Uno degli impagabili angeli custodi del Zinefilo – Lorenzo, già spina dorsale del ciclo “Gli Eroi di Odeon TV” – ci mette a disposizione la rarissima versione italiana di un film minuscolo che voleva giocare con i grandi.
Già è stato recensito da Willy l’Orbo, ma per l’occasione – avendolo visto per la prima volta in lingua italiana – scendo anch’io in trincea per completare l’ideale trilogia di Delta Force.
La Cannon stava ormai morendo, ma una delle sue figlie – la Global Pictures – con la svolta degli anni Novanta utilizza il grande insegnamento della casa madre per sfruttare minuscoli prodotti di generi di sicuro richiamo: chissà, forse un colpo di coda o il canto del cigno.
Dalle arti marziali di Senza esclusione di colpi 2 (1991) e American Samurai (1992) alla fantascienza de Il guerriero d’acciaio (1993), passando per il WIP di Violenza dietro le sbarre (1993): tutti prodotti con cast tecnico ed artistico riconducibile alla storica Cannon, ma oserei chiamarli prodotti di grana più grossa, non comparabili con quelli della casa madre. Poteva mancare l’azione guerraiola? Ecco dunque Delta Force 3: The Killing Game.
Il film è uno degli ultimi titoli che il celebre produttore britannico Harry Alan Towers finanzia con una casa legata alla Cannon, insieme a Omicidio incrociato (1991), ma al suo fianco troviamo nomi altrettanto storici: Christopher Pearce, produttore dell’action migliore sin dagli anni Ottanta, e il mitico Boaz Davidson, appartenente a quella scuola israeliana che colmerà il vuoto lasciato dalla Cannon.
Alla regia troviamo un altro nome storico del genere, quel Sam Firstenberg già però a corto di ispirazione e almeno in questo caso non in grado di lasciare alcun segno della sua presenza.
Tutti questi giganti dell’intrattenimento d’azione partoriscono un topolino, un film confusionario e scritto malissimo – la presenza di Boaz stesso fra gli sceneggiatori non è mai un bene! – che sembra nato più far lavorare degli attorini di passaggio e sperare nell’aiuto dei loro ricchi parenti, più che per raccontare una storia.
Il film arriva in Italia nell’aprile 1993, quando Cannon e Warner Home Video lo portano in VHS con il titolo Delta Force 3. Missione nel deserto.
Viene trasmesso in prima serata su Raidue martedì 21 settembre 1993, con specificato «in prima TV», con il titolo Missione nel deserto (Delta Force III), ma in realtà quella che va in onda è una copia senza alcun intervento italiano. Come lo so? Perché grazie a Lorenzo ho potuto vedere una registrazione su cassetta di quella trasmissione, da cui è presa l’immagine all’inizio del post. (Le altre le ho prese da una versione digitale, di qualità decisamente migliore.)
Italia1 ritrasmette il film sabato 28 giugno 1997, sempre in prima serata, ma stavolta con il semplice titolo Delta Force 3.
Il pericoloso terrorista Kalil Kadal (Jonathan Cherchi) sta portando avanti una serie di atti terroristici volti ad attirare l’attenzione del Presidente degli Stati Uniti, così che esaudisca alcune sue richieste. Tipo avere film migliori in videoteca.
Per risolvere questa situazione in modo rapido e pulito, il generale Wilson (Sandy Ward) vuole solo gli uomini migliori: cioè i parenti sfigati di attori famosi! Affida quindi il compito di ingaggiarli al maggiore Charlie Stewart (Nick Cassavetes, figlio di John Cassavetes e Gena Rowlands). Ha gli occhi spenti necessari riconoscere altri suoi simili.
Ad aiutarlo sul campo c’è il tenente Richard O’Keefe (Matthew Penn, figlio del regista Arthur Penn).
Allestito un campo base nei giardinetti pubblici locali, Stewart spiega agli altri parenti sfigati le regole della missione: non ci sono. Devono fare le facce da duri e camminare a casaccio: in mancanza di una qualsiasi sceneggiatura, non c’è altro da fare.
Nessun problema per il soldato Greg (Mike Norris, figlio maggiore di Chuck): assume l’espressione da “Chuck senza barba” ed è pronto all’azione.
L’ha battuto sul tempo Sammy (Eric Douglas, morto per overdose nel 2004, figlio di quel Kirk Douglas che ci seppellirà tutti!): lui è già nella posizione “capelli biondi e sguardo tracotante alla Douglas”.
Si parte tutti per un’operazione militare che non si sa cosa sia, se non che dovrebbe essere un’esercitazione. Dove però ci si mena tutti, non si sa perché.
Finita una rissa che forse vorrebbe strizzare l’occhio a film migliori, esce fuori che la squadra americana dovrà lavorare insieme ad una russa, guidata dal capitano Sergeij Ilich Leskov: cioè quel ciocco di buon legno pregiato di John S. Ryan, grande caratterista dell’epoca e mille volte più bravo dell’intero cast di questo film messo insieme.
Va be’, ma rimaniamo così, asciutti asciutti, nella sagra della salsiccia? Un po’ di quota rosa ci vuole, che se no poi i critici accusano il film di essere maschilista. E che ci vuole? Non c’è mica una sceneggiatura da rispettare, buttate dentro un personaggio qualsiasi: per esempio il capitano Irina Ussuri (l’israeliana Hanna Azoulay Hasfari), nel ruolo di donna che viene catturata dal cattivo e che i buoni devono liberare. Così sì che sembra un film progressista…
Ultimo ingaggiato, un giovanissimo e inguardabile Mark Ivanir nel ruolo di Pëtr, il russo che non è tanto comunista e diventa simpatico quel tanto che basta per farlo morire e dare alla storia un finto aspetto emotivo. All’attore andrà decisamente meglio, e con ben altro look, quando diventerà Gaga: il capo di Boyka!
I guerrieri ci sono tutti, sono addestrati, hanno mangiato chewingum e detto le loro battutine: si può partire. Sì, ma: per dove? Non essendoci una sceneggiatura, ognuno va dove vuole e fa quel che gli pare.
Inizia la confusione totale, con scene che onestamente sembrano girate per due film diversi e solo alla fine messe insieme. Infatti vediamo la lunga e noiosa vicenda di un terrorista che riesce ad entrare in un’emittente televisiva per organizzare un attentato dinamitardo in diretta, ma tutto questo non ha nulla a che vedere che i soldati, che da tutt’altra parte fanno tutt’altre cose. Solo alla fine le due storie si incontreranno, ma nel frattempo c’è solo tanta noia.
Siamo lontani sia dall’ormai morente stile Cannon sia dall’ancora non nato stile Nu Image Films (e relativa “figlia” Millennium), anche se entrambi si possono riconoscere nelle scene d’azione raffazzonate: esplosioni e stuntman che volano ricordano i bei tempi di Golan e Globus, le riprese leggermente velocizzate e certe inquadrature “audaci” annunciano lo stile che Isaac Florentine renderà famoso.
Il problema è che questo film è nel mezzo, quindi non è né l’uno né l’altro: è solo una roba buttata lì con attori che non sono attori, a cui viene purtroppo chiesto di recitare.
Un grande peccato sono le ambientazioni anguste e poco intriganti, che mi sa sono state scelte dal produttore Pearce, visto che ricordano molto quelle orripilantemente tristi del suo Black Sea Raid (2000). Curiosamente in quello stesso Duemila Yoram Globus rifarà quasi identica questa operazione, raccattando un paio di parenti sfigati per Delta Force One: The Lost Patrol (2000), ma stavolta con splendide ambientazioni, roboanti scene d’azione e un protagonista gagliardo: tutti pregi che in Delta Force 3 sono assenti ingiustificati.
Un film molto più interessante sulla carta che in sé, una visione sbadigliosa ma una grande chicca da collezione, anche per capire l’evoluzione del ciclo Delta Force nel ciclo Operation Delta Force: ringrazio ancora Lorenzo di cuore per questo grande regalo.
Se avete ancora in casa vecchie VHS con film d’annata registrati da TV… sapete chi contattare, anche solo per delle schermate.
L.
P.S.
Purtroppo quella trasmissione Rai non indicava i doppiatori: sarà mia cura tampinare Evit per costringerlo a riconoscere qualche voce ad orecchio e, nel caso, venire ad aggiornare il post.
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Delta Force 3 – Una banda di figli di… 😉
Walter Hill aveva messo insieme tutti i fratelli cinematografici disponibili (prima dei Baldwin), questo film invece ha provato la strada dei figli di papà, avessero anche costruito un film attorno, non sarebbe stata una cattiva idea 😉 Cheers!
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Questo film dimostra che il talento non è geneticamente trasmissibile, anche se nel caso di Norris… ha senso parlare di talento? 😀
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Questo mi manca… E per fortuna! Sarebbe stata magnifica la trollata: titoli di testa, nome del film e poi via con il cast. DELTA FORCE 3… CON… il figlio di Chuck Norris… il figlio di John Cassavetes… E via così.
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Voglio sperare che i padri abbiano impedito questo scempio del loro nome 😀
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Tra l’altro è interessante notare, se ricordi l’intervista con Chuck Norris su Panorama del 1988 di cui ti ho mandato la scansione, di come l’idea della collaborazione USA/Russia fosse stata pensata per Delta Force 2, che avrebbe dovuto avere il titolo “America’s Red Army” (qui trovi addirittura la locandina: https://www.actionreloaded.com/chuck-norris-movies-that-were-planned-but-cancelled/ ).
Per quanto riguarda questo film, quando lo vidi ammetto che mi piacque abbastanza, ma è appunto dal 1993 che non lo rivedo: ricordo solo un piede pugnalato verso la fine 😀
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Sì, per impedire che il terrorista azionasse la bomba.
Sicuramente le collaborazioni USA-URSS erano nell’aria, ma qui è come se non ci fosse: i personaggi quasi non hanno battute da recitare, che i due protagonisti appartengano a due nazioni diverse non ha alcuna importanza, visto che nessuno dei due dice o fa niente per tutto il film.
Onestamente dalla morente Cannon e dalla nascente Millennium mi aspettavo di più, visto che i nomi tecnici coinvolti sono di altissima qualità, ma è comunque stata una visione ghiottissima ^_^
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Grazie per la citazione! E mi pare cosa buona e giusta la tua recensione, dopo la mia: un film così Z come questo merita di essere studiato approfonditamente per capire come sia possibile realizzare cose del genere; è stato poi per me un piacere anche tornare a vedere la mia vecchia rece…mi piace questa doppia veste! Il paradosso è che sarà il primo film della storia con più recensioni che visualizzazioni! 🙂 🙂 🙂
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ahahah giusto, dubito che abbia avuto più di due spettatori all’epoca 😀
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Che, molto probabilmente, l’avranno visto solo perché avevano sbagliato canale 😀
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E, ovviamente, alla tua vecchia rece di questo “capolavoro” pieno di figli di p…apà non potevo che ridarci un’occhiata anch’io 😉
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D’accordissimo sul canale sbagliato e grazie per l’occhiata alla recensione “orba”, eri uno dei miei più assidui lettori e lo resti ancor oggi! 🙂 🙂 🙂
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Ma Lucius, non capisci la sfaccettatura di questo film? Storie diverse che si intrecciano in qualcosa dal significato pregno…pregno…pregno di non so che…
Cmq mi hai fatto schiantare con quell’ultima didascalia!
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Tante cose non ho capito di questo film… e non voglio capirle 😀
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