Oggi doppia razione di Dolph Lundgren, un double feature a cui proprio non potevo resistere.
Perché ho scoperto che il nostro svedesone preferito ha fatto capolino nell’episodio 14×02 (2 ottobre 2019) della serie televisiva umoristica “C’è sempre il sole a Philadelphia” (It’s Always Sunny in Philadelphia), di cui ho spesso sentito citare il titolo ma non ho mai visto.
In questa puntata i protagonisti vengono scelti per una proiezione di prova: dovranno dare giudizi articolati su un film che sta per uscire, perché la produzione vuole conoscere l’opinione della “gente della strada”.
Il titolo del film in questione è geniale: Thunder Gun 4: Maximum Cool. E i protagonisti reagiscono come reagiremmo tutti noi, che abbiamo la Z nel cuore. Esultando!
Di questo pseudo-film vediamo l’inizio, geniale, in cui John Thundergun (un Dolph Lundgren che si diverte un mondo a fare il vecchio eroe d’azione e a giocare con gli stereotipi che lui stesso ha contribuito a creare) si sta ubriacando in nome dei vecchi tempi, quando arriva la solita dottoressa giovane e bona – avete mai visto al cinema dottoresse cinquantenni e anonime? – e gli chiede aiuto. Il loro primo dialogo è un capolavoro:
— Sei tu Johnny Thundergun?»
— Magari una volta. Ora non più.
Perfetto! Riesce ad essere allo stesso tempo stereotipo e parodia dello stereotipo, omaggio e presa in giro. Perché non fanno film veri con questi dialoghi?
La dottoressa chiede aiuto a Thundergun perché nel suo solito paesello povero c’è un dittatore che dittatoreggia – insomma un classicone – e gli mostra una scena. Quando il dittatore davanti alla folla chieda chi fra di loro sia Thundergun, uno si alza e dice “Io sono John Thundergun”, poi si alza un altro e dice la stessa cosa, poi un altro e così via.
Questo classicone funzionava in Spartacus (1960), ma quella era serie A: qui siamo nella Z. Il dittatore prende la mitragliatrice e ammazza tutti. Era quello che serviva al vero John Thundergun per alzarsi ed andare a combattere l’ennesima guerra. Da solo contro tutti.
Alla fine del più grande capolavoro del cinema d’azione (dai tempi di Tunder Gun 3!) il nostro pubblico di prova non è soddisfatto, anzi trova che ci siano stati dei passaggi non chiari.
Qui inizia da un lato la parte comica della serie, con i vari protagonisti che subissano la povera rappresentante della produzione di giudizi e commenti ridicoli e idioti, ma dall’altra c’è una profondissima analisi del cinema contemporaneo.
A parte l’irresistibile Danny DeVito che interpreta un vecchio squinternato – «Una volta i ruoli erano chiari: il buono veste di bianco, il cattivo veste di nero. A volte era proprio nero lui!» – che è la parte comica, gli altri attori sono tutti miei coetanei, cioè nati nella metà degli anni Settanta quindi con l’età giusta per apprezzare la golden age del cinema d’azione e marziale, tra fine anni Ottanta e inizio Novanta.
Tolta la patina di umorismo, i loro commenti denotano la profonda disperazione di uno spettatore che al cinema non si riconosce più, che ha perso per sempre lo stile e i generi con cui è cresciuto e ciò che ora vede su schermo non lo rappresenta più. Non lo intrattiene, quando invece l’entertainment è il primo ed unisco scopo dell’azienda dello spettacolo.
Sono lodevoli le parole della rappresentante della produzione, che ci racconta come si vogliano abolire certe scelte di sceneggiatura maschiliste e razziste, come si cerchino nuovi modelli positivi per i personaggi femminili e tutto l’impianto del politicamente corretto che ha preso possesso del cinema.
Tutto giusto, ci mancherebbe, ma il succo vero lo esprime proprio l’unica donna del gruppo: dov’è il pacco di Dolph? In tutti i film gli si vede il pacco: perché in questo no?
Sembra una battuta, ma non lo è.
Tutto sta nella morte della narrativa di genere al cinema che racconto da anni. Il film di genere ha regole fisse e la bravura degli autori è saperci giocare: una di queste regole vuole che la donna sia bona e che l’eroe maschio abbia il pacco in vista. Non è maschilismo, è narrativa di genere.
Perché nessuno si lamenta delle ridicole tutine variopinte dei supereroi? Perché la narrativa supereroistica prevede l’uso di tute, mantelli e ridicoli gambaletti, fa parte del gioco. Così come l’eroe rude e muscoloso che ammazza i cattivi – due con una sola pallottola – e conquista la bella di turno. Non c’è nessun messaggio dietro, è solo una regola del gioco: se non piace, semplicemente si può evitare di vederlo.
L’abolire i generi, invece, fa sì che vado a vedere un film che credo parli di un argomento e invece è infarcito di moralismi e discettazioni dell’universo mondo, e non posso evitarlo perché non appartenendo ad alcun genere non so quali siano le regole del gioco.
I protagonisti di questo episodio non sanno più quali siano le regole del gioco, non capiscono più perché non si veda il pacco di Lundgren né perché il cinema di genere sia scomparso.
Una comparsata geniale di Dolph che in quanto ad autoironia e voglia di divertirsi non è mai stato secondo a nessuno. Ad avercene di episodi del genere!
Ed ora, alziamoci tutti in piedi, e ripetiamo: “Io sono Thundergun”!
L.
– Ultimi film con Dolph:
- [Death Wish] Il punitore / vendicatore (1989)
- Hard Night Falling (2019) Auguri, Dolph Lundgren!
- Direct Contact (2009) Millennium Dolph!
- Acceleration (2019) La notte della mamma killer
- In the Name of the King 2 (2011) Dolph, rimembri ancor?
- Scott Adkins – The Art of Action (2020)
- Cover-Up (1991) Fermate Ottobre Nero
- [Italian Credits] Giochi pericolosi (1994)
- Silent Trigger (1996) Il grilletto silenzioso di Dolph
- Diamond Dogs (2007) Dolph in Mongolia
Molto interessante, non ho mai sentito parlare di questa serie, ma tra i protagonisti ho beccato un paio di facce note (oltre a quel patrimonio dell’umanità di Danny De Vito) e la cosa mi sollucchera.
Tu hai visto per caso tutta la serie o ti sei tuffato a pesce su questo specifico episodio solo per il nostro Dolph del cuore?
Se fosse il primo caso, consiglieresti la serie?
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Con 14 stagioni e passa sulle spalle,non ci penso proprio a cercare una serie, ma di sicuro questo episodio è spettacolare: se anche gli altri sono così, sicuramente è da consigliare 😉
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Il numero di stagioni non mi spaventa, ma sono curioso di capire come abbia fatto a non imbattermici mai in 14 anni, chissà se è stata doppiata in italiano…urge ricerca!
Intanto grazie Lucius e grazie Zinefilo, “il blog che ti impara le cose dalla Z alla Z” !!!
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Pare che addirittura fino alla stagione 13 la serie sia stata doppiata in italiano, ma no saprei proprio dove…
Come questo blog fa anche ServiZio pubblico 😛
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Wow, doppia razione di Dolph! Tra parentesi uno dei pochi uomini (anzi, eroi) al mondo che potrebbero farmi “ingollare” un’intera serie (ma essendoci solo in questa puntata…nisba)! 🙂
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Meglio, perché se no erano 14 stagioni da ingollarsi 😀
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Mi spiace essermi perso quest’episodio capolavoro (capolavoro, sì, per tutti i motivi che hai minuziosamente elencato nel post): come facciamo, stando così le cose, a non essere per forza tutti Thundergun? 😉
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Consigliato assolutamente il recupero 😉
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La battuta di Danny De Vito sarà anche politicamente scorretta, ma mi ha fatto spanciare dalle risate! 🙂
P.S.: Colgo l’occasione per dirti che ho appena pubblicato un nuovo post, su un western che sarà mandato in onda stasera e domattina… spero che ti piaccia! 🙂
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