Jamie Lee Curtis su “Entertainment Weekly” (2018)

Questa, come le altre, è una foto esclusiva di Art Streiber scattata il 17 settembre 2018

Traduco l’articolo del settimanale “Entertainment Weekly” che ricostruisce la nascita e l’idea di Halloween 2018 della Blumhouse: meglio di un’indagine zinefila!

Sbaglio o a destra… c’è un Michael Myers di troppo?


Masking for Trouble

di Clark Collis

da “Entertainment Weekly” n. 1531
(5 ottobre 2018)

Come il ritorno di Jamie Lee Curtis in Halloween
è nato da uno scherzetto

«Ho visto la forma dell’uomo cattivo, ed avevo una pistola, e non sapevo cosa farci».

È il giorno 19 sul set di Halloween, un sequel del classico film omonimo di John Carpenter del 1978. Jamie Lee Curtis torna ad interpretare la più nota eroina del genere slasher, circondata da sua figlia Karen (interpretata da Judy Greer) suo genero (Toby Huss) e sua nipote Allyson (Andi Matichak).

Nel film originale, Laurie era una giovane babysitter che per un pelo riusciva a sfuggire all’assassino mascherato Michael Myers, dopo che questi aveva massacrato tre delle sue amiche. Nel nuovo Halloween (in sala dal 19 ottobre), il personaggio di Curtis rimane nella immaginaria cittadina di Haddonfield (Illinois), ossessionata da Myers e dal suo possibile ritorno. L’assassino ha passato le precedenti quattro decadi in un istituto psichiatrico ed ora è stato trasferito ad una prigione di massima sicurezza, ma Strode è convinta che rappresenti ancora una minaccia. «Lei è rimasta profondamente traumatizzata dall’esperienza», dice la Curtis ritornando al 1978. «La donna che incontriamo quarant’anni dopo è un esempio vivente della PTSD [disturbo da stress post-traumatico]

L’agitazione odierna di Strode comunque è eccezionale. Ha assistito mentre Myers veniva caricato sul bus della prigione, e la sua esitazione nello sparargli l’ha lasciata distrutta. «Premiamo il pulsante di reset», dice la Karen di Green ad n certo punto, cercando di calmare la madre. «Riaviamo tutto.» Data la situazione, la sua richiesta sembra del tutto ragionevole. Ma questo dialogo può essere interpretato come una strizzata d’occhio al pubblico del film. Perché? Semplicemente perché questo è un sequel diretto del film di Carpenter, e parte dal presupposto che tutto ciò che abbiamo visto nei nove altri film del franchise non fosse mai accaduto. E questa “pulizia” non è l’unico elemento del nuovo film che ha fatto inarcare qualche sopracciglio ai fan dell’horror.

Jamie Lee Curtis ritrova Jamie Strode

Halloween è diretto e co-sceneggiato da David Gordon Green, nel cui curriculum non c’è nulla che assomigli ad un film horror. Ancora più curiosamente, Green ha sceneggiato il film insieme a Danny McBride, amico del regista sin dai tempi della University of North Carolina School of the Arts. McBride è meglio noto per le sue commedie televisive, di cui spesso Green è regista. Quindi la nuova direzione del franchise passa da “La notte che lui tornò a casa” – la frase di lancio del film originale – a “La notte che lui si sballò e iniziò a dire un sacco di battutacce volgari”?

Green insiste che i fan di Halloween non devono preoccuparsi. «Stiamo davvero cercando di onorare la visione di Carpenter», dice il regista. «Danny ha detto una cosa giusta: “Finché ci sono omicidi, non ci sono battute. Non faremo sghignazzare nessuno finché non l’avremo terrorizzato a dovere”.»

È impossibile sovrastimare l’importanza dell’Halloween originale nel canone del cinema horror. Diretto con precisione dal trentenne Carpenter – che ha composto anche il tema del film – il film dimostrò l’appetibilità sul mercato del tema “assassino infermabile”. Girato con giusto 325 mila dollari, il film guadagnò 47 milioni sul mercato americano (circa 186 milioni al valore attuale), rendendo popolare il genere slasher che poi avrebbe dominato la scena horror negli Ottanta e Novanta. Il film ha avuto un profondo effetto su un’intera generazione di cineasti, incluso Green, che aveva circa 11 anni quando l’ha visto. «Ero ad un pigiama party e guardammo Halloween: mi sentii così male da dover tornare a casa», racconta il 43enne regista, ridendo.

Il franchise ha conosciuto svolte e scivoloni negli anni. L’Halloween II del 1981 ha rivelato che Michael e Laurie erano imparenti, mentre La maledizione di Michael Myers (1995) ha mostrato quanto i poteri del protagonista derivino da un’antica maledizione. Dopo essersene andata dalla serie nel secondo titolo, Curtis ritorna al suo personaggio per uccidere Mayers nell’H20 del 1998, e poi appare brevemente nell’Halloween: Resurrection del 2002, solo per essere uccisa da Myers che, scopriamo, lei non è riuscita ad uccidere. Più recentemente Rob Zombie ha diretto un remake, nel 2007, che ha incassato in casa 58 milioni di dollari, tanto da spingerlo a fare un sequel nel 2009, che è andato peggio con i suoi 33 milioni. (Per chi tiene i punteggi, questo significa che ora ci sono tre film nella saga che si chiamano Halloween e due che si chiamano Halloween II, sebbene Green specifichi che il suo fikm è «tecnicamente il terzo Halloween II.»)

Gli ultimi cinque film della serie sono stati prodotti dalla Dimension Films di Bob Weinstein, che era la “sezione di genere” della Miramax e della The Weinstein Company. Ma dopo che la Dimension non è stata in grado di produrre il secondo film di Zombie rispettando le scadenze, i diritti sono tornati alla Miramax. «Il marchio aveva raccolto un po’ di polvere ed era maturo [per essere ripreso]», dice Bill Block, CEO [Chief Executive Officer, “amministratore delegato”] della Miramax. Lo studio per lungo tempo ha fatto squadra con il produttore Malek Akkad e, all’incirca tre anni fa, ha firmato un accordo per un nuovo film della saga con la Blumhouse Productions, la compagnia della serie Paranormal Activity e Get Out, fra i vari successi nel campo horror.

È stato il fondatore Jason Blum ad ingaggiare Green come regista. «Credo fermamente che se tu puoi fare un buon film di qualsiasi genere, puoi fare un buon film horror», dice Blum. «È stato davvero molto difficile trovare qualcuno per il film: la gente era davvero scoraggiata dalla saga.»

Green era nel pieno della post-produzione del suo film drammatico Stronger. Io sono più forte (2017) con Jake Gyllenhaal quando ha ricevuto la richiesta di Blum. «Ho sempre voluto fare un film horror», dice il regista. «Mi sono precipitato a sedermi con lui. Poi sono corso al mio ufficio di Los Angeles dove Danny stava montando la sua serie Vice Principals (2016) e lui mi ha detto “Fammi scrivere con te”.»

Come Green, McBride è da lungo tempo un grande fan dell’horror. «Crescendo, quella dell’horror era la sezione migliore delle videoteche, passando lo sguardo su quelle locandine ed immaginando quale di quei film saresti riuscito a farti affittare dai genitori», racconta.

I due ingaggiano un terzo scrittore, Jeff Fradley, un altro amico di scuola con il quale hanno lavorato a Vice Principals. Il trio decise che il loro Halloween doveva tornare al realismo dell’originale di Carpenter ed ignorare la mythology del post-1978. «Se Michael Myers fosse stato ucciso e fosse tornato in vita tutte quelle volte, non ci sarebbe modo di scrivere un film serio [grounded film]», dice McBride.

Blum è andato anche a parlare con Carpenter per sapere se fosse intenzionato a partecipare in qualche modo al franchise che lui stesso aveva pubblicamente criticato, definendo i vari sequel “stupidi” in un’intervista del 2014. «Jason Blum è venuto da me ed ha detto: “Invece di stare seduto a bordo ring e criticare l’operato degli altri, perché non salti su e dài una mano?” Così ho deciso di aiutare, il meglio che posso.»

Come ci ammazziamo, stavolta?

Il 9 febbraio 2017 Carpenter ha rivelato su facebook che McBride e Green stavano scrivendo il copione per il nuovo film di Halloween, e che Green l’avrebbe diretto. «Potrei persino farne la musica», ha anticipato l’autore. La notizia ha generato un’ampia gamma di reazioni, e uno ha scritto sul sito di Bloody Disgusting «I comici dovrebbero limitarsi alle commedie». «Mi piace essere un cane sciolto», commenta McBride. «Mi piace provare alle persone che si sbagliano».

Gli autori hanno deciso che il film avrebbe dovuto presentare Laurie Strode, malgrado ancora non sapessero se l’attrice fosse disposta a tornare nel suo ruolo. L’hanno dipinta come una survivalista le cui paure apparentemente irrazionali sembrano molto meno paranoiche, quando Michael fugge. Green ha chiesto a Gyllenhaal, un amico della Curtis, di fare da tramite per contattarla. «Jake mi ha chiamato e mi ha detto: “Il mio amico David vorrebbe parlarti di qualcosa che riguarda Halloween“», spiega Curtis. «[Io e David] abbiamo parlato al telefono ed ha cominciato a spiegarmi, ed io ho detto: “Mandami il copione”. Dalle prime scene ho capito ciò che stavano cercando di fare. Era molto chiaro, c’era integrità e semplicità.»

L’attrice ha anche firmato per il progetto perché per errore aveva creduto che la sua parte non fosse molto grande. «Mi ero davvero focalizzata sui personaggi di Andy e Judy», dice Curtis. «Quando mi fu inviato la prima volta il copione ho detto: “Guardate, ragazzi, ci parteciperò poco: potete farmi fuori, che so, in cinque giorni”.» L’attrice si è resa conto del suo fraintendimento quando è atterrata a Charleston ed ha iniziato a provare con Green, creando il danno psichico che Myers aveva inflitto al suo personaggio. «Ho cominciato a piangere già il giorno del mio arrivo», dice, «e non ho smesso fino al giorno in cui sono ripartita.»

Curtis rivela che lavorare con Green è stato simile all’essere diretta da Carpenter nel primo film, almeno a quanto può ricordare. «Sono sobria da vent’anni, ma all’epoca in cui ho lavorato con John Carpenter ancora ero sotto quaaludes [Metaqualone]», dice l’attrice [che all’epoca aveva 19 anni! Nota etrusca.] «È stato tanto tempo fa e abbiamo girato molto in fretta. Ciò che ho capito ora è che sia John che David sono ragazzi del sud, cresciuti come gentiluomini del sud ed entrabi sono circondati dai loro amici.

Parlando di amici. Mentre Myers nel film è per lo più interpretato dallo stuntman James Jude Courtney, c’è un’apparizione cameo di Nick Castle, che ha interpretato Michael nell’Halloween originale. «È stata giusto una comparsata», dice Castle, compagno di scuola di Carpenter ma anche regista di Giochi stellari (1984). «Il primo giorno che sono stato sul set è arrivata Jamie, correndo, e mi ha detto: “Ma questo è incredibile!”»

Carpenter stesso ha visitato il set di Charleston. «È stata come una visita regale», dice Ryan Turek, produttore esecutivo della Blumhouse. «Era così austero nel suo portamento. È venuto a visitare il set e l’aria era del tipo “Ragazzi, non poltrite: su, a lavorare!” E noi tutti a dire “Oh, certo, signor Carpenter”.» Il regista inoltre ha mantenuto la sua mezza promessa di curare il tema sonoro del film, un mix di nuovo materiale e sonorità prese dal film originale. «Abbiamo le tracce dal primo film, ma le abbiamo arricchite con la nuova tecnologia», dice Carpenter. «All’epoca lavoravo con amplificatori a valvole!»

In aggiunta alla famiglia estesa di Laurie Strode, i nuovi personaggi includono un paio di speaker radiofonici britannici (Rhian Rees e Jefferson Hall), un poliziotto (Will Patton) che era in servizio durante quel fatale Halloween del 1978, ed uno psichiatra (Haluk Bilginer) che ha studiato Myers. Ma i tre protagonisti del film sono donne, interpretate da Matichak, Greer e Curtis, secondo la quale questa scelta rientra perfettamente nella moda di questi tempi. «Chiaramente il film sarà un’altra voce nello stesso coro di donne che si riappropriano delle loro storie, per dire che noi non siamo quella storia», dice l’attrice.

Halloween ha esordito questo settembre al Toronto International Film Festival con una calda accoglienza di pubblico e critica, inclusa Leah Greenblatt di “Entertainment Weekly”, che l’ha definito «grande, divertente, pauroso, tenero». Se questo entusiasmo si trasformerà in un successo al botteghino, non siate sorpresi se il film di Green conoscerà un seguito. «Se abbiamo tirato fuori sei film di Paranormal Activity – con protagonisti che trovano per cinque volte materiale video! – credo che sia possibile immaginare un nuovo capitolo di Halloween», dice Blum. «Ma vedremo.»

Che Halloween abbia successo o meno, è probabile che un giorno la serie ripartirà di nuovo, e forse chiederà al pubblico di ignorare gli eventi di questo film. «Posso solo sperare che tra dieci o vent’anni i cineasti troveranno nuovi modi perché Michael Myers spaventi la gente», dice McBride. «Non credo che Halloween sarebbe lo stesso senza di lui.»


L.

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16 risposte a Jamie Lee Curtis su “Entertainment Weekly” (2018)

  1. Cassidy ha detto:

    Jason Blum ha puntato tutto su “Halloween”, è chiaro che sia questo il film con cui cercherà di far fare il salto alla sua Blumhouse. Grazie per aver tradotto l’intervista, in rete avevo visto solamente le foto di Jamie Lee Curtis, che sono una meglio dell’altra, l’ultima fa davvero ridere, considerando anche l’età non proprio più tenerissima sia della Curtis che di Nick Castle 😉 Cheers

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  2. Conte Gracula ha detto:

    «Se abbiamo tirato fuori sei film diParanormal Activity – con protagonisti che trovano per cinque volte materiale video! – credo che sia possibile immaginare un nuovo capitolo diHalloween», dice Blum. 

    Oh mio Dio! Sincerità? °o°
    Vabbè, aspettiamo di vedere se la cosa del “niente risate durante la carneficina” sarà vera 😛

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  3. Austin Dove ha detto:

    Bene, l’hype sta salendo^^
    Posso chiederti un piccolo favore?

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  4. Zio Portillo ha detto:

    Grazie Lucius! 😀

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