Il “Natale Ninja” – in omaggio al romanzo Il Professionista. Ninja Mission di Stefano Di Marino, questo dicembre in edicola (e sempre in eBook) – arriva a conclusione con un film che avevo promesso a MisterZoro una decina di giorni fa: la versione cinese apocrifa dell’Elektra di Frank Miller!
Fiori velenosi
Sin dalle origini il ninjitsu non è mai stata un’arte per soli uomini, e già durante il Sengoku jidai (l’età degli Stati in guerra), con il suo grande bisogno di spie-ninja, è ben accetto il “tocco femminile”. È celebre il caso di Chiyome Mochizuki, che nel Cinquecento crea una vera e propria accademia ninja a Nazu, vicino l’odierna Nagano, raccogliendo bambine abbandonate per strada o che i genitori non possono più mantenere e addestrandole nell’arte dello spionaggio, dell’uso delle armi, dell’assassinio e tutto ciò che nel 1990 Luc Besson riciclerà per creare il mito di Nikita. C’è un termine per identificare questa figura di donna: kunoichi (“fiore velenoso”).
Con l’esplosione in Occidente della ninja-mania, era solo questione di tempo prima che qualche autore riscoprisse le kunoichi e le calasse in una storia: succederà molto raramente, perché la donna nella narrazione occidentale avrà sempre rarissimi spazi e limitati a parti stilizzate, ma il fascino di una donna ninja non poteva essere ignorato, nel decennio dei guerrieri delle ombre.
Nel gennaio 1981, mentre Menahem Golan sta girando nelle Filippine L’invincibile ninja, appare nelle edicole americane il numero 168 della testata “Daredevil” dove nasce un nuovo personaggio, dal successo immediato. Elektra, la donna ninja. (Che però sulla copertina del numero in questione è scritta Elecktra.)
In quella che viene chiamata “l’Età del Bronzo dei fumetti”, cioè i primissimi anni Ottanta, Miller presenta un personaggio femminile talmente forte da rubare la scena al “padrone di casa” Daredevil (che infatti se ne innamorerà perdutamente). Elektra deve il suo nome al grande personaggio della tragedia greca, quell’Elettra di Sofocle la cui versione operistica di Hugo von Hofmannsthal sta spopolando in quel periodo al Metropolitan Opera.
Figlia del diplomatico greco dall’improbabile cognome Natchios (che sembra molto più messicano che greco!), dopo la di lui morte Elektra diviene un’assassina esperta di arti marziali, la cui arma d’elezione è una coppia di pugnali sai. Proprio quelli che Franco Nero sta usando nelle Filippine…
Frank Miller nel settembre di quello stesso 1981 rincara la dose. La sua Elektra, allontanata dal maestro “buono”, entra a far parte di un’organizzazione internazionale dedicata al crimine nota come La Mano: i guerrieri che ne fanno parte sono tutti ninja di rosso vestiti. Curiosamente L’invincibile ninja si apre proprio con il combattimento del protagonista contro perfidi ninja rossi… ma la pellicola esce un mese dopo la storia di Miller: quest’ultimo ebbe modo di vedere in anteprima il girato del film? O è solo una curiosa coincidenza?
Comunque il successo e l’impatto di Elektra è fortissimo e Miller viene chiamato a curare una serie dedicata alla kunoichi, ma intanto l’eco del suo personaggio ha già raggiunto l’Oriente. A Taiwan il 1983 vede Lee Tso Nam impegnato a girare alcuni film a basso costo (distribuiti poi a livello internazionale dalla Filmark del misterioso Tomas Tang): riciclando alcuni fondali del più famoso A Life of Ninja, gira in pratica il primo film dedicato al personaggio di Miller. Apocrifo, ovviamente, ma è impossibile non ritrovare in The Challenge of the Lady Ninja lo spirito di Elektra.
Lady Ninja
Il film del febbraio 1983 è distribuito a livello internazionale dalla Filmark, la casa di quel Tomas Tang che prima di morire in un incidente più che misterioso era socio di Joseph Lai: il produttore che vide per caso L’invincibile ninja in un cinema americano e, tornato in patria, decise di invadere il mondo di filmacci ninja. Ecco perché non posso credere casuali i punti in comune di The Challenge of the Lady Ninja con Enter the Ninja, così come non credo casuale il personaggio di Miller: il film taiwanese prende l’Elektra a fumetti e la cala in una storia che sembra ricalcare quella del film Cannon.
Quindi vediamo Wong Siu Wai (interpretata dalla splendida Elsa Yang Hui-Shan, che in soli dieci anni di attività ha sfornato più di 70 film!) intenta a passare un rito di iniziazione ninja: mentre Franco Nero era vestito di bianco ed era inseguito da un ninja nero che guidava dei ninja rossi, come quelli della Mano di Elektra, Siu Wai è vestita di rosso come il personaggio a fumetti ed affronta ninja neri per poter salire di livello, e da semplice allieva diventare lei stessa ninja. Come specifica il maestro, l’unica donna ninja.
L’ultima prova da affrontare è misurarsi con il ninja migliore della scuola, interpretato da Peng Kang (che è anche coreografo dei combattimenti del film). In pratica, è la versione taiwanese del Shô Kosugi de L’invincibile ninja.
Esattamente come il film Cannon, quando Peng Kang (uso il nome dell’attore perché il personaggio non viene mai chiamato per nome) viene battuto e la protagonista viene promossa ninja, obietta con rabbia. Se Kosugi era furioso all’idea che un occidentale studiasse un’arte giapponese, Peng Kang non sopporta che una cinese possa diventare ninja.
Se Franco Nero lasciava il campo ninja per andare ad aiutare un vecchio amico in difficoltà, la motivazione di Siu Wai è più legata al fumetto: il padre è stato ucciso mentre organizzava la resistenza contro gli odiati nemici. E chi mai sarà odiato da ogni spettatore cinese? Ovvio: i giapponesi. Ma qui il caso è ancora peggiore, perché il padre della protagonista è stato ucciso a tradimento da Lee Tong, un rinnegato, un collaborazionista cinese che lavora per i giapponesi (e veste all’occidentale): un simile conglomerato di nefanda bassezza non poteva che essere interpretato dal mitico Chen Kuan-Tai, indimenticato eroe del kung fu anni Settanta.
Fuso il film di Golan con il fumetto di Miller, scatta pure il riferimento storico. Vi ricordate la medievale Chiyome Mochizuki, che istituì un’accademia ninja per donne? La nostra Siu Wai decide che per aiutare i ribelli contro gli odiati giapponesi, e vendicarsi della morte del padre, serve un esercito di ninja come La Mano di Miller, però… tutte donne.
«Quello che un uomo può fare, può farlo anche una donna. Ma ci sono casi in cui una donna riesce meglio.»
Con questo motto la protagonista fa capire che non servirà solo l’arte del combattimento, ma anche quella della seduzione. Più che ninja… devono essere Nikita!
Comincia il reclutamento e il consequenziale addestramento di una “sporca mezza dozzina” di atlete marziali, una parata di attrici che immancabilmente danno adito a siparietti comici che non possono mai mancare in una produzione asiatica. Per esempio la villa dove si allenano viene scambiata per un bordello con relativi fraintendimenti facili da immaginare.
Non mancano anche situazioni pruriginose che sfatano il mito per cui il petto delle cinesi sarebbe poco prosperoso. Insomma, una commistione di dramma, ninja movie, film di guerra, film di denuncia sociale e commedia boccaccesca.
Fra drammatici appelli agli sforzi comuni contro il nemico giapponese e lotte nel fango, tra scontri ninja e mutande al vento, tra missioni di guerra e siparietti che sembrano presi da un film di Lino Banfi, il film sfugge ad ogni tentativo di catalogazione ma sempre ricordandosi gli esempi che sta usando. Così quando l’infido Lee Tong vuole sferrare l’attacco finale a Siu Wai e alla sua organizzazione ribelle si avvale dell’aiuto dell’ex “compagno di scuola”, proprio come succederà ne L’invincibile ninja.
La Cannon sa di questo prodotto così ispirato al suo primo film ninja? Io dico che lo sa benissimo, visto che… restituisce il favore!
Nello scontro finale tra la protagonista e il perfido ninja nero quest’ultimo sferra la tecnica della talpa: ruotando su se stesso si infila sotto terra e, scavando come una talpa, raggiunge la donna per colpirla da sotto i piedi. Cioè l’esatta identica scena che vediamo nello scontro finale di Trancers. Ninja III (1984), e che nel commentarla nel cofanetto DVD del 2015 il regista Sam Firstenberg dice chiaramente di aver copiato dai film di Hong Kong. Non specifica il titolo, ma ormai con questi ninja anni Ottanta è sempre più difficile parlare di coincidenze.
Finiranno ben presto i tempi in cui una donna marziale possa ambire a ruolo da protagonista, in un’opera narrativa, anche se nei decenni di tanto in tanto capiterà. Così come capiteranno ancora le contaminazioni tra cultura americana e cinese.
Quando per esempio nel 2001 la Marvel riporterà in vita Elektra, “abbandonata” nel 1998, l’autore Greg Rucka dovrà trovare un’idea potente per far tornare in pista l’eroina marziale: quale modo migliore se non citare una storica scena del film I giganti del karatè (1974)? Ma questa è un’altra storia.
Buon Natale Ninja a tutti!
L.
– Ultimi post sui ninja:
- Shogun il giustiziere (1980) Il film di Itto Ogami
- Ninja la conquista del mondo (1987) Thundering Ninja
- Ninja scontro finale (1987) Clash of the Ninjas!
- Ninja il cacciatore (1984) Wu Tang vs Ninja
- Il castello dei gufi (1963) La nascita dei Ninja
- [Death Wish] Pazze come api punitrici (1981-85)
- Rage of Honor (1987) Questione d’onore per Kosugi
- Pray for Death (1985) Preghiera di morte ninja
- Il colpo segreto del ninja (1985)
- Cobra contro Ninja (1986) In aiuto di Cassidy e Schizoiddon
Ma il ” conglomerato di nefanda bassezza” è vestito alla James Bond? Quello smoking bianco..
Comunque veramente come mischiano i generi gli asiatici, non lo fa nessuno.
Ma quella mossa della talpa in teoria faceva parte delle mosse soprannaturali in trancers?
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Sì, era una trovata che sin da ragazzo trovavo ridicola, ma a questo punto ipotizzo che fosse il modo con cui Sam Firstenberg faceva sapere ai cinesi: so che avete copiato i ninja Cannon… e io ora copio voi 😀
Nel film taiwanese ci sono gli uomini locali che vestono alla cinese mentre i cattivi giapponesi, e i perfidi collaborazionisti, che vestono in giacca e cravatta, all’occidentale: non credo sia un caso. Serve a sottolineare l’estraneità del nemico a partire dal vestiario.
Invece la protagonista cambia vestito e acconciatura di capelli ad ogni scena, forse la moda femminile era più accettata.
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Che chicchina hai tirato fuori! Interessante, talmente interessante che mi incuriosiscono anche i siparietti alla Lino Banfi!!! 🙂
Rinnovo l’augurio di buone festività ninja! 🙂
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Ancora auguri “orbi” anche a te ^_^
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Il nome Elecktra con la “C” era stato frutto di un’incomprensione tra la Marvel che doveva lanciare le stampe in fretta a Miller, risolto subito fin dai numeri successivi, in ogni caso Miller è sempre stato molto sensibile all’argomento e questo post ne è un’ottima prova, questa settimana Ninja mi piace un sacco, un vero regalo di Natale! 😉 Cheers
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Grazie della dritta su quella “c” di troppo ^_^
Almeno quest’anno è stato un modo diverso di passare le feste 😉
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Ninja di rosso vestita: pessima idea per le missioni notturne, ma risparmi sulla lavanderia per le macchie di sangue 😛
Oppure, più banalmente, una donna con la pelle chiara e i capelli scuri sta spesso bene con abiti di colore rosso acceso. Inoltre, Elektra viene da una storia di supereroi, i quali sono spesso vistosi (carina la spiegazione data in un fumetto Marvel: durante la guerra, i supereroi dovevano attirare l’attenzione del nemico per distrarla dai soldati comuni. Sarà rimasto come un tratto tradizionale? Nella fiction, per lo meno…
Riguardo al film di ninja commedia sexy, sto immaginando abomini tipo Dalla Sicilia con furore, con l’aggiunta della Fenech che fa le boccucce mentre tira gli shuriken e Alvaro Vitali mentre fa il talpone ninja per sbirciare sotto le gonne delle passanti… quasi si scrive da solo! XD
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Ciò che ho sempre trovato incredibile nei film asiatici è la capacità di passare da “Lino Banfi ninja infogliato” a “Chi muore per la patria vissuto è assai”. In una scena un uomo muore dilaniato perché stava combattendo per il suo paese, in un’altra un grassone unto cerca di concupire una donna ninja svestita scambiandola per prostituta: si passa da un genere all’altra, da un ritmo all’altro, da un climax all’altro senza mai avere sentore di ciò che sta per succedere. E’ una sorpresa continua 😉
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A te il ninja talpino
può sembrare un cretino
scava la galleria
per bloccarti la via
ma, gran fesso, una cosa
già l’ha dimenticata:
nessun mai sfidar osa
una ninja crucciata!
Da sotterra lui esce
per sorprender la Rossa
ma poi solo gli riesce
di scavarsi la fossa 😀
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noooooooo il grande ritorno del Giuseppoeta! 😀
In tutta l’Asia nessuno avrebbe mai creduto che un giorno sarebbe nata una poesia ninja: millenni di ninjutsu non sono degni di tanto onore ^_^
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