributori italiani non sono così “sottili” 😛
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Stavolta non condivido il piacere di averlo visto ma la visione del dito genera-equivoci mi ripaga ampiamente della lacuna 😂😂😂
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Mira el dito!!! 😛
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Ah, che tristezza… Mi sa che la pellicola non è sparita, l’hanno proprio sepolta per nasconderla ai nostri occhi.
Meno male che il post mi ha fatto ridere, almeno non penso al mostro e al suo schwanzstücke!
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Occhio che stanotte verrà a turbare il tuo sonno 😀
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Chi? Il mostro o lo schwanzstücke? Perché fa tutta la differenza del mondo sta cosa…
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Ehhh, sarà questa la sorpresa: lo scoprirai stanotte 😀
Domani, vieccelo a dire 😛
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Le mie solite botte di culo! Anzi, togli la parola “culo” che con lo schwanzstücke in giro è meglio sorvolare. 😉
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Sempre spalle al muro! 😀
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Sentiti come i cinque buffoni post-atomici de “L’altra faccia del Pianeta delle Scimmie” (1970), che pregano il Suppostone e aspettano la sua Verità Supposta: dove mai andrà a parare, la Verità Supposta? Nel dubbio, meglio pregare con le spalle al muro 😀
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Con una trama quasi simile mi pare c’era Horror Express (1972) sempre interpretato dalla coppia Lee/Cushing in stile fine Ottocento anche questo film mi pare dimenticato.
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Io me lo ricordo: visto a tredici anni, non riuscii a decidermi se mi fosse piaciuto o meno. L’idea non era malaccio, nel suo genere fantacazzone.
Comunque, fu citato esplicitamente assieme a un altro miliardo di film come possibile spunto su cui inventare uno scenario, in un gioco di ruolo sui miti di Cthulhu, e ho il sospetto che fosse ben più di un’ispirazione in un fumetto Bonelli di genere Steampunk, credo fosse intitolato Greystorm.
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Cthulhu è ormai come il nero: sta bene su tutto 😀
Allora la Bonelli gioca ancora a riadattare i film per le sue storie? Credevo fosse un’usanza esauritasi nei Novanta…
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Meno sfacciatamente che in altre storie, ma lo spunto mi è sembrato quello. Comunque, l’idea è pesantemente rielaborata.
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E’ passato tanto tempo da quando l’ho visto ma a naso mi sembra fosse migliore, non foss’altro per la presenza di più personaggi. Dovrei rivedermelo 😉
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Sì, Horror Express è mediamente meglio di The Creeping Flesh, che comunque rimane uno dei miti della mia gioventù anglo-orrorofila, capace di conservare un suo fascino (e una sua non disprezzabile follia vintage, vaccino “quasi alchemico” contro il Male compreso) pure guardando al di là del dito 😉 E poi, quando si hanno un paio di titani come Peter e Christopher che lavorano fianco a fianco, NESSUN film è mai del tutto da buttar via. Tenendo conto, tra l’altro, che il film di Francis non rappresenta certo il peggio della fase calante del British Horror…
P.S. A proposito di Horror Express come ispirazione diretta per Greystorm, ammetto di non averci mai pensato. E non tanto perché, leggendolo, non mi ricordassi il titolo di Eugenio Martin, anzi… era proprio il fatto di averlo presente a farmene considerare piuttosto tenui i legami con il fumetto: la mummia, ad esempio, mi è sembrata un riferimento assai generico (che può benissimo rifarsi ad altre e diverse fonti), per non parlare di un antico parassita biologico avente poco o nulla a che fare con il preistorico essere dichiaratamente alieno del film (controllo mentale? Simil-zombie? Di nuovo, le differenze rendono Martin solo uno fra tanti possibili indiziati). Oltre a questo, poi, non rimane molto altro di significativo da cui Greystorm avrebbe potuto attingere… diciamo che, pur non potendo escludere del tutto la possibilità di una citazione, alla fine finirei per vederla comunque di grado inferiore rispetto ad altri “saccheggi” bonelliani.
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Ma infatti, se Horror Express è stato tra le ispirazioni per Greystorm, la rielaborazione dello spunto è avvenuta in modo più forte, rispetto alla media delle “citazioni” Bonelli. 😉
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@Conte: e infatti proprio lì stava il mio dubbio, visto che il citazionismo bonelliano difficilmente si è mai allontanato più di tanto dalla prassi del rendere chiaramente riconoscibili ai lettori le varie fonti d’ispirazione (non gliene faccio affatto una colpa, intendiamoci, è una semplice constatazione) 😉
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Ai miei tempi (anni Novanta) Dylan Dog e Nathan Never non facevano alcun mistero di prendere a piene mani da opere note, anzi era divertente ogni mese scoprire da chi avevano preso spunto 😉
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E’ vero, era proprio lì il bello 😉
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E’ un film tanto sconosciuto (e brutto) che dubito esista anche solo un’altra copia a parte quella che hai trovato 😀
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Per questo la conservo con orgoglio 😀
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Facciamo DUE copie, perché una la conservo anch’io (presa quasi in contemporanea ad Horror Express, edizione Mosaico con titolo errato HORRO -senza la R- Express in fascetta) 😀
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Invidia! Chissà che un giorno una bancarella fortunata…
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Sto cercando di recuperare la videoregistrazione del film da Canale 5, chissà che un giorno non riesca nell’impresa!
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