Traduco l’intervista “emotiva” a Jamie Lee Curtis apparsa sulla rivista di cinema “SFX” n. 306 (novembre 2018).
«I am Laurie Strode»
di Nick Setchfield
da “SFX” n. 306
(novembre 2018)
Jamie Lee Curtis è tornata
per combattere l’Uomo Nero
Raramente l’attenzione di “SFX” si focalizza sugli avambracci delle star cinematografiche, ma Jamie Lee Curtis è insistente.
«Ho la pelle d’oca», annuncia, tirandosi su le maniche. «Su entrambe le braccia. Voglio sia citato nel vostro pezzo! Ho la pelle d’oca su entrambe le braccia perché questa è l’integrità di questo film di Halloween.»
Curtis, si può immaginare, è molto vicina al personaggio di Laurie Strode, il ruolo che le ha donato notorietà e che sta reinterpretando oggi, quarant’anni dopo. La sua presenza si fa sentire – siamo accolti da un entusiasmo alla Dick Van Dyke – e ti cattura subito l’attenzione. Ad un certo punto è in lacrime ricordando un momento particolarmente emotivo delle riprese. È curioso dividere la stanza con una star del cinema.
«Lei è mia», afferma riguardo alla definitiva final girl. «Lei è me. Incarnava tutto ciò che c’era di buono in me. Sono emozionalmente connessa a lei, senza dubbio. Profondamente.»
Sei sorpresa di tornare nel ruolo di Laurie Strode? Senti di essere ferma a quel personaggio e a quel franchise?
Sai, io non mi sento ferma da alcuna parte. Guarda, un giorno dovrò morire: quel giorno mi sentirò ferma. Prima di allora sono aperta al business. Sono una persona creativa, quindi per me non vale il discorso “Ho fatto questo, quindi non lo farò più” [e invece nel 1980 diceva esattamente questo! Nota etrusca], perché sono usciti con qualcosa di brillante.
Ogni volta che fai una nuova versione te ne esci fuori con nuove cose e alla fine diventa un franchise pessimo. È diventato così involuto per colpa di troppi livelli narrativi sovrapposti. Invece quello che David [Gordon Green] ha fatto è stato dire semplicemente: “Ho strappato via la carta da parati, la stanza è nuda com’era quarant’anni fa. Tutto ciò che è successo al tuo personaggio risale al 31 ottobre 1978: il resto non esiste”.
Come ha influito su Laurie quell’esperienza di forte impatto?
Non c’è stata alcuna terapia per il trauma di Laurie nel 1978. Niente. Questa ragazza ha subìto una ferita al braccio e le hanno curato il braccio. Punto. Nessuno ha fatto altro. Quindi cosa succede a qualcuno così? È di questo che parla il film. Quella persona diventa l’unica che abbia mai visto Michael Myers negli occhi e sia rimasta viva. E nessuno le parla, nessuno cerca di aiutarla a superare l’accaduto.
Dici di essere emozionalmente connessa a Laurie. Cos’ha significato interpretarla di nuovo?
Questo ha richiesto un prezzo da pagare: è stato un impegno gravoso a livello emotivo. È stata una grande sorpresa per me quanto mi sono sentita emozionata durante le riprese. Fisicamente è stato un film violento, da cui sono uscita con una costola incrinata: ancora adesso sto indossando un corpetto, per quella costola.
Come te la sei incrinata?
Doppia M. Mister Myers. Ho fatto un po’ di casino. È stata un’esperienza fisica estenuante ed un’esperienza molto emozionante. L’ultima scena che ho girato verteva su Laurie che guarda Michael lasciare l’ospedale per essere portato in una prigione di massima sicurezza. Un momento atteso da quarant’anni. Lei siede da sola in un pick-up e va fuori di testa: era l’ultima ripresa. L’intera troupe aveva dato un nome alla scena, “I am Laurie Strode”. (Le si riempiono gli occhi di lacrime) Quando mi presentai sul set, quella notte, per girare la scena nel furgone, il sollievo, l’orrore, il trauma, tutto cade su di lei. (Si guarda gli avambracci) Doppia! Pelle d’oca su entrambe le braccia!
Laurie era un personaggio rivoluzionario, nel film originale. Era forte e scaltra e non apertamente sessuata.
Anzi, era a-sessuata!
Ti sentivi una rivoluzionaria ad interpretarla?
No, perché devi ricordare questo: lei diventa forte solo per necessità. La Laurie che incontriamo quarant’anni dopo è preparata, ma allora non sapeva nulla al di fuori dei compiti di scuola. Era completamente innocente, e la sua forza è uscita fuori dall’ingenuità e come reazione.
C’è una frse che mi piace citare, da un libro di Marisha Pessl: la vita dipende da un paio di secondi che non si vedono mai arrivare, e ciò che fai in quei secondi determina tutto, da quel momento in poi. E non saprai cosa farai finché non ti troverai in quel momento.
[Jamie Lee cita in continuazione questa frase, tratta dal romanzo Teoria e pratica di ogni cosa (Special Topics in Calamity Physics, 2006) di Marisha Pessl, Bompiani 2006. Nota etrusca]
Ed è per questo che Laurie Strode è così potente, ai miei occhi. La sua vita è dipesa da ciò che ha fatto in quell’armardio. Ed ora, quarant’anni dopo, ne vediamo il risultato.
Tu sei una cosplayer, vero?
Posso provarci. Ho bisogno di costumi con maschera altrimenti poi la gente vuole farsi foto con la me attrice, non la me mascherata.
Quindi non potrai mai mascherarti da Laurie Strode?
Ecco perché non sono mai potuta uscire di casa ad Hallowen e non potrò farlo mai. Devo rimanere in casa con dei dolcetti che non posso dare a nessuno, perché vivo in un posto dove nessuno arriva. Ogni anno tengo pronte buste piene di dolcetti: questo è il mio Halloween.
Ora però devo andare a prendere dei fazzoletti, perché mi hai fatto piangere…
L.
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Molto bene. Ora non ci resta che aspettare… Quanto? 20 anni? Aspettiamo e tra 20 anni tiriamo le somme.
Se va come è andata con Nightmare, Venerdì 13, Hellraiser e compagnia cantante ci sarà da divertirsi confrontando il pre e il post.
Ancora grazie Lucius!
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Figurati, è un piacere ^_^
Non resta che aspettare per scoprire se sarà come H20, in cui Jamie Lee diceva le stesse identiche cose ed è uscita fuori una porcata inguardabile.
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Lucius, visto che ti ho online butto là l’idea su un futuro post di “La storia e la finzione”: Joachim Ronnenberg. Partigiano norvegese morto pochi giorni fa che in gioventù sabotò gli impianti del Reicht per la costruzione della bomba atomica. Hanno fatto il film “Gli eroi di Telemark” con Kirk Douglas e Richard Harris sulla vicenda.
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Ottima idea, anche se prevede un bel pacco di ricerche. Ti ringrazio, me la segno ^_^
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Jamie Lee, calma! Anche meno di così grazie 😉 Entusiasmo ed emotività fuori controllo, anche io però mi accodo alla tattica, rivalutiamo tutto tra 20 anni, proprio vero che meno affermazioni fai nella vita, meno sembrerai scemo quando dovrai ritrattarle 😉 Cheers
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Jamie sta ripetendo le stesse cose che diceva nel 1998 per H20, e questo promette male per H40: spero che in occasione di H60 dirà qualcosa di diverso 😀
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Oppure spero di essere abbastanza rincoglionito per allora, da aver dimenticato tutto 😀 Cheers
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Va bene le emozioni, ma la scena della pelle d’oca… povero giornalista, costretto a star dietro ai suoi piccoli capricci.
Appare un po’ esibizionista, la final tizia: anche la scena al talk show di cui ci hai parlato in passato… viene da chiedersi se ci sia o ci faccia.
Comunque, per dolcetto o scherzetto ho la soluzione: potrebbe affittare un appartamento in un posto meno fuori mano, o direttamente in città. Una classica villetta di Paperino. E magari arruolare un cristone vestito da Myers per fare una scena con lui che si avvicina a lei di spalle, la afferra e la porta via, mentre i dolcetti cadono sulla veranda e la porta sbatte da sola 😛
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ahahah che scena! Comunque non ci credo non abbia mai organizzato un Halloween cosplayer 😛
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Sarebbe uno spreco, visto che le piace divertirsi -_-
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Ecco, Jamie Lee, spero di non dovermi mettere a piangere anch’io (con questo franchise ho già dato, grazie)…
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