Men of War (1994) Happy Birthday, Dolph Lundgren

Oggi, 3 novembre, compie gli anni il nostro svedesone preferito Dolph Lundgren, nato nel 1957: non sta bene parlare di numeri, quindi lascio a voi fare i calcoli sulla sua età mentre mi limito a fargli auguri, parlando di quello che secondo me è il suo film migliore in assoluto. Quel piccolo kolossal di genere intitolato Men of War.
Avete presente quei film anni Novanta che li rivedi e dici «Toh, ma c’è pure lui! Guarda quanto è giovane.» Ecco, questo è il Re di quei film!

Sarà “da vecchi” dirlo, ma… non ne fanno più film così!

Il film arriva in Italia all’incirca nel 1995, quando cioè la Fox Video presenta la VHS con il titolo L’ultima missione e un visto censura del 20 settembre 1994.
Io l’ho conosciuto solo quando è passato per la prima volta in TV, cioè quel venerdì 11 dicembre 1998 in cui Italia1 lo trasmette in prima serata, sempre con il titolo L’ultima missione: ho avuto il privilegio di registrarlo… per poi non pensare a conservarlo. E mi mangio ancora le mani.
La stessa rete lo replica il 15 agosto 1999, sempre in prima serata, e dopo il film sembra scomparire dalla TV italiana: stando a FilmTV.it, dopo un’apparizione su 7Gold nel 2008 il film ritorna in vita dal 2012 su Rai4, per poi nel 2015 passare a Cielo e TV8. Ovviamente al prossimo passaggio sarà mio!

Mi stupisco a non aver pensato prima a registrarlo in questi passaggi televisivi, ma la ragione credo sia perché anni fa in un fortunato mercatino dell’usato trovai una bancarella che dava via un quintale di DVD ex noleggio, dischi che come custodia avevano solo quella plastichetta arancione tipica dei “videomat” (non ricordo se si chiamassero così, i “bancomat” da cui affittavi i film): non so quanto tempo ho passato lì ad aprire custodie per scoprire cosa ci fosse dentro, ma di sicuro sono andato via con Presa mortale (2006) e ovviamente questo Men of War nell’edizione DVD Multivision del 2005.

Al massimo tre sceneggiatori, come vuole la WGA!

Sin dal settembre 1993 la Pomarance Corporation ha in cantiere una sceneggiatura di John Sayles e Perry Lang basata su soggetto di Stan Rogow, con tre titoli alternativi: Men of War, A Safe Place e Soldiers of Fortune.
Dev’esserci stata un po’ di rielaborazione, perché il film finito – presentato in anteprima giapponese il 3 settembre 1994 (stando ad IMDb) – vede l’esclusione di Lang e l’entrata in scena di Ethan Reiff e Cyrus Voris: l’affiatata coppia di sceneggiatori che ci hanno regalato Il cavaliere del male (1995), Il monaco (2003) con Chow Yun-fat e il soggetto di Kung Fu Panda (2008). Ah, sono anche i geni che hanno accettato la missione di Ridley Scott di scrivere Robin Hood (2010), l’unico film nella storia del cinema a NON parlare di Robin Hood pur avendo il nome nel titolo…
Diciamo che nel 1994 sono ancora acerbi e stanno dando ascolto più alla loro passione per il cinema di genere, e se l’attore anni ’70-’80 Perry Lang da una parte non risulta più alla scrittura… lo vediamo sbucare alla regia, debuttando nella mansione che da allora è la sua professione fissa, anche se solo in TV.

Un tipico profilo svedese

Nick Gunar detto Lo Svedese (Dolph nostro, gagliardo e tosto, doppiato da un eccellente Mario Cordova) se ne sta tranquillo per strada, in una mattina gelida, a sorseggiare un liquore svedese non meglio identificato. (Che sia invece Fernet Branca?) Mentre se ne sta per affari suoi viene avvicinato da due ricconi in giacca e cravatta: non sappiamo cosa vogliano ma sappiamo che è qualcosa di poco pulito.
E che uno di loro è il giovane Thomas Gibson, non ancora famoso per la serie TV comica “Dharma & Greg” (1997) e quella seria “Criminal Minds” (2005).

Oh, moro a destra: salutami Dharma!

Nick capisce al volo chi ha dato il suo nome ai due papaveri, così va a trovare il suo vecchio colonnello e maestro di vita, che fa bonsai come Miyagi e gira in kimono azzurrino molto frù frù. Ed è quella gran faccia da schiaffi di Kevin Tighe.

E Miyagi… muto!

Il colonnello a riposo Merrick (Tighe) ha addestrato Nick ma gli ha anche insegnato a giocare a scacchi, eccezionale sistema per capire l’arte della guerra.

«Non chiudere mai il tuo nemico in un vicolo cieco, lasciagli sempre almeno uno spiraglio, una via d’uscita, una chance di sopravvivenza: ci saranno buone probabilità che imbocchi quella via invece di combattere fino alla morte.»

Oltre a citare Sun Tsu, il colonnello ricorda a Nick che «Si può essere mercenari e rimanere gentiluomini», capendo che l’uomo è combattuto per la sua vita fuori dalle Forze Speciali.

La faccia di Dolph quando è “combattuto”

Alla fine accetta la missione di raggiungere un’isoletta nel Mar della Cina dove il consiglio tribale (ma ci sono le tribù su quelle isole?) si rifiuta di concedere i diritti di sfruttamento minerario ai due ricchi incravattati: il suo compito… è far cambiare idea al consiglio tribale mediante ampio uso di polvere da sparo.
Sarebbe perfetto se gli eroi della missione fossero sette, ma è ormai un numero inflazionato: bastano sei per mettere a ferro e fuoco il Mar della Cina. E come i migliori film di genere… scatta la sequenza del reclutamento.

In rapida sequenza arriva la “quota nera” Jamaal (Tom Wright) e il forzuto bisontone Blade (quel Tom “Tiny” Lister jr. che provava a rispolverare il nome da wrestler Zeus).

Non sembra, ma “Tiny”, a sinistra, è il più alto di tutti

Lo spaccapollici Jimmi G (Tony Denison) che più che un reduce sembra un mafioso.

Ma possibile che così giovane sia un reduce dal Vietnam?

Lo sciroccato depresso Ocker (Tim Guinee).

Bella fratè…

L’american kickboxer Nolan (Don Harvey), che negli incontri illegali usa lo stesso trucco di John Saxon e Jim Kelly ne I 3 dell’Operazione Drago (1973), cioè fingersi un brocco per alzare le quotazioni e poi atterrare l’avversario scommettendo su di sé: sarà una citazione?

Una “quota marziale” che dura un nano-secondo

Va be’, ma “magnifici sei” suona male, dài. E poi neanche una quota rosa? Facciamo che su un’isola locale sbuca fuori una donna americana a riempire le “quote rosa” del film. E basta una sola… visto che è l’incontenibile giovane Catherine Bell.

Ma guarda chi ti incontro a girare per il Mar della Cina…

Se anche voi l’avete conosciuta (e amata) nella serie legal-militare “J.A.G.” (1996), preparatevi a una sorpresa. Vi ricordate che per alcune stagioni il suo personaggio è stato fidanzato con un ufficiale australiano antipatico? E se i due si fossero già conosciuti in una “precedente vita”?
Ecco dunque entrare in scena il perfido signore della guerra locale: Keefer, interpretato dal caratterista cattivo più anni Novanta di tutti. Trevor Goddard.

E mo’ so’ Mortal Kazzi, amico!

Keefer è ovviamente il “fratello cattivo” secondo lo “schema ninja”: da The Octagon (1980) a L’invincibile ninja (1981) fino a Ninja (2009) lo schema è lo stesso: maestro che insegna a due allievi, uno che diventa buono e l’altro cattivo, destinati a scontrarsi in futuro. Così il colonnello Merrick ha addestrato il buon Nick ma anche il cattivo Keefer, ed ora è il momento di scontrarsi.

Sai che fra quattro anni ci fidanzeremo? E ’ndo scappi?

Nessuno sembra domandarsi perché nel Mar della Cina, in mezzo a caratteristi thailandesi, ci sia un criminale americano che spadroneggia. Va be’, se per questo c’è pure una ragazza americana che non si sa che diamine ci faccia lì.

Che bella coppia di americani in Asia

Sbarcati sull’isola, armati come se dovessero distruggerla fin nelle fondamenta, i nostri eroi trovano invece una pacifica popolazione di morti di fame, così poveri da non avere niente che possa essere distrutto.
Può mancare il buon selvaggio, che parla il solito inglese stentato? Ovviamente no, e l’intelligenza del film sta nel non fingere, così Po dice chiaramente di essere un “buon selvaggio”. Ed ha la faccia del giovanissimo BD Wong, che avevamo conosciuto come giapponese in Karate Kid 2 (1986), abbiamo trovato cinese in Jurassic Park (1993) ed ora è… boh, non si sa cosa.

Ma di che etnia è BD Wong?

Ci vuole poco perché l’accoglienza locale, i meravigliosi paesaggi – l’isola della provincia thailandese di Krabi è la vera protagonista del film! – e l’ammmòre che sboccia spingano i sette mercenari a rivedere la propria missione. Visto che i locali non vogliono accettare di distruggere l’isola perché dei ricchi americani diventino ancora più ricchi, l’unica soluzione sarebbe massacrarli tutti. E i nostri eroi proprio non se la sentono.

Ora Charlotte Lewis mostra a Svedesone come si fa ammòre sull’isola

O meglio, non tutti se la sentono, perché alcuni sono davvero mercenari senza scrupoli, e dopo aver affrontato il primo attacco del perfido Keefer la scacchiera cambia formazione: i bianchi e i neri non sono più così definiti e molti cambiano casacca.
A metà film inizia la guerra, e vi assicuro che è robba bbuona.

C’è chi in guerra tira le bombe… Dolph tira i ragazzini!

Non so se qualcuno abbia fatto una statistica sul tema, ma sono abbastanza sicuro che nella storia del cinema non esista un altro film con pari numero di colpi di bazooka esplosi. Di solito la “bazookata” è l’apice di una scena di guerra, un momento chiave che usa un’arma che immagino costosa e impegnativa da usare sul set. Qui i colpi di bazooka si contano a decine!

Ehi, tizio là dietro… ma tu lo sai come funziona un bazooka?

La fotografia di Rohn Schmidt è da applauso a scena aperta. In più punti cambia per adattarsi alla particolarissima luce thailandese, e ogni fotogramma del film è un’opera d’arte. Pensare che un minuscolo filmetto d’azione possa ambire ad avere una tale fotografia fa venire i brividi, oggi che è tutto “smarmellato” alla “Boris”, anche i grandi film di serie A!

E te pareva che Dolph non trovava la scusa per lo smagliettamento?

Mentirei se dicessi che la secchiata di personaggi è trattata con lo spazio che merita, ma è una compagnia così gremita che alla mancanza di approfondimento psicologico compensa in sganassoni e sparatorie, con scene d’azione ghiottissime ambientate in una cornice esotica da urlo.
Se ci aggiungete la giovane Catherine Bell che si lancia in azioni di guerra come manco Vasquez di Aliens saprebbe fare, allora il quadro è completo!

E Vasquez… muta!

Puro intrattenimento di genere, con una sceneggiatura onesta e anzi molto metanarrativa: è perfettamente consapevole di star raccontando una storia per stereotipi e quindi ci gioca, risultando molto più fresca di altri film simili.

Che dire? Ancora auguri, svedesone: hai regalato titaniche emozioni Zintage negli anni Novanta, e sarebbe bello vederti tornare a fare il mercenario in Thailandia!

L.

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19 risposte a Men of War (1994) Happy Birthday, Dolph Lundgren

  1. Willy l'Orbo ha detto:

    Che meraviglia ❤❤❤❤❤
    Film amato visto ai tempi e passione riaccesasi quando l’ho rivisto non troppo tempo fa.
    Semplicemente un film in cui c’è tutto ciò che mi diverte (trashate, personaggi unici come quello di Zeus, bazookate, momenti di violenza gratuita…), soprattutto c’è Dolph. Che compie gli anni nei giorni in cui si celebrano i Santi. Sarà un caso? 😍😄😄😄

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  2. Cassidy ha detto:

    I grandi classici del palinsesto d’azione dei tempi belli, non poteva mancare su questa pagine! Devo segnarmi la data, gli auguri allo Svedesone sono obbligatori, tu lo hai fatto al meglio. Cheers!

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  3. Kukuviza ha detto:

    Ahaha auguri a Dolph. Non mi era neanche venuto in mente che anche lui potesse avere un compleanno, essendo lui leggenda senza età!
    Ma sai che leggendo il tuo articolo ho scoperto che il tizio di Dharma e Greg era quello di CSI? Ecco dove lo avevo visto…sono stordita, lo so.

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  4. Pietro Sabatelli ha detto:

    Non ricordavo fosse oggi, comunque tanti auguri al nostro “Drago” 😉

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  5. Vasquez ha detto:

    Auguri a Dolphone nostro!

    Umilmente mi inchino di fronte a cotanto temperamento battagliero, e mi reco a fare mutismo e rassegnazione…
    😩

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  6. Giuseppe ha detto:

    Allora brindiamo al compleanno di Dolph con un buon Fernet Branca (e teniamo d’occhio il prossimo passaggio tv di Men of War, perlomeno chi fra noi non è già fortunato possessore del DVD Multivision) 😉

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  8. Fabio ha detto:

    Gran film, secondo me il migliore dello svedesone insieme a caccia mortale e il vendicatore, ricordo che veniva trasmesso a ripetizione a metà anni 2000 su europa7.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Ero un giovanissimo amante del Punitore quando ho visto “Il vendicatore”, disprezzandolo perché sembrava più una parodia del mio personaggio amato, ma a parte questo sono d’accordo con te: “Men of War” e “Caccia mortale” sono il meglio che il Dolphone nostro possa regalare ^_^

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  10. jenapistol ha detto:

    Visto finalmente ieri sera,veramente bello,me lo consigliasti qualche mese fa grazie. 8 milioni spesi veramente bene.Non mi ricordo per quale film (forse Commando boh ? ) mi domandavo ,” ma perchè non bazzuchi tutto a più non posso e risolvi tutto ? ” ,ieri il desiderio si è esaudito. Bravo il cattivo,spettacolare la Bell,e che dire degli indigeni ? Dai bambini che sfidano i mercenari a sparargli,agli adulti che danno fuoco alle loro stesse capanne,e non parliamo di come prendano per il culo i mercenerari nella prima mezzora.Bravissimo ovviamnte anche Dolph,delicatissimo quando bazzuca un tizio distante pochi metri e ottimo lo scontro finale,Seagal per dire, non lo avrebbe mai girato cosi,si teme veramente per l’eroe che se non ci fosse stato quell’osso appuntito…,ora vado a mettere un bell’8 su IMDB che il 5.8 grida vendetta.

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