Non ho mai capito il rapporto fra Albert Pyun e le arti marziali, ma sono convinto che non gli piacciano più di tanto: le ha usate perché i principali film che hanno scritto il suo mito li ha girati in un’epoca dove erano quasi obbligatorie, ma la sensazione è che fossero un contorno, non il pasto principale. Tipo le verdure che mandi giù in fretta, che non ti piacciono ma tocca mangiarle.
Al di là se gli piacesse o meno girare film marziali, è indubbio che la maggior parte dei suoi titoli anni Novanta sono a gradazione marziale variabile, e per una sorta di contrappasso il 1995 è un anno di eccessi: quasi in contemporanea escono in America Cyborg Terminator 2, totalmente privo di marzialità, ed Heatseeker, vero e proprio poema del Kung Fu-ture.
Ricordo che il nostro Willy l’Orbo ha già recensito il film nei suoi interventi Zintage.
Prodotto dalla consueta Filmwerks insieme alla specialista di ghiotti filmacci Trimark Pictures, il film appare nelle videoteche americane nel giugno 1995, rimane inedito in Italia fino almeno al novembre 2004 quando Cecchi Gori lo porta in DVD.
Nel mio archivio ho una splendida copia registrata in DVD da Rai1, ma non ho trovato tracce di alcun passaggio televisivo italiano: possibile abbia registrato l’unico “passaggio fantasma” del film nel nostro Paese? Il bello è che lasciando la registrazione andare, di notte, ho registrato anche un episodio della serie “Special Unit 2” (2001-02) che però non mi aiuta, visto che risulta inedita in Italia! Notizia non vera, e ho la prova del doppiaggio italiano della serie.
Visto che nella mia personale “Enciclopedia dei Film di Arti Marziali” (uno dei vari progetti folli in cui mi sono lanciato negli anni) la scheda del film con relativo filmatino porta la data dell’aprile 2007, sicuramente è all’incirca in quel periodo che Heatseeker è andato in onda su Mamma Rai.
Las Vegas, 2019. La pratica di implementare i propri corpi con parti cibernetiche prende sempre più piede, tanto da far ipotizzare che questo film potrebbe appartenere all’universo della saga di Nemesis, come storia proveniente da un passato non ancora governato dalla macchine ma già proiettato in quella direzione.
Se si potenziano le persone normali, figurarsi i lottatori, in un mondo in cui gli incontri di lotta sono uno sport seguitissimo. Così abbiamo il campione Xao con il 10% di componenti cibernetiche nel proprio corpo che viene sfidato da Chance O’Brien, uno dei pochi umani rimasti “come natura crea”.
Xao è interpretato dall’ex kickboxer britannico Gary Daniels in splendida forma, nel pieno del suo periodo d’oro – ad eccezione del suo Kenshiro! – che purtroppo non durerà molto.
Il suo avversario e protagonista della vicenda è interpretato da Keith Cooke, anche lui campione ma di “forme”, proprio come Cynthia Rothrock e non stupisce che proprio grazie a lei arrivi al cinema marziale, con il dittico di China O’Brien. Purtroppo una splendida bravura atletica non corrisponde ad un successo nel genere, così non è riuscito a fare altro se non roba tipo piccoli ruoli nei due Mortal Kombat.
Per noi nostalgici del cinema marziale anni Novanta rimarrà sempre il maestro Prang de Il re dei kickboxers (1990).
Chance vince l’incontro e sposa la propria manager Jo (Tina Coté), ma finisce nell’obiettivo della Sianon, bieca compagnia che vuole aumentare la produzione di corpi cibernetici sponsorizzando un grande campionato di lotta, il cui apice sarà un nuovo scontro fra Chance e Xao.
Ma Chance non sa di questo piano e crede di aver trovato un amico in Bradford, un dirigente ribelle della Sianon: doveva metterlo in guardia il fatto che ha la faccia da infame di Thom Mathews, attore ricorrente di Pyun.
A proposito di attori ricorrenti, fra i biechi padroni della Sianon c’è pure il consueto Tim Thomerson, truccato peggio del solito.
Come dicevo, il rapporto di Pyun con il cinema marziale è strano. Ha imbastito un intero film che ruoti intorno ad un torneo pieno di lottatori… e poi fa in modo di inquadrarli sempre male, rovinando le sequenze marziali con un montaggio inadatto. Una volta può essere disattenzione, un intero film è proprio una scelta voluta.
Visto che è un difetto che si può riscontrare in tutta la sua filmografia, da Cyborg (1989) in poi, non può essere un caso. Ecco perché penso che a Pyun non piaccia il cinema marziale, è come se infilasse combattimenti nei suoi film perché sa che è l’unico modo per venderli, ma li rovina perché non gli piacciono. Li riprende cioè in un modo “artistico”, quindi rovinando tutto.
Finché si trova attori che accennano mossette marziali sul set passi, ma avere a disposizione due titani come Daniels e Cooke, due atleti eccezionali e con provata esperienza in video e poi rovinare ogni loro inquadratura… be’, la cosa è parecchio seccante.
Aggiungiamo una fotografia ricercata come tutte quelle di Pyun, ma stavolta che “ricerchi” la luce sbagliata, dando cioè un’atmosfera rarefatta quando invece dovrebbe far vedere bene cosa sta succedendo; aggiungiamo che lo schema alla Bloodsport – cioè susseguirsi di combattimenti sempre più spettacolari fino ad arrivare allo scontro finale – è totalmente sballato da un montaggio febbricitante, e il quadro è completo.
Uno dei rari film totalmente marziali di Pyun che però è proprio nella marzialità che ha i difetti maggiori.
Dall’altra parte invece il nostro cantore del futuro gli va giù tosto, riprendendo la sua consueta critica all’estrema tecnologia. I lottatori super-potenziati, quindi cyborg, sono un’aberrazione della natura umana e infatti l’eroe della storia rifiuta di modificare il proprio corpo, mantenendo dunque intatta la propria anima.
Visto che possiamo considerare la storia un’anticipazione del futuro di Nemesis, ecco che basta iniziare da pochi innesti per poi travalicare i confini ed arrivare alla guerra dei cyborg con l’umanità messa in pericolo.
Tutto bello, sicuramente una storia più decisa e una denuncia più netta rispetto agli altri suoi film, però… se l’intera metà del film dedicata al torneo avesse azzeccato anche solo un’inquadratura sarebbe stato meglio…
Il resto della sceneggiatura è nulla nullità, roba scontata e poco interessante, infatti il film finisce con l’accetta: è come se l’autore avesse detto “Va be’, avete capito, no? Inutile continuare”.
Il tanto atteso e strombazzato scontro finale tra Xao e Chance, fra due dei migliori atleti che il cinema marziale dell’epoca potesse offrire, in pratica non c’è. Due calcetti, due schicchere, una tirata di capelli e fine. Ecco perché dico che Pyun in realtà non ama affatto il genere in cui però è più famoso.
Come andrà avanti la crociata di Pyun contro il futuro che ci vuole tutti cyborg? Lo scopriremo la prossima settimana.
L.
– Ultimi post sul Kung Fu-ture:
- Cyborg Conquest (2009) Chrome Angels / Biker Girls
- Hardware (1990) 30 anni di cyber-plagio
- Cyborg Terminator 5 (2017) The New Model
- Cyborg Terminator 4 (1996) Death Angel
- Shadowchaser 4 (1996) Assedio alieno
- Omega Doom (1996) Per un pugno di androidi
- Shadowchaser 3 (1995) Terrore sull’astronave
- Cyborg Terminator 3 (1996) Prey Harder
- Shadowchaser 2 (1994) L’ombra del cacciatore
- Heatseeker (1995) Kung Fu-ture appannato
In effetti hai centrato un punto notevole, Pyun dirigeva le scene di combattimento in modo ricercato (nei limiti del suo cinema) come se fosse più interessato all’effetto finale che alle arti marziali, pensare che solo in questo film aveva un gruppetto di talenti veri da far girare la testa. Cheers!
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Probabilmente usava la marzialità come trampolino di lancio per film che volevano essere altro, sicuramente una denuncia contro l’eccessiva tecnologia, però veder sprecato tutto questo materiale ottimo è davvero un peccato.
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Prosegue la settimana della cuccagna: Z ai massimi livelli, nomi “trashosamente” altisonanti (da Zagarino a Pyun, da Cooke a Daniels), citazioni per cui ti ringrazio, recensioni “doppie” (per cui doppia è la goduria e pure un pochetto autobiografica)…Cos’altro? Poi, vabbè, il film è discutibile e tu ne hai messo giustamente in luce la delusione marziale, ma nel mondo della Z ci possiamo passare sopra! (o forse…no!) 🙂
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Inoltre ho scoperto di avere una super-chicca, visto che il film risulta inedito in TV… ed io ho una registrazione TV! Finalmente fra tanta roba che mi sono lasciato scappare fra le mani qualcosa è rimasta 😛
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Pyun è fantascientifico anche in questo!!! 🙂
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Doppia chicca per un doppio passaggio fantasma, allora: Heatseeker e Special Unit 2 😉
Per quanto riguarda la marzialità, Pyun in effetti non l’ha mai davvero presa sul serio nei suoi film: a voler essere generoso, se non proprio un disinteressato totale lo si potrebbe considerare al massimo “curioso” delle arti marziali e niente di più (in caso contrario, con i nomi coinvolti Heatseeker sarebbe diventato un titolo da ricordare)…
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E’ un peccato, perché il cinema marziale aveva un gran bisogno di una sorta di “regista d’autore”, cosa che in un certo modo Pyun è stato… ma controvoglia!
P.S.
“Special Unit 2” appartiene a quell’esplosione di serie TV di argomento fantastico nato a cavallo fra Novanta e Duemila, in cui abiti e acconciature sono inguardabili, gli effetti speciali improponibili ma l’amore per il fantastico inarrestabile ^_^
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