La visione di questo film è stata del tutto casuale, semplicemente stavo cercando… be’, ve lo dico alla fine il “vero” motivo per cui ho visto Stone Cold Dead, noto anche come Sin Sniper.
A sorpresa, però, ho scoperto uno tassello importante nell’evoluzione del ruolo femminile al cinema, utile per un futuro studio più accurato.
La Eureka Video lo porta direttamente in VHS in data ignota con il titolo Squilli di sangue, e a parte qualche passaggio televisivo su piccoli canali negli anni Novanta non sembra aver mai avuto altro tipo di distribuzione italiana: per fortuna degli appassionati ne hanno recuperato l’audio in italiano, in attesa di una migliore distribuzione in home video. Come mai però un titolo nostrano che non c’entra assolutamente nulla con la trama?
È curioso come all’epoca “tirasse” questo tipo di titoli, se pensiamo a Squilli di morte (1982), ma al di là del gusto italiano è innegabile che all’epoca ci fosse una strana attenzione per i telefoni. La mia ipotesi è che nel 1976 si è festeggiato il centenario del brevetto di Alexander Graham Bell del telefono e magari i festeggiamenti si sono allungati negli anni successivi.
Mi spiego meglio con un esempio.
Il detective Boyd (Richard Crenna) è il classico poliziotto rude da storia poliziesca americana. Non mangia, non dorme, non va in bagno: vive esclusivamente per dare la caccia all’assassino di turno. E ovviamente non va mai a casa, ma avendo dei pesci rossi sapete che si è inventato? Telefona a casa propria, dove ha impostato un meccanismo che allo squillo si muove una corda che fa versare del mangime nella vasca dei pesci.
Perché questo assurdo particolare totalmente inutile ai fini della trama, se non per continuare ad elogiare l’invenzione del telefono e magari prendere qualche soldino dalle aziende telefoniche americane? È solo una mia ipotesi, ovviamente.
Un misterioso cecchino sta falcidiando le prostitute di New York, e Boyd deve bazzicare i peggiori locali in città sia per cercare indizi che per mettere in guardia possibili vittime. Se il tema non sembra certo nuovo, visto Una squillo per l’ispettore Klute (1971), va comunque ricordato che il romanzo originale di Hugh Garner (inedito in Italia e purtroppo introvabile anche in lingua originale) risale al 1970 quando l’argomento è ancora di scottante attualità. Penso a Omicidio al neon per l’ispettore Tibbs (1970) ma anche a Sensualità morbosa (1972): è l’epoca d’oro degli assassini di prostitute.
Le indagini di Boyd però hanno una particolarità che le rende uniche: sono portate avanti totalmente a casaccio.

A sei anni dall’uscita, I 3 dell’Operazione Drago spacca ancora!
L’invasato detective a parte fare gli occhi spiritati da matto e girare per localini equivoci, non fa altro: non esistono prove, non esistono testimoni, non esiste arma del delitto né sospetti. Non esiste un caso: dov’è il poliziesco? Infatti questo non è un poliziesco.
Boyd è più che convinto che dietro questi omicidi ci sia Julius Kurtz (il cantante Paul Williams), boss locale che segue ogni stereotipo: veste sempre elegante, è pingue e ha un esercito di un solo uomo. Come faccia a fare il boss di New York in quelle condizioni ridicole è un mistero. Ma ripeto, questo non è neanche un film di gangster. Ma allora… che film è?
Con la scusa di seguire Boyd in queste farlocche indagini, assistiamo ad una panoramica della vita notturna newyorkese dei piani bassi: un sequela di balletti e spogliarelli parecchio sotto tono, roba di qualità pessima ma che rispecchia perfettamente il gusto dell’epoca.
Addirittura una commedia brillante come La strana coppia (1968) prevede il balletto di una ragazzotta svestita, figuriamoci un film che teoricamente vorrebbe raccontare la vita notturna e viziosa in un quartiere a luci rosse, pieno di prostitute e di clienti dai gusti balzani. Dietro scene pessime, che ammazzano il ritmo della narrazione e che sono ampiamente censurate in Italia – malgrado sia roba da collegio di suore! – c’è ben altro…
Il primo scossone al canone è il personaggio di Sandy MacAuley (Belinda Montgomery), grintosa poliziotta dei reparti speciali che accetta di andare sotto copertura per conto di Boyd, così da raccogliere informazioni dall’interno. Quindi si finge prostituta? Quindi si finge ballerina? No, la ritroviamo a cantare un’intera canzone, poi fa a botte con una nera che dice frasi toste imbarazzanti e si ammucchiano per terra. Ma che c’entra tutto questo? Possibile non ci sia una sceneggiatura in questo film?
Malgrado sembri un’insieme di siparietti di cattivo gusto all’apparenza slegati, il regista e sceneggiatore George Mendeluk sta sistematicamente distruggendo tutti gli stereotipi degli anni Settanta.
Lo spogliarello, il balletto ammiccante, le signorine della notte, il WIP (Women in Prison), il catfight (lotta fra donne), il poliziesco, il detective che vuole salvare la squillo, il boss pingue che si fa l’harem di donnine disponibili, il nero che mena… ogni singolo stereotipo che potete trovare in un numero impressionante di film anni Settanta viene toccato da Squilli di sangue… solamente per essere destrutturato se non addirittura distrutto. Tutto è ridicolizzato, tutto è spogliato dell’enfasi che invece ha avuto per l’intero decennio – e avrà nelle repliche televisive negli anni Ottanta, almeno in Italia – tutto è preso in giro, recitato male e infine colpito a morte. Un’intero genere colpito al cuore.
E l’assassino delle prostitute? Ce n’è anche per lui…
Chiedo scusa se rivelo il finale del film – che peraltro è in pratica senza trama – ma è importante per capire l’atmosfera di quest’epoca e la portata di scelte di registi ed autori che abbiamo già incontrato, qui nel blog: sapete chi sta uccidendo tutte le prostitute? Una donna. Vi lascio riflettere su quante donne serial killer avete incontrato al cinema. No, non pensateci, potrebbe volerci parecchio.
Ci sarà tempo per gli inquietanti occhi neri di Sondra Locke assassina quasi-psicopatica in Coraggio… fatti ammazzare (1983), inseguita dal rude ispettore Callaghan Eastwood: quel personaggio però non è sgradevole, siamo anzi dalla sua parte perché è vittima di uno stupro. Qui no, l’assassina di Squilli di sangue lo fa per pura ideologia destrutturante: ha ucciso le prostitute… perché tutti gli uomini le volevano. Se questo non è un manifesto di distruzione del decennio più lascivo e libidinoso di tutti…
Stone Cold Dead ha concretizzato ciò che in film più famosi è solo postulato. Laurie Strode nel 1978 e Ripley nel 1979 hanno dato solo una pugnalata al mostro così che questo cadesse nel vuoto: ci vorrà Jennifer Hills nel novembre 1978 perché una donna impugni un’arma da fuoco e si vendichi della violenza maschile uccidendo coscientemente ed attivamente degli uomini. Come si chiama il personaggio inseguito dall’ispettore Callaghan nel 1983, la donna che uccide gli uomini dopo aver subìto uno stupro? Jennifer…
L’assassina seriale inseguita da Boyd nel 1979 è lo specchio di un canone che sta profondamente cambiando.
Un film traballante e dal ritmo pessimo, con personaggi monodimensionali quando non proprio imbarazzanti, ma testimonianza preziosa di un periodo di profondo cambiamento della cultura popolare e degli stili narrativi, con una donna “giustiziera” che imbraccia il fucile e spara, anche se prende di mira solo una categoria precisa di vittime: prostitute, sì, ma soprattutto donne. L’unico a cui sparerà senza volere, l’unico uomo, l’unico poliziotto, l’unico incidente nella sua attività… sarà Michael Ironside!
Ha ventinove anni l’attore canadese e in quel decennio fa comparsate qua e là: sarà solo nel 1981 che un suo connazionale gli regalerà il ruolo della vita, che lo renderà fra i più mitici caratteristi della storia del cinema… con la sola forza del pensiero!
L.
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Michael Ironside baffuto! Quasi un reperto storico 😉 Bellissima chiave di lettura, che in effetti fila alla perfezione, ma oltre ad essere un attacco frontale al maschilismo cinematografico, questo ci porta una nuova rivelazione: le App da telefono per la domotica le ha inventate il colonnello Trautman! 😀 Cheers
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ahahah non ci avevo pensato! Siamo all’alba della domotica e già sul fronte “pesci rossi” siamo parecchio avanti 😀
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Titolo bello. Copertina pessima
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Tre fulgidi momenti della mia lettura: lo stupore per l’esprit de finesse con cui hai novellato sulla questione dei telefoni, il divertimento sul boss pingue, l’interesse per il finale e la conseguente chiave di lettura! Tre momenti che valgono il prezzo del biglietto, anche perché…sullo zinefilo è gratis!!! (ma qualcosa pagherei per leggere le tue chicche e gli innumerevoli spunti che ci proponi ogni giorno!) 🙂
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Occhio a darmi certe idee! 😀
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Ho letto il post stamattina ma commento solo ora perché mi sto scervellando tra un lavoro e una commissione per ricordarmi di donne serial killer o solo killer. Sarà che sono sull’esaurito andante ma a parte “Monster” e “Coraggio fatti ammazzare” mi viene in mente solo Sanlino ne “La Stangata” che prova a far fuori Redford/Hooker.
Detto questo, analisi interessante quella sui telefoni… E sulle marchette abbinate al product placement!
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Di donne che sparano e che uccidono uomini ce n’erano, sia nel genere crime con il fenomeno “Bonnie e Clyde” sia nel genere WIP, dove spesso si parlava di donne violente, ma la fine degli anni Settanta è il momento di fare un salto ed ottenere la stessa importanza di figure che fino a quel momento erano ricoperte solo da uomini. Sarà ancora un processo lungo, ci vorrà quasi un decennio di film grandi e piccoli perché le donne diventino davvero “toste”, ed è interessante vedere i passi compiuti da questa curiosa evoluzione narrativa 😉
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Sulla telefonata ai pesci è partito il like.
quasi quasi mi procuro un pesce apposta.
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Non so se oggi, con i cellulari, si possa ancora montare un automatismo del genere. Credo invece esistano dispensatori di cibo per animali con tanto di temporizzatore incorporato. (Uff, che fatica fare l’attivista dell’italiano, e non utilizzare dispenser e timer! 😀 Zoppaz sarebbe orgoglioso di me ^_^)
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Sicuramente, esiste questo ed altro… ma a noi piacciono i meccanismi vecchio stile! 🙂
Anche se ormai le cose semplici cercano di impedirti di usarle… un plauso per lo sforzo italico (e titanico).
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Hei! Sto guardando Colombo… l’assassino (non mi viene il nome, ma è un attore diventato poi famoso… un telefilm di avvocati? Boh) ha un club in cui sta facendo inserire nel pavimento degli acquari 😀
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Era Matthew Rhys!
Tre anni dopo l’episodio di Colombo era in Brothers and sisters (mi manca… mi piaceva) e di recente in The Americans, che ho visto per un po’ all’inizio.
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E’ un periodo che gli acquari tirano 😛
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🦑🐳
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Un’altra serial killer: Lea, interpretata da una grande Shelley Winters, in Gran bollito di Mauro Bolognini (1977) 😉
Nonostante la parata di volti noti (Crenna in primis, Paul Williams, Belinda ” Man from Atlantis” Montgomery, Michael Ironside) non credo di aver mai visto questo film: peccato, perché tra i suoi enormi e innegabili difetti, perlomeno la sistematica demolizione di ogni stereotipo anni ’70 (cambio di prospettiva del/della serial killer incluso) è un qualcosa sicuramente degno di nota…
P.S. Pure Charles Bronson aveva avuto a che fare con i telefoni, un paio di anni prima 😉
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Ah giusto! Non so se sia davvero un lungo festeggiamento del centenario di Bell: mi sa che all’epoca le aziende telefoniche investivano nel cinema. Un po’ come la Apple, che è sempre stata molto attenta agli “oggetti di scena”: finiti gli anni Novanta, è molto difficile trovare Windows sulla scrivania dei protagonisti 😛
Grazie per la dritta su “Gran bollito”, è un periodo che mi piace studiare, in cui le “donne toste” spuntavano indipendentemente dai pizzi più impensati. 😉
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Squilli di sangue… ricordavo un vecchio film che aveva un titolo del genere, tipo Squilli ito morte, in cui l’assassino uccideva telefonando alle sue vittime e facendo sentire loro un suono acutissimo. Nel caso il titolo fosse lo stesso, sarebbe scioccante, perché avrebbe attinenza con la trama (mentre questo dovrebbe essere Squillo morte, più che altro).
Comunque, da bambino, quel film mi aveva messo una paura del telefono come solo i fornitori truffaldini di corrente riuscirebbero a fare oggi 😀
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Comunque, non so perché sia impazzito il correttore, ma il mio Squilli ito morte sarebbe, ovviamente, Squilli di morte 😛
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Sì, è proprio “Squilli di morte”, l’ho beccato su ReteOro tempo fa e ne ho presentato i titoli italiani sul blog di Evit (il link è nel pezzo).
Quello sì che è un horror che maschera uno spottone alla società dei telefoni, c’è pure la scena della visita guidata ad una centrale telefonica! Però fa parte della trama, di questi telefoni che uccidono squillando: in questo film con Crenna non ha alcun peso.
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