Another Life (2019) Citare l’Alien sbagliato!

Perché mi tocca trovare la mia amata Katee Sackhoff in produzioni di alto profilo ma profondamente deludenti? Già la mia amata Kara Thrace ha dovuto tenere sulle proprie spalle l’intero 2036 Origin Unknown (2018), ora speravo che ritrovarla di nuovo in una serie di fantascienza fosse l’occasione giusta per rispolverare i passati fasti di Battlestar Galactica, ma c’è un problemino che gli sceneggiatori americani sembrano ignorare: citare va bene, rubare va bene, copiare tutto non va bene. Se poi si è incapaci, anche citare non va bene…
Come vedremo a settembre su questo blog, Alien (1979) ha rubato tutto il rubabile, è un film profondamente disonesto, ma essendo fatto bene – di gran lunga meglio delle opere da cui ruba – il risultato ci sta tutto.
La miniserie di dieci puntate Another Life ruba male, molto male. Anche dalle fonti sbagliate…

Un’altra volta, un’altra vita

La storia si apre con il personaggio più sbagliato di tutti: Harper Glass, una influencer seguita da mezzo pianeta e come tutte le influencer è vestita male, non ha un centimetro di pelle scoperta e ha 47 anni… No, aspetta, c’è qualcosa che non va: le influencer di solito sono l’esatto opposto… La povera Selma Blair, bravissima attrice ma qui totalmente fuori parte, è costretta ad essere immobile e mummificata per tutta la serie per non mostrare di avere trent’anni in più del ruolo che dovrebbe ricoprire. Per fortuna nelle ultime puntate il personaggio di Harper diventa così stupido e immondo da far dimenticare tutto il resto.
Comunque è lei che apre la vicenda, dicendo ai suoi follower: «Guardate, ci sono campane tubolari nel cielo!» Non dice così… ma dovrebbe…

Aprire citando Mike Oldfield: fatto!

Ci ritroviamo d’un tratto nella fotocopia di Arrival (2016), che poi era la versione fighetta del migliore Epoch (2001), anche se fingeva di rifarsi ad un racconto di Ted Chiang. Dal cielo arriva roba che non fa niente e tutti a chiedersi: cosa fa la roba che non fa niente?
«C’è una roba che non fa niente: è un problema?»
«Fa niente.»
«Sì, lo so, sta lì e non fa niente, ma è un problema?»
«Fa niente.»
«Ho capito che non sta facendo niente, ma è un problema?»
«Intendevo “fa niente” nel senso di non importa.»
Magari fossero stati questi i dialoghi della serie.

Visto che la roba dal cielo non fa niente, facciamo qualcosa noi: mandiamo dei fotomodelli nello spazio con due astronavi. Una per l’equipaggio e un’altra per il guardaroba. Ah, e una terza, con l’esercito di parrucchieri e visagisti necessari per mantenere gli astronauti sempre perfetti, per farli stare sempre con i capelli a posto, la barba ben gestita, la messa in piega e per assicurare un cambio di vestito ad ogni scena. È così che si vola nello spazio, che ne sapete?

Fighi e ben vestiti: è così che si vola nell’universo, capito straccioni?

Le scene nello spazio sono pura barzelletta, roba creata per i gggiovani che non hanno mai visto un film in vita loro e quindi credono che la space opera e la soap opera siano la stessa cosa. Così in una navicella diretta verso l’ignoto, con «la Terra che non nasce, sta per morire» (come cantava Grignani), questi baldi eroi – tutti ragazzini, tranne Katee Sackhoff nostra, gagliarda e tosta – si lanciano in giochi d’amore, «o dolci baci, o languide carezze» (come la Tosca di Puccini), cominciano a raccontarsi di quella notte a Mogadiscio, come Verdone, si guardano, si toccano… Ah, ora ho capito: Another Life si riferisce alla telenovela degli anni Ottanta!

Dieci puntate d’ammore, di “non lasciamoci più”, di “mi pensi? ma quanto mi pensi?”, di “l’ho vista prima io”, di “il triangolo sì, la geometria non è un reato”, di “dov’è finito l’incursore anale?”. Oh, tutto bello, eh? Tanto si dorme della grossa, che neanche il valium funziona bene come le stupidate amorose americane, perché magari ricordarsi che c’è una razza aliena che forse vuole spazzarci via dall’universo… Ah no, scusate, non volevo interrompere le “cene eleganti” dell’astronave.
Ora però, seri eh? Ora ci mettiamo a lavoro per… la guerra del sapone! Quale equipaggio spaziale non si è mai tirato addosso spugne bagnate?

Chi si ritira dalla pugna…

… si becca la spugna!

Questa imbarazzante pantomima – perché la Sackhoff ci si è infilata? – ci regala un modo figo per andare in sonno criogenico, o ipersonno che dir si voglia: degli aghi che ci entrano nel cervello. Oh, roba sicura, eh? Che un’astronave che balla nello spazio sicuramente non farà sì che gli aghi ci trasformino il cervello in groviera, ma tranquilli: il criosonno di questa serie cambia ad ogni episodio.
La prima volta che Katee si sveglia è traumatizzata e a malapena riesce a camminare: è normale, il fisico deve riprendersi dopo settimane o mesi di sonno forzato. Poi però per il resto della serie ci si sveglia in un lampo senza problemi. Poi dopo crea incubi poi non li crea più. Insomma, è un Criosonno delle Libertà: ognuno fa quello che gli pare.

Che piacere, svegliarsi dal criosonno

Quando si va a dormire in ipersonno è buona creanza darsi la buona notte. Come dite? Dagli anni Quaranta in cui è nata l’idea del sonno criogenico (probabilmente inventata da Arthur Clarke) nessuno ha mai augurato “buona notte” al dormiente? Come dite? L’unica storia di fantascienza a farlo è la saga aliena? No, non ci credo: Another Life vanta sceneggiatori freschi e innovativi, non si mette a copiare idee…
Quindi ci si rifà ad una frase tipica americana, «Good night. Sleep tight. Don’t let the bedbugs bite» (“Buona notte. Dormi bene. Non farti mordere dalle cimici”), e sicuramente non è una citazione aliena…

L’Alien giusto

L’Alien sbagliato

Quale androide ha un pollice e cita l’Alien sbagliato?

Quello che sembra solo un dubbio, che cioè William (Samuel Anderson), il ridicolo androide innammurato, sia una fotocopia fighetta del Walter di Alien: Covenant (2017) trova conferma quando nel terzo episodio viene ricreata identica la scena del pranzo di Alien (1979), solo che stavolta il Kane di turno non ha male al pancino… ma sulla noce del capocollo, come dice Lino Banfi.
Il “parto schienale” è una delle grandi idee malate che Pazzo Ridley ha introdotto in Covenant: vuoi vedere che questa serie è così malmessa da citare l’Alien sbagliato?

L’Alien sbagliato

La serie che cita l’Alien sbagliato

Scesi su un pianeta e iniziato a toccare tutto, compreso un liquido praticamente identico al black goo di Prometheus (2012), e iniziato ad assaggiare frutti a caso alla ricerca di qualcuno buono – oh Signore dei viaggiatori!, come cantava Jovanotti – è ormai chiaro: non voglio neanche sapere i nomi dei disagiati che hanno sceneggiato Another Life, so solo che hanno un gusto di merda nei film da citare.

Ma siamo scesi sul pianeta floreale di Annientamento (2018)?

Loro stessi, gli sceneggiatori dall’inferno, sono consapevoli che stanno sbagliando fonte di brutto, visto che poi cominciano a copiare dai film giusti.
Katee ha preso possesso della nave rubandola al precedente capitano, creando una situazione che grida Star Trek. Il film (1979) con tutto il fiato, e la conferma arriva più avanti, quando uno dei ragazzini dementi a bordo della nave si sacrifica ricreando identico il finale di Star Trek 2 (1982), ovviamente con la stessa carica emotiva del tagliarsi le unghie dei piedi.
Lo vogliamo aggiungere un pianeta che sembra copia-e-incollato da quello di Annientamento (2018)? E un personaggio che si rispecchia nell’oggetto alieno come in Sfera (1998)? Lo vogliamo aggiungere qualcuno che entra nel computer come 2001 Odissea nello spazio (1969)? Venghino, siòri, che le citazioni oggi le regaliamo…

No, non è una citazione da 2001 (1969), mica…

In quei rari momenti in cui l’equipaggio non si dedica ai giochi d’amore e alla soap space opera, e in cui non si copiano scene di film presi a caso, c’è la ridicola storia di questi alieni che mandano sonde in giro per l’universo per trovare le razze più stupide con cui interagire. E cosa fanno, una volta trovate? Fanno quello che TUTTI gli alieni fanno in TUTTI i film di fanta-scemenza americana: iniziano l’invasione più lenta dell’universo.
Una civiltà enormemente superiore per distruggerci ha bisogno di convincere un tizio a lavorare per lei e a convincere altri a lavorare per l’alieno, che l’alieno è bello, che l’alieno è vero, che l’alieno ama una notte intera, perché l’alieno è il sale, perché l’alieno è il vento e non sa che può far male… Nanananaaaana…. L’alieno adesso… è mio!

Ma sant’Iddio, sgancia un’atomica e vaffanculo!
Se davvero vuoi fare una citazione aliena, alieni cari: «decolliamo e nuclearizziamo». No, gli alieni sono così intelligenti che hanno bisogno di lunghe puntate per convincere una sola persona a lavorare per loro. Questo mi tranquillizza: ora che l’invasione sarà finita nel frattempo ci saremo già estinti da soli…

Mio Dio, quanto sono scesa in basso…

Tutto Internet ha preso a pernacchie in faccia questa povera miniserie – dal ridicolo finale aperto in attesa di future nuove stagioni, ma anche no! – quindi non ha senso sparare sulla Croce Rossa. Mi limito ad una constatazione: dopo I Am Mother (2019), questo è il secondo prodotto di fantascienza che si rifà palesemente a quel peto fetente di Alien: Covenant (2017), che è come dimenticare L’Esorcista (1973) e citare L’esorciccio (1975). No, esempio sbagliato: il secondo è migliore del primo!
Possibile che quella porcata immonda abbia davvero fatto breccia nelle confuse menti dei gggiovani spettatori di fantascienza? Oppure è un modo per esorcizzarlo? In fondo, pur nella sua totale dabbenaggine di sceneggiatura, il William di Another Life è mille volte superiore alla sua controparte Walter, però siamo sempre lì: perché con un universo di splendidi film… si va a citare la merda? (Per dirla alla francese.)

Spero di cuore che Katee Sackhoff riesca prima o poi a trovare qualcosa di dignitoso in cui apparire, qualsiasi cosa, perché ultimamente la sto vedendo in prodotti indegni della mitica Kara “Starbuck” Thrace…

L.

Informazioni su Lucius Etruscus

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54 risposte a Another Life (2019) Citare l’Alien sbagliato!

  1. Austin Dove ha detto:

    Molto bello come articolo.
    Selma blair mi è scesa sotto i tacchi da quando si è prestata per la porcheria di after

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  2. Celia ha detto:

    Spassosissimo, come sempre.
    Ancor di più sapendo che non rischio neanche da lontano di vedermi ‘sta roba 😉
    (Ma… quella mise gonna scozzese e magliettina che lascia scoperto il triangolino di pelle… da sfilata proprio).

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  3. Evit ha detto:

    Allo sceneggiatore Netflix non far sapere quanto è buono l’Alien con le pere

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  4. Evit ha detto:

    Praticamente è la serie fatta appositamente per farmi imbestialire. Se già mi aveva dato fastidio il citazionismo a caso di I Am Mother ( https://youtu.be/eku_vdU6NTs ) e di Rim of the World… Questo sembra essere stato scritto contro di me.😄
    E abbiamo già registrato un episodio su questa serietta scema

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  5. Conte Gracula ha detto:

    Spero che non sia classificata come fantascienza… ma che cavolo dico, persino Star Wars è classificato come fantascienza, nonostante ci sia un sacco di fanta(sy) e zero scienza!
    A occhio, definirei questa serie una space opera romance, basandomi sulla recensione. Potrebbe avere i suoi punti di interesse, ma se tutti pastrugnano con tutti, forse i criteri di scelta degli astronauti andrebbero scelti meglio, in questa produzione: meno passerelle e più preparazione. Oppure usi la gente gnoccherella per le conferenze stampa e poi mandi astronauti veri (belli o brutti che siano) a fare le missioni 😛

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Di sicuro è fanta-romance, alla “Passengers”: cioè la fantascienza è una stupidata che fa da carta da parati a una storiella d’amore e moda. Magari fosse “space opera”, quella è roba seria con una tradizione storica e di tutto rispetto.
      “Another Life” è solo una raccolta di scelte sbagliate e secchiate di citazioni a casaccio: com’è facile immaginare, NON te la consiglio 😛

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  6. wwayne ha detto:

    Katee Sackhoff sta simpatica anche a me: nella mia amata Longmire era perfetta come spalla del protagonista. Quando dici che il pianeta di Another life è pari pari quello di Annientamento, intendi dire che anche lì ci sono specie animali e vegetali geneticamente modificate?

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Principalmente è fatto di alberi dai fiori rosa e vegetazione iper-sviluppata che potrebbe non essere “amichevole”, per non spoilerare troppo 😉 Non è certo una caratteristica di “Annientamento”, è un elemento di fantascienza tipico, ma la resa visiva ricorda da vicino quel film.
      Anch’io ho molto amato “Longmire” e mi manca: lì Katee è davvero perfetta!

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      • wwayne ha detto:

        Tra l’altro sono molto legato a Longmire anche per motivi “WordPressiani”: il post che ho dedicato a questa serie è al nono posto nella classifica dei post più visualizzati di sempre nel mio blog. Segno che Longmire piaceva parecchio, nonostante fosse molto classica nell’impostazione.
        Al primo posto in quella classifica c’è quest’altro post: https://wwayne.wordpress.com/2018/09/01/unatmosfera-perfetta/. Probabilmente a determinare il successo di quel post è stata la popolarità della strafiga a cui l’ho dedicato: su Instagram ha quasi gli stessi followers della Ferragni. Grazie per la risposta! 🙂

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        “Longmire” è un delizioso prodotto che sa sposare il western classico in salsa moderna con una cura per il sociale non indifferente, oltre al giallo seriale televisivo. Mentre nei western moderni gli indiani sono pur sempre marginali, anche se degni di maggior rispetto, in questa serie sono valenti co-protagonisti e anzi le storie sulla loro vita in comunità – costretti a vivere fra i bianchi con leggi che si intersecano a quelle tribali – è uno degli elementi migliori delle varie stagioni. Denota una cura che non ho mai trovato in serie che si rifanno alla stessa tradizione, come per esempio “Justified”. (Lì ad essere co-protagonisti sono invece i bifolchi del sud, con cui è molto difficile simpatizzare 😛 )

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      • wwayne ha detto:

        Ricordo benissimo la splendida amicizia tra Longmire e il barista indiano. Come hai detto tu, quel personaggio è senza dubbio uno dei punti di forza della serie. Buona settimana! 🙂

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  7. Giuseppe ha detto:

    L’unica invasione lenta che abbia trovato di mio gradimento in una serie tv in questi ultimi anni stava in un episodio di Doctor Who (con Matt Smith protagonista), con il grande Steven Berkoff nei minacciosi ed enigmatici panni dell’alieno appartenente a una specie considerata leggendaria perfino dai Signori del Tempo… Ma capisco che in questa Another Life ci troviamo su tutt’altro piano (inferiore). Peccato che Katee ci sia rimasta invischiata, comunque 😞

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  8. The Butcher ha detto:

    Articolo veramente divertente! Però ora non so proprio se guarderò questo…lavoro. E comunque anche l’Alien sbagliato era un bel film (sono uno dei suoi difensori :D).

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  9. Cassidy ha detto:

    C’è qualcuno che sa dirmi in che razza di mondo stiamo vivendo? “Covenant” viene preso come modello di riferimento? “I Am Mother” è stato un gioiellino, questo sembra il suo lato oscuro, già il fatto che nel cast ci sia quello che in “The Boys” interpreta Abisso (un cagnaccio incredibile) non fa ben sperare. Povera Katee Sackhoff, poveri noi quando il Ridley Scott(o) sbagliato diventa in modello per la fantascienza futura! Cheers

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  10. Zio Portillo ha detto:

    Scusa, ma alla fine non ho capito se ti piaciuto o no? Mi pare di leggere tra le righe un leggero fastidio, ma non vorrei sbagliarmi… Insomma, me ce lo consigli o noi sto “Another Life”?

    Scherzi a parte, ma a parte la Sackhoff c’è qualcosa che salvi o è tutto da cassonetto dell’umido?

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  11. Sam Simon ha detto:

    Non sapevo dell’esistenza di questa serie, ma direi che la tua fantastica recensione è per me l’equivalente di un suo funerale. Non mi ci avvicinerò di certo!!!

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  12. redbavon ha detto:

    Lucio le tue stroncature sono perle di genio paradosso e fonte di sganasciamento per questo vecchio mentecatto appassionato di fantascienza e xenomorfi.
    Le tue citazioni musicali (e non) sono gemme incastonate in un prodotto che sa di laboratorio in cui tutto è andato in malora e per rimediare hanno peggiorato la situazione.
    “Ma sant’Iddio, sgancia un’atomica e vaffanculo!” è da applauso scrosciante, ma l’atomica sarebbe da sganciare sulla serie, sceneggiatori e produttori, canticchiando la celebre canzone degli altrimenti misconosciuti Orchestral Manoeuvres In The Dark: Enola Gay 😂

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  14. Evit ha detto:

    Alla fine ci siamo arrivati anche noi con “Scarti in streaming” dove scopro che non solo si cita l’Alien sbagliato, ma direttamente Balle spaziali!

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  15. Kukuviza ha detto:

    Neanche mai sentita questa serie ma menomale che col tuo articolo ci siamo fatti un bel po’ di risate. Beh, ma se è stata spernacchiata ovunque sta schifezza, forse allora non hanno abboccato nemmeno i gggiovani.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Spero che anche i gggiovani cominciano ad affinarsi il gusto e a non buttare giù tutte le stupidate che girano, ma non escluderei che i siti e blog che hanno criticato la serie siano gestiti da spettatori più adulti, che quindi hanno già visto tutto ciò da cui la serie scopiazza (male).

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  16. JuliaVolta ha detto:

    Ciao! Bell’articolo! Io ho visto tutta la serie da sola, mentre mio marito si è rifiutato dopo la prima puntata =) Comunque il personaggio più ridicolo è stato William…inutile proprio. Ma vorrei avvisare che già settimane fa Netflix dava la dicitura “In arrivo un’altra stagione”, quindi prepariamoci!!

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