I cacciatori del cobra d’oro (1982)

Rimaniamo a casa nostra con un tipico prodotto italiano: il film finto americano!

La nostra gloria nazionale Antonio Margheriti continua ad indossare la maschera di Anthony M. Dawson per uno dei suoi film nati – come abbiamo visto – dall’aver visto “la luce” di Indiana Jones: I cacciatori del cobra d’oro.

Ricevuto il visto censura il 10 agosto 1982 – e scartato il troppo “indianeggiante” titolo I predatori del cobra d’oro – il film comincia a girare per le sale già dal 21 agosto successivo, sebbene il lancio più “ufficiale” risalga al 28 agosto.

Rimane in sala per più di un anno e poi Italia1 lo trasmette in prima serata lunedì 17 dicembre 1984.
Facile che l’emittente Fininvest abbia “spacciato” per americano il film, perché solo l’anno successivo pare cominci a girare ufficialmente la notizia dello pseudonimo americaneggiante.

«Antonio Margheriti, più noto come Anthony M. Dawson, è un veterano dei film d’avventura nei quali in genere sopperisce con l’azione alla mancanza di idee»
(Renzo Fegatelli, da “la Repubblica”, 16 giugno 1985)

Magari gli addetti ai lavori l’hanno sempre saputo, ma forse il grande pubblico ancora non è informato che Margheriti è la “vera identità” del misterioso Anthony M. Dawson.

«È firmando con questo nome anglosassone che ha mandato in giro per il mondo i suoi film, che si vendono dappertutto, anche perché, appunto, oltre alla buona confezione hanno tutte le caratteristiche per essere scambiati per prodotti americani che si inseriscono sulla scia di precedenti film USA di grande successo.»
(Lamberto Antonelli su “La Stampa”, 31 luglio 1986)

Quando ormai il nome di Margheriti è noto ad ogni spettatore, dopo numerose repliche su minuscoli canali locali il film arriva finalmente su Odeon TV sabato 4 marzo 1989, in prima serata. Durerà molto poco: dopo solo una replica, il mese successivo, i nostri “cacciatori” torneranno a sguazzare nelle piccole emittenti locali.

La fonte fissa per tutte le scritte dell’epoca!

Con una VHS Antoniana di data ignota e sconosciuto a qualsiasi altro tipo di distribuzione non televisiva, il film è da decenni introvabile a meno di non beccarlo in un qualche suo passaggio in TV… come è capitato a me!

A quanto pare è tornato a casa Mediaset (ex Fininvest) e così IRIS l’ha trasmesso nella notte del 10 settembre 2019. Dove mai l’emittente è andata a trovare un’edizione così buona? La qualità video è troppo alta per essere il nastro che girava per le emittenti negli anni Ottanta e Novanta: ipotizzo che abbiano utilizzato una delle copie digitali che girano all’estero. Perché, come sempre, solo gli stranieri amano i prodotti italiani.

Un prodotto tipico italiano che piace all’estero

Ottobre 1944, Palawan: indovinate un po’? Siamo nelle Filippine: chi l’avrebbe mai detto? Negli anni Ottanta su quelle isole c’erano più troupe cinematografiche che abitanti autoctoni.

Un’azione militare confusionaria ci introduce a raffica elementi poi inutili nella narrazione – tipo il “falso Yamato”: ma chi è? Ma che c’entra? – comunque il succo è che viene rubata una statuetta d’oro che ritrae un cobra, e c’è tanta gente disposta ad uccidere pur di metterci sopra le mani.

Ci voleva uno scienziato per spiegarci quella statuetta ritrae un cobra d’oro…

Una semplice statuetta d’oro mi sembra un po’ pochino come motore dell’intera storia, così Tito Carpi – che fa capolino alla sceneggiatura di ben cento film finto-americani degli anni ’70 e ’80! – rincara un po’ la dose: «Se dovesse cadere in mani nemiche, questo oggetto potrebbe essere utilizzato per destabilizzare l’intero sud-est asiatico.» Addirittura? Non bastano già le grandi potenze occidentali a farlo?

«Il Cobra d’Oro è adorato da milioni di persone, da queste parti e anche in altre zone, per ragioni che ci sfuggono: potrebbero utilizzarlo per provocare una guerra santa.» Quindi le ragioni sono un po’ politiche, un po’ sociali, un po’ religiose e un po’ supercazzola. Ricordiamo però che sono gli anni in cui l’elemento magico nell’avventura “tira” in tutti i media italiani, quindi nulla di strano.

Sento il fiato di Alan Collins sul collo!

Il capitano britannico David Franks (John Steiner) viene inviato a ritrovare il suo vecchio compagno d’avventure Bob Jackson (David Warbeck), caduto con l’aereo nell’azione che apre il film e da allora rimasto a vivere sul posto: Jackson è così, dove cade resta. Se con l’aereo cadeva in acqua diventava Acquaman.

Comunque l’incontro-scontro fra i due non è una rimpatriata, più una rissa, e si finisce tutti a far botte in un’arena per il combattimento dei galli. Aspetta… ma io questa scena l’ho già vista…

Mmmm un combattimento nell’arena dei galli non mi è nuovo…

Incredibile, Margheriti presenta nel 1982 una scena che sarà ricopiata identica da Bersaglio perfetto di Sheldon Lettich nel 1997, con Daniel Bernhardt! Mentre in Italia i suoi film erano disprezzati, all’estero sono molto studiati.

Daniel Bernhardt ripete IDENTICA la scena dell’arena dei galli di Margheriti!

Dunque si forma la coppia “americano avventuroso e britannico impettito” che tornerà ne I sopravvissuti della città morta (1984), anche se con altri nomi.

Tipico ammericano iù es èi…

E può mancare la bella di turno?

Oh, stavolta la bella di turno la fai tu!

Arriva così Julie (Almanta Suska) alla ricerca della sorella gemella April (Almanta Suska) dispersa da anni, che guarda caso Bob ha visto nella giungla: è la regina-strega del popolo di boh che fa cose bah ed è inutile stare a farsi ulteriori domande.

Un po’ strega, un po’ regina, un po’ buco di sceneggiatura

Con la confusione nel cuore e tanta avventura doppiata con voci professionali, si corre di qua e di là e sul carro degli avventurieri sale pure Alan Collins, l’immancabile Luciano Pigozzi che non si fa sfuggire un solo film dell’epoca. Interpreta Greenwater, un professore di Nonsisacosa che nonsisacoseggia in giro.

La scena del pullman è da applausi a scena aperta

Stavolta niente mezzi militari, solo tante comparse armate e tanti splendidi ed esotici scorci locali in cui ambientare sparatorie e inseguimenti rocamboleschi, per poi andare tutti a morire ammazzati nella sala del cobra d’oro. Totalmente priva di pericoli ma in cui tutti entrano, scivolano e muoiono…

Oh, ragazzi, e guardate dove mettete i piedi, santo cobra!

Nell’introduzione a Last Action Heroes (2018) Edoardo Margheriti racconta di un curioso fenomeno legato a questo film del padre.

«Fummo accusati dalla critica italiana di avere brutalmente scopiazzato il secondo film di Spielberg sull’antieroe archeologo. Peccato che il nostro film venne realizzato nel 1982 mentre Indiana Jones e il tempio maledetto è del 1984. Tutti gli eventuali punti in comune nascevano dalla logica evoluzione del personaggio che aveva guidato la mano sia di mio padre che di Spielberg. Dopo un primo momento di rammarico, mio padre si divertì per anni a rimarcare l’errore fatto dai critici italiani che avevano sempre snobbato e denigrato i suoi film.»

L’aneddoto è divertente e la dice lunga sulla critica: peccato non aver trovato recensioni d’annata di un film che in generale mi sembra più ignorato che stroncato. Comunque ad onor del vero qualsiasi legame con i film di Indiana Jones è qui particolarmente labile: è un film di avventura in terre esotiche, semplicemente è lo stesso genere di Indiana Jones, vederci più richiami del dovuto mi sembra esagerato.

Un prodotto veloce e divertente, secondo me invecchiato molto meglio de La leggenda del rubino malese, che aveva forse troppe idee legate al gusto del tempo: come dimostra la scena dell’arena ripetuta identica nel 1997, I cacciatori del cobra d’oro è un film senza età, puro concentrato di azione avventurosa con giusto una piccola dose di “spirito dei tempi”. Assolutamente da recuperare, sperando in future repliche televisive.

L.

P.S.
Il Santo Palinsesto ci è propizio: domenica prossima, 10 novembre, IRIS trasmetterà La leggenda del rubino malese (1985). Mi sembra chiaro che Qualcuno ascolta le nostre preghiere zinefile…

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32 risposte a I cacciatori del cobra d’oro (1982)

  1. Cassidy ha detto:

    Chi organizza e gestisce i palinsesti legge il Zinefilo, ormai è chiaro 😉 Hai anche trovato una prova concreta di come Margheriti non fosse profeta in patria, ma comunque amatissimo negli stati uniti, appena ho un minuto mi vedrò il film, sembra piuttosto divertente, inoltre l’obbiettivo personale di oggi sarà usare l’eapressione “Santo Cobra!” in un dialogo di senso compiuto, prima di mezzanotte 😉 Cheers

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  2. Evit ha detto:

    Non so perché, sadismo probabilmente, per un attimo leggendo il titolo ho pensato che avessi recensito “Meglio baciare un cobra”. Forse c’è materiale per un filone “Cobra scritto con la Z”

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  3. Willy l'Orbo ha detto:

    Questo film (che come sai apprezzo), Odeon, gli aneddoti, Iris che ci ascolta, il collegamento con Bernhardt…il tutto espresso in emoticon: ❤❤❤❤❤!

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  4. Sam Simon ha detto:

    Splendida recensione di un film che, purtroppo, non conosco… Bellissimo anche l’aneddoto sul plagio anzitempo di Indiana Jones and the Temple of Doom! Mi ha ricordato Elio che suonava le canzoni plagiate ma accusava di plagio gli artisti originali! X–D

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  5. Federico Aviano ha detto:

    Non c’è limite al trash! Bellissimo articolo, mi hai strappato più di un sorriso

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      All’epoca non esisteva il concetto di trash né questo film voleva esserlo: era onesta serie B, e di ottima qualità in confronto alla roba che arrivava con altre firme. Semplicemente non c’erano i soldi di Spielberg, ma la voglia d’avventura in terre esotiche – tipica della narrativa italiana dell’epoca – era tanta, così come quella dell’onesto intrattenimento. Concetto che in seguito troppo spesso è stato dimenticato.

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  6. Celia ha detto:

    Magnifico post, magnifico trailer! ❤
    E pure in lingua crucca!!

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  7. Zio Portillo ha detto:

    Questo sono sicuro di averlo registrato in un passaggio tv (magari non su Odeon…). Tutto ciò che puzzava di avventura esotica o mi pareva una scopiazzatura di qualcosa di famoso era cibo per il mio registratore.

    Prendilo con le pinze perché sto andando a memoria ma mi pare di ricordare che “Il Cobra d’Oro” donasse un generico “potere e gloria” a chi lo possedeva. Forse da questo la citazione (copia) di Indiana Jones e del suo “Fortuna e gloria” con le pietre magiche di Shankara. Ovviamente fu Margheriti ad essere tacciato di aver copiato Indiana Jones e non viceversa.

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  8. Giuseppe ha detto:

    Ahh, “I cacciatori del cobra d’oro”… che ricordi per il sottoscritto, tra l’altro già fan di Margheriti in quei lontani Ottanta, quando ancora i “rivalutatori della domenica perché ce l’ha detto Tarantino” erano di là da venire! Con quella faccia da schiaffi di John Steiner (ottimo caratterista, peccato che poi abbia mollato definitivamente la recitazione per trasferirsi in California a fare l’agente immobiliare) in coppia con il versatile e compianto David Warbeck che, tra gli altri suoi ruoli, fu pure capitano di Skydiver in U.F.O 😉
    P.S. Sempre a David Warbeck fu affidato un ruolo dalla curiosa omonimia nell’horror di Tonino Ricci “Bakterion”, coevo del film di Margheriti: David, infatti, in quel film interpretava nientemeno che… il capitano Kirk! 😉

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