The Mandalorian: la storia di Boba Fett

Calma, calma, lo so che il protagonista dell’attesa serie TV “The Mandalorian” non è Boba Fett, e che il mio è un volgare titolo clickbait, ma visto che una serie così esplosiva non sarebbe mai potuta esistere senza un personaggio dalla storia incredibile – e temo non così nota – mi sono divertito a stuzzicare i fan talebani di Star Wars, attirandoli tra le fauci del sarlacc di un titolo che li farà infuriare.

Mentre la Disney ha annunciato per marzo 2020 l’arrivo in Europa della serie TV, insieme alla nuova piattaforma, ed eserciti di fan infuriati hanno intasato i suoi social dichiarando di aver scaricato illegalmente la serie – perfettamente doppiata in lingue europee! – malgrado fossero coi soldi in bocca pronti a pagarla, e mentre un allergico a Star Wars come me ha trovato divertentissimo il primo episodio di “The Mandalorian”, è il momento di tirare le somme di un viaggio che ho fatto il mese scorso – stuzzicato dal Conte Gracula – per svelare il più grande dei misteri: come fa quel buffone di Boba Fett, con un nome ridicolo e un abito ancora più ridicolo, ad aver riscosso un enorme successo tra i fan? Come fa un mandaloriano, una comparsa-tappezzeria della saga, ad essere un’icona così amata?

La risposta è nella transmedialità, termine che utilizzo per indicare un universo narrativo che si veicola attraverso più media, sfruttando le caratteristiche uniche di ognuno. La pratica è esplosa nel 1984 (l’ho già raccontato), quando l’arrivo di un nuovo medium – l’intrattenimento videoludico – ha fatto venire in mente un’idea che ancora oggi la maggior parte dei fan o ignora o detesta: perché un autore deve rimanere incatenato nel ghetto di un solo medium? Ciò che conta è la storia, non gli strumenti usati per veicolarla, e se artisti diversi utilizzano le loro capacità per aspetti diversi di una storia, tutti ne guadagnano.
Mentre orde di fan integralisti odiano tutto ciò che è legato a ciò che amano, esistono casi in cui personaggi nascono in media diversi da quelli in cui verranno conosciuti dal grande pubblico: per esempio… Boba Fett.


1978: la nascita animata

Dopo l’enorme e inarrestabile successo di Star Wars nel 1977, con i cinema sciabordanti di pubblico e Ridley Scott lì fuori a digrignare i denti perché la Paramount gli ha fatto uscire I duellanti in sole sette copie, la 20th Century Fox Television ha una bella idea: perché non organizzare uno specialone in vista del Ringraziamento? Ecco The Star Wars Holiday Special (17 novembre 1978), assolutamente inqualificabile: un contenitore semi-serio fatto di balletti, canzoni, effetti speciali, pupazzoni e qualche attore “vero” in ospitata, come Harrison Ford e Carrie Fisher. Ad un certo punto, un cucciolo di Wookie si mette a vedere un cartone animato…

Quando la saga non si prendeva così dannatamente sul serio

Luke e Han per vari motivi naufragano su un pianeta, finendo con il Millennium Falcon in alcune paludi infestate da dinosauri: in groppa ad uno di questi c’è un tizio strano che li saluta. «Maybe I can help you: I’m Boba Fett».

Non è da tutti cavalcare un dinosauro

Questo tizio con un casco sempre in testa aiuta i naufraghi assicurandosi però prima che non parteggino per l’Impero. Arrivati in città, Boba Fett si scopre essere “cattivo” perché infila una tessera telefonica nel telefono (molto prima che questa pratica esista!) e chiama Darth Vader per avvertirlo di aver preso contatto con i ribelli.

Una gran faccia da cattivo

Compiaciuto, il signore oscuro afferma con la voce originale di James Earl Jones di capire perché chiamino Boba Fett «The best bounty hunter of the galaxy». Il mito del cacciatore di taglie in buoni rapporti con Darth Vader è appena nato.

Non sono cattivo, è che mi disegnano così

Smascherato, il personaggio fugge via come un vigliacco mediante il jet che si porta sempre sulle spalle, e una manciata di minuti non sembra in grado di garantirgli longevità. Però si congeda da Luke e Han con una frase profetica: «We’ll meet again, friends». State tranquilli che ci rincontreremo.

Boba spacca!

Già dal giugno 1977 si parlava di un seguito dell’enorme successo di Star Wars, ma le trattative sono lunghe. George Lucas è il re degli affari, e delle lusinghe della Fox se ne frega: il prossimo film se lo paga da solo con la Lucasfilm, e la Fox al massimo potrà distribuirlo, così la maggior parte del bottino andrà al George dalle uova d’oro. Questo braccio di ferro rallenta l’inizio della pre-produzione del secondo film, che doveva iniziare proprio nel novembre 1978 del citato speciale, slittando all’estate 1979: fatto sta che Boba Fett nasce in forma animata proprio mentre è in piena attività il “brodo primordiale” de  L’impero colpisce ancora (1980)

Ve l’ho detto che ci saremmo rivisti

Han Solo sta parlando amabilmente con l’amico Lando Calrissian quando apre una porta… e trova Darth Vader ad aspettarlo. E al suo fianco sbuca da una parete Boba Fett, sotto il cui casco c’è l’attore Jeremy Bulloch.

L’unico cacciatore di taglie con l’antenna per il WiFi

Nelle interviste del 1981 l’attore dichiarerà di ricevere fiumi di lettere da giovani fan che adorano Boba Fett: possibile che in una saga piena di grandi personaggi… questi giovani fan scrivano ad un attore mai inquadrato che interpreta un personaggio per una manciata di secondi?
Forse un grande aiuto è arrivato dal fatto che la Kenner, fortunata casa di pupazzetti ed action figures, proprio in occasione dell’uscita del secondo film aveva lanciato una promozione: «inviando quattro prove d’acquisto via posta si poteva ricevere un nuovo personaggio, Boba Fett». (da Wikipedia) Che sia l’unione di cartone animato e giocattolo ad aver conquistato i fan più giovani?

Di’ un po’, ma ci vedi con quel coso in testa?

Trasformato Han Solo in un tavolo, il signore oscuro si rivolge Boba Fett congedandolo con poche parole: «È tutto tuo, cacciatore di taglie» (He’s all yours, bounty hunter) Due spari dai ribelli, e il personaggio esce di scena.

Nasce così la mitica nave Slave I

Non sembra però uscire dai cuori dei fan, forse perché l’avere nelle proprie mani un protagonista importante come Han Solo rende il personaggio particolarmente degno di nota, fatto sta questo secondo film esce nel maggio del 1980 e dall’autunno successivo la collana a fumetti “Star Wars” della Marvel ne pubblica la novelization a puntate: il numero 42, dicembre 1980, addirittura vede Boba Fett sia in copertina che nella presentazione iniziale: e ancora non ha fatto niente!

Dopo essere apparso in qualche vignetta, addirittura nel numero 44 (febbraio 1981) Boba Fett ha l’onore di un disegno finale in solitaria, con la scritta: «il cacciatore di taglie intergalattico preferito da tutti». E ancora non ha fatto niente!

Illustrazione di Walt Simonson

Per il maggio del 1983 è prevista l’uscita de Il ritorno dello Jedi e così nei mesi precedenti i fumetti Marvel lanciano una saga il cui soggetto verrà ripreso molti anni dopo da romanzieri: la caccia a Boba Fett per liberare Han Solo. Nel numero 68 (febbraio 1983) finalmente Boba è slegato dalla novelization del film e può cominciare a fare qualcosa per conto suo, come per esempio combattere contro gli altri cacciatori di taglie e contro la furia della principessa Leia che rivuole Han.

Il terzo episodio esce al cinema e nei pochi secondi in scena Boba Fett tiene fede alla sua totale nullità filmica: morendo come un coglione per un malfunzionamento del suo jet, finendo nelle fauci del sarlacc, il suo ciclo sembra finito con una pernacchia. Per fortuna il fatidico 1984, l’alba della transmedialità, arriva a salvarlo.

Una figura si trascina fuori dalle fauci del sarlacc…

I film sono finiti, l’Impero è finito e neanche io mi sento tanto bene…
Lo scrittore Jo Duffy con Jawas of Doom trascina fuori dalle fauci del sarlacc un malmesso Boba – liberatosi facendo esplodere il suo jet, come scopriremo anni dopo – e dei Jawa lo caricano sul loro sandcrawler. Per vari motivi il veicolo è raggiunto da Han Solo e Leia ma Boba non li riconosce, confuso e stordito com’è.

Aspetta, che gli dovevo fare ad Han Solo?

Mossi a pietà i due vogliono salvarlo, ma il cacciatore di taglie ritrova d’improvviso la memoria e comincia a sparare: Han fa deragliare il sandcrawler che finisce… nella bocca di un sarlacc lì vicino! Ma questo è un vizio!

Boba è l’unico nella galassia a finire DUE VOLTE nel sarlacc!

Stavolta sembra davvero la fine per Boba, così come l’esplosione transmediale del 1984 non dà i frutti sperati. Il nostro eroe fa giusto qualche apparizione nelle strisce di Star Wars sui quotidiani, firmate da Russ Manning. Gli anni passano e dopo la morte di Darth Vader il suo posto viene preso da una sua versione femminile (che ora devo assolutamente studiare!), ma nel settembre 1986 la collana Marvel chiude e la galassia d’un tratto si è fatta dannatamente piccola. Chi la salverà? Ovvio: la transmedialità…


1996: la rinascita letteraria

Il 1991 è l’annus mirabilis di Star Wars: re George Lucas concede il permesso perché altri media ne sviluppino l’universo narrativo, dando di fatto il via ad un successo tale da poter giustificare una futura seconda trilogia filmica.
A giugno di quell’anno la Spectra (collana fantascientifica della Bantam Books) presenta Heir to the Empire di Timothy Zahn: il primo romanzo inedito di Star Wars, dopo l’una tantum di Alan Dean Foster nel 1978, che era un modo con cui Lucas lo ripagava di avergli fatto da ghostwriter.
A dicembre la Dark Horse Comics presenta Star Wars: Dark Empire di Tom Veitch, il primo numero della saga a fumetti che segnerà l’inizio di nuove avventure inedite di questo universo in rapida espansione: per i successivi ventitré anni la Dark Horse Comics sfornerà diverse centinaia di storie, 1.300 albi complessivi, ma appena nel 2015 la Marvel si riappropria del marchio… considera tutto questo materiale “non canonico”. Evviva il razzismo!
Quindi rigetta due decenni di storie autorizzate dalla Lucasfilm? Ci mancherebbe: so’ ssoldi! Le ristampa tutte e ci fa un pacco di grana, ma con l’etichetta “Star Wars Legends”. Razzisti sì, ma mica scemi!

Arriviamo al gennaio del 1996 quando Kevin J. Anderson – titano della fantascienza e degli universi condivisi – è ormai da un anno che sta curando per la Bantam antologie di racconti dedicati ai personaggi minori di Star Wars: è la volta di Tales from Jabba’s Palace.
Chiamando a raccolta scrittori grandi e piccoli l’obiettivo è ampliare gli orizzonti degli appassionati di quell’universo raccontando storie inedite di vari personaggi che nei film sono appena accennati, in questo caso prendendoli dalla corte di Jabba the Hutt. Poteva mancare Boba Fett?

Il penultimo racconto, A Barve Like That: The Tale of Boba Fett, è affidato a Daniel Keys Moran che però scrive una storia che fa tanto dispiacere al cuore di Lucas: la Lucasfilm impone dei cambiamenti che stavolta fanno dispiacere al cuore di Moran, che decide di togliere il proprio nome e lasciare lo pseudonimo J.D. Montgomery.
Visto che il racconto è una noia mortale, credo si tratti di molto rumore per nulla…

Il racconto parte con il cacciatore di taglie nello “stomaco” del sarlacc, dov’era finito nel terzo film, e ci racconta di come Boba “dialoghi” con il mostrone che lo sta lentamente digerendo, scopra che millenni prima ha inghiottito una tizia Jedi e bla bla bla: tanta noia per dire che Boba Fett è stato il primo essere vivente della galassia a sfuggire allo stomaco del Sarlacc: grazie, lo sapevamo già dai fumetti Marvel…

Nel dicembre dello stesso 1996 la serie di antologie arriva ad un argomento “caldo” i cacciatori di taglie dell’universo di Star Wars. Il titolo è più che ovvio: Star Wars: Tales of the Bounty Hunters.

Il curatore Anderson apre la raccolta con una storia su IG-88, e a chiudere l’opera c’è di nuovo Daniel Keys Moran – programmatore di computer e scrittore, quindi autore transmediale, che stavolta firma con il proprio nome – con il suo racconto The Last One Standing: The Tale of Boba Fett.

Jubilar, colonia penale utilizzata da diversi mondi. Qui si svolge una sorta di torneo chiamato Free-For-All, dove quattro detenuti combattono su un ring e quello che rimane in piedi ottiene la libertà. Uno spettacolo di sangue e violenza per cui tutti impazziscono. Così che ben pochi notano tra la folla un uomo aggirarsi con indosso una divisa da combattimento mandaloriana.
Sono passati anni da quando il giovane Jaster Mereel è stato cacciato da Concord Dawn per aver portato giustizia, con le maniere cattive: ora si fa chiamare Boba Fett, ed è su Jubilar per portare a termine una missione per conto di Jabba the Hutt, ed incassare quindicimila crediti. Prima di adempiere alla missione, getta uno sguardo sul ring… dove un giovane Han Solo sembra avere la peggio.

Ora, io dico: hai una tipica situazione da “pugni in gabbia” (cioè combattimenti fra carcerati) dove protagonista c’è un giovane Han Solo dato per perdente: come fai a non tirar fuori una bella scena appassionante? L’autore non è interessato a facili piaggionerie, così facciamo un salto di quindici anni e Jabba the Hutt ha messo una taglia da centomila crediti su Solo, ma Fett è diventato anche il miglior cacciatore di taglie di Darth Vader, che offre centocinquantamila crediti, sia per Han Solo sia per Leia Organa, che hanno contribuito alla distruzione della Morte Nera. Oh, quando succede qualcosa svegliatemi…

Moran di nuovo scrive un racconto dalla noia micidiale, che ci racconta tipo 120 anni della vita di Boba Fett senza che questi faccia mai una mazza di niente: ora che ci ha spiegato per filo e per segno la scena, è il momento di un salto temporale in avanti. Boba non muore come si vede ne Il ritorno dello Jedi – o magari si salva come nel racconto precedente di Moran, non ho capito – ha una gamba artificiale perché ormai è vecchio, incontra Solo, che intanto parla con Leia di affari suoi, e un racconto di una ventina di pagine sembra un tomo infinito!

A parte novità come il nome Jaster Mereel (che non ho trovato citato prima di questo racconto) e il fatto che sia un bacchettone (non approfitta di Leia prigioniera perché per lui il sesso fuori dal matrimonio è peccato) il Boba letterario non sembra dare molto al personaggio. Negli anni a venire spunterà un po’ ovunque, ma sempre e solo a fare da tappezzeria: la vera, grande, gloriosa vita di Boba Fett… è a fumetti.


1995: la parentesi videoludica

Nel febbraio 1995 Boba Fett è uno dei big boss del videogioco Star Wars: Dark Forces. Anche nell’universo videoludico sarà una comparsa poco incisiva, ma per sapere tutto sull’argomento vi invito a fare come me: mi sono rivolto al Moro di Storie da Birreria, e al suo speciale Boba Fett nei videogiochi.


1995: l’esplosione a fumetti

Dicembre 1995, un solo mese prima che il personaggio appaia nel medium librario, la Dark Horse Comics presenta Boba Fett: Bounty on Bar-Kooda, raccolto insieme alle successive storie brevi in un volume giunto anche in Italia: Star Wars: Boba Fett – Morte, bugie e tradimenti, targato MagicPress, ristampato nel febbraio 2017 dalla Marvel come numero 70 della collana “Star Wars Legends”.

Il padre di tutte queste prime sfolgoranti storie del personaggio è John Wagner, maestro del fumetto britannico: come Cassidy mi insegna, solo l’autore di un duro che non si toglie mai la maschera (Judge Dredd) poteva trattare alla grande Boba Fett.

Tramite storie brevi e sfolgoranti, ambientate prima dei film, si delinea la figura di un cacciatore di taglie erede dei duri d’azione anni Settanta e Ottanta: poco parlare, tanto sparare. Il protagonista della serie TV “The Mandalorian” non ha nulla a che vedere con le vaghe comparsate del personaggio precedenti a questi fumetti Dark Horse: è la trasposizione su schermo del mandaloriano di Wagner. Silenzioso, duro, brusco, focalizzato sulla taglia e tutto il resto non conta. Non puoi discutere con lui, non puoi chiedergli pietà: abbatterà chiunque si metta fra lui e il suo obiettivo, pur mantenendo alta la sua umanità. Non è un Terminator… è un cacciatore di taglie con un cuore, come dimostra la commovente Agent of Doom (novembre 2000), sceneggiata però dal più “tenero” John Ostrander.

Boba spacca!

I fumetti con il mandaloriano sono solo poche gocce nell’oceano della produzione Dark Horse, ma colpiscono nel segno e delineano i tratti di un personaggio che sembra aver trovato il suo medium d’elezione, e ho anche le prove per questa affermazione.

Nel maggio del 1996 la transmedialità presenta una storia… per due medium! Shadows of the Empire esce infatti nello stesso mese sia a forma di fumetto (per la Dark Horse Comics) che di romanzo (Bantam, nella stessa collana Spectra dei romanzi di Aliens): la storia che racconta gli eventi tra il secondo e il terzo film può essere gustata scegliendo il medium che più ci piace, quello testuale affidato al bravo Steve Perry o quello visivo scritto da John Wagner e disegnato da Kilian Plunkett.
In realtà ci sarebbe un terzo medium, perché nel dicembre successivo esce per Nintendo un videogioco con lo stesso titolo – a quanto pare di enorme successo, all’epoca – ma la trama è solo vagamente legata alla vicenda raccontata dagli altri due.

Cosa cambia fra i due medium? Che Boba Fett nel fumetto è co-protagonista della vicenda, mentre nel romanzo… è assente ingiustificato! Eppure l’illustratore Drew Struzan lo mette addirittura sul retro della copertina originale!

Illustrazione di Drew Struzan per Spectra (Bantam) 1996

Non so spiegare questa scelta, ma evidentemente o l’autore o l’editore ha pensato che Boba Fett non funzionasse in romanzo, mentre nel fumetto fosse così efficace da dargli in pratica una vicenda molto lunga, tanto da essere co-protagonista dei sei numeri.
In fondo parliamo del cacciatore di taglie che i ribelli cercano per liberare Han Solo dal suo “tavolino” e che tutti gli altri cacciatori di taglie cercano per rubargli il bottino.

Proprio come nei fumetti dell’epoca, Boba se la comanda ed è protagonista di scene d’azione molto più affascinanti di quelle degli altri protagonisti, quasi come se lui e la combriccola di Luke appartenessero a generi narrativi diversi che si sono ritrovati nello stesso fumetto.

Tie’, pure la frase ad effetto!

Dal papà del duro più duro di tutti, Judge Dredd, non mi aspettavo altro che un eroe d’azione prestato al fanta-mondo di Lucas.

La Legge sono io!

Che sia questo il motivo della disparità di trattamento? In fondo Wagner ha in pratica tenuto a battesimo Boba Fett nel suo primo fumetto originale, quindi ci teneva di più di Steve Perry, che nel suo romanzo si limita a citare il fatto che si debba acciuffare Boba per farsi restituire Han Solo, senza mai avvicinarsi alla sua nave.

Dopo averci regalato oro, con l’avvento del Duemila Wagner abbandona il personaggio, così che George Lucas possa “giocarci”. Nel film Star Wars: Episodio II L’attacco dei cloni (2002) esce fuori che Boba Fett è l’unico clone del celebre cacciatore di taglie Jango Fett non addestrato dall’Impero per diventare stormtrooper, mantenendo quindi una sorta di individualità. Come succede sempre quando gli autori tornano sulla propria opera, è sempre uno spettacolo poco dignitoso.

Al centro: papà Jango Fett (Temuera Morrison)
A sinistra: il giovane Boba Fett (Daniel Logan)

A mala pena citato nei romanzi, con qualche comparsata nei videogiochi e scomparso rapidamente (a parte qualche eccezione) dai fumetti che l’hanno rilanciato, il mandaloriano sembrava ormai destinato a rimanere un ricordo d’altri tempi, quando invece Disney-Fox-Lucasfilm (cioè l’Impero!) l’ha rispolverato per una serie TV che promette d’essere ghiottissima, in cui vediamo proprio il personaggio di John Wagner in azione.

Visto che in tutto il mondo i fan stanno impazzendo per la serie, dovrebbero ricordare che è solo grazie alla transmedialità che il personaggio esiste, che non si dovrebbero mai costruire ghetti intorno ai media e premere per buone storie, non per buoni film o fumetti e via dicendo. Non importa lo strumento, importa la storia.

L.

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47 risposte a The Mandalorian: la storia di Boba Fett

  1. Evit ha detto:

    Menomale che il titolo era clickbait perché ho preferito di gran lunga leggere la storia “transmediale” di Boba Fett che di quella trashata alla bancarotta creativa di The Mandalorian, la serie Disney.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      ahahaa anche perché essendo uscito solo un primo episodio non ci sarebbe stato molto da dire.
      Comunque almeno quel primo episodio è divertente, ma forse mi è piaciuto perché lo stile è parecchio differente da quello dei film.

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      • Evit ha detto:

        Forse perché hai poca familiarità con i film, a me fa lo stesso effetto prequel dove ci sono elementi della serie classica rimasticati in modo insensato: Non-Fett ha un mini congelatore di grafite che produce stessi identici risultati visti in L’impero colpisce ancora? Il dottore ha degli occhiali da vista? La lista di scemenze è lunga e tendo a dimenticarmene a soli due giorni dalla visione del primo episodio. Regia da videogioco, dialoghi incommentabili, Non-Fett parla con la sagacia di Spiderman come adesso va di moda… Sembra un fan film con tanti soldi alle spalle. Purtroppo non è un prodotto per me. Almeno il primo episodio, ma se questa è la partenza dubito che si risolleverà nei successivi.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Forse proprio il mio non essere fan di Star Wars me l’ha fatto apprezzare: gioca con la saga invece di fare il musone serioso 😀 Esattamente come quel 1978 in cui è nato il personaggio: quello speciale estivo è un delirio di battutine e giochi con i personaggi di Star Wars, prima che diventassero icone sacre 😛

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      • Evit ha detto:

        L’unica cosa che mi è piaciuta sono le battute del robot “IG” che voleva autodistruggersi continuamente. Quelle sono le gag stile Marvel che ormai mettono ovunque e nel film giusto funzionano pure. Purtroppo è morto subito, speravo diventasse una spalla del nostro Non-Fett invece l’unico appiglio veramente comico lo hanno tolto di mezzo subito.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Se si fossero azzardati a fare la “spalla comica” non gliel’avrei perdonato! Hanno fatto bene a “dosare” quel personaggio 😛

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      • Evit ha detto:

        Arrivati a questo punto dello sfruttamento di un brand sono di quelli che parteggia affinché venga ridicolizzato per bene e fino alla fine. 😄

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Se è sopravvissuto alla seconda trilogia e a GEI GEI Abrams, vuol dire che è immortale 😀

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      • Evit ha detto:

        Vabbè, questo meglio della JJ Trilogy eh, ci tengo a sottolineare dove sono posizionato.

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Comunque spero ci tirino fuori anche una saga a fumetti: ormai sono affezionato ai mandaloriani e sarebbe bello avere nuove avventure senza problemi di budget.
        Purtroppo, come dicevo, l’universo narrativo dei cacciatori di taglie spaziali di Resnick (anni Novanta) è illeggibile, Jonah Hex ormai è un lontano ricordo quindi il mio bisogno di narrativa di genere ha solo Boba Fett & C. a disposizione 😛

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      • Evit ha detto:

        A proposito di fumetti, ti mando delle foto della mia collezione.

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      • Evit ha detto:

        Ah se ti interessano i “primati” di Star Wars, è la prima volta (che io sappia) che vediamo un cesso nell’universo di Star Wars. Una latrina senza porte 😄 mi pare lo chiamino “evacuatore”

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Per questo speciale mi sono sfogliato i fumetti Marvel degli anni ’70-’80: al confronto il cesso è un tocco di classe! 😀
        Ricordo anche le geniali strisce sui giornali con l’episodio in cui Luke è schiavo del gioco d’azzardo, primo caso di ludopatia nella galassia lontana lontana!!

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      • Evit ha detto:

        😂😂😂

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  2. Conte Gracula ha detto:

    La salvezza dal sarlacc mi sembra un po’ posticcia, pare un’applicazione del principio della plot armor, ma visto che ho letto del ritorno di Darth Maul (tagliato in due all’altezza dell’ombelico, se ricordo bene) evidentemente è tutto possibile, grazie allo Sforzo! ^^

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Siamo in piena telenovela: ti è sembrato di vederlo tagliato in due, ma era tutto un sogno 😀
      Almeno nei fumetti hanno avuto la decenza di inventarsi che Boba Fett non mostra mai alcuna parte del corpo perché completamente devastato di cicatrici dovute allo smangiucchiamento del sarlacc, che mi sembra una buona idea. Però dài, è un classico del pulp, quelle cose che facevano incazzare la protagonista di “Misery”: i salti mortali di sceneggiatura che fanno sentire lo spettatore preso in giro 😀

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      • Giuseppe ha detto:

        Ah, ma il Darth Maul salvato in extremis -da una discarica- con l’impianto del suo completino cibernetico dall’ombelico in giù l’ho visto anch’io, nei fumetti a lui dedicati, dove addirittura agisce in coppia con il fratello (lui invece integro, dall’ombelico in giù) 😀
        Quanto al nostro mandaloriano preferito (della cui prima apparizione all’interno di quella tele-ciofeca del’78 non dovevano essersene ricordati in molti, mi sa) mi chiedo come potrà continuare la Disney a far combaciare il tutto con il suo nuovo canon, visto che i mandaloriani sia della Vecchia Repubblica (un quattro millenni circa prima di “Una nuova speranza”) che della Nuova sono appannaggio della Dark Horse… ah, già, dimenticavo la parolina magica: “Legends”! 😛

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      • Lucius Etruscus ha detto:

        Solo i fan si fanno problemi di canone, a gratis: il Nuovo Impero (Disney-Fox-Lucasfilm) davanti ai soldi sa essere molto tollerante con i personaggi e gli eventi 😀

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  3. Cassidy ha detto:

    Non ho ancora iniziato a vedere la serie (anche se tutti i passaggi chiave sono già stati ampiamente anticipato in rete, alla faccia del lancio in ritardo di Disney+), ma questo post è puntualissimo ora che sono tutti fanatici dei Mandaloriani e di Boba 😉 Ti ringrazio per le tante citazioni, ti ho seguito nella tua ricostruzione del personaggio e questo post diciamo riassuntivo è un coppino a mano aperta sulle nuche di tutti i Fantalebani, quando ci vuole ci vuole 😉 Cheers!

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Mi ha stupito che in un mondo chiuso e violento come quello di Star Wars ci fosse spazio per personaggi nati in altri media: se re George ha capito che la transmedialità è roba buona, perché fa incassare soldi da tutti i media, riusciranno a capirlo anche i suoi fan talebani? 😛

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  4. Il Moro ha detto:

    grazie per la citazione!
    Vedo che hai studiato… Sei riuscito a ricostruire alla grande la storia di questo personaggio! Non ho visto il primo episodio della serie, preferisco aspettare che finisca e guardarli tutti di fila, ma dalle prime opinioni trovate in rete mi attira. Non sono un grande fan di Guerre Stellari, ma lo sono del western e della fantascienza, quindi non posso non essere intrigato da un western fantascientifico con un protagonista taciturno che scalcia culi in bar polverosi… Che sia l’atteso erede di “Firefly”? Speriamo…

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Eh, bei tempi “Firefly”… Questo è meno “frizzante”, si rifà palesemente alla tradizione della narrativa dei cacciatori di taglie, che nella sua versione fantascientifica già affascinava negli anni Novanta Mike Resnick, autore di vari romanzi con protagonisti bounty hunter in un personale universo narrativo su più pianeti. Purtroppo sono libri scritti malissimo, altrimenti sarebbero da recuperare tutti.
      Sebbene l’umorismo ci sia, penso più a quello di Jonah Hex: cacciatore di taglie cazzuto e tosto ma non certo estraneo a situazioni paradossali e divertenti.
      Dei rimandi e citazioni alla saga non so dirti, a parte un paio molto grossi non ne ho colti: sono rimasto alla prima trilogia, quindi ho capito solo le citazioni a quella 😛

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  5. Zio Portillo ha detto:

    Eccomi! Io sono uno di quelli che da ragazzino ha subito il fascino di Fett e che, ovviamente, è rimasto deluso dal trattamento dei prequel. Ricordo che avevo gli “stick-stack” dei 3 film e Boba Fett lo mettevo ovunque, pure dove non c’entrava una mazza.

    Vai a capire cos’ha fatto il cacciatore di taglie alla mia testa ma so che sta serie la sto aspettando mangiandomi tutte le unghie. E leggendo in giro pare tanta roba…

    Bel pezzo Lucius!

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  6. Willy l'Orbo ha detto:

    Guarda, ho come portachiavi la Lego di Boba Fett….credo di aver detto tutto! Idolo assoluto, senza troppe spiegazioni se non quelle che seguono il cuore, tra l’altro ne conoscevo la genesi in quel coso di cui non voglio citare manco il nome ma che vidi (sopportai) tempo fa coi sottotitoli.
    Non sono irato dal “trappolone” iniziale anche perché so che sarò ampiamente ripagato da ciò che leggerò, probabilmente, vista la lunghezza, a puntate ma gustandomi ogni tua chicca/citazione…grazie! 🙂

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Con “coso” intendi lo speciale vacanziero di Star Wars? Il connubio di balletti, canzoni e battutine non ti ha conquistato? Mamma wookie che cucina seguendo una trasmissione TV non ti ha folgorato? 😀

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      • Willy l'Orbo ha detto:

        Esatto, proprio quel “coso”. E, sì, stranamente non mi ha conquistato né folgorato ma gli riconosco il merito della genesi di Boba; dal letame nascono i fior….ma quanto letame in questo caso! 🙂 🙂 🙂

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  7. Andrea87 ha detto:

    Il segreto del successo di Boba Fett credo risieda semplicemente nell’essere un personaggio dal design figo. è come quando una ragazza è gnocca: può essere stupida, ma sempre gnocca rimane!
    ora, battuta maschilista a parte, credo che stia tutto lì: ho il buildable LEGO di BF ( https://brickset.com/sets/75533-1/Boba-Fett ) ed è figo, madonna se è figo sulla scrivania, accanto all’Aston Martin di 007 sempre della LEGO!

    PS: ma Boba non compariva in teoria come carta da parati già nella scena tagliata di Ep. IV, quando Ian incontra Jabba (girata, ma tagliata, perchè non c’era ancora un design definitivo del lumacone)?
    PPs: ma non c’era anche una novella scritta da Paul Dini (sì, QUEL Dini!) https://starwars.fandom.com/wiki/Added_Muscle

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      Trovando io il personaggio invece imbarazzante, in quella tuta da meccanico raffazzonata, volevo appunto capire come potesse aver riscosso tutto questo successo! So’ gusti… Ma di sicuro “The Mandalorian” ha reso davvero figa l’armatura, non quella ferraglia anni Ottanta…

      Non so se compariva in una scena tagliata, ma essendo stata tagliata non ha potuto presentare il personaggio agli spettatori. Facile che per lo speciale animato abbiano riciclato qualcosa che avevano già pronta, senza cioè creare Boba da zero, comunque rimane la prima apparizione nota.

      Boba appare più e più volte in romanzi e racconti, dal 1991 ad oggi, come specificato, ma anche quando non fa da tappezzeria non ha lo spessore che invece ha avuto a fumetti, dove se la comanda da protagonista ed è davvero un personaggio fighissimo. Un racconto a lui dedicato nel 2017 mi sembra pochino per riscattarlo letterariamente 😛

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  8. jenapistol ha detto:

    Forse la faccio troppo facile ma può essere che il personaggio sia piaciuto tanto per una semplice questione di design ? In più il razzo che ti fa volare dove ti pare lo vorrei avere pure io.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      E’ proprio quello che non mi spiego: a me sembra drammaticamente ridicolo! Il suo costume originale sembra un assembramento di roba trovata in magazzino, dal gusto datato, forse si salva giusto il casco con l’antenna del WiFi! 😀
      VIsto la figura da pera cotta che ci fa nel Ritorno dello Jedi, io quel jet l’avrei fatto sparire di corsa. Infatti in “The Mandalorian” con ciufolo che hanno lasciato la grafica anni Settanta del personaggio: via il jet, via l’antenna, e l’armatura completamente ridisegnata, in chiave di “pura figaggine”.

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  9. jenapistol ha detto:

    Si adesso l’armatura è migliorata. L’antenna del WiFi fa riderissimo e vero,ma continuo a pensare che i ragazzini sognassero di volare con quel jet,preferibilmente un jet che non ti faccia precipitare.

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    • Lucius Etruscus ha detto:

      All’epoca si volava con così tanta facilità, che avere un jet era proprio l’ultima delle trovate 😀
      Solo Woody Allen e James Bond usavano quei jet-trabiccoli, gli altri si limitavano ad alzare un braccio come Superman o due braccia come Megaloman 😀

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